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  1. #21
    Demente precario L'avatar di Final Goku II
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    Disi pare una versione iper pompata di Broly. Neppure un Super Saiyan III riesce a contenerlo.
    Se anche Anaton ha la stessa forza penso proprio che Trunks non abbia chanche.
    Malkut? Lilim? Che vuol dire? (O meglio, io me lo ricordo ma non lo dico perch+ sarebbe spoiler).

  2. #22
    MBARA CASSAMN ZUMBARE L'avatar di ezio.auditore
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    cavoli complimenti, ho letto solo un pezzo per mancanza di tempo, ma è davvero interessante, vedo passione in cio che scrivi, ti faccio i miei sentiti complimenti, davvero
    ..

  3. #23
    Ho le Palle Piene L'avatar di VirusImpazzito
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    Puntualizzazione: come avevo scritto nel primo post (ma giova ripeterlo per rispetto del diritto d'autore) la fanfiction non è mia, ma di un ragazzo che risponde al nick di Ray.

    La passione mi è venuta sì, però nel divorare questo racconto.

    Fra l'altro mi piace molto questo linguaggio cabalistico-giudaizzante (Malkut, Lilim..), che ovviamente è una scelta voluta ed azzeccata!
    Ultima modifica di VirusImpazzito; 09-03-2012 alle 11:26

  4. #24
    Ho le Palle Piene L'avatar di VirusImpazzito
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    The Sixth
    Part 02 - Make a Wish (parte terza)

    Marron non era un’esperta in fatto di combattimenti: non le era mai interessato imparare le arti marziali, sebbene entrambi i suoi genitori fossero stati ben disposti a insegnarle qualcosa. Eppure, nonostante riconoscesse la propria ignoranza in merito, non faceva fatica a interpretare i clamori che sentiva e i bagliori che vedeva nello specchietto retrovisore come un segno del fatto che Trunks fosse in pericolo. “Così non va bene” disse senza nemmeno muovere le labbra. Non aveva mosso le labbra? Ma come aveva potuto parlare senza muovere le labbra? Non era stata lei a parlare! Ma chi altri, allora? Attraverso lo specchietto retrovisore, vide il bagagliaio aprirsi. Spaventata, inchiodò con l’auto e fu sbalzata in avanti. Un attimo dopo, il sibilo dell’airbag che si gonfiava, prima ancora di constatare la propria condizione, le disse che era illesa. Ma ci fu un’altra cosa che la sorprese. Sul sedile accanto al suo, scagliata in avanti dalla frenata improvvisa, c’era Pan. Marron spalancò gli occhi: “Ma cosa ci fai qui?”. La ragazzina frugò freneticamente nella propria testa, alla ricerca di una scusa plausibile. Non la trovò e decise di dire la verità: “Avevo bisogno di documentarmi. Volevo vedere cosa faceste tu e Trunks quando stavate insieme…”. “Come ti sei permessa?” Marron sembrò per un attimo dimentica della situazione “Ti rendi conto di quanto tu sia stata maleducata? Ti sei nascosta nel bagagliaio per spiarci e…”. La ragazza si fermò improvvisamente vedendo Pan che, apparentemente inconsapevole delle maledizioni che le venivano lanciate, faceva cenno di smettere con la mano. “L’aura di Trunks sta diventando sempre più debole” spiegò “Non può andare avanti così”. “Cosa sta succedendo?” domandò Marron in preda all’apprensione, afferrando Pan per il colletto della maglietta. “Non ti preoccupare,” rispose la nipote di Goku “adesso vado io a salvarlo!”. “Aspetta un attimo!” obiettò la ragazza bionda “Se non ce la fa Trunks, che è un Super Saiyan, tu non hai alcuna speranza”. Pan trovò difficile ribattere a quell’ipotesi, ma ricacciò in u angolo nascosto del proprio cervello qualsiasi considerazione assennata. Quello era il momento di uscirsene con un discorso eroico: “Sarà anche vero, ma non posso abbandonare un amico in pericolo – Pan non aveva mai avuto una grossa considerazione di Trunks, ma fece finta di interessarsi a lui – Devo andare per il bene di Trunks e dell’umanità intera!”. Sorrise soddisfatta, compiaciuta da quella tirata che le ricordava tanto i racconti di suo padre sulle gesta del nonno Goku (che non aveva mai fatto discorsi simili, ma questo era secondario). Un attimo dopo, si era già levata in volo.

    Trunks si rimise faticosamente in piedi; i colpi di quel tizio erano mostruosi. La forza del tale che aveva detto di chiamarsi Anaton era semplicemente al di fuori di qualsiasi parametro. Sapeva di non potercela fare, lo aveva saputo fin dall’inizio. Mentre vedeva Anaton che si avvicinava a lui con passo misurato, il nero mantello che svolazzava sospinto dalle raffiche di vento che avevano cominciato a vessare la pianura, gli venne in mente qualcosa che era accaduto molto tempo prima. Ricordò di quando suo padre aveva sacrificato la propria vita per sconfiggere Majin Bu, un tentativo inutile ma che, nell’ottica di Vegeta, era stata l’unica soluzione possibile. E adesso? Quel tale non sembrava in grado di rigenerarsi: forse il trucco dell’esplosione avrebbe funzionato con lui. Trunks sospirò. Sapeva che, sacrificandosi per la vittoria, avrebbe causato dolore a tante persone. Sua madre avrebbe pianto per lui. Anche sua sorella. Anche la sua ragazza. E il suo amico Goten. E tutti gli altri compagni di avventure che conosceva praticamente da quando era nato. E anche suo padre. Chissà perché, faceva fatica a pensare a lui in un momento simile. Forse, una parte del suo cervello temeva ancora che Vegeta potesse essere davvero incurante come sembrava, che veramente non gli importasse di suo figlio. Trunks fu quasi sul punto di ridere di sé: fino a quel momento era stato sicuro che ogni suo dubbio in merito all’affetto che suo padre nutriva per lui fosse stato fugato nel vederlo rinunciare alla vita per amore della propria famiglia. Eppure, in quell’attimo fatale, le sue paure infantili stavano riaffiorando. Forse non si era mai sentito completamente approvato da suo padre; forse il fatto di avere sempre cercato di dimostrarsi forte ai suoi occhi lo aveva in realtà reso vulnerabile. Ma non voleva credere di essere solo un figlio nato per caso; non voleva credere di non avere la considerazione del suo genitore. Non ci aveva mai pensato molto prima di allora; non consciamente, almeno. E invece, adesso che sapeva di essere sul punto di morire, queste considerazioni stavano diventando pesanti come macigni. Sospirò e si preparò a raccogliere quello che restava delle sue energie.
    Anaton si fermò a circa cinque metri di distanza da Trunks. Sempre con il suo sorrisetto irritante sulle labbra, puntò il palmo della mano destra verso il proprio avversario. “Sai cos’è questa?” domandò. “È la mia mano, ovviamente” continuò senza attendere una risposta “Questa mano sarà l’ultima cosa che vedrai, perché la userò per lanciarti contro il mio colpo più divertente. Si chiama Eternal Hunger e consiste nel far morire di fame l’avversario nel giro di qualche secondo. Con i Lilims, posso farlo solo con la forza del pensiero, ma l’aura di un Malkut senza sigillo è troppo forte per essere superata in questo modo: in breve, perché il mio colpo faccia effetto, ti devo toccare. Se ora vorrai avere la gentilezza di porgermi la tua mano, potremo sistemare la questione più velocemente, il che verrebbe a vantaggio di entrambi”. Trunks sospirò: le cose stavano andando anche meglio del previsto, ma non riusciva a esserne contento. Avanzando di qualche passo e tendendo la mano verso Anaton, pensò a tutte le persone che aveva conosciuto. Gli sarebbe piaciuto almeno salutarle prima di morire. Poi, si fermò all’improvviso. La foga della battaglia gli aveva impedito di pensarci fino a quel momento, ma adesso si stava chiedendo cosa significassero i termini ‘Malkut’ e ‘Lilim’ che Anaton aveva usato. E cosa poteva essere il ‘sigillo’ al quale aveva accennato? Prima che potesse pensarci ulteriormente, la mano del guerriero in blu fu sul punto di toccare la sua. Era il momento: Trunks afferrò il polso di Anaton e lo tirò violentemente verso di sé; passando alle spalle dell’avversario, lo avvinghiò tra le proprie braccia e cominciò a espandere la propria aura più che poteva. “Cosa speri di fare?” lo schernì l’uomo dai capelli neri e bianchi senza nemmeno tentare di liberarsi “Vuoi fare esplodere la tua aura per annientarmi? Fai pure, ma ti avverto che sarà inutile!”. Trunks aveva considerato questa possibilità, ma, arrivati a quel punto, sarebbe morto comunque: tanto valeva tentare tutto il possibile. Alzò lo sguardo al cielo per trarre un profondo respiro, l’ultimo della sua vita. E vide Pan che volava verso di loro. Maledizione! Non poteva usare la tecnica che stava preparando, o avrebbe coinvolto anche lei! Prima ancora che Trunks finisse di formulare questo pensiero, la mano di Anaton lo raggiunse, afferrandolo per i capelli e scagliandolo una decina di metri davanti a sé. Pan atterrò proprio tra i due. “Ma guarda!” esclamò Anaton sempre più divertito “Adesso combattono anche i bambini!”. “Non sono una bambina!” gridò Pan lanciandosi in un attimo contro l’avversario. Anaton si spostò di lato in una frazione di secondo; la ragazza finì con la testa tra le nere volute del mantello. Dando un deciso strattone, il proprietario del mantello stesso la scagliò in aria; un attimo dopo, la colpì con un pugno che la mandò a sbattere contro Trunks, che si era appena rialzato.

  5. #25
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    Quando il giovane presidente riuscì a rimettersi in piedi, vide Anaton levitare a qualche metro sopra di lui. Fu distratto per un attimo da Pan, che si stava rialzando a propria volta, ma le parole del guerriero ammantato riportarono l’attenzione generale su di lui: “Questa inutile faccenda sta andando troppo per le lunghe. Non ho più voglia di usare l’Eternal Hunger, preferisco farvi fuori più velocemente. Un attimo dopo, una sfera di energia bluastra comparve sul palmo della sua mano. Con un rumore sibilante, partì verso il bersaglio. Mentre Trunks e Pan venivano inondati dalla luce che la sfera, in corsa verso di loro, emanava abbagliante, entrambi pensarono che morire in quel modo fosse davvero misero. Poi, come se qualche divinità avesse ascoltato i loro pensieri, qualcosa accadde. Una raffica di energia dorata centrò in pieno il colpo assassino, deviandone la traiettoria e mandandolo a infrangersi tra i campi. Istintivamente, tutti si girarono nella direzione da cui quell’energia era venuta. In piedi su di un lampione, i capelli biondi dritti all’insù e scariche di energia che crepitavano attorno al suo corpo, Vegeta guardava la scena con il suo abituale sorrisetto, quasi più irritante di quello di Anaton. “Che miserabile!” sogghignò il Principe dei Saiyan “Ti diverti a massacrare dei ragazzini? Perché non fai un po’ di esercizi di riscaldamento con me?”. Pan non trovò opportuno ricordargli che lei NON era una bambina.
    Vegeta toccò terra tra suo figlio e Pan, a pochi metri da Anaton, che ormai aveva spostato tutta la sua attenzione su di lui. “Un altro Malkut senza sigillo?” commentò l’uomo dall’armatura blu “Ma quanti ce ne sono?”. “Non so di cosa tu stia parlando” replicò Vegeta mettendosi in posizione di guardia; poi, rivolgendosi a Trunks: “Vattene, mi sei solo d’intralcio. E portati dietro anche la ragazzina”. Trunks sorrise per un attimo. Suo padre era arrivato ad aiutarlo, anche se era sicuro che lui non lo avrebbe mai ammesso. Poi, tornò alla realtà: “Aspetta, papà, combattiamo insieme”. “No” sbottò Vegeta testardo “Questo qui lo sconfiggo io. Non osare intervenire, anzi, vattene!”. “Non se ne parla!” protestò il giovane presidente “Forse in due riusciremmo a batterlo, ma da soli non abbiamo speranza!”. Vegeta si fermò per un attimo, studiando l’avversario con occhio critico. Non gli ci volle molto per capire che non ce l’avrebbero fatta nemmeno in due: l’aura di quel tizio era mostruosa. Inoltre, era già da un po’ che stava avvertendo due potenti forze combattive scontrarsi non molto lontano da lì. Uno era sicuramente Kakaroth, alla massima potenza, per di più; l’altro doveva essere un amico del tizio che ora si trovava di fronte, perché le loro aure erano sorprendentemente simili, sia per il tipo di energia che emanavano, sia per la loro forza. E Kakaroth stava diventando sempre più debole. Stava avendo la peggio. Vegeta sospirò e si girò verso suo figlio: “Vattene” ripeté, stavolta senza il suo solito tono di rimprovero. “No!” ribatté Trunks sempre più deciso. “Ti ho detto di andartene!” esclamò Vegeta; ora la sua voce era ritornata a essere dura come sempre, il solito timbro che non ammetteva repliche. In quel momento, Trunks si rese conto di quanto raramente suo padre usasse quel tono con lui. “Non combatterò” si arrese infine “Ma resterò qui a vedere”. Poi, rivolgendosi verso Pan: “È meglio che tu ti metta al sicuro”. “Ma no!” si lamentò la ragazza “Posso essere d’aiuto anch’io, davvero!”. Senza una parola, Vegeta riportò la propria attenzione su Anaton. Una frazione di secondo più tardi scattò verso di lui, mentre l’asfalto sotto i suoi piedi si spezzava per la pressione del salto. Anaton parò senza difficoltà il pugno del Principe dei Saiyan, ma Vegeta non si fermò: aveva previsto quella reazione, il suo primo attacco era servito solo per saggiare l’avversario. Mentre il Super Saiyan continuava a tempestarlo di calci e pugni, Anaton non sembrava curarsi di quei colpi che riusciva a fermare con disinvoltura disarmante. Finché non decise che si era stancato. Con un movimento che nessuno riuscì a seguire, con un fluttuare del suo mantello nero, l’uomo dai capelli di due colori si sollevò in volo. Fino ad allora, non aveva fatto che indietreggiare, eppure era evidente che non si trovava in difficoltà: Vegeta si stava stancando rapidamente; la trasformazione in Super Saiyan 2 e il ritmo dei suoi attacchi stavano già chiedendo un pesante tributo alla sua resistenza. Al contrario, Anaton sembrava ancora fresco e riposato come quando aveva incontrato Trunks. Senza perdersi d’animo, il Principe dei Saiyan seguì il suo avversario, ostentando sicurezza: non doveva permettergli di capire in quale posizione di svantaggio si trovasse. Vegeta tirò un pugno con tutta la velocità di cui era capace, ma il suo attacco trapassò solo l’aria. Apparentemente senza nemmeno farci caso, l’uomo in blu si era spostato di lato e aveva afferrato al volo il braccio del suo avversario. Avvicinando pericolosamente il proprio volto a quello di Vegeta, Anaton gli sorrise beffardo: “Perché continui a trattenerti? Guarda che ho capito che non ti stai impegnando veramente”. Un attimo dopo, Vegeta si sentì scagliare a terra. Quando Trunks vide il corpo di suo padre schiantarsi tra i campi, capì che era finita. Se non ce l’aveva fatta nemmeno lui, significava che quell’avversario era davvero imbattibile. Eppure, Anaton non sembrava aver distratto l’attenzione dal suo avversario, nonostante paresse battuto. Trunks non impiegò molto ad accorgersi del motivo: l’aura di Vegeta stava aumentando sempre di più, stava crescendo in potenza come non sembrava nemmeno possibile. Da dove il corpo del Principe dei Saiyan era caduto, una colonna di luce abbagliante si levò verso il cielo, un inno dorato che salutava l’arrivo di un guerriero molto diverso da quello che era appena stato sconfitto. Grandi nuvole di polvere, sollevate dalle ondate di energia, fluttuarono in tutte le direzioni. Quando il polverone si dileguò, Vegeta era lì, in piedi dove era caduto, i capelli dorati che scendevano oltre la cintola e le sopracciglia scomparse dal volto. “Avevo detto che quello era solo il riscaldamento, no?” sogghignò rivolto al suo avversario “Adesso si fa sul serio”. Con una velocità che definire fulminea sarebbe stato riduttivo, il Super Saiyan 3 si lanciò sul nemico. Forse sorpreso da quell’improvviso aumento di potenza, Anaton non poté fare a meno di prendersi una ginocchiata in pieno stomaco; nonostante le piastre dell’armatura che lo proteggevano, non riuscì a non piegarsi. Una frazione di secondo dopo, le mani intrecciate di Vegeta gli si abbatterono sulla nuca, mandandolo a sbattere violentemente sull’asfalto, allargando grandi crepe sul manto stradale. Il Saiyan non fece nemmeno in tempo a sorridere: il suo avversario volò immediatamente alla sua stessa altezza. Con quel suo tipico sogghigno, Anaton puntò un dito verso il nemico: “Mi sembra giusto. È vero, avevamo detto che quello era solo il riscaldamento. Adesso farò sul serio anch’io, va bene?”. Vegeta assunse la sua posizione d’attacco. In quel momento, l’aura del suo opponente stava crescendo in maniera spaventosa. Nonostante il suo orgoglio per essere riuscito a diventare Super Saiyan 3, aveva la certezza di non potercela fare. Ma non voleva scappare. Voleva combattere. Il suo sangue di Saiyan ribolliva all’idea di poter affrontare un nemico tanto forte, ma non poteva evitare di provare una punta di paura. Anaton aprì le braccia in un gesto teatrale: “Arrivo!” esclamò preparandosi a caricare. La fronte di Vegeta era ora imperlata di sudore; vedeva il suo nemico sempre più vicino, lo vedeva volare verso di lui con le mani protese, pronto a ghermirlo in una morsa fatale. Si sentiva quasi paralizzato dalla mera potenza dell’aura del suo avversario. Poi, all’improvviso, Anaton si bloccò e lanciò un’occhiata oltre le sue spalle. “Cosa ci fai qui?” domandò all’uomo che era appena comparso, in piedi a braccia conserte sopra un lampione. Il nuovo arrivato, un tizio dall’armatura viola e il cui volto era nascosto da un pesante trucco, replicò: “Non è il caso di perdere tempo con questi Malkut. Il fatto che ce ne siano ancora non fa differenza, tanto è ovvio che non possono impensierirci”. “Sì, ma…” tentò di protestare Anaton. “Non discutere!” sbottò l’altro irritato “Sono venuto a chiamarti: torniamo immediatamente a Yunzabit, ormai abbiamo i mezzi per realizzare il nostro obiettivo”. Anaton sembrava essere in soggezione di fronte a quel tale: “Ma… e la faccenda per la quale sono partito?”. L’uomo dall’armatura viola sbuffò: “Se non ti fossi fermato a perdere tempo con questi Malkut, l’avresti già risolta da un pezzo! Comunque, ormai non è più necessario che tu faccia quella cosa; torniamo indietro”. Nel frattempo, percependo il pericolo, Trunks era volato accanto a suo padre, pronto a combattere se ce ne fosse stato bisogno: “Chi sei?” domandò, forse nella speranza di prendere tempo. Il nuovo arrivato sembrò accorgersi in quel momento della sua presenza. Squadrando il giovane Saiyan con i suoi occhi completamente neri, in cui una linea verticale scarlatta sostituiva le pupille, rispose: “Mi chiamo Adam. E voi adesso potete anche andarvene all’inferno!”. Adam sollevò il pollice, l’indice e il medio verso i due Saiyan: “Tabris Blaster!”. L’ultima cosa che Vegeta e Trunks videro fu un’ondata di energia violacea che li investiva in pieno.

  6. #26
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    Adam e Anaton impiegarono solo pochi minuti a raggiungere di nuovo l’altipiano di Yunzabit. Disi, Arton e Mesembria li aspettavano lì. Appena Adam toccò terra, Mesembria gli porse il fagotto che conteneva le Sfere del Drago. Il guerriero dalla corazza viola fece qualche passo, finché non si trovò davanti alla luna piena, alta e splendente. Sorridendo, alzò il fagotto e, con un gesto quasi rabbioso, scagliò in aria le Sfere del Drago. In quel momento, Mesembria fece un passo avanti e pronunciò l’evocazione, così come l’aveva estorta a Piccolo: “Vieni, Dio Drago! Esaudisci il nostro desiderio!”. Prima ancora di toccare terra, le Sfere cominciarono a brillare; contemporaneamente, la notte si fece ancora più buia. Le sette Sfere iniziarono a turbinare vorticosamente in aria, girando su se stesse e avvinghiandosi su di un inesistente pilastro invisibile, formando una struttura che ricordava in maniera inquietante la doppia elica del DNA. Poi, sembrarono sparire nella luce, mentre nubi tempestose si addensavano sull’altipiano. Infine, fu tutto silenzio. Adam si guardò in giro. Secondo quanto Mesembria si era fatto dire dal tizio dalla pelle verde, a quel punto sarebbe dovuto apparire un drago. Ma dov’era? Proprio mentre stava per chiedere spiegazioni, le spire verdastre di un’enorme creatura serpentina comparvero tra le nubi. Poi, l’enorme testa del Dio Drago fece capolino, portandosi dietro il suo corpo sterminato. La creatura divina sembrò rivolgersi ad Adam: “Dimmi quali sono i tuoi desideri. Ne esaudirò tre qualsiasi”. “Addirittura tre?” domandò Adam sorpreso “Ebbene, comincia a esaudire questo: voglio che, a partire da ora, la luna di questo pianeta incominci a muoversi in modo che si schianti contro la Terra fra due giorni esatti”. Gli occhi del Dio Drago brillarono: “Desiderio esaudito. La luna ha cominciato ad avvicinarsi alla Terra e la collisione avverrà fra quarantott’ore esatte”. “Bene” sogghignò Adam “Però, mi sono reso conto che sulla Terra ci sono guerrieri che potrebbero distruggere la luna prima dell’impatto… Allora, questo è il mio secondo desiderio: fai in modo che la luna diventi indistruttibile!”. “Non posso farlo” replicò il Dio Drago “I combattenti che potrebbero distruggere la luna sono più forti di me, quindi non sono in grado di creare un effetto capace di contrastare i loro colpi”. Adam sbuffò seccato. “Va bene, allora facciamo così: rendi la luna immateriale fino al momento dell’impatto con la Terra. In questo modo, i colpi che le venissero lanciati ci passerebbero attraverso senza danneggiarla. E se qualcuno la distruggesse all’ultimo momento, annienterebbe anche questo pianeta”. Gli occhi della bestia divina scintillarono di nuovo di una luce rossastra: “Desiderio esaudito. Dimmi qual è l’ultimo”. Il guerriero dal volto truccato si grattò il capo. “Mah, non saprei” rispose “Direi che può andare bene così. Non mi serve altro”. “E sia!” rispose il Dio Drago “Addio!”. Un attimo dopo, le Sfere ricomparvero, per poi volare improvvisamente verso il cielo, dove le nubi erano sparite. Mentre il corpo del drago si smaterializzava, Adam vide le Sfere disperdersi in sette diverse direzioni. Poi, si girò verso i suoi compagni: “Bene, il più è fatto. Adesso possiamo passare alla seconda fase del piano”.

    (fine secondo capitolo!)

  7. #27
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    Uff... questa fanfiction non interessa più a nessuno?

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