GOD OF WAR per PS2
Premessa:
Quando comprai God of War non lo conoscevo affatto. Non leggevo riviste o recensioni online, e non avevo la benchè minima idea di cosa mi aspettasse. Ma trovandomi fra le mani questo gioco nello sperduto e famigerato Auchan di Cepagatti (guai a chi ride! ndr.) fui attratto dalle immagini sul retro della custodia. Un mostro enorme, un ciclope? Non potevo certo lasciarlo lì. E comprai quella che si rivelò una killer application per la ormai vetusta PS2.
Questa è Spartaaaaaaa!!!
L’impatto è tanto suggestivo quanto immediato. Una volta inserito il dvd di gioco nel vecchio monolite nero infatti vi troverete di fronte ad un primo piano del faccione del protagonista, alquanto minaccioso anche in virtù di una musica di fondo piuttosto forte ed inquietante, ma molto ispirata.
Premuto il fatidico tasto “start”, un grugnito degno di una bestia immonda vi introduce alle vicende di gioco: protagonista è Kratos, un valoroso e muscolosissimo generale dell’esercito spartano, o meglio, IL guerriero per antonomasia, capace nel corso degli anni di guidare l’esercito di Sparta verso innumerevoli vittorie grazie al suo coraggio e ad una buona dose di crudeltà.
La storia in realtà ha inizio dall’epilogo, con il virgulto e nerboruto Spartano che si sporge da una rupe dall’alto del Monte Olimpo, deciso a compiere un gesto clamoroso per porre fine ai suoi tormenti. L’avventura comincerà grazie ad un flashback, che piano piano dipanerà quelli che sono i tragici avvenimenti che hanno portato Kratos, noto anche come il Fantasma di Sparta per via del colore cinereo del suo corpo, a dover affrontare un destino irto di difficoltà e combattimenti sanguinosi. Che culmineranno con uno scontro titanico finale contro la sua nemesi, un essere a lui fin troppo superiore, niente meno che il dio della guerra Ares in persona!
Senza aggiungere altro sulla trama, non si può fare a meno di constatare che quest’ultima non rappresenta certo un punto di forza del titolo, e non si avvicina alle vette narrative raggiunte negli anni da altri games. Nonostante ciò il plot narrativo rimane godibile e molto funzionale al gioco, ed ogni filmato sull’oscuro passato del guerriero risulterà molto soddisfacente e carico di pathos.
Gameplay:
God of War è un action-adventure in terza persona dove si fondono in maniera molto riuscita combattimenti brutali, fasi esplorative, ed enigmi da risolvere per procedere nel corso dell’avventura. Il tutto in una cornice mitologica greca molto evocativa, seppur con tinte noir e qualche elemento di fantasia un pò kitsch (beh, nell’antica Grecia non ricordo ci fossero soldati-scheletri a bighellonare fra gli antichi templi). Nessuna riproduzione storica, ovviamente, ma l’ambientazione risulta molto azzeccata ed è uno dei pregi maggiori del titolo.
L’arsenale bellico di cui dispone Kratos si compone delle efficacissime Lame del Caos, ossia due lame saldate direttamente alle braccia del protagonista tramite due catene estensibili (gentile dono da parte del suo vecchio “datore di lavoro” Ares). La peculiarità di quest’arma è la possibilità di raggiungere nemici anche lontani a schermo, travolgendoli con un turbinio di mosse e combo che donano al protagonista un’ampia gamma di modalità per fare a pezzi chiunque osi pararsi dinanzi al suo cammino.
L’uso dei tasti cerchio e croce permetteranno l’uso di attacchi più rapidi e veloci, oppure lenti ma più potenti, ed in più si può dar vita a combinazioni capaci di lanciare in aria nemici per poi saltare, riacchiapparli e scagliarli contro altri eventuali oppositori.
Il tutto dona al gameplay un ritmo molto frenetico e divertente ma anche variegato.
A ciò aggiungete gli attacchi magici che Kratos otterrà nel corso dell’avventura, anch’essi in tema di mitologia greca (Furia di Zeus per scagliare fulmini e saette ed arrostire i nemici, oppure lo sguardo di Medusa per pietrificarli, giusto per citarne due a caso).
Ultima nota di rilievo per i famosi/famigerati QTE (Quick time Event), ossia delle combinazioni di tasti da premere al momento giusto per far compiere delle mosse particolari a Kratos, solitamente colpi finali e risolutivi ai danni di nemici grossi e/o boss finali. Anche qui, nulla di nuovo (Shenmue dice niente?), ma alcuni di questi sono delle piccole chicche.
La crescita del personaggio e del suo arsenale è legato invece alla raccolta di sfere colorate, ottenibili sia eliminando allegramente gli esponenti del bestiario che Kratos dovrà affrontare e sgozzare, sia aprendo i numerosi scrigni localizzati nei vari scenari. Sfere verdi, rosse ed azzurre, per ripristinare rispettivamente l’energia vitale di Kratos, gli HP per potenziare le Lame del Caos (nuove combo) e per potenziare le magie. Chiudono il repertorio di oggetti da scovare le piume della Fenice e gli occhi della Gorgone per poter ampliare la propria barra dell’energia magica e vitale (rappresentata manco a dirlo da un’elmo spartano).
In definitiva il gameplay di God of War non fa una grinza. Pur non apportando significative innovazioni rispetto ad altri esponenti del genere, giocare nei panni di Kratos è un piacere. Fluido, frenetico, brutale nel corso della pugna, ma con qualche spazio alla riflessione e all’ingegno nella risoluzione degli enigmi. Forse non saranno dei capolavori in stile “settimana enigmistica”, alla fine si tratta pur sempre di muovere macigni, sposatere oggetti o tirare leve, ma alcuni potrebbero rivelarsi piuttosto impegnativi e non di immediata comprensione.
Se a questo si aggiungono anche alcune sezioni quasi platform, in cui dovrete guidare lo spartano attraverso gli scenari per fargli raggiungere fisicamente un particolare punto, si capisce quanto questo gameplay sia divertente e mai monotono.
L’angolo della tecnica: t’è vist che roba?!?:
Tecnicamente il titolo non fa una grinza. A guardare il gioco la prima cosa che un bauscia milanese come me possa pensare è : T’è vist che roba???
Graficamente God of War era quanto di meglio si potesse trovare su PS2 nel periodo in cui fu rilasciato. Le animazioni di Kratos sono veramente bellissime in ogni suo movimento. Forse un bestione palestrato coperto da un gonnellino può non rappresentare l’apice di game design, ma non si può discutere la cura profusa nella realizzazione dei vari personaggi nonchè degli ambienti di gioco. Palazzi, strade, strapiombi, statue, fondali, gli inferi, corsi d’acqua, navi, qualunque location è riprodotta con dovizia di particolari, e molti degli oggetti sono devastabili dalle Lame del Caos. Molto particolare il modo in cui gli sviluppatori hanno ricreato l’Ade, sede “temporanea” di lotta per il nostro protagonista, con tinte di giallo/rosso fuoco molto adatte allo scopo.
Qualcuno potrebbe obiettare che le inquasdrature sono precalcolate, e che questo consenta agli sviluppatori di sfruttare un vantaggino grafico non indifferente.
La mia risposta è: chissenefrega. Sono chiamato a valutare il risultato finale, e questo è ottimo ed indiscutibile.
Il sonoro è una delle perle del gioco. Consiglio a chiunque debba ancora giocare questo titolo di farlo con il volume alto per godervi il soundtrack ultra-caricante e capace di gasare anche un bradipo, a patto di aver spedito in vacanza genitori e vicini di casa.
La colonna sonora è degna di una produzione holliwodiana, e non sfigura nemmeno di fronte a musiche di colossal cinematografici. Pollice in su per il sound, e un plauso anche al doppiaggio italiano che risulta ben curato.
La longevità non è elevatissima, ma in modalità God (sbloccabile dopo aver concluso il gioco nella modalità di difficoltà precedente) ci ho messo 25 ore per arrivare ai titoli di coda (di cui 10 solo per lo scontro finale, to be honest).
La rigiocabilità non è elevatissima, ma la modalità God in prospettiva di sbloccare diversi contenuti speciali e features, alcune molto divertenti (costumi bizzarri per Kratos) allunga inevitabilmente la durata dell’avventura per tutti coloro che avranno apprezzato il titolo.
La difficoltà sembra tutto sommato calibrata verso l’alto (in modalità god è impegnativo), non lo si può definire un titolo difficilissimo, ma a tratti ci vorrà una buona dose d’impegno.
La chicca: il primo QTE ai danni del ciclope, culminante con l’estirpazione violenta dell’occhio al malcapitato mostrone; le fasi “sessuali” in cui Kratos per guadagnare sfere rosse deve soddisfare, sempre tramite QTE, due affascinanti signorine in topless;
Il momento memorabile: Kratos fugge dall’ Ade più incazzato che mai; lo scontro con Idra per le dinamiche del combattimento che non ero riuscito a cogliere immediatamente; ed infine l’avvicinamento di Kratos ad Atene in fiamme, con un Ares in versione gigante che sta portando morte e distruzione.
Il momento da dimenticare: il deserto delle anime erranti in cui Kratos si trova ad affontare le sirene. Per quanto sia intrigante ascoltare i rumori delle sirene per idendtificarle ed ucciderle, e nonostante l’importanza della situazione. è il momento più noioso che ho trovato nel gioco.
L’enigma più frustrante: Trovare l’uscita nuotando al di sotto di una colonna, e non dirò di più per evitare spoiler. Chi vi scrive sarà un pò tardo, ma ci ho messo molto tempo a capire dove fosse situato il cunicolo per uscire.
Il personaggio chiave: Il becchino