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Risultati da 1 a 10 di 13

Discussione: Ciclismo=doping?

  1. #1
    ... L'avatar di frapo08
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    Predefinito Ciclismo=doping?

    Lo so forse mi prenderete in giro perchè è una domanda che potrebbe avere una risposta scontata. Mi sembra impossibile che un corridore già pescato a farsi di epo possa ricominciare a doparsi; sto parlando di Riccò il quale (almeno secondo ciò che leggo su sportmediaset http://www.sportmediaset.mediaset.it...sfusione.shtml) si sarebbe fatto un'auto trasfusione con un conseguente blocco renale. Voi cosa ne pensate del doping nel ciclismo?

  2. #2
    Questo è ah! Ah! L'avatar di Samvise
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    Io non dico che nel ciclismo siano tutti dopati, e non sono nemmeno uno di quelli che dice che per fare certe performance qualcosa si devono prendere. Però questo sport è il più colpito da questa piaga (non l'unico), non solo ai livelli massimi, ma anche a livelli minori e amatoriali. Io conoscevo un tipo che correva in bicicletta, non professionista, e che comunque lui qualcosa si prendeva, anche tramite punture.
    Poi non sono un esperto perché il ciclismo è stato sempre uno dei pochi sport che non seguo.
    Ultima modifica di Samvise; 15-02-2011 alle 03:18

  3. #3
    ... L'avatar di frapo08
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    Guarda nemmeno io seguo molto il ciclismo ma non riesco proprio a capire come certa gente pur di riuscire a vincere rischi addirittura la vita...e ripeto, per giunta dopo essere già stati beccati una volta.

  4. #4
    Divorced Member L'avatar di Red
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    Io ho sentito parecchie volte personalmente la storia di ciclisti che, pur ottenendo ottimi risultati tra juniores, per competere (neanche vincere, proprio competere) a livello professionistico dovevano doparsi, altrimenti non sarebbero stati neanche in grado di stare in scia al gruppo.

    Probabilmente la piaga del doping affligge parecchi sport, ho sentito di casi di doping negli sport più insospettabili. Di certo gli scandali doping nel ciclismo vanno avanti da una dozzina d'anni quasi ininterrottamente e il doping è compagno fedele del ciclismo da almeno 80 anni.
    Ai tempi del cosiddetto "ciclismo eroico" (come se pedalare una bicicletta fosse qualcosa di eroico, poi...), cioè sino agli anni 30, quando il Tour de France era una competizione disumana, molti usavano persino la stricnina pur di andare avanti e finire il giro. Negli anni 40 Coppi fece il record dell'ora imbottito di anfetamine, e diceva lui stesso di usare la caffeina per andare forte in salita. Poi è arrivato Anquetil, che ammetteva candidamente anche lui di andare avanti a farmaci che attenuassero la fatica, dicendo all’incirca "solo un cretino penserebbe che noi andiamo avanti ad acqua minerale". Poi è arrivato Merckx, per gli esperti il più grande insieme a Coppi, beccato anche lui 3-4 volte dall’antidoping, che dopo la morte di un ciclista al Mont Ventoux imbottito di farmaci, stava cominciando a diventare obbligatorio. Poi negli anni 80 si usava qualsiasi cosa: steroidi, autoemotrasfusioni, persino cortisonici. Sul finire di questo decennio un certo professor Conconi introdusse l'EPO nel gruppo: diversi protagonisti degli anni '90 in seguito ammisero candidamente di aver vinto corse importanti dopandosi alla grande. Siamo nel 1998, e il Tour de France venne travolto dallo scandalo doping, con il cosidetto "affare Festina". Da lì le carovane del gruppo e il gruppo stesso cominciarono ad essere interessate da grandi blitz di polizia, e in alcuni di questi blitz si rinvenivano grandi quantità di sostanze dopanti. Insomma, nel gruppo si dopavano tutti, dal primo all'ultimo.

    Da allora il ciclismo ha cercato di rifarsi una verginità: nel 1999 ha inizio l'EPOpea di Lance Armstrong, un ex malato di cancro che durante il Tour de France batte gli avversari a cronometro e addirittura irride il resto della ciurma in salita; uno che prima di avere il cancro era soltanto un discreto cronoman, diventa qualcosa tipo Indurain e Pantani messi insieme, e che viene aiutato da compagni di squadra le cui carriere verranno finite anzitempo dall'antidoping. Per un pò la sua storia strappalacrime funziona (in parte funzionerà anche nel 2009, quando stranamente tornerà durante l'ennesimo momento di difficoltà di questo "sport"), anche perchè i dottori italiani Conconi e Ferrari, rinomati nell'ambiente come i maghi del doping, vengono processati.
    Poi si arriva al 2004, l'anno che mi fa capire che l'ambiente è ancora marcio sino al midollo: muore Pantani (e anche altri giovani, anche se nel sonno, diversamente da lui) e al Tour de France Armstrong boicotta apertamente un ciclista "pentito" che aveva testimoniato contro Ferrari: "Simeoni vuole distruggere il ciclismo" dirà il texano senza alcuna vergogna. Per me la misura è colma e lo schifo è troppo, smetto di seguire le corse ciclistiche per sempre.
    Pochi anni dopo l'ennesimo, enorme, scandalo doping: i medici incriminati non sono più italiani ma spagnoli, il risultato è che decine di ciclisti vengono incriminati, molti verranno squalificati, diversi finiranno di fatto la loro carriera professionistica.

    Adesso tocca a Contador (il nuovo fenomeno) e a Riccò, e il caso di quest'ultimo è emblematico: l’ultimo di una lunga serie di "talenti" che si sono montati la testa (molti lo giudicano uno sbruffoncello), finito nella rete dell’antidoping già quando era uno juniores. Nel 2008 va al Tour de France senza nemmeno una preparazione mirata, ma nonostante questo vince due tappe con arrivo in salita di seguito come il miglior Pantani. Insomma, una roba ridicola, resa ancora più ridicola dal fatto che i boccaloni che credono in questo sport già lo vedevano come il nuovo Pantani, perchè non vedevano l’ora di trovare un nuovo "eroe" che ricordasse loro le "gesta" di Pantani, dopo la figuraccia fatta dal ciclismo un paio di anni prima con Operacion Puerto. Ora è in ospedale dopo un'autoemotrasfusione, dopo aver rischiato di morire. Persino che gli sta intorno è stato coinvolto in brutte vicende legate a prodotti dopanti, su cui non mi dilungo oltre. Altri sono stati nel frattempo beccati con le mani nella marmellata, come nel triste caso di Rebellin.

    A difendere il gruppo e il ciclismo rimane ormai sempre meno gente, e le loro difese sono sempre più ridicole, sempre più vuote, sempre più prive di ogni vergogna: si punta il dito su altri sport, si danno dei dopati a sport interi e a sportivi famosi senza avere la minima prova, si passa alla stronzata gratuita solo per evitare di puntare il dito in casa propria. Del resto il ciclismo non può essere difeso, non ha scuse, forse nemmeno più valore. Ad ogni scandalo si dice che forse è l'occasione buona per un repulisti di cui possano beneficiare le nuove generazioni, ma non è mai successo e forse non succederà mai. Prima che scoppiasse l'affare Festina, del ciclismo non si faceva altro che magnificare l'umanità, la sportività, l'epos delle corse, un castello di sabbia di menzogne sepolto dallo tsunami dei fatti, come è successo e succederà ancora per tanti altri miti e altre favole millantate dalla viscida stampa sportiva (come quella che, guardacaso, organizza da sempre il Giro d'Italia).

    Ripeto, è probabile che la pratica del doping sia piuttosto diffusa a certi livelli in quasi tutti gli sport, ma quello che rende più insopportabile di altri il ciclismo è questa ipocrisia, oltre a questo continuo ricadere nello stesso errore. Da parte di tutto un sistema, non solo del baro di turno.

  5. #5
    Senior Member L'avatar di sssebi
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    Citazione Originariamente Scritto da frapo08 Visualizza Messaggio
    Guarda nemmeno io seguo molto il ciclismo ma non riesco proprio a capire come certa gente pur di riuscire a vincere rischi addirittura la vita...e ripeto, per giunta dopo essere già stati beccati una volta.
    Per un sogno!

  6. #6
    The Ban Bringer L'avatar di Ajeje.
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    Riccò è solo una 'vittima', non si diventa professionisti senza doparsi, ormai è chiaro come il sole.
    Red, ma tu hai le prove di ciò che dici? Cioè che fin dagli anni 30 si dopano ammettendolo pure apertamente? Come fai a dire che Coppi fosse dopato?

  7. #7
    Divorced Member L'avatar di Red
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    Citazione Originariamente Scritto da sssebi Visualizza Messaggio
    Per un sogno!
    Ecco, proprio di questo parlavo quando mi riferivo a miti e favole. Davvero credi che Riccò sia un sognatore? Sai perchè ha rischiato di morire? Il nostro "sognatore" si era iniettato del suo sangue da una sacca che teneva in frigo da 25 giorni, il sangue era probabilmente andato a male, e questo gli ha ostruito una vena renale. Non ha avuto rispetto per chi lo tifava, ora non ha avuto rispetto per sè stesso e quindi nemmeno per la sua famiglia (è sposato ed ha un figlio), e adesso devo provare empatia perchè quello di vincere il Giro è un sogno? Ma stiamo scherzando o cosa?
    Ma poi di cosa stiamo parlando, questo qui si dopava già prima di diventare un professionista (fermato 4 volte per ematocrito alto), e lo chiamamo pure sogno, il suo? A me sembra soltanto avidità, sete di soldi e prestigio, oppure debolezza e dipendenza da droghe. Non ci vedo nulla di positivo, mi sembra poco altro che il ritratto di un uomo (oltreche di uno sportivo) piccolo piccolo.
    Citazione Originariamente Scritto da Ajeje. Visualizza Messaggio
    Red, ma tu hai le prove di ciò che dici? Cioè che fin dagli anni 30 si dopano ammettendolo pure apertamente? Come fai a dire che Coppi fosse dopato?
    Che prove devo avere? Loro ammettevano di usare queste sostanze perchè tanto non rischiavano nulla, soltanto verso la fine degli anni 60 queste sostanze furono vietate, dopo il fattaccio al Mont Ventoux che ho citato prima.
    Che praticamente tutti i ciclisti usassero "stimolanti" prima che venissero instaurati controlli antidoping sistematici (prima non si controllava niente), era il segreto di Pulcinella tra gli addetti ai lavori. Un paio di articoli:
    http://archiviostorico.corriere.it/1...06062734.shtml
    La famosa intervista a Coppi: http://www.giannibertoli.it/S019.htm
    Il resto è storia moderna, i numerosi casi di doping nel ciclismo, prestazioni sospette da parte di ciclisti (qualcuno è arrivato a vincere tutto in un anno per poi non vincere niente per il resto della carriera), morti per arresto cardiaco nel sonno a 22 anni, tutta una serie di ammissioni diversi anni dopo il ritiro (Moser e Riis su tutti), eccetera.

  8. #8
    Senior Member L'avatar di sssebi
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    Citazione Originariamente Scritto da Red Visualizza Messaggio
    Ecco, proprio di questo parlavo quando mi riferivo a miti e favole. Davvero credi che Riccò sia un sognatore? Sai perchè ha rischiato di morire? Il nostro "sognatore" si era iniettato del suo sangue da una sacca che teneva in frigo da 25 giorni, il sangue era probabilmente andato a male, e questo gli ha ostruito una vena renale. Non ha avuto rispetto per chi lo tifava, ora non ha avuto rispetto per sè stesso e quindi nemmeno per la sua famiglia (è sposato ed ha un figlio), e adesso devo provare empatia perchè quello di vincere il Giro è un sogno? Ma stiamo scherzando o cosa?
    Ma poi di cosa stiamo parlando, questo qui si dopava già prima di diventare un professionista (fermato 4 volte per ematocrito alto), e lo chiamamo pure sogno, il suo? A me sembra soltanto avidità, sete di soldi e prestigio, oppure debolezza e dipendenza da droghe. Non ci vedo nulla di positivo, mi sembra poco altro che il ritratto di un uomo (oltreche di uno sportivo) piccolo piccolo.
    Sono d'accordo. Infatti io non mi riferivo a Riccò...
    Parlavo in generale di gente che è risposta a rischiare la vita pur di coronare un sogno.

  9. #9
    Divorced Member L'avatar di Red
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    Sì, ma stiamo parlando di atleti professionisti. Il sogno di uno sportivo è vincere il Giro d'Italia (per fare un esempio)? Il livello di competitività di un qualsiasi sport ormai è altissimo: più si avvicina questo "sogno", più diventa un obiettivo tangibile da perseguire, e quindi certi mezzi come il doping diventano solo facili e pericolose scorciatoie. Scorciatoie che con lo spirito dello sport non hanno proprio niente a che vedere, oltre a far perdere tutto il senso delle varie competizioni.
    Miti, favole, sogni non hanno praticamente niente a che fare con lo sport professionistico, e qualsiasi storia di sport si avvicini ad essi è l'eccezione, non la regola. Poi se a qualcuno piace credere alle favole, libero di farlo... sempre se stiamo parlando di sport, ovviamente.


    Edit: e infatti, ovviamente, con il caso Armstrong il ciclismo si conferma quello che è: un circo. Con tanto di clown a difenderlo travestiti da "appassionati"

    A me dispiace solo per chi ha sacrificato risorse per imitare i "campioni" di questo sport, ora che si è capito definitivamente quanto fosse ridicolo quel mondo dove a farla da padrone era il doping, invece che la loro risibile retorica da quattro soldi. Avevo un amico talmente appassionato che il ciclismo lo praticava... ma già dopo il 2001, seguiva addirittura meno di me per quanto era disgustato.

    Che poi Armstrong fosse un buffone, un fenomeno fasullo, talmente arrogante da essere al limite della sociopatia, si poteva immaginare già prima: le novità sono solo che era beneficiario di un sistema gentilmente concesso dai dirigenti UCI, e che era davvero un sociopatico al centro di interessi enormi.
    Ad esempio, venne scagionato dalla testimonianza dei coniugi Andreu perché un testimone venne ricattato da uno degli sponsor di Armstrong e negò il tutto; in più, nel 2001 venne beccato dall’antidoping ma l'UCI fece sparire tutto, con Armstrong che poi fece più di una donazione all'UCI: già, una donazione all'ente che doveva controllarlo, roba da Repubblica delle banane).
    Tutto il resto era intuibile, del resto l'abbiamo già intuito io ed altri. Lo stesso Anderson, l'uomo che ha scoperto Armstrong e che fu il suo primo team manager, ha detto che il texano non era né un buon cronoman né tantomeno un buon scalatore. In compenso era un truffatore niente male, considerato che aveva addirittura una polizza assicurativa che gli pagava un bonus in caso di vittoria al Tour de France.




    C'è stato poi qualche poverino che ha citato il file DBLab di Conconi, per sostenere che in realtà in tutti gli sport si dopano.

    Una roba da perle complottiste propagandata da Repubblica, dove lavora l'ultimo tra i menestrelli del ciclismo, Gianni Mura... uno che sa partorire come unica difesa del ciclismo "anche negli altri sport si dopano"... cioè una non difesa, come del resto lui stesso scrisse all'indomani di Operacion Puerto.
    No, perché a parte che i file furono almeno 5 (come riporta Donati nel suo libro) e che comunque non significa niente, a parte che in quei file sono presenti quasi sicuramente poco altro che sciatori di fondo e atleti, e ovviamente ciclisti stranieri, il fatto è che tutti andavano da Conconi in quel periodo: sto truffatore a sua volta si occupava di somministrare EPO agli sportivi le cui discipline si basavano sulla resistenza (perché l’EPO a questo serve, a prolungare l’efficacia dello sforzo fisico), esattamente come quel truffatore del suo discepolo Ferrari.

    Tralasciando ovviamente che Armstrong non c'entra NULLA con lo sport attuale. Non c'è alcun collegamento tra l'uomo copertina dell'UCI e il calcio e altri sport. Non ci sono testimonianze simili a quelle per cui Armstrong rischiò di essere inchiodato, per cui altri sportivi di altri sport sono stati sospettati di doping. Insomma, ridicoli su tutta la linea.

    Per non parlare del fatto che TUTTI si dopavano in quel periodo: tra i protagonisti del periodo ci sono il nipotino di Moser (il primo sponsor di Conconi), uno che si è trasformato grazie al doping (Jalabert), e un altro che si è ritirato dopo essere stato beccato e dopo che si è capito che era pieno come un uovo (Heras), un altro beccato più di una volta (Di Luca), e un altro che si è ritirato dopo essere stato coinvolto in un'inchiesta sul doping nel ciclismo amatoriale (Rujano). E come se non bastasse, nel loro maniacale e patetico sproloquiare fuori posto, questi fanno pure finta di non capire che nel periodo di Armstrong si dopavano tutti, in un periodo e in un'ambiente in cui (come notato da alcuni addetti ai lavori) c'era un'ipocrisia tale che i team manager consigliavano direttamente ai propri atleti di doparsi, salvo poi dire di contrastare il doping dopo Operacion Puerto.
    Intanto, persino la UCI se ne sbatteva, con qualcuno che nicchiava dicendo che il problema erano gli spettatori che volevano medie alte (Verbruggen a Pound). Il tutto era talmente ipocrita che lui e i suoi compagni di squadra si dopavano a pochi metri dai fan (Hamilton).




    Qua si parla di comportamenti mafiosi e omertosi all'interno di uno spettacolo da baraccone, che per elevarsi al di là dello spreco ha come unico senso insegnare qualcosa ed essere di esempio, e invece abbiamo gli "appassionati" che lo difendono: quanto possono sembrare patetici, puerili, deliranti e superficiali questi cosiddetti "appassionati" non si può nemmeno esprimere a parole.

    Anche tralasciando tutto quello che di pacchiano viene da uno sport di sofferenza e fatica (e che tanto attira gli "appassionati"), il ciclismo È risibile per quello che è diventato. Lo sport si fa anche in un disagiato campetto di periferia, o attraverso luoghi che non hanno nessun valore paesaggistico (a proposito di retorica; come se poi il paesaggio migliorasse uno sport, siamo al misticismo estetico più kitsch possibile). Anzi, forse è ancora meglio, perché almeno può acquistare una valenza sociale che un plotone di dopati avrà al massimo in una dimensione parallela, mentre in questa non ce l’ha manco se a narrarlo si sono prodigati in passato celebrati scribacchini come Fossati e Brera.
    Che poi quasi sicuramente i ciclisti si dopano anche adesso, tra microdosi e quant'altro, visto che l'autoemotrasfusione è difficilmente rilevabile, rendendola il tipo di doping più usato adesso. Del resto che ci fosse (c'è ancora?) un sistema in cui i semplici bari in cerca di gloria erano solo la proverbiale ruota del carro è abbastanza acclarato.


    Ma oh, il pubblico rimasto al ciclismo è gente che ha BISOGNO DI CREDERE. Per carità, ognuno crede al cazzo che vuole, c'è gente che crede persino nelle webzine sui videogiochi senza che ci guadagni niente, quindi…
    Ma da parte mia credere in uno sport ha ancora meno senso che credere in Babbo Natale. È uno spettacolo, punto, e non sto neanche a spiegare quanto sia sciocco credere in uno spettacolo, la cosa forse è sciocca persino più della prosa degli scribacchini di cui sopra (loro pessimi e derelitti imitatori compresi).


    Del resto, solo una nullità può continuare a credere in uno spettacolo come se fosse una delle cose più pure che esistano.

  10. #10
    Voglio i versetti! L'avatar di John Fitzgerald Gianni
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    Io ho sentito parecchie volte personalmente la storia di ciclisti che, pur ottenendo ottimi risultati tra juniores, per competere (neanche vincere, proprio competere) a livello professionistico dovevano doparsi, altrimenti non sarebbero stati neanche in grado di stare in scia al gruppo.

    Probabilmente la piaga del doping affligge parecchi sport, ho sentito di casi di doping negli sport più insospettabili. Di certo gli scandali doping nel ciclismo vanno avanti da una dozzina d'anni quasi ininterrottamente e il doping è compagno fedele del ciclismo da almeno 80 anni.
    Ai tempi del cosiddetto "ciclismo eroico" (come se pedalare una bicicletta fosse qualcosa di eroico, poi...), cioè sino agli anni 30, quando il Tour de France era una competizione disumana, molti usavano persino la stricnina pur di andare avanti e finire il giro. Negli anni 40 Coppi fece il record dell'ora imbottito di anfetamine, e diceva lui stesso di usare la caffeina per andare forte in salita. Poi è arrivato Anquetil, che ammetteva candidamente anche lui di andare avanti a farmaci che attenuassero la fatica, dicendo all’incirca "solo un cretino penserebbe che noi andiamo avanti ad acqua minerale". Poi è arrivato Merckx, per gli esperti il più grande insieme a Coppi, beccato anche lui 3-4 volte dall’antidoping, che dopo la morte di un ciclista al Mont Ventoux imbottito di farmaci, stava cominciando a diventare obbligatorio. Poi negli anni 80 si usava qualsiasi cosa: steroidi, autoemotrasfusioni, persino cortisonici. Sul finire di questo decennio un certo professor Conconi introdusse l'EPO nel gruppo: diversi protagonisti degli anni '90 in seguito ammisero candidamente di aver vinto corse importanti dopandosi alla grande. Siamo nel 1998, e il Tour de France venne travolto dallo scandalo doping, con il cosidetto "affare Festina". Da lì le carovane del gruppo e il gruppo stesso cominciarono ad essere interessate da grandi blitz di polizia, e in alcuni di questi blitz si rinvenivano grandi quantità di sostanze dopanti. Insomma, nel gruppo si dopavano tutti, dal primo all'ultimo.

    Da allora il ciclismo ha cercato di rifarsi una verginità: nel 1999 ha inizio l'EPOpea di Lance Armstrong, un ex malato di cancro che durante il Tour de France batte gli avversari a cronometro e addirittura irride il resto della ciurma in salita; uno che prima di avere il cancro era soltanto un discreto cronoman, diventa qualcosa tipo Indurain e Pantani messi insieme, e che viene aiutato da compagni di squadra le cui carriere verranno finite anzitempo dall'antidoping. Per un pò la sua storia strappalacrime funziona (in parte funzionerà anche nel 2009, quando stranamente tornerà durante l'ennesimo momento di difficoltà di questo "sport"), anche perchè i dottori italiani Conconi e Ferrari, rinomati nell'ambiente come i maghi del doping, vengono processati.
    Poi si arriva al 2004, l'anno che mi fa capire che l'ambiente è ancora marcio sino al midollo: muore Pantani (e anche altri giovani, anche se nel sonno, diversamente da lui) e al Tour de France Armstrong boicotta apertamente un ciclista "pentito" che aveva testimoniato contro Ferrari: "Simeoni vuole distruggere il ciclismo" dirà il texano senza alcuna vergogna. Per me la misura è colma e lo schifo è troppo, smetto di seguire le corse ciclistiche per sempre.
    Pochi anni dopo l'ennesimo, enorme, scandalo doping: i medici incriminati non sono più italiani ma spagnoli, il risultato è che decine di ciclisti vengono incriminati, molti verranno squalificati, diversi finiranno di fatto la loro carriera professionistica.

    Adesso tocca a Contador (il nuovo fenomeno) e a Riccò, e il caso di quest'ultimo è emblematico: l’ultimo di una lunga serie di "talenti" che si sono montati la testa (molti lo giudicano uno sbruffoncello), finito nella rete dell’antidoping già quando era uno juniores. Nel 2008 va al Tour de France senza nemmeno una preparazione mirata, ma nonostante questo vince due tappe con arrivo in salita di seguito come il miglior Pantani. Insomma, una roba ridicola, resa ancora più ridicola dal fatto che i boccaloni che credono in questo sport già lo vedevano come il nuovo Pantani, perchè non vedevano l’ora di trovare un nuovo "eroe" che ricordasse loro le "gesta" di Pantani, dopo la figuraccia fatta dal ciclismo un paio di anni prima con Operacion Puerto. Ora è in ospedale dopo un'autoemotrasfusione, dopo aver rischiato di morire. Persino che gli sta intorno è stato coinvolto in brutte vicende legate a prodotti dopanti, su cui non mi dilungo oltre. Altri sono stati nel frattempo beccati con le mani nella marmellata, come nel triste caso di Rebellin.

    A difendere il gruppo e il ciclismo rimane ormai sempre meno gente, e le loro difese sono sempre più ridicole, sempre più vuote, sempre più prive di ogni vergogna: si punta il dito su altri sport, si danno dei dopati a sport interi e a sportivi famosi senza avere la minima prova, si passa alla stronzata gratuita solo per evitare di puntare il dito in casa propria. Del resto il ciclismo non può essere difeso, non ha scuse, forse nemmeno più valore. Ad ogni scandalo si dice che forse è l'occasione buona per un repulisti di cui possano beneficiare le nuove generazioni, ma non è mai successo e forse non succederà mai. Prima che scoppiasse l'affare Festina, del ciclismo non si faceva altro che magnificare l'umanità, la sportività, l'epos delle corse, un castello di sabbia di menzogne sepolto dallo tsunami dei fatti, come è successo e succederà ancora per tanti altri miti e altre favole millantate dalla viscida stampa sportiva (come quella che, guardacaso, organizza da sempre il Giro d'Italia).

    Ripeto, è probabile che la pratica del doping sia piuttosto diffusa a certi livelli in quasi tutti gli sport, ma quello che rende più insopportabile di altri il ciclismo è questa ipocrisia, oltre a questo continuo ricadere nello stesso errore. Da parte di tutto un sistema, non solo del baro di turno.
    Ma lo sai che sono pienamente d'accordo con tutto?
    Io amo il ciclismo, odio il doping, e detesto Amstrong ed il suo falso mito.
    C'è da dire, però, che il ciclismo è uno dei pochi sport dove i controlli siano degni di questo nome però.
    Citazione Originariamente Scritto da GiovanniAuditore ironico Visualizza Messaggio
    la grafica è l'ultima cosa che guardo in un videogame, se ho un computer di ultimissima generazione è perché voglio giocare fluido a diablo1.
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