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Red
Io ho sentito parecchie volte personalmente la storia di ciclisti che, pur ottenendo ottimi risultati tra juniores, per competere (neanche vincere, proprio competere) a livello professionistico dovevano doparsi, altrimenti non sarebbero stati neanche in grado di stare in scia al gruppo.
Probabilmente la piaga del doping affligge parecchi sport, ho sentito di casi di doping negli sport più insospettabili. Di certo gli scandali doping nel ciclismo vanno avanti da una dozzina d'anni quasi ininterrottamente e il doping è compagno fedele del ciclismo da almeno 80 anni.
Ai tempi del cosiddetto "ciclismo eroico" (come se pedalare una bicicletta fosse qualcosa di eroico, poi...), cioè sino agli anni 30, quando il Tour de France era una competizione disumana, molti usavano persino la stricnina pur di andare avanti e finire il giro. Negli anni 40 Coppi fece il record dell'ora imbottito di anfetamine, e diceva lui stesso di usare la caffeina per andare forte in salita. Poi è arrivato Anquetil, che ammetteva candidamente anche lui di andare avanti a farmaci che attenuassero la fatica, dicendo all’incirca "solo un cretino penserebbe che noi andiamo avanti ad acqua minerale". Poi è arrivato Merckx, per gli esperti il più grande insieme a Coppi, beccato anche lui 3-4 volte dall’antidoping, che dopo la morte di un ciclista al Mont Ventoux imbottito di farmaci, stava cominciando a diventare obbligatorio. Poi negli anni 80 si usava qualsiasi cosa: steroidi, autoemotrasfusioni, persino cortisonici. Sul finire di questo decennio un certo professor Conconi introdusse l'EPO nel gruppo: diversi protagonisti degli anni '90 in seguito ammisero candidamente di aver vinto corse importanti dopandosi alla grande. Siamo nel 1998, e il Tour de France venne travolto dallo scandalo doping, con il cosidetto "affare Festina". Da lì le carovane del gruppo e il gruppo stesso cominciarono ad essere interessate da grandi blitz di polizia, e in alcuni di questi blitz si rinvenivano grandi quantità di sostanze dopanti. Insomma, nel gruppo si dopavano tutti, dal primo all'ultimo.
Da allora il ciclismo ha cercato di rifarsi una verginità: nel 1999 ha inizio l'EPOpea di Lance Armstrong, un ex malato di cancro che durante il Tour de France batte gli avversari a cronometro e addirittura irride il resto della ciurma in salita; uno che prima di avere il cancro era soltanto un discreto cronoman, diventa qualcosa tipo Indurain e Pantani messi insieme, e che viene aiutato da compagni di squadra le cui carriere verranno finite anzitempo dall'antidoping. Per un pò la sua storia strappalacrime funziona (in parte funzionerà anche nel 2009, quando stranamente tornerà durante l'ennesimo momento di difficoltà di questo "sport"), anche perchè i dottori italiani Conconi e Ferrari, rinomati nell'ambiente come i maghi del doping, vengono processati.
Poi si arriva al 2004, l'anno che mi fa capire che l'ambiente è ancora marcio sino al midollo: muore Pantani (e anche altri giovani, anche se nel sonno, diversamente da lui) e al Tour de France Armstrong boicotta apertamente un ciclista "pentito" che aveva testimoniato contro Ferrari: "Simeoni vuole distruggere il ciclismo" dirà il texano senza alcuna vergogna. Per me la misura è colma e lo schifo è troppo, smetto di seguire le corse ciclistiche per sempre.
Pochi anni dopo l'ennesimo, enorme, scandalo doping: i medici incriminati non sono più italiani ma spagnoli, il risultato è che decine di ciclisti vengono incriminati, molti verranno squalificati, diversi finiranno di fatto la loro carriera professionistica.
Adesso tocca a Contador (il nuovo fenomeno) e a Riccò, e il caso di quest'ultimo è emblematico: l’ultimo di una lunga serie di "talenti" che si sono montati la testa (molti lo giudicano uno sbruffoncello), finito nella rete dell’antidoping già quando era uno juniores. Nel 2008 va al Tour de France senza nemmeno una preparazione mirata, ma nonostante questo vince due tappe con arrivo in salita di seguito come il miglior Pantani. Insomma, una roba ridicola, resa ancora più ridicola dal fatto che i boccaloni che credono in questo sport già lo vedevano come il nuovo Pantani, perchè non vedevano l’ora di trovare un nuovo "eroe" che ricordasse loro le "gesta" di Pantani, dopo la figuraccia fatta dal ciclismo un paio di anni prima con Operacion Puerto. Ora è in ospedale dopo un'autoemotrasfusione, dopo aver rischiato di morire. Persino che gli sta intorno è stato coinvolto in brutte vicende legate a prodotti dopanti, su cui non mi dilungo oltre. Altri sono stati nel frattempo beccati con le mani nella marmellata, come nel triste caso di Rebellin.
A difendere il gruppo e il ciclismo rimane ormai sempre meno gente, e le loro difese sono sempre più ridicole, sempre più vuote, sempre più prive di ogni vergogna: si punta il dito su altri sport, si danno dei dopati a sport interi e a sportivi famosi senza avere la minima prova, si passa alla stronzata gratuita solo per evitare di puntare il dito in casa propria. Del resto il ciclismo non può essere difeso, non ha scuse, forse nemmeno più valore. Ad ogni scandalo si dice che forse è l'occasione buona per un repulisti di cui possano beneficiare le nuove generazioni, ma non è mai successo e forse non succederà mai. Prima che scoppiasse l'affare Festina, del ciclismo non si faceva altro che magnificare l'umanità, la sportività, l'epos delle corse, un castello di sabbia di menzogne sepolto dallo tsunami dei fatti, come è successo e succederà ancora per tanti altri miti e altre favole millantate dalla viscida stampa sportiva (come quella che, guardacaso, organizza da sempre il Giro d'Italia).
Ripeto, è probabile che la pratica del doping sia piuttosto diffusa a certi livelli in quasi tutti gli sport, ma quello che rende più insopportabile di altri il ciclismo è questa ipocrisia, oltre a questo continuo ricadere nello stesso errore. Da parte di tutto un sistema, non solo del baro di turno.