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Qualche giorno fa ho ascoltato l'album di esordio (omonimo) dei Sir Lord Baltimore: che dire, è molto in anticipo sui tempi per quelli che saranno i primi dischi metal (è del 1970), ad ascoltarlo pare di ascoltare un disco di almeno cinque anni successivo (musicalmente parlando, il livello di registrazione è invece molto inferiore; e comunque la title-track dell'album omonimo dei Black Sabbath credo sia stato il pezzo più all'avanguardia di quell'anno, per quanto riguarda il genre); comunque musicalmente è molto buono, soprattutto la title-track che vanta un riff fantastico, ma personalmente trovo troppo lunga e Lady of Fire. Peccato per il lavoro canoro che non è dei migliori, troppo monocorde, ma nel complesso, in ambito proto-metal lo considero un ottimo disco
Dovendo valutarlo, direi tra il 77 e il 79
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Ys de Il Balletto di Bronzo: un album che mi è piaciuto tantissimo sin dal primo ascolto. Ho adorato soprattutto la presenza delle tastiere in questo album, le cui tracce preferite per me sono le prime due. Veramente consigliatissimo.
Beckett dei Beckett: questo lo consiglio già meno. Noto a pochi (e a quei pochi più che altro perché Steve Harris ha copiato parte delle liriche di un pezzo di questo album per scrivere Hallowed Be Thy Name), è un album che, pur avendo l'etichetta di progressive rock, per me di prog ha ben poco, anzi: spesso tende al pop nei ritornelli. Qualche brano è davvero interessante, ma nel complesso lo ritengo solo un buon album, nulla più. Per me non raggiunge l'80.
Particolare tuttavia è l'uso di archi, mai fine a sé stesso e sempre contributivo all'atmosfera complessiva dell'album (soprattutto in Rainclouds e Life's Shadow).
Quella Vecchia Locanda di Quella Vecchia Locanda: mi avevano messo in guardia sui testi di questo album, che infatti si rivelano veramente terribili, soprattutto sul livello della forma (ripetitiva all'infinità, è zeppo di "me", "te" e "mai"), visto che la storia alla fin fine è abbastanza interessante.
Anche la voce non è effettivamente Demetrio Stratos, e risulta a volte monocorde e banale.
Di tutt'altra fattura invece è il livello strumentale, di Tulliana memoria (:asd:) soprattutto sotto il punto di vista del flauto (infatti ne Il Cieco c'è un assolo di flauto che nella prima parte ricorda moltissimo la celeberrima My God).
Invece grande novità è l'uso del violino, impiegato in modo eccellente.
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Iniziato ieri The Broadsword and the Beast dei Jethro Tull, secondo album dopo A (*_*) consacrato all'uso del synth.
Qui la "sperimentazione" è meno "violenta" del predecessore, infatti si recupera in parte il sound dei vecchi Tull, anche se la novità resta sempre ben presente (e il tastierista è fantastico, devo dire).
In particolare sento di consigliare questo album per la presenza di perle quali Beastie, Slow Marching Band, Broadsword e Pussy Willow.
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Originariamente Scritto da
Jojo10
Comunque quelli che hai in avatar non mi piacciono :tapedshut:
Al riguardo, comunque, prova ad ascoltarti i loro brani più roccheggianti, magari quelli ti piacciono.
http://www.youtube.com/watch?v=eBShN8qT4lk
http://www.youtube.com/watch?v=07Y0cy-nvAg&ob=av2e
http://www.youtube.com/watch?v=9PLfjhQG97I&ob=av2e
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Heavy Weather dei Weather Report. Per quanto avessi provato già qualche album con delle venature jazz, questo è il mio primo contatto "totale" col genere.
Mi è piaciuto veramente molto, contando soprattutto l'incredibile attività di Pastorius al basso.
Assolutamente da segnalare la opener allegra Birdland, che risalta tutta la strumentazione del gruppo, la ballata sognante A Remark you Made e Teen Town, dove la grandezza di Pastorius si tocca con mano.
Ottimo anche il delirio delle percussioni in Harlequin, anche se in definitiva non c'è una traccia che mi abbia realmente deluso.
Lo consiglio sia a chi piace sia a chi non piace il jazz, visto che è un dischetto che permette di passare una quarantina di piacevolissimi minuti a tutti.
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Io ho dato l'ultimo ascolto a In The Land Of Grey And Pink dei Caravan. Devo dire che adoro il loro stile a tratti scherzoso e scanzonato, ma allo stesso tempo di grande classe e raffinato. Inoltre dal punto di vista tecnico li ho trovati ottimi e innovativi nel loro campo. Li consiglio vivamente.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Blaze.
Heavy Weather dei Weather Report. Per quanto avessi provato già qualche album con delle venature jazz, questo è il mio primo contatto "totale" col genere.
Mi è piaciuto veramente molto, contando soprattutto l'incredibile attività di Pastorius al basso.
Assolutamente da segnalare la opener allegra Birdland, che risalta tutta la strumentazione del gruppo, la ballata sognante A Remark you Made e Teen Town, dove la grandezza di Pastorius si tocca con mano.
Ottimo anche il delirio delle percussioni in Harlequin, anche se in definitiva non c'è una traccia che mi abbia realmente deluso.
Lo consiglio sia a chi piace sia a chi non piace il jazz, visto che è un dischetto che permette di passare una quarantina di piacevolissimi minuti a tutti.
Però non ha senso ascoltare Birland per la prima volta nella versione dei Weather Report. Per prima cosa andrebbe ascoltato nella versione di Charlie Parker (che credo sia stato il ceeartore di questo standard, almeno a giudicare dal titolo), e solo poi ascoltarne le varie versioni
Ciò detto, quel disco è vivacissimo e di certo non deve essere ascoltato limitatamente a Pastorius (per quello esistono i dischi di Pastorius): anche il lavoro di Zawinul e compagni, soprattutto alle tastiere e alle percussioni è invidiabile
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Ascolto molto il disco eponimo dei Nerorgasmo ultimamente: pelle d'oca costante ascoltando i testi di Abort. Non mi sento di consigliarlo perchè per contenuti e musica è un disco con cui non è facile fare i conti (a 15 anni ricordo di averlo liquidato dopo due pezzi scarsi), però se non altro adesso ne colgo la portata.
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Originariamente Scritto da
Il Nicco
Però non ha senso ascoltare Birland per la prima volta nella versione dei Weather Report. Per prima cosa andrebbe ascoltato nella versione di Charlie Parker (che credo sia stato il ceeartore di questo standard, almeno a giudicare dal titolo), e solo poi ascoltarne le varie versioni
Ciò detto, quel disco è vivacissimo e di certo non deve essere ascoltato limitatamente a Pastorius (per quello esistono i dischi di Pastorius): anche il lavoro di Zawinul e compagni, soprattutto alle tastiere e alle percussioni è invidiabile
Infatti io ho sottolineato l'assurdità di Pastorius perché mi ha colpito veramente tanto, ma anche gli altri membri sono in stato di grazia, in particolar modo per le percussioni.
Non sapevo che Birdland non fosse un pezzo originale dei WR, come ho già detto, sono ignorante in materia :lol:
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Appena finito di ascoltare Souvenirs d'un Autre Monde degli Alcest. Avevo sentito dire che si trattava di un disco dall'atmosfera sognante, ma è andato decisamente oltre le mie aspettative: insomma, il suono è incredibilmente etereo e quasi inconsistente, soprattutto grazie alla quantità di effetti utilizzati, eppure la melodia di sottofondo rimane chiaramente udibile e anzi, praticamente avvolge l'ascoltatore (il paragone che mi viene più immediato è quello dell'interno di una nuvola). Sia ben chiaro che, salvo un paio di brani dei My Bloody Valentine e dei Ride, questo è il mio primo approccio a qualcosa di shoegaze o di qualcosa influenzato dallo shoegaze, ma devo dire che il risultato è magnifico. Nota di merito per la voce di Neige che è incredibilmente atmosferica (non risco a capacitarmi del fatto che gli Alcest siano in fondo, a quanto ho sentito, un gruppo Black, credo che dovrò ascoltare il loro secondo album per farmene un'idea). Le parti di chitarra acustica sono ottime, ma personalmente preferisco i momenti più ricchi di effetti (questa nebbia/nuvola sonora mi piace proprio). Fantastica Les Iris
Valutandolo direi 88, forse anche 89-90
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Mi sono sempre piaciuti i gruppi che suonano un metal "epicheggiante", di quelli inneggianti alla guerra, a prendere la spada e stronzate simili.
Non perché creda in questi ideali (tanto non ci credono neanche loro :lol:), quanto perché il sound, anche involontariamente, spesso mi fomenta.
I gruppi più noti per questo genere di musica credo siano i Manowar (di cui ho provato tre album, l'ottimo debutto, ancora parzialmente ancorato alle sonorità dell'heavy classico, l'osannato Kings of Metal, che non mi ha fatto esattamente gridare al capolavoro ma che mi è piaciuto abbastanza, ed il PESSIMO The Triumph of Steel) e i Virgin Steele (di cui ho provato la trilogia del The Marriage of Heaven and Hell, fantastica nella sua interezza).
Consigliato da un amico, ho provato un EP, unica pubblicazione di un gruppo anni '80 che non ebbe fortuna, i Medieval Steel.
Devo dire che in non molti ascolti l'EP mi ha preso parecchio, sia per via dello stile intriso di epicità (l'EP risale a due anni dopo il debutto dei Manowar, quindi la loro influenza è abbastanza relativa), sia per la genuinità dei pezzi, tutti piuttosto interessanti (anche se Battle Beyond the Stars e Eyes of Fire non sono esattamente dei capolavori, anzi) e nessuno a mio parere sotto la sufficienza.
Da segnalare assolutamente l'energico midtempo To Kill a King, la fantastica ballata Echoes e soprattutto la title track Medieval Steel.
Consigliato a chiunque ami questo genere di metal, sconsigliatissimo a chi non lo ama, visto che è impregnato di epicità stile primi Manowar (anche se molto meno tamarri, molto molto meno) da cima a fondo.
Inoltre ho provato At War with Satan dei Venom. È il secondo disco che provo della formazione inglese, quindi sapevo a cosa andavo incontro. La title track è un marcissimo monumento di oltre 19 minuti dedicato ad una guerra con Satana.
Devo ammettere che non pensavo che i Venom sarebbero riusciti ad intrattenermi per 20 minuti senza annoiarmi o confondermi, invece devo dire che il lavoro svolto non è affatto male, soprattutto per la componente del riffing (che Cronos sia stonatissimo si sa già :lol:) e anche il lavoro dietro le pelli è tutto sommato figo.
Le canzoni rimanenti però non reggono il confronto con la title track. Nota assoluta per Aaaaaaaaargh (non ricordo il numero delle A), che è uno dei divertissment più simpatici che abbia mai sentito.
Non può reggere sicuramente il confronto col precedente Black Metal, però questo At War with Satan fa la sua porca figura.
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Dimentichi il miglior bassista al mondo, Greg Lake
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Ho dato l'ultimo ascolto a 'Tage Mahal dei Jon Oliva's Pain (progetto solista dell'ex Savatage). Il disco mi ha sopreso moltissimo per la sua grande varietà, ma anche per l'ottima perfomance di Jon al piano e alle tastiere (ma anche alla voce se la cava ancora egregiamente). Il sound è oscuro, caratterizzato da riff di chitarra rocciosi intervallati da sessioni veloci di basso e batteria. Insomma, per chi conosce i lavori dei Savatage questo è un disco da ascoltare.
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Essendo stato incuriosito dalla recensione di Nicco che mi è piaciuta molto ho provato
Souvenirs D'Un Autre Monde.
Questo è stato il mio primo approccio in assoluto con lo shoegaze, anche se quest'album proprio shoegaze non è, infatti Neige riesce ad unire sapientemente le fumosità derivate dallo shoe e l'aggressività del black, senza comunque snaturare il primo genere (e senza mai screamare btw). Il risultato è superbo, un lavoro che mi ha veramente appassionato e che continuo ad ascoltare, il sound della chitarra è stupendo, fumoso ma senza perdere la proprio aggressività.
Voto: 90
Incuriosito da questo Cd ho ascoltato anche il secondo Full Lenght degli Alcest, Ecailles De Lune.
Sono rimasto molto soddisfatto anche da questo album, che ha un sound più aggressivo e Neige in alcuni parti screama.
La title track è qualcosa di fantastico, venti minuti che scorrono in maniera veramente piacevole e senza annoiare, unica pecca del cd è, a mio parere, Abysses, che ritengo inutile.
Per questo l'album non raggiunge il voto del predecessore, ma sta appena sotto. 87
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Twilight of the Gods dei Bathory.
Il secondo disco che provo della band svedese... che dire, riconferma la mia stima per Quorthon e compagnia, riescono ad imbastire un album ottimo senza tecnicismi, senza una produzione cristallina, senza una voce potente o impostata (ma incredibilmente espressiva, va detto). Poche sessioni soliste (ma quelle che ci sono devo dire che fanno la loro porca figura), canzoni dal ritmo lento ed epico e dalla lunga durata (la title track, dotata di intro ed outro, supera i 14 minuti di durata).
Le mie preferite sono indubbiamente le prime quattro tracce e la finale Hammerheart, che è un vero e proprio inno ad Odino.
Invece To Enter Your Mountain e Song of Blood risultano al sottoscritto eccessivamente prolisse, sinceramente senza loro due l'album sarebbe stato davvero perfetto, visto che avrebbe comunque raggiunto e superato i 40 minuti di durata.
Se devo dare un voto, lo colloco poco sotto a Blood on Ice (cui ho dato un 88), quindi darei intorno all'85.
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Oggi ho ascoltato A Social Grace degli Psychotic Waltz, trovato ieri per puro caso nel mio abituale negozio di dischi; li avevo vouti ascoltare dopo aver sentito Ema parlarne bene su facebook e devo dire che non sono rimasto deluso: la voce di Lackey mi è piaciuta parecchio, così come in generale la struttura dei pezzi, salvo qualche brano non così buono (I of the Storm e Halo of Thorns mi hanno deluso), ma vengono compensati da pezzi ottimi come ...And the Devil Cried (personalmente la mia preferita), Successor e I Remember (dedicata a Ian Anderson e nella quale Lackey si lancia in un assolo di flauto in stile Jethro Tull).
Vermante un bel disco, dotato pure di una bella copertina (peccato solo per un booklet mal stampato). Consigliato a chi non ama il progressive metal canonico e soprattutto agli estimatori dei Nevermore. Non saprei come valutarlo, ma certo non meno di 85
Inoltre ho provato ad ascoltare Slow, Deep and Hard dei Type O Negative, ma confesso di essermi fermato a Prelude to Agony, in parte per l'arrivo di mio padre che si è messo a suonare la chitarra, in parte perchè quei primi quattro pezzi mi hanno già sconvolto a sufficienza (specie l'ultimo). Lo riprenderò più avanti
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Riguardo A Social Grace ci sono parecchie diatribe sul genere di appartenenza. Personalmente lo trovo molto più vicino al thrash piuttosto che al progressive, anche se le contaminazioni sono evidenti.
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Blood Fire Death dei Bathory: ho dato tre ascolti completi a questo album e quindi non posso ancora parlarne benissimo. Il viking che poi sarebbe sfociato in Hammerheart inizia a manifestarsi nelle bellissime A Fine Day to Die e Blood Fire Death, anche se la batteria martellante e il possente scream di Quorthon dominano il resto del cd e sono presenti anche nelle due tracce sopracitate.
Il disco risulta di una violenza inaudita, specialmente in Dies Irae ed in For All Those Who Died.
Seven Churches dei Possessed: questo anche l'ho ascoltato due volte e mi ha colpito per la sua terrificante violenza visto l'anno di uscita (1985 o.o). I riff sono molto pesanti e la voce inizia ad abbozzare una sorta di growl. Ne parlerò meglio in futuro, in ogni caso.
Master of the Rings degli Helloween: è il primo disco che provo delle zucche con la presenza del nuovo singer Andi Deris (l'ho provato un po' di giorni fa). Inizio dicendo che finora avevo provato i due Keeper of the Seven Keys con Michael Kiske alla voce e devo dire di averli graditi veramente tanto. Tuttavia, il power europeo non mi ha mai preso come avrei voluto. Invece, questo album s'è rivelato veramente valido, forte di una opener molto bella (che richiama Starlight) Sole Survivor, di una ballata acustica ben fatta In the Middle of a Hearbret ed altri pezzi davvero interessanti, come la breve Perfect Gentleman e la particolare Mr. Ego (Take Me Down).
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Seven Churches mi mise paura a primo ascolto.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Dragon Slayer
Riguardo A Social Grace ci sono parecchie diatribe sul genere di appartenenza. Personalmente lo trovo molto più vicino al thrash piuttosto che al progressive, anche se le contaminazioni sono evidenti.
Dal mio punto di vista, l'ho tovato più marcatamente progressive che thrash, forse più per pezzi come I Remembre e A Psychotic Wlatz, visto che altri brani mi sono suonati più speed/thrash. Effettivamente non è così scontato e non a caso, il gruppo che mi è parso più prossimo tra i miei ascolti sono stati i Nevermore
Citazione:
Originariamente Scritto da
Blaze.
Blood Fire Death dei Bathory: ho dato tre ascolti completi a questo album e quindi non posso ancora parlarne benissimo. Il viking che poi sarebbe sfociato in Hammerheart inizia a manifestarsi nelle bellissime A Fine Day to Die e Blood Fire Death, anche se la batteria martellante e il possente scream di Quorthon dominano il resto del cd e sono presenti anche nelle due tracce sopracitate.
Il disco risulta di una violenza inaudita, specialmente in Dies Irae ed in For All Those Who Died.
Ho ascoltato solo la Titletrack, di cui ho apprezzato soprattutto l'intro, molto epica, e il cantato di Quorthon, mentre per il resto mi è suonato troppo grezzo (comunque va detto che nonostante la durata resta un brano per niente noioso). I Bathory restano un gruppo che voglio approfondire a breve, insieme ai Venom, ma mentre per i secondi so cosa cercare (oltre al solito Black Metal mi interessava Welcome to Hell), per i Bathory non ho idee (a parte il debutto che non mi era piaciuto affatto, per quel che avevo sentito).
Inoltre vorrei un consiglio sui Celtic Frost: meglio To Mega Therion o Into the Pandemonium? Ho sentito molti pareri discordanti e personalmente ho apprezzato molto quel che ho ascoltato da entrambi i dischi (Circle of the Tyrants soprattutto), quindi non saprei quale dei due ascoltare prima