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Fascimo ed antisemitismo
Dunque, creo questa discussione alla luce della discussione tra me e Spc riguardo la connotazione antisemita del movimento fascista, ovviamente se è permesso da parte dei mod.
Chiedo anche scusa se userò più post consecutivi, ma dato che Spc ha scritto un mattone mica da ridere occorre che mi dilunghi un pò pure io.:lol:
Detto questo, bando alle ciance e passiamo alle tesi di Spc.:lol:
Prima però di parlare delle questioni riguardo questo tema, voglio spendere due parole sulla questione di fondo riguardo la ricerca storica. Spc, mi fa piacere che tu conosca De Felice e sappia cosa vuol dire "ricerca storica", ma non commettere lo stesso errore della quale mi accusi, ossia fare un lavoro di ricerca su soli documenti e saggi storici che possono tornare comodo alla propria posizione personale. In nessun campo delle scienze umane, men che meno nella storia contemporanea, si può parlare di un autore come "verità assoluta", men che meno riguardo temi ancora oggetto di dibattito (ossia di questioni che lasciano ancora spazio a differenti interpretazioni storiche). In sintesi, De Felice è un autore che apprezzo per l'onestà intellettuale che ha avuto, ma ciò non significa che lo considero verità assoluta, ci sono tanti storici che contestano punti del suo lavoro, così come altri storici di formazione feliciana contestano le contestazioni (:lol: ). Insomma, le fonti e i documenti non vanno citati a senso unico.:cannabis:
Scrive Canfora.
"Bisogna comunque ricordare che il dibattito serio intorno a De Felice c'è stato. E non va confuso con quello suscitato da alcuni commentatori, che non lo imbastirono in maniera corretta e scienfica, ma basandosi su informazioni di seconda mano".
Quindi lasciamo da parte tutta la connotazione politica intorno a De Felice, ossia gli sciacalli che da una parte e dall'altra vi hanno attribuito a piene mani per spacciare la loro ideologia per verità storica e concentriamoci sulla sola dimensione storica della connotazione antisemita del fascismo, che penso sia quello che possa interessare di più agli altri utenti che leggeranno.
(continua)
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Tra i più terribile atti di antisemitismo spunta la Shoah, lo sterminio degli ebrei da parte dei nazisiti nei campi di concentramento. Questo atteggiamento persecutorio non lo condivido per niente. Comunque, Spc è un gran blateratore. :lol:
Scherzo. :asd:
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Citazione:
1) Vero, ma il discorso va contestualizzato: tutto ha inizio con l'attacco all'Etiopia.
L’attacco all’Etiopia, a cui seguirono le sanzioni economiche decretate da 52 stati tra i quali la Francia e l’Inghilterra, determinò una rottura tra l’Italia Fascista e le democrazie occidentali, ambedue ricche di colonie nel mondo.
Di fatto l’allontanamento dell’Italia fascista dalle democrazie, le quali nella conferenza di Stresa del 1935 avevano dato via libera all’Italia nell’impresa coloniale, e il suo isolamento ne determinarono l’avvicinamento alla Germania, nazione che non aderì alle sanzioni ma che anzi ci aiutò in materie prime ed armi.
<< Quello dell’ottobre 1935 può essere definito a buon diritto come il vero “spartiacque” della politica dell’Italia fascista. La campagna d’Etiopia innescò una reazione a catena il cui effetto si riverberò anche sulle decisioni di politica interna. L’isolamento italiano determinò l’avvicinamento alla Germania, l’avvicinamento alla Germania una serie di altri fatti, tra cui l’inizio della politica di discriminazione razziale antigiudaica. E’ parere unanime che la politica antisemita del governo fascista sia scaturita principalmente dalle necessità provocate dall’avvicinamento alla Germania.
Dunque la causa principale che determinò l’introduzione della legislazione antisemita va ricercata in una specifica necessità del governo fascista, osservata dallo stesso Renzo De Felice, ovvero l’impossibilità per l’Italia di avere altrimenti rapporti diplomatico-politici paritetici con la Germania nazista e quindi la necessità di acquisire fiducia da parte del governo tedesco. Fiducia che era necessaria nell’ottica italiana per conseguire il ruolo di fattore determinante nelle decisioni di politica estera del “reich” germanico e così rimanere in una posizione di sostanziale equilibrio all’interno del già precario scacchiere europeo;
Mi pare ci sia poco da aggiungere, sulla motivazione principale che ha portato all'emanazione delle leggi raziali direi che siamo concordi. Poi riguardo l'analisi storica di questo comportamento, tu puoi dire che Mussolini è stato "costretto" dall'isolamento internazionale. Io dico invece che da quell'anno è partito il famoso complesso d'inferiorità verso Hitler che continuò per gli anni a venire. E sempre secondo me, non mi sembra che Mussolini abbia dimostrato una grande forza politica nel comportarsi in questo modo. Ma vabbeh questa è un interpretazione mia personale.
A livello di documentazione storica, a mio parere una corrente antisemita nel fascismo esisteva eccome e Mussolini non ha fatto altro che esaltarla, ovviamente a scapito dei fascisti che non avevano nulla contro gli ebrei e della stra grande maggioranza della popolazione Italiana che non ha mai avuto comportamenti antisemiti. Tra l'altro, sempre a prova del complesso d'inferiorità nascente di Mussolini verso Hitler, molti politologi fanno rientrare le leggi razziali nel progetto Mussoliniano di trasformare lo stato Italiano da Autoritario a Totalitario (come la Germania nazita o l'Urss di Stalin)
Scrive Sabatucci
"Ma la manifestazione più seria e più aberrante della stretta totalitaria voluta da Mussolini fu l'introduzione, nell'autunno del 1938,di una serie di leggi discriminatorie nei confronti degli ebrei: leggi che ricalcavano nelle grandi linee quelle naziste del '35, escludendo gli israeliti da qualsiasi ufficio pubblico, limitandone l'attività professionale e vietando i matrimoni misti. Preannunciata da un manifesto di sedicenti scienziati (che sosteneva l'esistenza di una pura razza italiana, di indiscutibile origine ariana) e preparata da un'intensa campagna di stampa, la legislazione razziale giunse tuttavia del tutto inattesa in un paese che non aveva mai conosciuto, a contrario della Germania, della Russia e della stessa Francia (e da qui potremo parlare dell'antisemitismo di certa sinistra francese, da non confondere con un eventuale antisemitismo diffuso nella sinistra ndp), forme di antisemitismo diffuso
Adottando queste misure, tanto gratuite quanto moralmente ripugnanti, Mussolini si proponeva di inoculare nel popolo italiano il germe dell'orgoglio razziale e di fornirgli così un nuovo motivo di aggressività e compattezza nazionale. Ma anziché suscitare consenso e mobilitazione , le leggi razziali suscitarono sconcerto o quanto meno perplessità nell'opinione pubblica...
E a questo proposito, sull'esistenza di una corrente antisemita nel fascismo, scrive Canfora
"Basti osservare che il 6 Agosto 1938 l'intera prima pagina del Popolo d'Italia era sovrastata dal titolo a nove colonne "il fascismo è sempre stato razzista, sin dal 1919", il resto della pagina dimostra egregiamente questa tesi
Inoltre ci sono altri storici, come Fabre, che sostengono che Mussolini stesso avesse sentimenti antisemiti, fin dai tempi in cui era socialista, e che l'antisemitismo era un tema centrale dell'ideologia mussoliniana che, ha saputo tirare fuori al momento opportuno, conscio comunque dle fatto che gli Italiani avessero molte più antipatie verso gli antisemiti che verso i semiti stessi. :lol:
Quindi la funzione antisemita del fascismo e Mussolini è ancora in discussione, e mi sembra un pò prematuro dire che tutte le tesi di De Felice siano corrette (e viceversa s'intende)
(continua, ci metterò un altro pò a postare il resto della mia risposta, dato che ora la pappa mi attende) :cannabis:
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Citazione:
Prima però di parlare delle questioni riguardo questo tema, voglio spendere due parole sulla questione di fondo riguardo la ricerca storica. Spc, mi fa piacere che tu conosca De Felice e sappia cosa vuol dire "ricerca storica", ma non commettere lo stesso errore della quale mi accusi, ossia fare un lavoro di ricerca su soli documenti e saggi storici che possono tornare comodo alla propria posizione personale. In nessun campo delle scienze umane, men che meno nella storia contemporanea, si può parlare di un autore come "verità assoluta", men che meno riguardo temi ancora oggetto di dibattito (ossia di questioni che lasciano ancora spazio a differenti interpretazioni storiche). In sintesi, De Felice è un autore che apprezzo per l'onestà intellettuale che ha avuto, ma ciò non significa che lo considero verità assoluta, ci sono tanti storici che contestano punti del suo lavoro, così come altri storici di formazione feliciana contestano le contestazioni ( ). Insomma, le fonti e i documenti non vanno citati a senso unico
Ineccepibile!
Tuttavia, a mio avviso, De Felice è una fonte primaria dalla quale attingere, almeno per due motivi:
1) E' unanimamente riconosciuto da tutti, anche dai suoi avversari, il più grande storico del fascismo che ha portato alla luce moltissimi fatti negati o sconosciuti;
2) La totale obiettività storica del personaggio. Non lo si può accusare di "filo-fascismo" perchè, a parte il fatto che militò per anni nel partito comunista, le sue ricerche storiche sono supportate da una gran mole di documenti;
e poi fu De Felice ad affermare che nè i fascisti, nè gli antifascisti, nè i comunisti, nè gli anticomunisti sono legittimati a spiegare la storia poichè il popolo ha perso fiducia nei loro miti;
prima di iniziare il dibattito storiografico sull'antisemitismo fascista è bene stabilire alcuni "principi d'eccezione" per la presente discussione.
Sono ammessi i "doppi, tripli, quadrupli post"; sono invitati gli altri utenti ad intervenire cercando il più possibile di argomentare la propria posizione, di non far deviare la discussione in "off topic" o "flames", di collaborare affinchè il clima col quale si svolgerà la presente discussione rimanga sereno e idilliaco ;)
sei d'accordo? :asd:
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Concordo ciò che dici su De Felice, infatti ho citato la frase di Canfora che per l'appunto critica come, da un lato i nostalgici approffitassero delle sue tesi per stravolgere ogni possibile verità storica e dall'altro molti esponenti del mondo culturale e politici tacciarono De felice di essere fascista senza capire un piffero del suo lavoro di analisi storica.
Ma De Felice, come ogni storico, può essere oggetto di discussione di natura accademica, la storia in quanto scienza và messa costantemente in discussione se ci sono elementi empirici che lo consentono, ovviamente critiche o elogi a senso unico di natura puramente ideologica sono ben altra cosa.
Riguardo i principi d'eccezione, a me stanno bene (devo ancora continuare a rispondere alle altre tue tesi), bisogna vedere se i mod sono d'accordo (idem per ot e flames da parte di altri utenti, è sempre un compito che spetta alla moderazione).:)
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Citazione:
Mi pare ci sia poco da aggiungere, sulla motivazione principale che ha portato all'emanazione delle leggi raziali direi che siamo concordi. Poi riguardo l'analisi storica di questo comportamento, tu puoi dire che Mussolini è stato "costretto" dall'isolamento internazionale. Io dico invece che da quell'anno è partito il famoso complesso d'inferiorità verso Hitler che continuò per gli anni a venire. E sempre secondo me, non mi sembra che Mussolini abbia dimostrato una grande forza politica nel comportarsi in questo modo. Ma vabbeh questa è un interpretazione mia personale.
Rispetto l'interpretazione personale, ma a mio avviso si trattò di una scelta che rientrava nell'ottica della "politica del peso determinante" dell'Italia nelle relazioni internazionali.
Comunque in linea di massima su questo punto concordiamo :ok:
Citazione:
A livello di documentazione storica, a mio parere una corrente antisemita nel fascismo esisteva eccome e Mussolini non ha fatto altro che esaltarla, ovviamente a scapito dei fascisti che non avevano nulla contro gli ebrei e della stra grande maggioranza della popolazione Italiana che non ha mai avuto comportamenti antisemiti.
Esisteva, è vero, nel fascismo una corrente antisemita guidata da Giovanni Preziosi. Ma si trattò di una corrente che, lungi dall'essere esaltata da Mussolini, fu tentua ai margini dal fascismo.
La “Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo” illustra in modo chiaro, alla luce dei fatti e delle moltitudine di documenti raccolti, come il fascismo non solo non avesse una base ideologica razzista, ma che inoltre le leggi cosiddette “razziali” scaturirono essenzialmente da una serie di avvenimenti politici internazionali imprevedibili e non già a causa di “inevitabili” sbocchi di natura ideologica riguardanti presunte affinità dottrinarie col nazismo.
Il fascismo fino al 1938 non fu mai razzista, Mussolini non lo fu nemmeno dopo il 1938.
La prima biografa ufficiale di Mussolini e sua collaboratrice, fu l’amica ebrea Margherita Sarfatti, tra gli ideologi del fascismo troviamo l’ebreo Angelo Olivero Olivetti, grande teorico del sindacalismo nazionale. L’ebreo Aldo Finzi fu ministro dell’economia nel Governo Fascista quando scoppiò il caso Matteotti. Israelite furono molte delle camicie nere presenti nelle file dello squadrismo, come pure molti uomini politici ed esponenti delle forze armate, durante gli anni del Regime (più di 5000 ebrei iscritti al PNF).
Afferma De Felice: << Sino al 1937 l’idea di un antisemitismo di Stato fu lontanissima da lui: gli ebrei italiani godevano sotto il fascismo né più né meno della stessa “libertà” che godevano gli altri italiani; gli ebrei stranieri perseguitati trovarono in lui se non proprio un protettore, un uomo politico che a più riprese li aiutò e aprì loro le porte d’Italia come – bisogna onestamente riconoscerlo – non fecero molti altri capi di Stato per i loro Paesi…. Certo verso “gli ebrei” Mussolini ebbe sempre una certa diffidenza, ma si trattava della diffidenza tipica di tutti i nazionalisti: era la differenza tipica del provinciale insofferente per tutto ciò che sapeva di cosmopolita e di internazionale… L’alta banca e l’internazionale ebraica erano per lui una realtà, una realtà con il quale però non voleva scontrarsi e che, in ogni caso, non riteneva avesse in Italia agganci molto potenti. Gli ebrei italiani erano per lui italiani: erano stati buoni combattenti nella prima guerra mondiale (spesso irredentisti), molti erano stati ed erano buoni fascisti>>.
La tesi di De Felice è confermata dal famoso docente dell'Università ebraica di Gerusalemme, il maggior storico tedesco Georg L. Mosse.
Quando il 28 marzo 1933 il partito nazista in Germania emanò il proclama antiebraico, Mussolini il 31 inviò a Berlino il diplomatico Vittorio Cerruti con la consegna di recare al Fuhrer il suo messaggio. Consigliava al governo tedesco di invitare il partito a non dare corso al suo proclama, nell’attesa che lo stesso governo, valendosi di tutti i mezzi a sua disposizione, dalla radio alla stampa e alla diplomazia, ristabilisse la verità sulle denigrazioni giudaiche:
<<Credo che il governo deve invitare il partito a non dar corso pratico al suo proclama. Gli stessi ebrei tedeschi devono essere sollecitati a dire la verità, ma, dopo il proclama, per essi è assai difficile farlo. Ogni regime ha non solo il diritto ma il dovere di eliminare dai posti di comando gli elementi non completamente fidati, ma per questo non è necessario, anzi può essere dannoso, portare sul terreno della razza, semitismo e arianesimo, quello che è invece semplice misura di difesa e di sviluppo di una rivoluzione>>, concluse affermando: <<Voglio credere che Hitler comprenderà la portata esatta del mio intervento e soprattutto lo spirito dal quale è animato. La questione dell’antisemitismo può sollevare contro lui i nemici, anche cristiani della Germania>>.
Cerruti afferma che dopo la lettura del messaggio di Mussolini, Hitler <<andò eccitandosi sempre di più sino ad urlare come un ossesso>>.
Dopo aver ribadito la sua ammirazione per Mussolini, Hitler affermò: <<Mi consenta di affermare che Mussolini non capisce nulla del problema ebraico che io invece conosco a fondo avendolo studiato per anni interi, da ogni lato, come nessun altro. Voialtri avete, sembra, la fortuna di avere pochi ebrei. Me ne felicito, ma non è una ragione perché non scorgiate il pericolo che costituisce l’ebraismo intimamente legato al bolscevismo nel mondo intero>>.
“Il duce si prodigò per favorire il transito e concedere asilo agli ebrei che, perseguitati dal nazismo, abbandonavano la Germania. Ne accolse duemila e si adoperò per sburocratizzare i trasferimenti monetari. Fondò per loro diverse scuole agricole, e impiantò un istituto marinaro a Civitavecchia per i marinai ebrei di diciotto nazioni, compresi naturalmente i profughi dalla Germania”. (fonte: “Mussolini”, di Antonio Spinosa, pag 338).
Emblematica la sezione ebraica della scuola marittima di Civitavecchia (1934), i cui allievi diverranno i futuri ufficiali della Marina da guerra israeliana.
Quattro anni prima in occasione del dibattito del 1929 alla Camera sull’approvazione dei trattati con la Santa Sede Mussolini aveva affermato: <<E’ ridicolo pensare che si debbano chiudere le Sinagoghe. Gli ebrei si trovano a Roma dai tempi dei Re, forse fornirono gli abiti dopo il ratto delle Sabine. Erano 50.000 ai tempi di Augusto e chiesero di piangere sulla salma di Giulio Cesare. Assicuro che rimarranno indisturbati>>.
Di li a un anno il duce farà approvare la “Legge Falco” sulla Comunità israelitiche italiane, accolta molto favorevolmente dagli ebrei italiani.
Tre anni più tardi, nel 1932, all’intervistatore Emil Ludwig che gli chiedeva se credesse all’esistenza di razze pure in Europa e se ritenesse che l’unità della razza servisse a rinsaldare le forze nazionali, Mussolini rispose: << Naturalmente non esiste più una razza pura, nemmeno quella ebrea. Ma appunto da felici mescolanze deriva spesso forza e bellezza ad una Nazione. Razza: questo è un sentimento, non una realtà; il 95% è sentimento. Io non crederò che si possa provare biologicamente che una razza sia più o meno pura. Quelli che proclamano nobile la razza germanica sono per combinazione tutti non germanici: Gobineau francese, Chamberlain inglese, Woltmann israelita, Lapouge nuovamente francese: Chamberlain è arrivato perfino a chiamare Roma la capitale del Caos. Una cosa simile da noi non succederà mai […] l'orgoglio nazionale non ha affatto bisogno dei deliri di razza>>.
E l’intervistatore, ebreo, rispose: << La migliore dimostrazione contro l’antisemitismo>>, e il duce ribadì: <<L'antisemitismo non esiste in Italia. Gli Ebrei italiani si sono sempre comportati bene come cittadini, e come soldati si sono battuti coraggiosamente. Essi occupano posti elevati nelle Università, nell’esercito, nelle banche. Tutta una serie sono generali; comandante della Sardegna è il generale Modena, un altro generale è nell’artigleria>>.
Né la personale convinzione di Mussolini cambiò con l’introduzione in Italia delle leggi razziali. In una lettera alla sorella Edvige nel 1938, in piena campagna razziale, il duce le scrisse:
«Che in Italia si faccia del razzismo e dell' antisemitismo è cosa tanto importante nella sua apparenza politica quanto priva di peso nella sua sostanza reale. La purità della razza in questo popolo sul quale sono passate tante invasioni e che ha assorbito tante genti dai quattro punti cardinali, e il pericolo semita in una Nazione come la nostra dove perfino l' alta finanza, e perfino se manovrata dagli ebrei, non può non diventare qualcosa di cattolico, sono evidentemente fandonie da lasciar scrivere a certi zelatori. Se le circostanze mi avessero portato a un Asse Roma-Mosca anziché a un Asse Roma-Berlino, avrei forse ammannito ai lavoratori italiani, intenti alla loro fatica con tanta alacrità e però con un distacco che i razzisti potrebbero chiamare mediterraneo, l' equivalente fandonia dell' etica stakanovista».
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Adesso devo andare torno più tardi e ti lascio un po di tregua :lol:
facciamo così: rispondi a tutti i miei interventi (dell'altro topic) prenditi pure il tempo che vuoi. Così poi rispondo io ;)
Saluti!
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(Continua dal primo post)
Citazione:
2) Falso!
Dai documenti a nostra disposizione si evince che:
primo: Mussolini non era a conoscenza dello sterminio ebraico da parte dei nazisti;
secondo: che Mussolini si prodigò per non cosegnare neppure un ebreo ai tedeschi;
poichè io non sono uno storico, è bene che siano gli storici a parlare. Ecco cosa afferma De Felice: "Allo stato della documentazione, non risulta che i tedeschi abbiano mai, in particolare prima del 25 luglio 1943, messo formalmente al corrente Roma circa i loro propositi di «soluzione finale"...(taglio perché altrimenti non ci sto col massimo dei caratteri, ma è ovvio che il mio quote si riferisce anche a tutto il discorso che segue dopo
Purtroppo le fonti che citi descrivono solo un lato di quella che a tutti gli effetti è un punto ancora piuttosto oscuro della storia italiana. Dall'opinione che mi sono fatto, credo che il comportamento pro/contro ebrei fu più dovuto a sentimenti personali che a vere e proprie direttive dall'alto.
Perché se da un lato ci sono avvenimenti da te citati che fanno pensare ad un avversione del governo fascista verso l'antisemitismo nazista, dall'altro lato ci sono altrettanti avvenimenti che farebbero pensare l'esatto opposto.
Ovviamente, prima dell'armistizio, non assistiamo ai tristi livelli di Hitler e soci, mentre dopo l'armistizio, il grosso lo fecero sì i tedeschi, ma con l'aiuto di elementi fascisti, evidentemente l'inculcamento delle masse fatto da Mussolini per ragioni puramente "diplomatiche", a qualcuno sortì veramente effetto.
E comunque, prima dell'armistizio ci fu sempre qualcosa, Mussolini perseguitò, grazie alle leggi razziali, tutti gli ebrei anti fascisti internandoli nei campi di concentramento di Campagna e Ferramonti, addirittura alcuni di essi vennero incarcerati in prigioni "comuni" come San Vittore o Regina Coeli.
Fatto sta che attualmente, molti storici sono concordi nel dire che durante la guerra e prima dell'armistizio, in Italia dove i sentimenti antisemiti nel fascismo si facevano parecchio sentire, la situazione per gli Ebrei si aggravò notevolmente. Nelle zone estere occupate da Italiani invece, dove il potere degli alti comandi locali era nettamente più incisivo delle stesse direttive da Roma, furono frequenti casi in cui i militari italiani "proteggerono" gli ebrei (la famosa terra promessa in costa azzurra da te citata), bisogna anche considerare che questo può essere anche dovuto al contatto diretto degli italiani coi metodi brutali di persecuzione utilizzati dai nazisti, che quindi potrebbero aver spinto buona parte dei soldati all'estero di opporsi alle intenzioni dei loro stessi alleati.
Ma attenzione, si tratta pur sempre di comportamenti "singoli", decisioni prese da singole persone e non direttive ufficiali di governo o dell'esercito.
Prima dell'armistizio, in cui il governo fascista conservava la sovranità ti ricordo che il piano della soluzione finale mica lo conoscevano tutti, nonostante ciò pare che il duce venne a conoscenza, agli inizi del '43, di deportazioni e massacri di massa grazie ad un rapporto segreto di Galeazzo Ciano.
Dopo l'armistizio, parte dei fascisti della Rsi collaborò attivamente coi nazisti nella loro caccia agli ebrei, scrive De Felice
" Alcune prefetture e comandi ci mettono uno zelo veramente incredibile, fatto al tempo stesso di fanatismo, di sete di violenza, di rapacità, nel collaborare con i nazisti."
"Basta ricordare che sulle tracce del commissario Giovanni Palatucci, che salvò col sacrificio della vita migliaia di ebrei, gli addetti ai lavori furono guidati da uno "zelante" poliziotto italiano, mai perseguito dopo la Liberazione."
Quindi, se è pure vero che il fascismo non arrivò alla ferocia folle tipica dei nazisti, tanto che ci sono stati casi in cui molti Italiani nascoserò ebrei dalla furia dei Tedeschi, è altrettanto vero che una buona fetta del movimento fascista condivideva un atteggiamento discriminatorio verso gli ebrei (magari sempre non ai livelli dei nazisti), e alcuni di questi esasperarono questa avversione fino ad arrivare a collaborare attivamente coi tedeschi. Lo stesso atteggiamento di Mussolini e di molti gerarchi, sembra ancora oggi, contraddittorio tra testimonianze ed atti discordanti tra di loro.
A riguardo della presunto razzismo di Mussolini, Lomonaco ad esempio ha scritto questo articolo.
Michele Sarfatti e Liliana Picciotto, del Centro di documentazione di Milano, illuminano di nuova luce la Shoah in Italia. In due rispettivi libri, in uscita per la Giornata della memoria, demoliscono due miti: il preteso non razzismo di Mussolini, sostenuto da Renzo De Felice, e la mancata collaborazione tra italiani e tedeschi.
«De Felice - dice Sarfatti commentando la sua prossima opera per Einaudi - ha sostenuto nel suo libro dedicato alla storia degli ebrei italiani sotto il fascismo che Mussolini non era intrinsecamente razzista. Lo stesso Mosse, lo storico tedesco scomparso di recente, dette per scontato il giudizio di De Felice sulla base delle decisioni del Gran Consiglio dell'ottobre del '38 che parlavano di discriminazione e non persecuzione degli ebrei. Nell'ultimo periodo della sua vita tuttavia Mosse si ricredette. E aveva ragione perché De Felice ha sbagliato: le leggi di novembre, che tramutarono quelle decisioni in atti legislativi, non solo discriminarono ma perseguitarono. Basti ricordare ad esempio l'espulsione dagli impieghi pubblici o dalle forze armate. Le leggi tradussero così in pratica lo spirito del Gran Consiglio: colpire gli ebrei italiani perseguendoli ben oltre la discriminazione. Esentare qualcuno significa essere razzisti a metà, se così si può dire, perché non tutti sono eguali; prevedere per tutti la persecuzione significa invece essere pienamente razzisti».
Ovviamente, per Sarfatti, il processo di presa di coscienza razzista del fascismo prerepubblichino fu diverso da quello del nazismo: «diciamo - precisa Sarfatti - che i tempi sono differenti, tuttavia lo sbocco è parallelo».
Questo, a giudizio dello storico, muta l'analisi d'assieme della persecuzione fascista introducendo elementi nuovi sia sul rapporto tra l'Italia e il fascismo sia su quello tra il fascismo e il nazismo.
Lo stesso vale per Liliana Picciotto che nell'aggiornamento del 'Libro delle Memoria' (Mursia) oltre a riscrivere le cifre della deportazione aggiunge nuove conoscenze al meccanismo della persecuzione.
Innanzitutto le cifre: secondo la ricercatrice gli arrestati e deportati in Italia furono 6807; gli arrestati e morti in Italia, 322; gli arrestati e scampati in Italia, 451. Esclusi quelli morti in Italia, gli uccisi nella Shoah sono 5791.
A questi vanno aggiunte 950 persone che non si è riusciti a identificare e che quindi non sono classificabili.
Ma ci sono novità anche sul meccanismo della persecuzione.
Liliana Picciotto è convinta sulla base delle circolari che i nazisti inviavano sempre più spesso alle autorità italiane che tra i due ministeri degli Interni ci fosse un accordo preciso: gli italiani avrebbero pensato alle ricerche domiciliari, agli arresti e alla traduzione nei campi di transito; i tedeschi, alla deportazione nei campi di sterminio.
«Manca il documento- precisa - ma i sospetti sono oramai quasi realtà».
Il secondo elemento è costituito dal fatto che finora si era pensato che la razzia nel Ghetto di Roma il 16 ottobre del 1943 fosse stato il via, drammatico e eclatante, scelto dai nazisti per far capire al governo italiano e al Papa quali fossero le intenzioni tedesche.
«Dai documenti risulta invece che i tedeschi avevano scelto di cominciare dal sud Italia: solo l'insurrezione popolare del primo ottobre, liberando Napoli, salvò gli ebrei del capoluogo campano».
Sul fatto che poi ci fossero parecchi Ebrei nel movimento fascista, mi sembra che lo abbiamo detto entrambi, appunto per questo e anche per tutta una serie di documentazioni in netto contrasto tra di loro (come quelle postate da me e da te), appare più "oscura" e soggetta a discussione storiografica la svolta razzista del fascismo (che attenzione Spc, non parte in coincidenza delle leggi raziali, ma ufficialmente comincia dal 33, quando parte del movimento comincia ad esporre in maniera diretta le proprie tesi a riguardo) e il comportamento ambiguo di alcuni nomi eccellenti del fascismo, Mussolini in primis.
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Citazione:
Purtroppo le fonti che citi descrivono solo un lato di quella che a tutti gli effetti è un punto ancora piuttosto oscuro della storia italiana.
Beh io più che le fonti “secondarie” porto le fonti primarie ossia i documenti. E’ dai documenti originari che occorre dare un giudizio critico ;)
Citazione:
Dall'opinione che mi sono fatto, credo che il comportamento pro/contro ebrei fu più dovuto a sentimenti personali che a vere e proprie direttive dall'alto.
Perché se da un lato ci sono avvenimenti da te citati che fanno pensare ad un avversione del governo fascista verso l'antisemitismo nazista, dall'altro lato ci sono altrettanti avvenimenti che farebbero pensare l'esatto opposto.
I
n uno Stato totalitario i “sentimenti personali” non servono a molto senza l’assenso e le direttive dall’alto.
Gli italiani, all’ombra del Governo di Mussolini, a mezzo del Ministero degli esteri e dell’esercito, salvarono un numero altissimo di ebrei togliendoli di fatto dalle grinfie dei tedeschi.
All’inizio della guerra la situazione degli ebrei europei peggiorò. Durante la non belligeranza italiana, Mussolini rimase in contatto con le associazioni ebraiche (che aveva contattato anche per il suo progetto dello stato indipendente) e favorì la fuga degli ebrei perseguitati dai tedeschi (fonte: Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo) in modo sotterraneo. Al momento del nostro intervento e della conquista di zone in Francia, Iugoslavia, Africa, ecc, i territori di nostra competenza furono un punto di riferimento per gli ebrei di ogni nazionalità.
La filosofa ebrea Hannah Arendt nel suo libro "La banalità del male", illustra (pp. 182-6) il comportamento delle autorità militari e dei funzionari fascisti. L’autrice attesta che gli ebrei delle zone italiane hanno sempre avuto protezione e asilo e le pressioni dei tedeschi per la consegna nelle loro mani venivano rifiutate con abilità.
Tra gli altri, i modi in cui gli italiani negavano la consegna ai tedeschi degli ebrei, che essi richiedevano per ragioni di sicurezza interna all’Asse, erano i seguenti:
1. Verificare l’appartenenza alla pertinenza italiana (in questo modo anche gli ebrei che non lo erano diventavano italiani grazie a fantomatiche parentele). Questi censimenti stupivano per la loro eccessiva durata;
2. Verificare le condizioni d salute;
3. Esporre problemi di logistica legati ai mezzi di trasporto, alla mancanza di strutture, ecc.
4. Esecuzione di rastrellamenti volti a concentrare gli ebrei in mano italiana, facilitandone la fuga. Ecc;
Quest’ultimo punto è supportato da un resoconto di De Felice. In Croazia gli italiani si inventarono un rastrellamento di guerriglieri ma in realtà consentirono agli ebrei di levarsi dalle mani dei nazisti (fonte: Renzo De felice, op. cit., p. 405). Questo atteggiamento italiano era promosso da Mussolini, come ha testimoniato il capo della polizia Carmine Senise:
"Lo stesso Mussolini, è doveroso ricordarlo (…) favorì l’umano contegno delle nostre forze armate (…) anche a costo di affrontare aperte rampogne germaniche". (Fonte: C. Senise, Quando ero capo della polizia, pp. 102-3; R. Guariglia, Ricordi, p. 182)
Citazione:
Ovviamente, prima dell'armistizio, non assistiamo ai tristi livelli di Hitler e soci, mentre dopo l'armistizio, il grosso lo fecero sì i tedeschi, ma con l'aiuto di elementi fascisti, evidentemente l'inculcamento delle masse fatto da Mussolini per ragioni puramente "diplomatiche", a qualcuno sortì veramente effetto.
E comunque, prima dell'armistizio ci fu sempre qualcosa, Mussolini perseguitò, grazie alle leggi razziali, tutti gli ebrei anti fascisti internandoli nei campi di concentramento di Campagna e Ferramonti, addirittura alcuni di essi vennero incarcerati in prigioni "comuni" come San Vittore o Regina Coeli.
Sino all'8 settembre 1943 non sono mai esistiti, in Italia, campi di concentramento per ebrei, ma campi di internamento per cittadini i cui Paesi erano in guerra con l'Italia. Uno di questi campi, forse il più noto, era quello di Ferramonti e qui fu internato il Dottor Selim Diamond, autore del libro "Internment in Italy, 1940-1945", nel quale tra l'altro, l'autore ha scritto: <<Non ho mai trovato segni di razzismo in Italia (…). Nel campo controllato dai carabinieri e dalle Camicie Nere gli ebrei stavano come a casa loro >>. Il Dottor Diamond attesta che il Governo Fascista concedeva 8 lire al giorno agli internati i quali potevano spenderle come desideravano.
Ricordiamo che all’indomani del 10 giugno 1940 i francesi internarono nei campi di internamento gli italiani residenti in Francia. Stessa cosa fecero i gli USA verso gli americani di origine giapponese all’indomani dell’attacco a Perarl Harbor.
Citazione:
Fatto sta che attualmente, molti storici sono concordi nel dire che durante la guerra e prima dell'armistizio, in Italia dove i sentimenti antisemiti nel fascismo si facevano parecchio sentire, la situazione per gli Ebrei si aggravò notevolmente. Nelle zone estere occupate da Italiani invece, dove il potere degli alti comandi locali era nettamente più incisivo delle stesse direttive da Roma, furono frequenti casi in cui i militari italiani "proteggerono" gli ebrei (la famosa terra promessa in costa azzurra da te citata), bisogna anche considerare che questo può essere anche dovuto al contatto diretto degli italiani coi metodi brutali di persecuzione utilizzati dai nazisti, che quindi potrebbero aver spinto buona parte dei soldati all'estero di opporsi alle intenzioni dei loro stessi alleati. Ma attenzione, si tratta pur sempre di comportamenti "singoli", decisioni prese da singole persone e non direttive ufficiali di governo o dell'esercito.
Eppure i documenti da me postati parlano chiaro: le direttive vennero dall’alto!
Ricordo ancora un ordine categorico del duce:
<<(…) io ho dovuto promettere la consegna, ma voi inventate tutte le scuse che volete per non consegnare neppure un ebreo. Dite che non abbiamo assolutamente alcun mezzo di trasporto per portarli a Trieste via mare visto che via terra non è possibile farlo>>.
Prima postai anche un documento molto interessante, ma ne postai solo una parte! Eccolo tutto completo:
In occasione della visita del Reichsfuhrer delle SS al Duce, potrebbero essere trattati i seguenti argomenti:
1. Nella zona occupata dalle truppe italiane sino ad ora ebrei e sudditi di stati nemici si sono potuti muovere del tutto liberamente. Ci rientrano anche numerosi ebrei che sono emigrati dalla Germania o altrimenti che, resisi noti per il loro atteggiamento contrario all’Asse, di fronte all’avanzata tedesca si sono rifugiati nelle zone d’occupazione italiana. In seguito ad un intervento dell’ambasciatore Von Mackesen presso il Duce, fu da questo fatta sperare l’esecuzione immediata delle più rigorose misure di sicurezza, e precisamente per mezzo dell’Ispettore di Polizia Lo Spinoso, che avrebbe dovuto condurre l’operazione con i carabinieri che non dipendono dalle forze armate italiane. Poiché malgrado questa direttiva in un primo momento non accadde nulla, fu dato incarico all’ambasciata di Roma di trattare di nuovo, nel maggio, la questione. Bastianini dichiarò, dopo un colloquio telefonico con il nuovo ministro della polizia, che il Lo Spinoso aveva ottenuto l’invio di ulteriori forze di polizia che stavano per esser messe in viaggio. L’operazione sarebbe stata adesso eseguita in modo definitivo. Malgrado questa rinnovata promessa, fino ad ora non è accaduto nulla nella questione.
2. Da parte italiana vengono sollevate continue difficoltà per la consegna degli ebrei croati destinati al trasferimento verso l’oriente che si trovano nelle zone occupate dai soldati italiani. Le trattative tra le legazioni tedesca e italiana su questa questione non hanno ancora condotto a un risultato. E’ da augurarsi che la legazione italiana riceva severe disposizioni per la definizione del problema.
3. Da parte italiana è stata promessa l’esecuzione di determinati provvedimenti riguardo gli ebrei (deportazione, ecc) nella zona di occupazione italiana della Grecia. Ordini in questo senso sono anche pervenuti alle truppe, tuttavia non si è arrivati all’attuazione di alcun provvedimento perché, a loro dire, le truppe italiane sono ancora impegnate nella redazione delle liste degli ebrei che si trovano nella zona. Nel caso che il lavoro dovesse essere concluso, è da supporre che l’esecuzione dell’operazione sarà ancora tenuta in sospeso con la scusa che non c’è a disposizione spazio sulle navi per il trasporto degli ebrei. L’ambasciata di Roma è stata pregata di raccomandare agli italiani, in quanto la cosa appare là sostituibile, di raccogliere per lo meno senza indugio gli ebrei in campi di concentramento e di adoperarli come manodopera.
4. Gli italiani si adoperano con particolare impegno e con la motivazione di particolari benemerenze verso l’Italia o di altro titolo di ‘italianità’ in favore, finora, di circa 80 ebrei che non sono in possesso della cittadinanza italiana. Per particolari motivi politici gli uffici del Reichsfuhrer delle SS sono stati pregati di permettere in questi casi dubbi il trattamento degli ebrei come cittadini italiani, da sottoporre alle leggi italiane.
5. Mentre a proposito del caso precedente gli italiani si ostinano a dire che la nazionalità non ha alcuna importanza, invece chiedono con insistenza la liberazione di una certa signora Cozzi, un’ebrea orientale che ha contratto matrimonio con un generale italiano acquisendo così la cittadinanza.
CONTINUA.....
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6. Secondo una comunicazione all’ambasciata tedesca a Roma, il console onorario svedese a Trieste, Lekner, è ebreo puro e sposato con un ebrea pura, un certo console onorario portoghese Frankel è ebreo, il viceconsole onorario spagnolo Durando è sposato con un ebrea pura, il console onorario bulgaro Eliznakoff è sposato con una semi-ebrea, il console onorario giapponese Schnabel è per un quarto ebreo, il console onorario portoghese a Fiume Denes è ebreo.
Sebbene, dato l’atteggiamento italiano sulla questione ebraica, non ci sia da aspettarsi che gli italiani adottino misure per l’epurazione del corpo consolare dagli ebrei, sarebbe tuttavia egualmente gradito che fosse richiamata l’attenzione del Duce su queste questioni."
Citazione:
Prima dell'armistizio, in cui il governo fascista conservava la sovranità ti ricordo che il piano della soluzione finale mica lo conoscevano tutti, nonostante ciò pare che il duce venne a conoscenza, agli inizi del '43, di deportazioni e massacri di massa grazie ad un rapporto segreto di Galeazzo Ciano.
Verissimo! Mussolini verso il 1943 venne a conoscenza di massacri che avvenivano in Russia ad opera dei nazisti, questo deve aver accentuato la sua volontà di proteggerli.
Ufficialmente i tedeschi ribadivano che gli ebrei venivano internati “per sicurezza” e ufficialmente gli italiani ribadivano che non avevano i mezzi per consegnarli.
Il comportamento del Governo italiano irritava i tedeschi sempre di più e lo stesso Hitler scrisse una lettera di fuoco a Mussolini in cui affermava che bisognava “fare giustizia di tutti i filosemiti e traditori” (Renzo De Felice Storia degli ebrei italiani sotto il fascism , pag. 415). Si trattò di una intimazione personale bella e buona!
Citazione:
Dopo l'armistizio, parte dei fascisti della Rsi collaborò attivamente coi nazisti nella loro caccia agli ebrei, scrive De Felice
" Alcune prefetture e comandi ci mettono uno zelo veramente incredibile, fatto al tempo stesso di fanatismo, di sete di violenza, di rapacità, nel collaborare con i nazisti."
"Basta ricordare che sulle tracce del commissario Giovanni Palatucci, che salvò col sacrificio della vita migliaia di ebrei, gli addetti ai lavori furono guidati da uno "zelante" poliziotto italiano, mai perseguito dopo la Liberazione."
<<Considerare la Repubblica Sociale come un tutt’uno, in cui non si distinguono assassini come Pietro Kock da gentiluomini come Luigi Bolla, fanatici come Giovanni Preziosi da uomini come Giovanni Gentile, faziosi come Guido Buffarini Guidi o Alessandro Pavolini da conservatori moderati come Giorgio Pini o Concetto Pettinato, è il frutto amaro della cultura dei vincitori>> (De Felice)
questi uomini erano i fanatici di sempre, gli stessi fanatici fautori delle rappresaglie più violente contro la popolazione civile. Di essi Mussolini pronunciò una condanna nell’ultimo discorso al Teatro Lirico:
<<Fu detto nel manifesto che nessun cittadino può essere trattenuto oltre i sette giorni senza un ordine dell'Autorità giudiziaria. Ciò non è sempre accaduto. Le ragioni sono da ricercarsi nella pluralità degli organi di Polizia nostri e alleati e nell'azione dei fuori legge, che hanno fatto scivolare questi problemi sul piano della guerra civile a base di rappresaglie e contro-rappresaglie. Su taluni episodi si è scatenata la speculazione dell'antifascismo, calcando le tinte e facendo le solite generalizzazioni. Debbo dichiarare nel modo più esplicito che taluni metodi mi ripugnano profondamente, anche se episodici. Lo Stato, in quanto tale, non può adottare metodi che lo degradano. Da secoli si parla della legge del taglione. Ebbene, è una legge, non un arbitrio più o meno personale. Mazzini, l'inflessibile apostolo dell'idea repubblicana, mandò agli albori della Repubblica romana nel 1849 un commissario ad Ancona per insegnare ai giacobini che era lecito combattere i papalini, ma non ucciderli extra-legge, o prelevare, come si direbbe oggi, le argenterie dalle loro case. Chiunque lo faccia, specie se per avventura avesse la tessera del Partito, merita doppia condanna.>>.
Citazione:
Quindi, se è pure vero che il fascismo non arrivò alla ferocia folle tipica dei nazisti, tanto che ci sono stati casi in cui molti Italiani nascosero ebrei dalla furia dei Tedeschi, è altrettanto vero che una buona fetta del movimento fascista condivideva un atteggiamento discriminatorio verso gli ebrei (magari sempre non ai livelli dei nazisti), e alcuni di questi esasperarono questa avversione fino ad arrivare a collaborare attivamente coi tedeschi. Lo stesso atteggiamento di Mussolini e di molti gerarchi, sembra ancora oggi, contraddittorio tra testimonianze ed atti discordanti tra di loro.
Giusto! Non furono pochi i fascisti che esasperarono questa situazione! Tuttavia, lungi dall’essere “una buona fetta del movimento fascista”, erano semmai casi singoli emarginati dallo stesso Mussolini.