Visualizzazione Stampabile
-
Finalmente era passata un ora. Mentre il portale si apriva, Goku già si fiondava dall’altra parte. Mentre quando l’aveva vista la prima volta era al buio, ora la stanza era illuminata. Sembrava uguale alle precedenti, ma non lo era. Giaceva a terra uno strano macchinario rotto. Aveva smesso di funzionare di recente perché il motore fumava ancora. Il resto di un pezzo di stoffa da mantello fece capire a Goku, che sentì la forte voglia di vomitare, che del terrestre non era rimasto nulla. Al centro della stanza, ma sospeso a un metro da terra, uno specchio. La cornice era in un materiale molto simile all’oro, finemente cesellata. Le incisioni pero erano inquietanti. Raffiguravano volti in preda al terrore o a risate malvagie. Goku era notoriamente coraggioso, ma non poté sopprimere un brivido di repulsione. Dell’amico nessuna traccia. Di fronte, incastonato nella parete, un altro passaggio. Il saiyan si chiese se per caso funzionasse come i precedenti. Però nella stanza non c’era nessun orologio o meccanismo che scattasse allo scoccare dell’ora. Inoltre c’era una piccola pulsantiera vicino al passaggio. Aveva sei numeri ed era ovvio che bisognava digitare una combinazione per aprire la porta. Goku non era molto pratico di queste cose. Per di più le combinazioni possibili erano troppe e ci avrebbe messo un secolo a trovare quella giusta. Non aveva pezzi di carta o penne per segnarsi i numeri già provati e la sua memoria non era proprio il massimo. Cercò di immedesimarsi nei pensieri di Bulma, sempre che fosse lei l’artefice di tutto. La donna aveva sempre usato la propria data di nascita. Chissà se anche quella volta…c’era solo un problema. Qual’era la sua data di nascita? Goku si sedette e si mise a riflettere per ricordarla. Dopo un po’, fu sicuro che il suo cervello stesse fumando. Perché non poteva avere una bella memoria di ferro come Chichi? In quel momento si ricordò che aveva con se il cellulare, sempre che con tutti quei combattimenti o con il supersaiyan, non si fosse rotto. Lo tirò fuori dalla tasca e lo accese. “Sembra ancora funzionante”pensò speranzoso. Rubrica, numero, premi invio. Quanto ci aveva messo ad imparare. “Pronto Chichi. Scusa se ti disturbo. Non ho svegliato te e May, vero?”. “Goku, grazie al cielo stai bene. Si può sapere che è successo. Sei uscito stamattina e adesso è notte fonda. Mi vuoi far morire d’infarto?”. “Scusa tesoro, ma è una situazione difficile. Sta succedendo qualcosa di strano e anch’io ci capisco meno di niente. Mi dispiace di averti fatto preoccupare, ma mi ero dimenticato di avere il cellulare. Altrimenti di chiamavo”disse Goku sperando che la moglie non ricominciasse a urlare. Poteva vedere con gli occhi della mente la sua Chichi, come se fosse davanti a lui. Si sarebbe passata una mano sul volto, stanca delle volte in cui il marito spariva. Ma alla fine lo avrebbe perdonato, perché ormai sapeva che lui l’amava e tornava sempre. “D’accordo. Ma penso che tu mi stia chiamando per qualcosa, non certo per evitarmi un crepacuore”. Goku si sentì punto nel vivo e impacciato rispose “Se devo essere sincero….Mi serve un favore. Non fare domande perché non ti posso spiegare nulla. Ci sono affari personali di altri in mezzo e qualche mostro di troppo. Dimmi solo qual è la data di nascita di Bulma”. Chichi dall’altro capo del telefono rimase turbata, ma si fidava del suo saiyan. Gli disse la data e poi chiuse, prima che May appena addormentata, si rimettesse a piangere. Goku ripose nuovamente il prezioso strumento e digitò il numero che la moglie gli aveva detto. La porta si aprì. Ma quello che il saiyan si trovò di fronte lo sconvolse completamente.
“Che mal di testa…Ma dove sono?”pensò ancora confuso. Pian piano gli si riaffacciarono alla mente un paio di ricordi. Poi, come un fiume in piena, tornarono tutti. Esplosero nella mente di Vegeta tutti gli avvenimenti che si erano scatenati da quando i suoi figli erano partiti coi 34 del gruppo z. I suoi occhi ci misero un po’ ad abituarsi al buio che regnava da padrone in quel luogo. Era sicuramente in una segreta, tipo quella medievali, ma più spaziosa. Non riusciva a muoversi. Aveva i polsi e le caviglie attaccati al grande muro di pietra con dei ganci di ferro. Normalmente sarebbe stato uno scherzo liberarsi, eppure non ci riusciva. Sembrava che i suoi poteri fossero andati a farsi un giro. La risposta arrivò per caso. Notò che alla sua coda, già abbastanza stressata per quel giorno, era stato agganciato uno strano marchingegno. Sentì un leggero scalpiccio inconfondibile. La pesante porta di legno e ferro della cella si aprì cigolando. Era buio e non si riusciva a vedere chi stesse entrando. Ma non aveva bisogno di vedere per sapere. “Ci siamo svegliati”disse una voce ridente. Lui rispose sibilando un: “Stammi lontana”. “Perché mai? Non sono la tua dolce mogliettina?”disse la voce in modo zuccheroso. “E’ inutile che continui con questa falsa. All’inizio ammetto di esserci caduto come un fesso. Adesso però sono stufo di essere preso in giro”. “Che intendi dire?”disse la voce diventando seria e stridula. “Intendo dire che tu non sei Bulma. Sei un semplice riflesso, così com’era quello Yamcha”. La donna scoppiò a ridere di gusto, ma in un modo plateale e sguaiato. “Complimenti scimmione. Come lo hai capito?”. “Hai lasciato troppi indizi. Hai utilizzato troppi specchi e per tua sfortuna sono riuscito a sentire quando eliminavi Yamcha proprio prima di svenire”. La verità era che era stato il suo cuore a dirglielo e lo sguardo di ghiaccio di quella donna. “Mi chiedo soltanto da dove salti fuori”. “Bhè, Lourth mi ha creato. In cambio io gli ho promesso di fargli sapere i punti deboli dei suoi nemici”. “Allora perché mai sono qui?”. Fu una di quelle domande che non avrebbe mai dovuto fare. La donna partì con un monologo interiore da folle completa. Il succo era che lo odiava e voleva ammazzarlo dolorosamente. Vegeta pensò che doveva mettersi in fila. “Ti starai chiedendo come pensò di scoprire i punti deboli dei tuoi amici. Me lo dirai tu”disse infine. “Questa è di sicuro la più grossa sciocchezza che hai detto fin d’ora”. “Ne sei sicuro?”disse lei un modo che preoccupò seriamente il principe dei saiyan. Il riflesso si avvicinava sempre di più e lui provò l’irrefrenabile voglia di scappare. La cosa si stava mettendo male. “Sbaglio o tu e tua moglie siete “legati””. “E adesso questo che c’entra” pensò preoccupato. “Anche se io sono un semplice riflesso dai tuoi poteri vengo riconosciuta come la vera Bulma perché ho lo stesso aspetto, possiedo i suoi ricordi e ho la medesima aura. Visto che il legame è una pratica che è potuta avvenire soltanto grazie ai tuoi poteri…” “…Sono fregato…”pensò Vegeta concludendo la frase. Non ci poteva credere. L’unica cosa del suo passato, l’unica cosa del suo essere saiyan che invece di spingerlo a combattere lo avvicinava alla sua famiglia, a dei sentimenti che non fossero odio o rivincita, ora veniva utilizzato da un nemico. Aveva scelto lui di legarsi a Bulma, forse perché per colpa dell’orgoglio, era stato l’unico modo per dirle che l’amava. Sarebbe stato nuovamente utilizzato senza poter fare niente. Cercò di ribellarsi. “Che c’è hai paura, principe dei miei stivali? Ti divincoli come un forsennato, ma così ti rendi solo ridicolo”disse lei con un sorriso deliziato da ragno che sta per ingoiare una mosca. “Le stesse parole di quel serpente di Freezer. Ma stavolta la storia andrà diversamente. I miei poteri non sono al massimo, ma abbastanza da gestire la mia mente”disse cessando il tentativo di liberarsi. Lei continuò ad avvicinarsi e appoggiò la sua fronte contro quella spaziosa del saiyan. La fronte di lei era gelata, come il vetro freddo d’inverno e quello condizionò il primo ricordo che lei riuscì a rubargli.
-
"Aveva appoggiato la fronte al freddo vetro. Era il primo inverno su quello schifosissimo sasso. Almeno non doveva più sottostare agli ordini di quella lucertola troppo cresciuta. Quanti anni aveva dovuto servirla senza mai poter ribellarsi? Ancora scottante la sconfitta che aveva ricevuto su Namecc. Si era fatto ammazzare per la troppa paura, ecco la verità. E come se non bastasse aveva chiesto a quella terza classe di vendicare lui e il loro popolo. Per di più il supersayan, quello che aveva sempre cercato di raggiungere senza mai successo, era stata l’arma vincente di Kakaroth. “Ma vedrai che ti batterò”disse a bassa voce tra se e se. “Pensì ancora a sconfiggere Goku?”disse una voce femminile conosciuta alle sue spalle. Assorto com’era, non l’aveva sentita arrivare. “E tu a impicciarti degli affari altrui”rispose lui duro. Non perché fosse arrabbiato con lei per qualcosa, semplicemente amava la sua reazione. Si voltò apposta per vederla. La ragazza divenne rossa in viso. “Mi dispiace sua altezza. Ma le ricordo che Goku è il più forte e non riuscirà mai a sconfiggerlo”disse lei rispondendo a tono, come al solito alle sue provocazioni. “Sarà anche vero. Ma sempre meglio che il citrullo con cui esci”disse lui sfoderando un sorriso sarcastico. Lei, che ormai non conteneva più la sua indignazione, si mise a tirargli addosso tutto ciò che le capitava a tiro. Tutti gli oggetti che gli lanciava non gli facevano nemmeno il solletico, ma si divertiva a schivarli, come una specie di allenamento. Tutte le volte che si incontravano la stessa storia, ma lui si divertiva sempre tantissimo. Soprattutto perché anche lei si divertiva".
“No. Non è il ricordo che mi interessa. Voglio sapere come si sconfiggono i suoi compagni. Però in fondo mi incuriosisce frugare nei suoi pensieri”pensò il riflesso e si fermò a guardarne un altro.
Doveva stare attento a evitare quei Namecciani. Tanto, appena Kakaroth fosse tornato con le sfere Namecciane, avrebbe abbandonato quella casa. Soprattutto non avrebbe più visto quella petulante donna bionda, la madre della terrestre che lo aveva invitato. Era cinguettante e insopportabile. Anche lei da evitare come quei verdognoli. Non perché fossero pericolosi. Mai avrebbero avuto il coraggio di sfidare lui, il principe dei saiyan. Anche se l’unico saiyan rimasto era quell’insopportabile Kakaroth e il suo moccioso. I Namecciani non avevano gradito, forse a ragione, che lui ne avesse eliminati tre per le sfere. Quando il drago terrestre aveva fatto tornare in vita tutti quelli uccisi da Freezer entro l’anno, avevano realizzato che non essendo lui Freezer (meno male NDA e di Vegeta) quelli uccisi da lui non erano tornati. Ma in fondo con un solo desiderio del loro drago ciccione Namecciano avrebbero ricostruito il loro pianeta e fatto tornare tutti quelli uccisi nell’ultimo periodo. Li aveva sentiti confabulare con il namecciano moccioso che aveva il potere di guarire e di parlare con Polunga. Quei Namecciani avevano cominciato a vendicarsi con il saiyan con alcuni “scherzetti”. Essendo un popolo pacifico e poco avvezzo a queste cose, non ci sapevano fare ed erano prevedibili. Avevano cominciato però a essere fastidiosi da un po’ di tempo. Non poteva dimostrarlo, ma di sicuro aveva iniziato ad aiutarli Junior. Era il Namecciano terrestre “amico”di Kakaroth. Perché mai il rivale avesse tanti amici, Vegeta non lo sapeva spiegare. Si stava dirigendo nella serra quando, avviandosi in quella direzione, vide i Namecciani sghignazzare. I soliti prevedibili. Non ci volle molto a capire che scherzo avevano ideato. Avevano messo un secchio pieno di mattoni in bilico sulla porta semichiusa. Appena avesse aperto gli sarebbero arrivati in testa. Anche per una testa dura come la sua, tutti quei mattoni sarebbero stati un problema. Avrebbe aggirato l’ostacolo entrando da un'altra porta. Fece il giro lungo, ma ebbe un’amara sorpresa ad aspettarlo. L’altra entrata era chiusa. Gli toccava entrate da quella coi mattoni. Li avrebbe distrutti con un ki blast. I Namecciani stanchi che la loro trappola scattasse, erano andati dall’altra parte della sera a giocare come al solito a golf. Che gioco noioso. Fu in quel momento che vide l’imminente catastrofe. La terrestre che lo aveva invitato stava per aprire la porta. La ragazza, gli sembrava si chiamasse Bulma, non sarebbe sopravvissuta se quei mattoni gli fossero caduti in testa. Non seppe nemmeno perché lo fece. La riconoscenza non sapeva dove stava di casa, le buone azioni erano bandite dalla sua vita e in fondo aveva sempre intenzioni di distruggere i terrestri. Perché allora lo fece? Quella ragazza l’aveva vista si è no un paio di volte. La spinse via e, come prevedibile, i mattoni caddero in testa a lui. Dopo quella botta perse i sensi per alcuni minuti. Si risvegliò che ci vedeva annebbiato e aveva la mente confusa. Una di quelle botte che per un attimo ti scordi chi e dove sei o come ti chiami. Vide soltanto una ragazza stupenda. Con dei meravigliosi capelli azzurri e due grandi occhi di mare e fece una domanda di cui si sarebbe vergognato tutta la vita. “Sei un angelo?”. Poi aveva perso i sensi nuovamente. Quando aveva ripreso i sensi, facendo finta di non ricordare il vergognoso accaduto, l’aveva scostata da se senza ringraziarla perché lo aveva soccorso. A ricordargli l’increscioso evento per almeno un paio di giorni, il pulsante bernoccolo nascosto nella capigliatura corvina".
“Ecco perché in questi altri ricordi nei suoi pensieri la chiama “angelo mio”. Che stupido sentimentale.”disse il riflesso ridendo come un oca. “Adesso basta giocare. Veniamo alle cose serie”disse tornando al suo solito tono duro e malvagio. Si rese conto che discernere tra i ricordi era davvero difficile. Vegeta inoltre, le nascondeva esattamente quello di cui aveva bisogno. Stava diventando davvero difficile e stancante. Possibile che dovesse avere un tale potere mentale da metterla in difficoltà anche se era in quelle condizioni?. “Ok. Fai pure il duro, tanto abbiamo tutto il tempo del mondo. Guardo quest’ultimo ricordo, che sembra interessante, e poi interrompo la connessione. Un po’ mi dispiace. Guardare questi ricordi è più bello che fare shopping o andare al cinema”.
"Colmo dei colmi, a letto con la febbre alta. Orgoglioso fino al midollo, non accettava di essere bloccato a letto da un insulsa malattia terrestre. Scientificamente però sapeva che era abbastanza normale che su di lui avesse effetti devastanti, essendo alieno non aveva gli anticorpi adatti. Era stufo anche perché era dovuto rimanere da solo a casa. Bulma era alla compagnia, Bra all’asilo e Trunks a scuola. Si passò una mano sugli occhi ancora cisposi di sonno. Tutta colpa di Kakaroth. Solo lui poteva ammalarsi pur essendo un sayan puro. Anche se la motivazione la poteva capire. Aveva fatto arrabbiare la moglie Chichi e, pur di evitare una ramanzina, era rimasto una giornata sotto la pioggia. Il fatto increscioso era che Kakaroth gliela aveva contagiata. Ora il principe dei sayan si trovava bloccato tra le coperte. Gli occhi arrossati gli permettevano approssimativamente di vedere la sua stanza da letto completamente buia. Sembrava che le pareti si stringessero intorno a lui. La verità era che soffriva di una leggere claustrofobia. Tutto era cominciato a causa della solita lucertola di Freezer. Quando era bambino e faceva delle piccole cose che infastidivano il Tiranno, forse tanto piccole non erano, veniva rinchiuso in una minuscola gabbia. A seconda del disastro combinato, ci veniva lasciato da un giorno a una settimana, qualche volta anche più di una settimana. Era un luogo umido, freddo, buio, stretto e alle volte non gli veniva dato né cibo né acqua. Crescendo Freezer era passato a punizioni diverse e alle volte peggiori(anche perché nella gabbia non c’entrava più NDA), ma il ricordo di quella asettica gabbia rimaneva in un angolo del cervello. Uno starnuto (più un tornado NDA)lo riportò alla sua influenza. Sopraffatto da una terribile emicrania aveva deciso di rimettersi a dormire".
Il riflesso interruppe il ricordo. Aveva visto abbastanza. “Così soffri di claustrofobia. Buono a sapersi, per me ovviamente. Ahahahahah”. Staccò finalmente la sua fronte da quella di Vegeta. Il collegamento fu interrotto, ma il saiyan non ne era uscito indenne. Si sentiva frugato e vuotato allo stesso tempo. Quella cosa indegna di riflesso aveva violato i suoi ricordi e la sua mente, ma non era riuscita a carpirgli i punti deboli degli altri guerrieri z. “Per oggi basta, continuiamo domani. Non credere di poter scappare o di essere salvato. Siamo in una dimensione dentro uno specchio e ogni ora nel mondo reale, vale a un giorno qui. Bye Bye”. Detto questo si allontanò soddisfatta, convinta che prima o poi avrebbe capitolato. Vegeta incassò l’ennesima brutta notizia. Quanto sarebbe restato lì prima che Kakaroth potesse dargli manforte? Fuggire era impossibile nelle condizioni in cui si trovava. Restava la peggiore delle scelte. Aspettare e stringere i denti. Si prospettavano tempi duri.
-
Goku ripose nuovamente il prezioso strumento e digitò il numero che la moglie gli aveva detto. La porta si aprì. Ma quello che il saiyan si trovò di fronte lo sconvolse completamente. A terra addormentati e legati Bulma e Yamcha. Il saiyan liberò i due amici. Si mise a chiamarli. A Bulma diede qualche colpetto delicato sul volto, a Yamcha dei sonori ceffoni. La prima a svegliarsi fu la donna. “Che è successo? Dove è il cristallo e il centro commerciale?”. Goku la guardò basito, non capendo niente del suo discorso. A quel punto lei lo vide e lo abbracciò. Il saiyan ci capiva sempre meno. “Goku amico mio. Sei venuto a salvarmi”. Goku fece segno di non capire, mente con un dito si grattava una guancia. Bulma capì che era meglio spiegargli tutto. “Sono andata a fare la spesa. All’improvviso è tremato tutto come se ci fosse stata una scossa di terremoto. Sono uscita all’aperto, prima che i ripiani o il tetto del centro commerciale mi schiacciassero. E’ apparso di fronte a me un grosso cristallo. Mi sono avvicinata. Poi c’è stata una grande luce e successivamente buio. Mi sono risvegliata qui, completamente legata. Insieme a me c’era Yamcha svenuto e anche lui legato. Di fronte a me una donna che mi assomigliava come una goccia d’acqua. Ha detto che era un riflesso e voleva fare del male a Vegeta. Io le ho urlato che se soltanto ci provava le cambiavo i connotati. Poi si è messa a ridere e non ricordo più nulla”. “Qualcosa di simile anche a me. Soltanto che il mio riflesso sembrava meno pazzo esaltato del suo”aggiunse Yamcha, ancora un po’ stordito. Goku non ci mise molto a collegare le cose. Poi ripensò che l’edificio era a forma di L (Lourth qual buon vento NdA) e capì chi era dietro a tutta quella manovra. Non voleva nemmeno sapere cosa avessero in mente. Doveva trovare l’amico e poi filarsela finché erano in tempo. Non che la fuga lo entusiasmasse, ma prima di attaccare dovevano aver chiara la situazione. “Aspettate un attimo. Torno subito”disse il saiyan tornando alla stanza precedente. Di Vegeta ovviamente nemmeno una traccia. Fu per puro caso che alzò gli occhi verso lo strano specchio che aleggiava sinistro sopra di lui. Vi notò qualcosa incastrato. Si avvicinò e lo riconobbe subito. Era un pezzo di stoffa blu, di sicuro appartenente alla tuta di Vegeta. La fortuna stava girando dalla loro parte. Il principe dei saiyan aveva ragione. Quegli specchi erano portali e come i mostri ne uscivano, loro ci potevano entrare. Restava in dubbio come uscire una volta entrati. I due ex-prigionieri non capivano cosa mai stese combinando Goku e, stufi di stare a far niente, si avvicinarono al saiyan. “Si può sapere che stai combinando, amico mio?”disse Yamcha preoccupato per la salute mentale dell’amico. “Ok, vi faccio il riassunto. Sono quasi del tutto sicuro che Vegeta e i due riflessi malvagi siano in una dimensione alternativa e questo specchio è il portale. Ho intenzione di entrarci, salvare Vegeta, tornare indietro in chissà quale modo e dopo aver elaborato una strategia annientare i due riflessi e tutti i loro scagnozzi Perciò voi restate qui e aspettatemi. Anche se qualcosa mi dice Yamcha che il tuo riflesso ha già fatto una brutta fine”. Yamcha, se non avesse già avuto prova dell’esistenza di cose impossibili come macchine del tempo e sfere che esaudiscono desideri, non ci avrebbe creduto (Alla storia del mondo degli specchi, della morte del suo riflesso non gliene frega niente NdA). “Io ho intenzione di venire con te amico. Ho proprio voglio di sgranchirmi un po’ i muscoli e far vedere a quelli quanto valgo”disse il terrestre con il suo solito tono tra lo spavaldo e il simpatico. “Va bene”disse Goku contento di riavere il vecchio Yamcha. Si accorsero solo dopo che, mentre loro parlavano, Bulma cercava di entrare nello specchio. I suoi salti però non erano abbastanza alti e continuando in quel modo si sarebbe fatta male. “Bulma, forse è meglio se tu ci aspetti qui”disse Goku imbarazzato grattandosi il capo. “Si, ascolta Goku”disse Yamcha con un sorrisone a 32 denti. La donna prese il terrestre per la collottola abbassandolo alla sua altezza, occhi negli occhi. Poi mise i pugni sui fianchi nella sua posa combattiva. “Non lascerò mio marito nelle mani di una pazza con le mie sembianze, quando lui crede che sia io”disse la donna sibilando. Entrambi gli uomini si guardarono pensando: “Gelosa”. Poi la donna afferrò per un orecchio il povero Yamcha, che si lamentava vistosamente. “Ora tu voli e mi porti oltre lo specchio. Goku muoviti anche tu. Non abbiamo tempo per dei stupidi pensieri maschilisti”. Il saiyan e il terrestre scattarono sull’attenti. Bulma era sempre stata terribile, ma doveva aver preso qualche lezione da Chichi negli ultimi tempi. Attraversare lo specchio fu facile, sembrava di attraversare un velo d’acqua fredda. Dall’altra parte trovarono un intero modo. Alle loro spalle l’altra faccia dello specchio. Era un enorme distesa di scura terra brulla che si perdeva a vista d’occhio, con ogni tanto qualche masso. Il cielo era notturno, ma senza stelle o luna. In quel mondo infatti era sempre notte. Non era buio, perché sembrava ci fosse una luce soffusa sul viola che aleggiava tutt’intorno. Lo sguardo di tutti e te fu catturato dall’unica costruzione. Era un imponente castello che sorgeva a un bel po’ di cammino da loro. Tutti e tre capirono che era di sicuro quello. “Ci arriviamo volando?”chiese Bulma sperando di non dover scarpinare fino a lì, ma di essere invece trasportata da altri. “Se lo facessimo avvertirebbero la nostra presenza”disse Goku, distruggendo le sue speranze. “Che già ti stai pentendo di essere venuta?”disse Yamcha scorgendo l’espressione della donna. “Che dici. Forza muoviamoci”disse lei riprendendosi d’animo.
Fine 6 puntata
-
Povero Veggy, tutte a lui! Quel riflesso è davvero meschino, non vedo l'ora che lo concino per le feste come merita!
Oh, vedo che Yamcha alla fine è innocente... scusami, insulso vermiciattolo (Ehi! NdYamcha).
Su Goku, sbrigati!
Un consiglio però: secondo me sarebbe meglio se accorciassi i capitoli :sisi:
-
dai povero Vegeta !!!!! concordo con KZ-3 .....forse è meglio se rendi i capitoli più brevi .......però questo non vuol dire che nn mi sia piaciuto ^^
-
Ringrazio sia te Kz-3 che Sheila per il consiglio. Dividerò metà i capitoli da ora ^^. Spero vi piaccia e che XD forever e Nappa prima o poi continuino a leggere la storia ^_^.
Cap.7 Il riflesso di Chichi I°parte
Quando si è prigionieri non è solo la paura o la mancanza di libertà a dare problemi. Sono i piccoli dettagli, che nel buio e nel silenzio si rivestono di importanza, che rischiano di portare alla pazzia. Una serie di gocce continue che tintinnano cadendo sul pavimento di pietra. I passi delle annoiate guardie che ogni tanto fanno il giro di ronda, trascinando i piedi. La sfida più ardua è quella con i ricordi che tornano in mente in quel luogo che diventa irreale. Più il proprio passato è stato oscuro, più è difficile farci i conti. Vegeta cercava in ogni modo di rimanere attaccato alla realtà. Il tempo in quel luogo sembrava non passare mai. Era passato un giorno? Quando sarebbe arrivato il riflesso di Bulma? Aveva studiato una tattica. Avrebbe fatto il vuoto in mente e avrebbe continuato a nascondere i ricordi che cercava. Ma quanto sarebbe resistito? Tutte quelle domande erano esattamente quello che il riflesso voleva suscitare in lui. Pur essendo uno stratega, il saiyan era abituato ad agire. L’inattività lo metteva a confronto con se stesso, facendolo vacillare. Temeva di doversi confrontare con quello che era stato. O con il solito senso di colpa che accompagnava i sopravvissuti per il resto della loro vita. Temeva il suo passato da assassino, da reduce, da mercenario che era sempre in agguato nella parte più nascosta di se stesso. Se solo fosse riuscito a dormire, ma l’adrenalina pompava nelle sue vene a pieno ritmo.
Avrebbe voluto chiedere quanto mancava, ma così le avrebbero rinfacciato che era lei a essere voluta venire. Soprattutto Yamcha che era pronto a criticare. Questo suo maschilismo era uno dei motivo per cui l’aveva lasciato, oltre al fatto che fosse un traditore. Certo forse un tempo aveva avuto una cotta, ma adesso non vedeva altro che un amico che ogni tanto la faceva arrabbiare. Con Vegeta sarebbe stato diverso. Lui faceva finta di arrabbiarsi con lei, faceva finta di credere che fosse una povera donna indifesa. Sapeva vedere oltre e capire quando era una vera lamentala o un modo per parlare e alleggerire la tensione. Ricordava una gita che avevano fatto. Lui si era lamentato fino alla morte che non voleva andare. Poi Trunks, allora ancora un bambino, glielo aveva chiesto con tutto il cuore. Ancora troppo fresco il ricordo di Majin-bu, il saiyan aveva capitolato. Avevano preso la macchina che a poco dalla meta li aveva lasciati per strada. Dovevano solo salire su un sentiero di montagna per un po’. Avevano perciò deciso di andare a piedi. Solo che l’impresa si era rivelata più difficile del previsto per Bulma, che non aveva certo l’allenamento del marito o del figlio. Si era perciò fermata con il fiatone. Si vergognava di quella sua debolezza, ma si era alzata molto presto per preparare il cestino con le cibarie (immaginate quanto presto visto tutto quello che ha dovuto cucinare NdA). Vegeta l’aveva guardata con occhio critico e lei si era aspettata qualche battuta sarcastica. Inaspettatamente se l’era caricata su una spalla portandola lui fino in cima. Lei gli aveva urlato contro, tirando pugni e calci che al saiyan non facevano nemmeno il solletico. Trunks ridendo divertito aveva seguito trotterellando quegli strani genitori a cui voleva tanto bene.
-
A sorpresa Bulma aveva visto che anche Vegeta aveva sorriso, visibilmente divertito. Era un ricordo, un istante felice di vita come tanti altri, che teneva nascosti nel suo cuore come in uno scrigno. Nei momenti difficili, li tirava fuori e gli davano la forza di andare avanti. In quel caso fu letterale. Non solo aveva raggiunto i compagni che erano molto più avanti di lei, ma li aveva superati e staccati. Se ne accorse solo quando li sentì dietro di lei. I due uomini si erano messi a correrle dietro per evitare di perderla di vista ed erano andati a sbattere. Goku era rimbalzato a terra, mentre Yamcha era ancora spiaccicato contro quella barriera invisibile. Il terrestre si lamentò massaggiandosi il naso, mentre Goku si massaggiava il capo. Il saiyan si rialzò in piedi. “Bulma noi non riusciamo a passare. Tu riesci ad andare avanti e indietro?” La donna non trovò nessuna difficoltà ad attraversare e riattraversare la barriera. Arrivò alla più logica delle conclusioni. “Deve essere una barriera creata dal mio riflesso. Solo io posso oltrepassarla. Questo vuol dire…”Bulma cominciò a capire che come al solito i guai la chiamavano a gran voce. “Noi ti aspettiamo qui. Goku accampiamoci. Prima di uscire da questa dimensione è meglio se ci concediamo un po’ di riposo o tu non riuscirai a distruggere l’edificio in cui siamo rinchiusi” disse Yamcha tranquillamente. “Insensibile. Lasciarmi andare da sola nel covo del nemico senza neanche preoccuparsi”pensò Bulma. “Stai attenta. Se hai bisogno chiama. Non sarà una barriera magica a impedirmi di aiutare un amica”disse Goku convinto. Bulma ringraziò di averlo incontrato quel giorno di tanti anni prima. Quando era una ragazza quindicenne con un sogno, una sfera magica e un radar. Il sogno di trovare un principe azzurro. Ora toccava a lei salvare il suo principe.
“Via…Pussa via orrore…via!!”disse rivolto all’animale. “Toglimelo di dosso”disse, stavolta alla donna, con il volto di un denso blu che stava pian piano diventando di una delicata tonalità di verde. “Perché tratti sempre male i miei cuccioli? Nella stanza con il mio cyborg metereologo li hai distrutti. Mi rimane solo il mio preferito, la mia piccola anaconda”disse con la voce di una bambina capricciosa. “Non ti lamenterai anche della cella. Con i miei poteri magici l’ho resa apposta più “intima””disse facendo un po’ la civetta. Non che Vegeta facesse caso al modo in cui parlava. Il riflesso aveva infatti rimpicciolito tantissimo la cella perché aveva scoperto il dettaglio della claustrofobia. “E adesso che combini?”disse il saiyan nuovamente rivolto al serpente. Preso com’era dalla sua paura per le cose striscianti, non aveva ascoltato una singola parola di quello che aveva detto il riflesso. Il serpente stava avvolgendo le sue spire intorno a Vegeta e lo guardava famelico. Il saiyan cominciò a sbatterlo con forza contro il muro, dondolandosi avanti e indietro. Il serpente tirò fuori le sue due lunghe zanne lattee. Affondò i denti nella spalla destra, all’attaccatura del collo del principe dei saiyan. L’uomo poté avvertire una fitta e del “fuoco liquido” scorrergli nelle vene. Tutto cominciò a vorticare. Era la pelle squamosa del serpente quella che si stava appoggiando alla sua fronte? Capì che era il riflesso quando vide i suoi occhi specchiarsi in quelli di gelo di fronte a lui. “Il mio adorato cucciolo ti ha iniettato una sostanza particolare. Tra meno di qualche secondo la tua volontà sarà annullata. Potrò sapere tutto quello che voglio da te. E’ un idea del mio signore Lourth. Carina vero?”disse lei estasiata. “Ma quanto sei malata?”pensò Vegeta con l’ultimo barlume di lucidità. Poi, mentre i suoi occhi perdevano la loro luce interiore, tutto divenne nero.
Entrò silenziosamente nella cella. Come il resto del palazzo, anche questa era nella più completa oscurità. I suoi occhi, ormai abituati al buio, lo videro. Il cuore di lei si strinse a quella vista. Era incatenato al muro con una forma ad x, e la testa gli ricadeva abbandonata sul petto. Sembrava o addormentato o privo di conoscenza. Gli corse incontro sperando che, avvertendo la sua presenza, si risvegliasse. Niente. Una volta di fronte a lui, cominciò a chiamarlo scuotendolo delicatamente. Avrebbe voluto chiamarlo alzando un po’ la voce, ma così si sarebbe fatta scoprire. Lui finalmente si riprese e la guardò. Il suo sguardo però era vacuo, come se non la stesse vedendo realmente. “Sono io. Sono Bulma”disse lei tra il gentile e il preoccupato. “Ti vedo. Fai quello che devi fare e poi lasciami in pace”rispose lui cupo. Lei non capiva. Si avvicinò ancora un pò, abbastanza per guardarlo negli occhi. Fu così che lesse in quegli occhi di ossidiana un emozione che mai si sarebbe aspettata. Ci lesse “paura”: Ci aveva visto indifferenza, rabbia, disperazione, amore, ma mai paura. La cosa che la feriva di più era che quello sguardo era per lei. Cercò di calmarsi e si diede della stupida. Era ovvio che non c’è l’aveva con “lei”, ma con quello specchio odioso. “Che hai capito tesoro. Sono io, sono quella vera. Ti sembro un riflesso?”disse, non riuscendo a nascondere la grande emozione che le agitava il cuore. Lui la guardò attentamente. Desiderava con tutto se stesso che fosse vero. Quello sguardo, quei due immensi mari, non quelle schegge di ghiaccio. “Cos’è, un altro trucco?”rispose sulla difensiva. La risposta non si fece attendere, ma fu diversa dalle sue aspettative. La donna scoppiò in un pianto allo stesso tempo disperato e isterico, ma abbastanza piano da non farli scoprire. Trucco o no, Vegeta non sopportava che la sua Bulma piangesse. Perdendosi in quei due grandi occhi azzurri, luccicanti di lacrime che le rigavano il viso, avrebbe voluto dirle tante cose. Che l’amava, che aveva temuto di perderla, qualcosa che la facesse smettere di piangere. Ma quello che riuscì a dire era completamente diverso. “Ok, ok. Ti credo. Solo quell’oca di mia moglie scoppierebbe in lacrime in un covo nemico con il rischio di farci accoppare”. La donna divenne rossa in volto e iniziò a tempestare il marito di pugni sul petto. Lui, che nemmeno li sentiva, fu contento che almeno avesse smesso di piangere. La terrestre riprese il controllo su di se. Vegeta era sempre il solito. Anche in un momento così tragico riusciva a farle perdere le staffe. “Non mi sembra che questi ganci siano così robusti. Ti ho visto distruggere di peggio”disse lei con aria critica. L’uomo sbuffò e disse qualcosa in un borbottio incomprensibile. Le ci volle un po’ per capire che c’entrava con la coda da saiyan di Vegeta. Bulma riconobbe subito lo strano marchingegno che gli avevano applicato. Era utilizzato dai ricercatori, e purtroppo anche dai cacciatori, per catturare le bestie selvatiche. Rise paragonando Vegeta a un animale selvaggio. Le venne da pensare a quando il principe dei saiyan diventava scimmione guardando la luna piena. Lui non riusciva a capire cosa ci fosse di divertente. Prima piangeva e ora rideva. “Vai a capire le donne”pensò. “Vegeta, so che non è una bella notizia. Ma non ho gli strumenti per rimuoverlo”.
-
Il saiyan si morse la lingua per evitare di urlare qualche “parolina” a quel riflesso. “Vuoi che ti faccia scendere io?”chiese la donna. Solo dopo Bulma si accorse che era una domanda superflua. La vena sulla tempia di Vegeta cominciò a pulsare. La donna si affrettò a prendere dalla tasca lo strano marchingegno che aveva costruito. Schiacciò un pulsante e scaturì un piccolo laser verde. A Vegeta ricordò quello che il riflesso di Yamcha aveva cercato di usare contro di lui. (Infatti Bulma l’ha costruito coi pezzi di quello in poco tempo, ossia mentre Goku scopriva il lembo di stoffa. NDA). I ganci cedettero uno dopo l’altro, tagliati come burro dal laser. Il saiyan cercò di mantenersi in piedi da solo, non voleva essere un peso, già aveva dovuto farsi salvare. I suoi poteri erano inutilizzabili e gli arti un po’ atrofizzati dal non uso, ma riuscì a trovare una certa stabilità. Silenziosamente uscirono dalla cella. Vegeta avrebbe voluto eliminare tutte le guardie che incontravano, ma Bulma lo fece ragionare. Non dovevano farsi scoprire, perciò quando passava una guardia si nascondevano. La fuga procedette abbastanza bene e senza gravi intoppi. A percorrere tutto il palazzo ci misero parecchio tempo, ma alla fine furono fuori. Vegeta respirò a pieni polmoni l’aria di quel mondo eternamente notturno. Dopo tutto quel tempo rinchiuso, sentirsi di nuovo libero, era meraviglioso. Ci misero un'altra ora di cammino per arrivare all’accampamento improvvisato. Paradossalmente era più rapido Vegeta, che la povera Bulma che cominciava a sentire le caviglie gonfiarsi. “Ho una certa età ormai. Mica come voi saiyan che sembrate non invecchiare mai. Inoltre lo sai che ho le vene varicose”si lamentava con il marito. Lui però sapeva che erano tutte scuse. La donna si lamentava in quel modo, ogni volta che c’era da camminare, sin da quando era giovane. Nemmeno si accorsero di aver attraversato la barriera. Aveva lasciato passare anche Vegeta, perché se no all’andata il riflesso non avrebbe potuto portarlo all’interno del palazzo. Volando a una certa velocità ci voleva poco dal portale al palazzo. A piedi era tutta un'altra cosa. Arrivarono all’accampamento, facendosi riconoscere. Yamcha stava già dormendo come un ghiro, mentre Goku faceva la guardia. Bulma fu felice all’idea di riposare. Stava già dirigendosi ai giacigli quando si accorse che il marito era rimasto dietro. “Vai avanti tu. Devo dire una cosa importante a Kakaroth”disse Vegeta. “Non ti affaticare, mi raccomando. Soprattutto non sparire”disse lei con un tono tra il comprensivo e il severo. Poi, dopo un vistoso sbadiglio, andò al suo giaciglio e si coricò. Il principe dei saiyan si diresse invece verso il saiyan più giovane, seduto accanto a un piccolo fuoco. “Te la sei cavata. Ti confesso che l’idea di un altro di quegli specchi, per di più in combutta con Lourth, non mi fa stare tranquillo”disse Goku, con un aria seria che non gli si addiceva affatto. “E’ le cattive notizie non finiscono. Guarda qui”disse Vegeta mostrando il morso nel collo. Vedendo i due buchi nel collo, Gokù disse timoroso”Che sei diventato un vampiro?”. “Dai non scherzare”disse il saiyan maggiore cominciando a raccontare quello che gli era successo da quando si erano divisi. (Secondo me Goku non stava scherzando NDA). “Così sa i nostri punti deboli e li avrà comunicati a Lourth. Non ci voleva”. Vegeta però si dimostrò sicuro. “Non credo che Lourth sappia niente. Il riflesso non riesce più a cominciare con lui. Qualcosa ha interferito creando scompiglio in questa dimensione. Pensò che quel qualcosa sia l’arrivo qui della vera Bulma”. “E tu come fai a sapere che non è riuscita a mettersi in contatto?”disse Goku sospettoso. “Quando il riflesso è arrabbiato, lo esprime parlando nello stesso modo di mia moglie quando è inferocita”disse Vegeta e Goku capendo al volo non trattenne un sorriso. “Vatti a riposare resto io di guardia”si offrì Goku volenteroso. Vegeta non avrebbe voluto lasciare quell’incombenza all’amico, ma meglio dargli retta che cadere a terra stremato da un momento all’altro.
-
che belloooooooooo anche questo capitolo ^^.......mi piace sempre più ^^
-
Sì, grande Bulma! Accidenti, il marchingegno alla coda proprio non ci voleva, povero Veggy... bravo Goku, ne hai fatta una giusta XD fallo riprendere, poveretto :cute:
Con i capitoli più corti è meglio :sisi: però non sempre puoi mettere prima e seconda parte, in questo caso secondo me sarebbe stato meglio cambiare titolo, visto che qui il riflesso di chichi nemmeno compare... ma vabbè, sottigliezze :asd:
Al prossimo tesò^^