Ok, di nuovo in vena di recensione, here we go:
Breaking Bad è una serie particolare: ha scalzato l'ammiraglia dell'AMC, Mad Men, e si è guadagnato 3 Emmy consecutivi per il miglior protagonista, cosa che non succedeva dagli anni 60.
Walter White (Brian Cranston, aka Hal di Malcolm in the middle) è un professore liceale di chimica, costretto a una paga misera ed a un doppio lavoro per mantenere la moglie Skylar e il figlio con problemi muscolari Walter Junior. Dopo un checkup, scopre di avere un cancro maligno ai polmoni inoperabile. Rimettendosi per caso in contatto con l'ex-allievo Jesse Pinkman, decide di pagarsi le cure ed assicurare, in caso di dipartita, un futuro economico stabile per la propria famiglia sfruttando le sue conoscenze chimiche per produrre metanfetamina.
La premessa quasi "comica" viene smorzata immediatamente dai toni con cui viene filmato Breaking Bad: si tratta infatti di tecniche mutuate dal cinema, tanto che ogni puntata sembra un piccolo film a se stante piuttosto che un telefilm. E' uno dei punti forti della serie, il montaggio (lungo, dilatato e spiritato) e la fotografia (arsa dal sole, degradata e deprimente) unici, che la rendono riconoscibile tra mille serie differenti. Come ci si aspetta da un buon drama, la trama è uno stream continuo, ma solo raramente ci sono puntate che cambiano lo status quo della serie. Ma tagliamo e arriviamo alla parte migliore, i personaggi: Walter White comincia come candido professore di chimica e padre di famiglia, ma diventa gradualmente sempre più spietato e machiavellico, fino a diventare, per stessa ammissione del regista "antipatico allo spettatore, tanto è divenuto crudele". Il suo passato viene appena tratteggiato, ma è abbastanza per capire che nel mite insegnante di scuola si nasconde una tremenda rabbia repressa e un desiderio di mostrare il proprio valore, anche in un campo come la produzione e lo spaccio di droga. L'antitesi perfetta ed eterna nemesi di Walter è Gustavo Fring, che diventa il suo "datore di lavoro" alla fine della seconda stagione. Mentre Walter è irascibile, narcisista e con un'intelligenza animale, predatoria, Gus è calmo, calcolatore e prudente (ed è anche il motivo per cui sia nel business da più di 20 anni senza che nessuno abbia mai sospettato niente). Jesse è la parte simpatetica dello show (NON e' un comic relief, sia chiaro). Praticamente diseredato dalla buona famiglia di periferia da cui viene, vede per almeno 2 stagioni in Walter una figura paterna, un mentore e un modello di comportamento; ma gradualmente si allontanano per via del carattere sempre più erratico e violento di White, che si vede ormai, in punto di morte, libero da ogni inibizione morale. Gli altri attori sono squisiti caratteristi, e ognuno di loro ha i suoi momenti magici. Non si pensi che siccome si tratta di una serie drammatica, manchi tensione e forza: ci sono tante situazioni che fanno l'occhiolino a famosi topos cinematografici (lo standoff, il confronto con il cattivo che non si sa chi ucciderà) e altre che invece attingono da una sceneggiatura semplicemente divina (per chi ha visto, il disperato discorso che Walter fa a Krazy 8 nello scantinato).
Una serie eccezionale, solidissima, senza alcun calo stagionale, capace di sorprendere con twist raffinati e per niente rozzi in ogni puntata di sviluppo. Un must see assoluto.