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Vegeta fu sorpreso quando vide Yamato riassorbire la propria copia dopo che l’ebbero raggiunta.
“Hanno abilità davvero uniche, se riuscissi in qualche modo ad apprenderle forse potrei in qualche modo compensare il teletrasporto di Kakaroth.”
<< Bene, la mia copia mi ha informato del fatto che Sai ha fornito ad Orochimaru la lista dei ninja della squadra speciale. Probabilmente è il prezzo che Danzo, il capo della Radice, ha pagato a quel traditore per l’alleanza in un futuro colpo di stato al villaggio. Ora lo scopo della nostra missione è recuperare anche Sai e costringerlo a rivelare i piani di Danzo. >>
Proseguirono lungo la strada indicata da Yamato, e man mano che si avvicinavano, Vegeta era sempre più convinto che fosse la direzione giusta.
“Inizio ad avvertire debolmente l’aura di Kakaroth. Mi chiedo cosa possa essergli accaduto. Certamente nessuno su questo mondo può sconfiggerlo, che cosa starà facendo?”
Giunsero infine alla base di una parete rocciosa che si ergeva in una landa arida. Yamato si concentrò per individuare l’esatta posizione del suo obbiettivo.
<< Devono essere in profondità, al di sotto di questo rilievo roccioso. >>
Vegeta si fece avanti, puntando la mano verso il punto indicato da Yamato.
<< Bene, vorrà dire che ora avranno una nuova e ampia finestra sul soffitto. >>
Il capitano posò delicatamente la mano sul braccio del saiyan, come a volergli chiedere di desistere.
<< Aspetta, ti prego. Potresti ucciderli o ferirli, e nel caso non li colpissi ma non li trovassimo subito, potrebbero fuggire e capire che li abbiamo trovati tramite Sai, e a quel punto nessuno di noi otterrebbe ciò che vuole. Conosco un altro modo. >>
Il ninja compose dei sigilli con le mani, le poggiò a terra e una voragine si aprì poco distante loro.
<< Prego, ora abbiamo un ingresso. >>
Vegeta, ormai non più stupito, si calò nel foro, seguito dal resto della squadra.
Una volta giunti sul fondo della buca, Yamato usò la stessa tecnica, ed iniziò ad aprire la strada di fronte a loro, fino a che non si trovarono di fronte a della robusta roccia.
<< Penso che ora tu possa lasciarmi agire come voglio. >>
<< No, non farla saltare in aria, ci scopriranno! >>
<< Mi hai preso per uno stupido? Ho capito che vuoi essere furtivo, ma sono stanco di vederti fare tutti quei gesti complicati anche per le cose più semplici! >>
Vegeta infilzò senza fatica le dita nella pietra, poi spalancò le braccia. Lentamente sì aprì una spaccatura nella parete, e il saiyan continuò a fare delicatamente pressione fino a che lo squarcio non fu sufficientemente grande da farli passare.
<< Allora, sono stato sufficientemente silenzioso per i tuoi gusti? >>
Yamato era senza parole, e si limitò ad annuire.
Si ritrovarono in un lugubre corridoio, debolmente illuminato dalla luce delle torce appese alle pareti.
<< Da questa parte, avverto la presenza del seme. >>
Il gruppo si ritrovò di fronte ad una porta. Yamato la scassinò silenziosamente e l’aprì.
All’interno c’era Sai.
<< Trovato. >>
L’esterno era decisamente fresco se paragonato alla cappa di caldo opprimente che si respirava nei tunnel. Non appena l’avevano trovato, Sai aveva tranquillamente confessato di stare lavorando per Danzo, così da coinvolgere Orochimaru in un colpo di stato contro la Foglia e al contempo raccogliere informazioni sul ninja per sbarazzarsi agevolmente di lui ad operazione conclusa.
L’avevano legato e condotto di nuovo all’esterno, così da poter organizzare le prossime mosse.
Naruto era ancora furioso.
<< Come hai potuto! È il tuo villaggio, e Orochimaru è il peggior traditore della Foglia! >>
<< Proprio tu me lo chiedi? Tu, che per tutto il tragitto non hai fatto che difendere Sasuke Uchiha, affermando che per te è come un fratello? Io sto eseguendo una missione che porterà alla sconfitta di un traditore, tu vuoi salvarne uno, non pensi che sia contraddittorio? Ho incontrato Sasuke nella base, lo sai? Per lui non significhi assolutamente nulla. >>
<< Ora basta! >>
Ad urlare era stato Vegeta.
<< Sono stato sin troppo paziente con voi! Là sotto c’è Kakaroth, e ho tutte le intenzioni di trovarlo! Non mi frega assolutamente nulla dei vostri compiti, tradimenti e roba varia, ora spacco questa cavolo di montagna e … >>
Si mossero tutti all’improvviso, tranne Vegeta, che restò fermo sul posto. Una decina di kunai piovvero attorno a Sai, nel punto in cui prima il gruppo stava discutendo. Alcuni si conficcarono al suolo, i restanti rimbalzarono sul corpo del saiyan.
<< Il tizio con gli occhiali … sai, odio essere interrotto. >>
Kabuto era comparso davanti a Sai.
<< Sai, pare che tu sia stato catturato, mi pare ci si possa fidare di te ancora per un po’. >>
Il ninja si voltò verso Vegeta.
<< L’ipotesi del sommo Orochimaru era corretta da quello che sembra, sei come l’altro. Nel caso fossi ricomparso, il mio maestro mi ha detto di chiederti di unirti a noi, come il tuo compagno. Sono certo che troverai quanto abbiamo da offrirti decisamente di tuo gradimento. >>
Vegeta scoppiò in una sonora risata, che incrinò l’espressione sicura di Kabuto.
<< Sai, avrei potuto anche darti retta, ma se c’è una cosa che non sopporto è l’essere preso in giro. Con me puoi avere anche visto giusto, ma non esiste assolutamente alcuna possibilità che quell’agnellino di Kakaroth si sia unito ad uno come il tuo capo. Comunque sembri sapere qualcosa, per ora ti voglio vivo. >>
In un attimo si portò alle spalle di Kabuto e afferrò entrambe le braccia del ragazzo. Si udì un sonoro crack, seguito da un urlo di dolore.
<< Bene, ora vediamo se hai voglia di scappare. Avanti, dimmi dove si trova Kakaroth! >>
Naruto fece un passo avanti, arrivando a pochi metri da Kabuto e Vegeta.
<< E non dimenticarti di Sasuke, voglio sapere dove si trova! >>
Nonostante il dolore, il ragazzo si sforzò di sorridere in maniera beffarda.
<< Avrete le vostre informazioni, ma temo che sarete entrambi delusi. Si trovano tutti e due nella parte più profonda della base, nel settore dei laboratori. Naruto, tu fallirai. Sasuke è ormai completamente votato alla vendetta, ti ucciderà se solo ne avrà l’occasione, e per quanto riguarda il tuo amico, beh … penso che dovrai parlarne direttamente col sommo Orochimaru. >>
La stretta di Vegeta sulle braccia spezzate si serrò.
<< Prega solo che sia vivo. Se mi avete privato della mia vendetta, non hai la minima idea di quanto potrà sembrati allettante l’idea di una morte rapida. >>
Un brivido scese lungo la schiena di Kabuto. Per la prima volta qualcuno gli aveva fatto provare un terrore superiore a quello che provava per Orochimaru, escluso l’essere nel laboratorio.
Yamato fece crescere dei rami attorno al corpo di Kabuto, così da bloccarlo completamente.
<< Ora sappiamo dove andare. Vegeta, cerca solo per un po’ di seguire i miei metodi, e sono certo che ognuno di noi otterrà ciò che vuole. >>
In quel momento però, il corpo di Sai si divise in decine topi di inchiostro, che si infilarono tra le pietre circostanti.
<< Maledizione, era una copia! Sakura, Naruto, muoviamoci, anche lei Vegeta. Se Sai riferisce ad Orochimaru quanto sta per avvenire, potremmo non trovarli più! >>
Sai si aggirava nei corridoi alla ricerca della stanza di Sasuke, riflettendo su quanto aveva appreso dalla propria copia d’inchiostro.
“Perché la volontà di Naruto di riportare Sasuke a casa è così forte? Come un fratello …”
Il giovane estrasse un piccolo quaderno dallo zaino. Ogni pagina da un lato del quaderno lo raffigurava mentre avanzava metaforicamente nel suo addestramento alla Radice, sconfiggendo avversari ed impossessandosi ogni volta delle loro armi. L’altro lato ritraeva un giovane biondo intento nella stessa impresa.
“È dunque questo che si prova per un fratello? È questo quello che provavo anche io?
Arrivò alla pagina centrale del quaderno, dove le due storie si univano.
Cosa voleva disegnare in quella pagina? Non riusciva più a ricordarlo, come non ricordava cosa fossero i sentimenti. Tutto era scomparso il giorno in cui la malattia aveva portato via suo fratello.
Sai sfogliò di nuovo la storia del ragazzo biondo, mentre altri topi di inchiostro gli portavano informazioni sulla posizione di Sasuke.
“La missione sta procedendo secondo i piani, l’omicidio di Sasuke Uchiha è alla mia portata, e tutti credono che io sia qui invece per allearmi con Orochimaru, la copertura ordinatari dall’onorevole Danzo. Allora perché esito? Perché non riesco a smettere di pensare a Naruto, e alla sua incrollabile fede in Sasuke?”
Era ormai vicino alla porta dietro la quale si trovava il suo obbiettivo, e sentiva i dubbi assalirlo sempre più violentemente. Aprì leggermente la porta, così da far entrare i suoi serpenti d’inchiostro. Sasuke sembrava addormentato.
<< Chi sei? >>
Il ragazzo non si era neppure voltato, continuando a restare sdraiato sul letto.
<< Mi hai scoperto, ma ormai ho il vantaggio dell’iniziativa. >>
<< Cosa vuoi? >>
<< Avrei dovuto ucciderti, ma ho deciso che tornerai con me alla foglia. Voglio scoprire la natura del legame che ti unisce a Naruto Uzumaki. >>
<< E mi avresti svegliato per una sciocchezza simile? >>
Sai fece appena in tempo a mettersi al riparo. La stanza era esplosa in un boato fragoroso e ora la luce del sole entrava limpida nel sotterraneo.
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<< Cos’è stato? >>
Sakura aveva sentito l’esplosione, ed ora tutti correvano rapidamente in quella direzione. Yamato ancora non si perdonava l’errore commesso con Sai.
“Sono stato uno sciocco, non ho minimamente previsto che Sai potesse aver scoperto il trucco del seme, eppure sapevo che uno degli insegnamenti della Radice è la totale mancanza di fiducia nel prossimo. Deve aver controllato attentamente ogni pasto che gli ho fornito, tenendo il seme per fare in modo che non sospettassi di lui, ed usarlo a suo vantaggio alla prima occasione utile.”
Vegeta non era con loro, si erano separati una volta entrati all’interno, dato che non aveva alcun interesse in ciò che i ninja dovevano fare. Yamato sperava solo di non incrociare Orochimaru. La presenza del guerriero dai capelli a punta era stata una sorta di assicurazione contro gli attacchi del ninja leggendario, data la sua forza, ma ora che erano soli non sapeva dire quante speranze avessero contro di lui.
Alla fine giunsero in vista di una porta, da cui stranamente sembrava entrare la luce del sole. Videro Sai in piedi fra delle macerie, intento a guardare verso l’alto. Naruto fu il primo ad arrivare, gettandosi sul ragazzo.
<< Maledetto traditore, si può sapere cosa volevi fare?! Tradire il villaggio?! Ora ti faccio vedere io! >>
<< Veramente non ha fatto che blaterare su come volesse capire il nostro legame e riportarmi alla Foglia, davvero patetico. >>
Quella voce bloccò completamente Naruto. Si staccò da Sai e guardò verso l’alto. Distinta contro il cielo azzurro c’era la sagoma di Sasuke Uchiha, il quale lo fissava con sguardo assente. Un attimo dopo giunsero sul posto anche Sakura e Yamato.
<< S-Sasuke … >>
<< Ah, Sakura. Immagino che ci sia anche Kakashi allora. >>
Yamato colse l’occasione per presentarsi.
<< No, sostituisco io Kakashi in questa missione. Siamo qui per riportarti alla Foglia. >>
Naruto si riprese dalla sorpresa e soppesò per un istante le parole pronunciate dal suo vecchio compagno, quindi si voltò verso Sai.
<< Cosa voleva dire, non ci stai tradendo? >>
Sai si rimise in piedi e, con la sua tipica inespressività, si limitò a dire:
<< Il tradimento era una copertura, mi serviva solo per avvicinare Orochimaru e compiere l’omicidio di Sasuke. Ma i tuoi discorsi, il tuo attaccamento, mi hanno riportato alla mente un periodo della mia vita che avevo dimenticato, in cui sono stato felice. Naruto, io voglio comprendere il legame fra te e Sasuke, nella speranza di tornare ciò che ero in passato, quando anche io avevo un fratello. >>
Sasuke pareva piuttosto seccato.
<< Ecco, ne avete trovato un altro che vive di fantasie. >>
Il ninja biondo tornò a rivolgersi all’Uchiha, carico di una profonda rabbia sopita per tre anni.
<< Come hai potuto tradirci, abbandonare tutto e seguire Orochimaru?! Quella volta, nella Valle della Fine, ho fallito nel riportarti indietro, ma questa volta sarà diverso. Preparati, perché tornerai alla Foglia, anche se dovessi spezzarti ogni singolo osso! >>
<< Hai detto le stesse identiche parole anche tre anni fa, e allora sei sopravvissuto solo per un mio capriccio. Beh, oggi, per un mio capriccio, morirai. >>
Sasuke fu di fronte a Naruto con una rapidità tale che neppure Yamato fu capace di seguirlo. Estrasse la spada che teneva al fianco, pronto a colpire quello che un tempo aveva definito il suo migliore amico. Tutto il gruppo di preparò ad intervenire, quando un violento impatto fece tramare la terra. Sasuke tornò con un balzo a livello del terreno, mentre gli altri lo imitarono saltando dalla parte opposta. Ora si trovavano gli uni di fronte all’altro, ai lati del foro che solo poco prima era la camera di Sasuke, il quale sembrava stupito quanto loro da quello strano fenomeno. All’improvviso, di fianco al ragazzo comparve Orochimaru, con un’espressione decisamente contrariata. Al suo fianco stava Kabuto, le cui braccia parevano completamente guarite.
<< Sasuke, ti avevo ordinato di non compiere gesti avventati in quest’ala della base. >>
Il giovane non parve affatto intimorito dal tono perentorio del maestro.
<< Se tu non avessi permesso a questi sciocchi di disturbarmi, non sarei stato costretto a nessun gesto “avventato”. >>
Una nuova scossa colpì la zona. Fu allora che Vegeta uscì sfondando il terreno da una zona non molto lontana.
<< Avverto chiaramente l’aura di Kakaroth! Dov’è? >>
Si voltò, e vide i due gruppi ai lati della grande buca. In un attimo fu di fronte ad Orochimaru.
<< Che succede, perché sento l’aura di Kakaroth in tutto questo dannato posto, che cosa gli hai fatto?! >>
Afferrò il ninja con una mano e lo sollevò da terra. Sasuke si mosse fulmineo per colpirlo con la spada, ma Vegeta la bloccò con la mano libera, glie la stappò di mano e la gettò lontano, per poi colpirlo con un violento calcio che lo spedì contro una parete rocciosa poco distante.
“Incredibile, non sono riuscito a schivarlo neppure con lo sharingan. Chi diavolo è quel tizio, tratta Orochimaru come una bambola di pezza!”
<< H-ho cercato di imbrigliare la sua energia e accumularla, ma l’esplosione causata da Sasuke deve aver danneggiato i macchinari. Era troppo potente per prenderne possesso, quindi ho cercato di estrarre il suo potere così da manipolare la sua mente e ridare la forza al corpo in un secondo momento … >>
Un’enorme colonna di luce scaturì dalla fossa, innalzandosi fino al cielo. Al centro di essa si ergeva una figura umana appena definibile in mezzo all’accecante bagliore. Quando l’energia fu dissolta, i presenti poterono finalmente scorgere l’autore di quell’impressionante esplosione.
<< Kakaroth … cosa ti hanno fatto? >>
L’uomo era completamente nudo, ma piccoli tubi strappati sporgevano da varie parti del suo corpo. La testa era china verso basso, la sguardo vacuo e assente. Vegeta volò vero il suo rivale, il quale fluttuava immobile sopra di loro. Orochimaru osservava incredulo la scena.
<< È meraviglioso, che essere incredibile. I sigilli e la macchine non sono bastate, ha ripreso tutta la forza che gli era stata sottratta. Sarà uno spettacolo incredibile! >>
Kabuto fissava la scena in preda al terrore. Aveva studiato le capacità di quell’essere, i suoi poteri, e il pensiero che fosse libero lo atterriva. Se i dati erano giusti, poteva essere la fine per tutti loro.
Il gruppo di Yamato fissava le figure nel cielo, cercando di comprendere il da farsi. Alla fine Naruto decise di prendere l’iniziativa.
<< Vegeta, che succede? È il tuo amico? Forza allora, prendiamo a calci Orochimaru e riportiamo a casa Kakaroth e Sasuke! >>
Ma era l’unico a sorridere, eccezion fatta per l’espressione folle di Orochimaru.
Anche Sasuke aveva completamente perso la sua strafottenza. Il suo sharingan poteva vedere il chakra, e ciò che stava osservando in quel momento l’aveva riempito di terrore. Era pura furia, non c’era altro. Osservò per un attimo Naruto, e gli fu chiaro molto del suo passato, anche se in quel momento non aveva alcun peso.
La volpe che ora scorgeva richiusa nel suo vecchio compagno era un concentrato di rabbia, un chakra enorme e malefico, ma era nulla, un puro nulla rispetto a quello che vedeva nella figura sospesa sopra di loro. Perfino il nuovo arrivato, quello che aveva trattato con totale disprezzo Orochimaru, per quanto avvertisse fosse potente, spariva al suo confronto.
Era un mostro.
“Non posso credere che esista uno come lui a questo mondo. Dentro ha un’energia tale che potrebbe annientare ogni cosa. Cosa pensava di fare Orochimaru con una creatura simile?”
Vegeta si trovava ormai di fronte a Kakaroth, sebbene quest’ultimo non sembrasse degnarlo di uno sguardo.
<< Kakaroth, mi senti? Sono Vegeta! Avanti, razza di scarto, come puoi farti spezzare così da dei miseri umani, riprendi il controllo! >>
Posò le sue mani sulle spalle del saiyan per scrollarlo, ma al contatto quello sollevò improvvisamente la testa, e fissò il principe negli occhi. Fu allora che si trasformò. Vegeta fu spazzato via, e il cielo venne sgombrato da tutte le nubi.
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“Ecco, era questo che avevo visto con i miei occhi. Mi sento come quella volta con Zabuza. Mi sono allenato così tanto, eppure sono ancora così lontano dall’avversario che ho di fronte. Perché?”
<< Naruto, Sakura, Sai, mettetevi al riparo, presto! >>
Yamato aveva creato una spessa paratia lignea per ripararsi dall’onda che era seguita alla trasformazione, ma era servita a poco, era andata subito in pezzi. Si ritrovarono tutti a decine di metri del cratere.
<< Guardate, è diventato biondo, ed è circondato da una luce dorata. Che cosa gli è successo, emana un chakra simile a quello di Vegeta, ma è immenso, persino io riesco a sentirlo! >>
Sakura non credeva ai suoi occhi. Non era mai stata un ninja sensitivo eppure la portata di quell’energia era evidente persino a lei.
<< Ehi, tu, Sakura, sei un ninja medico, non è vero? Vieni qui, presto! >>
Kabuto la stava chiamando da poco lontano. Era chino su Vegeta. Al suo fianco c’erano Sasuke e Orochimaru, entrambi fissavano l’uomo sdraiato ai loro piedi.
Il gruppo raggiunse subito il ninja con gli occhiali, e sentirono che Vegeta stava usando le poche forse che gli rimanevano per sbraitare contro il ninja leggendario.
<< Hai spento la sua mente, razza di idiota, ti rendi conto di cosa hai liberato? Quello è il super saiyan, l’essere più potente dell’universo. Potrebbe spazzare via questo mondo con un battito di ciglia! >>
Kabuto cercava di tenerlo fermo.
<< Non muoverti, non posso curarti altrimenti. >>
<< A che serve?! Kakaroth ci ucciderà tutti, non appena vedrà che siamo qui! >>
Un enorme boato alle loro spalle li interruppe. Guardarono all’orizzonte, e notarono che buona parte delle montagne era sparita. Sopra di loro, il super saiyan stava osservando la propria mano, come un bambino che impara per la prima volta cos’è il proprio corpo e cosa può fare.
<< Sakura, aiutami, dobbiamo curarlo, forse lui lo può fermare. >>
<< Curarlo? Ci ho già provato, ma non ho idea di come fare. >>
<< Segui ciò che faccio io. Ho studiato l’altro, quindi so come intervenire per sintonizzarsi sulla loro strana energia. >>
Sakura e Kabuto lavorarono all’unisono, cercando di sanare completamente le ferite di Vegeta. Il talento di entrambi unito riuscì laddove nessuno da solo avrebbe avuto successo, e Vegeta avvertì di aver riacquistato i pieni poteri. Si alzò in piedi e si voltò verso i ninja alle sue spalle.
<< Cosa pensate che possa fare ora? Lo sentite quanto è potente? Volete davvero che mi umili palesando l’abisso che ci separa? D’accordo, vi accontento! >>
Vegeta espanse al massimo la propria aura.
Tutti i presenti balzarono indietro, ed ebbero tutti il medesimo pensiero: era un autentico mostro, ma non aveva una sola speranza contro l’essere sopra di loro.
La comparsa della potente aura attrasse l’attenzione di Kakaroth, che rivolse sul principe i suoi profondi occhi azzurri, nei quali si leggeva solo rabbia. Scese a terra, pronto ad attaccare.
Vegeta si preparò. Se doveva morire, allora era giusto che fosse Kakaroth, Son Goku, il super saiyan, a donargli il congedo dalle battaglie.
Bulma fu svegliata dal rumore della macchina di fronte a lei. Per un istante pensò di stare ancora sognando, poi aprì gli occhi di scatto e si precipitò a controllare i dati. Non c’erano dubbi, aveva la traccia che le serviva, finalmente li aveva trovati. Era stata sveglia giorno e notte per costruire il rilevatore dai resti dello scouter di Radish, che conteneva ancora i dati delle forze combattive di Goku e Vegeta. Tararlo sull’anomalia causata dall’esplosione della macchina del tempo era stata una vera impresa, ma non aveva avuto altra scelta.
Non appena era avvenuto l’incidente e si era resa conto che i due saiyan potevano essere finiti ovunque nella realtà, aveva subito radunato l’intera squadra alla ricerca delle sfere. Scoprire che persino il Dio Drago non poteva esaudire il desiderio senza avere un appiglio per cercarli e portarli indietro era stata una vera delusione. L’avevano congedato senza esprimere alcun desiderio, pronti a richiamarlo non appena avessero avuto una qualunque possibilità di individuarli.
Subito Bulma aveva avuto l’idea dello scouter. Nel sotterraneo dell’incidente era ancora presente la traccia energetica dell’anomalia; una volta incrociati i dati con i parametri delle aure dei due, sarebbe stato sufficiente che giungesse un segnale sufficientemente forte per captare la posizione dei due nel mare della realtà. Dopo dieci giorni, finalmente quel segnale era giunto.
Prese immediatamente in mano il telefono.
<< Crilin, sono Bulma. Convoca immediatamente tutti, avrò bisogno della maggiore quantità possibile della vostra energia spirituale. So dove sono. Li riportiamo a casa. >>
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Vegeta non riusciva a crederci, ma grazie all’aiuto di quell’assurdo gruppo di umani e alla confusione di quel Goku privo di ragione, era ancora vivo nonostante lo scontro andasse avanti da alcuni minuti. Le copie che Naruto inviava in quantità contro il super saiyan servivano a tenerlo occupato quel tanto che bastava da permettere a Vegeta di mettere a segno brevi raffiche di colpi. Sasuke, grazie ai suoi occhi, sebbene non potesse in ogni caso seguire i movimenti di Goku, era capace di capire quando accumulava energia sufficiente a danneggiare seriamente il pianeta, e quando sarebbe partito l’attacco. Grazie a lui era riuscito a far mirare Kakaroth sempre verso l’alto, spostandosi all’ultimo anticipando la partenza del colpo.
Yamato si occupava della protezione del gruppo, mentre Kabuto e Sakura curavano Vegeta se quest’ultimo subiva colpi troppo duri, approfittando di apposite raffiche di cloni di Naruto.
Vegeta era cosciente del fatto che se il suo avversario avesse avuto un minimo di razionalità, o la capacità di accedere al proprio arsenale di tecniche, sarebbero morti tutti nel giro di brevi istanti, ma le condizioni fisiche non ottimali e il puro istinto che lo dominava rendevano Goku un avversario sì assolutamente fuori scale, ma non completamente privo di possibilità di sconfitta.
Approfittando di una nuova onda di cloni, Vegeta riuscì a cogliere il suo avversario alle spalle, spedendolo lontano, nel cratere fumante che prima ospitava alcune enormi montagne.
Il saiyan atterrò, pronto a ricevere le cure dei due medici, i quali sembravano stremati.
<< Vegeta, noi siamo al limite, non abbiamo quasi più chakra. Di questo passo non ce la faremo mai a fermarlo! >>
Sakura era esausta, sia mentalmente che fisicamente. Il loro avversario era così soverchiante in termini di potenza che il solo percepirlo la gettava nello sconforto. Nel frattempo, Kabuto continuava a guardarsi intorno.
<< Non riesco a capire che fine abbia fatto il sommo Orochimaru. Aveva detto di avere un piano per provare a fermarlo, ma non è ancora tornato dai sotterranei. Non posso credere che sia fuggito. >>
Naruto, anche lui col fiatone, sebbene ancora in piedi, non sembrava invece turbato dalla cosa.
<< Stai parlando di quell’infida serpe di Orochimaru, non abbiamo alcun bisogno di lui. Lo sconfiggeremo con le nostre forze. >>
<< Di chi non avresti bisogno tu? >>
Orochimaru era ricomparso. Aveva due rotoli in mano, e fissava Naruto e Vegeta.
<< Avrò bisogno della collaborazione di tutti voi. Pensavo che avrei potuto controllarlo, ma ormai mi rendo conto che tutto quel potere non può essere contenuto. Per quanto assurdo vi suoni, questa volta dovrete fidarvi completamente di me. Probabilmente sarà qui fra pochi istanti, non appena avrà ricordato con chi stava combattendo. >>
Il ninja aprì un rotolo in ciascuna mano. Kabuto li riconobbe immediatamente.
<< Ma… quelli sono due rotoli con i sigilli di confinamento dei cercoteri che ha sottratto ad Alba, cosa ha intenzione di fare, maestro? >>
<< Sasuke, Yamato, utilizzerete lo sharingan e i poteri di contenimento del Primo Hokage per sottomettere la volontà della volpe. Kabuto, tu comporrai i sigilli e sfrutterai il potere di confinamento dei rotoli per spostare momentaneamente la volpe da Naruto a Vegeta. >>
Yamato sembrava incredulo.
<< Orochimaru, non puoi farlo, e comunque non servirebbe a nulla! Strappare la volpe da Naruto equivale a ucciderlo, e comunque anche sommando tutta la forza del demone a quello di Vegeta non otterremmo un potere sufficiente a sconfiggere quel mostro! >>
Orochimaru lo fissò per un istante, poi tornò ad illustrare il suo piano.
<< Naruto non morirà, creeremo un ponte tra lui e Vegeta, nel quale il demone resterà per pochi istanti. Non voglio sfruttare la sua forza, ma la sua rabbia e il suo odio. Dimmi, non è forse la rabbia il veicolo di quello spaventoso potere? >>
Il principe doveva riconoscere che quel tizio sapeva il fatto suo.
<< Sì, occorre la rabbia, ma anche un cuore puro. >>
<< Avrai entrambi, la volpe è un concentrato di rabbia, odio, e pura malvagità. >>
Un ghigno si delineò sul voltò del ninja.
<< Se avrà effetto, i sigilli del secondo rotolo riporteranno la volpe indietro, dentro Naruto. Non intendo certo liberare due furie incontrollabili con quel potere distruttivo. >>
Il piano sembrava completamente folle, ma sapevano tutti di non avere altra scelta.
<< Presto, non abbiamo più tempo! >>
Agirono in un istante. Sasuke sottomise la volpe grazie alla soppressione del suo chakra operata da Yamato. Kabuto, aiutato da Sai, compose i sigilli presenti nel rotolo. Da questo partirono fasci di simboli che avvolsero Vegeta e Naruto. Per un istante fu chiaramente visibile l’immagine di una volpe tra i due, poi scomparve. Mentre tutto ciò aveva luogo, Son Goku era tornato sul campo di battaglia. Finalmente aveva trovato i suoi avversari, e la sua incontenibile rabbia poteva di nuovo avere il suo sfogo.
Vegeta, nel frattempo, fu avvolto da uno strato di chakra ribollente, misto alla sua energia spirituale. Le sue pupille divennero fessure verticali.
<< Non funziona! Non sta diventando come l’altro, sta solo subendo la volontà della volpe! >>
Yamato cercò di sopprimere il demone, ma quello si stava nutrendo dell’immensa energia del corpo di Vegeta. Anche Sasuke stava fallendo. Senza l’aiuto di Yamato, i suoi occhi non avevano alcuna speranza di sottomettere la volpe.
Sakura abbracciò Naruto, che era crollato in ginocchio.
<< Mi dispiace, mi dispiace! Non posso salvarti, tutti questi anni e non sono capace di salvarti! È la fine! >>
Vegeta sembrava ormai completamente sottomesso all’essere nel suo corpo, quando, per puro caso, alzò lo sguardo, e i suoi occhi incrociarono quelli del super saiyan.
“Kakaroth …”
<< Kakaroth! >>
Una colonna di luce dorata si alzò da Vegeta. Yamato avvertì chiaramente che la presa della volpe sull’energia del saiyan era quasi azzerata.
<< Presto Sasuke, ora! Sai, Kabuto, usate il secondo rotolo! Riportiamo la volpe indietro! >>
Vi fu un lampo accecante, e fasci di simboli rossi che scorrevano via dal corpo di Vegeta, tornando nello stomaco di Naruto. Alla fine il ragazzo era a terra, completamente privo di forze, come il resto del gruppo, ma davanti a loro si ergeva Vegeta, anche lui biondo, circondato da una possente aura dorata.
<< Bene Kakaroth, vediamo come te la cavi ora! >>
Vegeta partì all’attacco. Lo scontro era incredibilmente violento, il cielo scosso dalle onde di percussione dovute allo scambio di colpi. I ninja guardavano allibiti la scena.
<< Non riesco a credere che abbia funzionato! Orochimaru, resti un traditore e un essere abominevole, ma non posso negare che tu sia un genio. >>
Il ninja leggendario si voltò verso Yamato, sorridendo di sghembo.
<< Uno scienziato non può sperare in nulla più che ricevere un complimento del genere da una sua creazione. >>
Sasuke non era comunque tranquillo. Lo sforzo per sottomettere la volpe lo aveva stremato, riusciva a stento a tenere attivo lo sharingan, ma aveva una chiara visione di ciò che stava accadendo.
<< Vegeta non è comunque potente come l’altro. È diventato incredibilmente forte, se avesse avuto questa potenza mentre lo stavamo aiutando avrebbe probabilmente vinto, ma da solo non può farcela. >>
Il ragazzo aveva ragione. Vegeta manteneva un sostanziale equilibrio in virtù dello stato animale in cui versava il suo avversario, ma in fatto di potenza si era reso perfettamente conto di essere ancora inferiore al suo rivale.
“Dannazione, anche così sono ancora più debole di Kakaroth! Eppure sono un super saiyan, e sono il principe della mia razza. Come può essere ancora più potente di me? Non posso neanche rischiare di perdere la concentrazione e il controllo di questa forma, non so neppure se sarei capace di trasformarmi di nuovo!”
Evidentemente eccitato dalla presenza di un avversario così potente, Goku stava attaccando con un’intensità decisamente superiore a quella della prima parte del combattimento. Parte della sua personalità doveva ancora esistere in lui, e di questo Vegeta si rese subito conto. Stava andando di nuovo all’attacco, quando sentì distintamente una voce nella sua testa.
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“Sono il Dio Drago del pianeta Terra. Mi è stato ordinato di riportare Vegeta e Son Goku nel luogo da cui sono scomparsi. Il vostro potere è superiore a quello del mio creatore, dunque devo avere il vostro consenso.”
Vegeta aveva finalmente trovato una risposta ai suoi sospetti.
“Dunque ecco perché non riuscivo a capire come mai questo luogo non sembrasse il pianeta Terra, non lo è, o almeno non quello che conosciamo io e Kakaroth.”
<< Ehi, Kakaroth, brutto idiota, hai sentito? Ci riportano su quello schifo di pianeta che chiami casa! Forza, riaccendi quel briciolo di cervello che ti ritrovi e dai il tuo consenso! >>
Goku non dava neppure l’impressione di aver sentito la voce del Dio Drago. Tornò ad attaccare Vegeta, il quale riuscì a stento a parare l’offensiva.
<< Maledizione, ritorna in te, razza di deficiente! >>
Il principe assestò all’altro super saiyan un violento pugno in faccia, ma quello sembrò non accorgersene. Lo afferrò per le spalle e diede a Vegeta una tremenda testata, che quasi gli fece perdere i sensi. Il colpo fu comunque sufficiente a far tornare il saiyan al suo stato normale. Allora Goku lo scagliò al suolo, dove fu preso al volo da Yamato, l’unico del gruppo che sembrava ancora capace di muoversi con una certa agilità.
<< È finita, non è vero? >>
Vegeta si rimise in piedi, fissando il suo avversario, ancora in cielo.
<< No, non se è rimasto ancora qualcosa del Kakaroth buono e sentimentale che mi manda così in bestia! Dio Drago, fammi sentire le voci di chi vuole il nostro ritorno, falle sentire a entrambi! >>
Yamato pensò che fosse completamente impazzito. Vegeta non gli badò, restò concentrato sperando di sentire nella sua testa quelle voci che rappresentavano la sua ultima speranza. Stava per rinunciare, quando finalmente le sentì.
<< Goku, Vegeta, sono Bulma! Mi avete fatto prendere un colpo! Cosa aspettate a tornare, cretini! >>
Il principe fissò il suo avversario. Stava girando il capo a destra e a sinistra. Questa l’aveva sentita.
<< Dai Goku, muoviti, non vorrai mica che i cyborg mi uccidano per la terza volta! >>
L’inutile pelato. Perfetto, avrebbe avuto sicuramente effetto. Il super saiyan si portò le mani alle tempie.
Sembrava sofferente.
Mancava solo una persona.
<< Papà, ti prego! Mi hai promesso che saremmo andati a pescare, e che mi avresti fatto diventare un super saiyan! >>
Bingo.
Goku iniziò ad urlare, espandendo la sua aura.
<< G-go … >>
<< Forza Kakaroth, gridalo, urla il nome di tuo figlio! >>
<< Gooooooohaaaaaaan! Sì! Dio Drago, vogliamo tornare a casa! >>
Vegeta emise un sospiro di sollievo.
<< Uff, per una volta sono felice che quell’idiota sia così molle. >>
Si voltò verso i ninja, mentre il suo corpo iniziava a sparire.
<< Devo ringraziarvi, ora so come posso diventare un super saiyan. Addio, umani, o qualunque cosa voi siate. >>
Sorrise, poi scomparve nel nulla. I ninja non sapevano cosa pensare.
Orochimaru prese l’iniziativa, e convocò Kabuto e Sasuke.
<< Preparatevi, ce ne andiamo. Signori, è stato un piacere combattere al vostro fianco piuttosto che contro di voi, per una volta. Mi raccomando, signorina, abbi cura del nostro Naruto. Dopo essere sopravvissuto ad un mostro come quello, mi aspetto che elimini quanti più membri di Alba possibile. >>
Senza aggiungere altro, i due sottoposti del ninja furono al suo fianco, per poi scomparire.
<< S-Sasuke, no … >>
Naruto, ancora a terra, allungò una mano verso il punto in cui erano scomparsi i loro improbabili alleati di poco prima. Sakura era seduta accanto a lui, e lentamente gli accarezzò i capelli, rassicurandolo.
<< Tranquillo, oggi hai potuto di nuovo lottare insieme a lui. Sono certa che il giorno in cui lo riporterai a casa non è lontano. Ora riposa. >>
Yamato aiutò Sai a rialzarsi.
<< Sono felice che tu non sia un traditore, ma dovrò comunque fare rapporto all’Hokage. >>
<< Non si preoccupi capitano, ne sono consapevole. Ma ora mi dica, secondo lei, che cos’erano? Cosa abbiamo visto? >>
Yamato guardò verso il cielo.
<< Non lo so, Sai, forse non lo sapremo mai. Chi lo sa, forse era davvero il Principe alieno di un mondo scomparso. >>
<< Forza, dovete tenere aperto quel minuscolo spiraglio! Vegeta e Goku ci sono riusciti per caso, voi lo state facendo di proposito e con tutta la tecnologia che ho a disposizione! >>
Crilin era esausto, così come Yamcha, Gohan, Tenshinhan, Jaozi e Piccolo. Nello sforzo, l’ex monaco calvo trovò comunque il modo di rispondere a Bulma.
<< Grazie al cavolo, Vegeta e Goku hanno più forza nel loro mignolo di tutti noi messi insieme, è già tanto se siamo riusciti ad aprire quel microscopico varco per permettere al potere del Dio Drago di filtrare fuori da questa realtà! >>
Il piano di Bulma era semplice in teoria, ma in pratica si stava rivelando estenuante. Aveva fornito al Dio Drago la traccia energetica rilevata dallo scouter modificato, poi, sfruttando l’energia spirituale di tutti i guerrieri, aveva aperto un minuscolo spiraglio nel tessuto della realtà, ancora indebolito nel punto in cui era avvenuta l’esplosione della macchina del tempo incompleta. Il varco era a dir tanto di dimensioni atomiche, ma era sufficiente per far sì che il potere delle sfere agisse al di fuori della loro realtà.
<< Abbiamo fatto come il drago ha detto, li abbiamo chiamati a gran voce, quanto ci mettono? >>
Muten, fuori dalla Capsule Corporation, si era occupato di esprimere il desiderio, ed era corso ad avvertirli della richiesta che Vegeta aveva fatto tramite il Dio Drago. Loro avevano subito acconsentito. Bulma, Crilin e Gohan erano usciti di corsa a turno, urlando di fronte al drago così che i due saiyan potessero sentirli, poi erano tornati ai propri compiti nel sotterraneo, l’unico punto da cui era possibile farli tornare, fin tanto che l’energia residua dell’esplosione non fosse scomparsa.
Stavano per perdere la speranza, quando finalmente il foro si allargò all’improvviso, sputando fuori i due dispersi, per poi richiudersi con violenza, per sempre.
Bulma era fuori di sé per la gioia.
<< Non ci credo, ce l’abbiamo fatta! >>
Corsero tutti attorno ai saiyan, per poi accorgersi che non erano certo in grandi condizioni. Goku erano nudo e ferito, con decine di piccoli tubi spezzati che uscivano dal suo corpo. Vegeta indossava una strana tuta attillata e un giubbotto verde senza maniche, entrambi strappati in più punti, e sembrava messo peggio dell’altro.
<< Ma cosa vi è successo? >>
Gohan corse da suo padre, aiutandolo ad alzarsi.
<< Papà, stai bene? >>
Goku sollevò lo sguardo, incrociando quello del figlio.
<< Oh, Gohan … io, io non lo so. Ricordo solo che stavo parlando con Bulma, un forte luce, poi la tua voce, ed eccomi qui. Cos’è successo? >>
Gli sguardi di tutti andarono a posarsi su Vegeta, il quale si rimise in piedi e si incamminò per uscire dal sotterraneo. Bulma si mise di fronte a lui.
<< Beh, tu non hai nulla da dire? >>
<< Sì, la camera gravitazionale è guasta, devi ripararla. C’è una cosa che devo provare. >>
Continuarono tutti a fissare il principe, il quale si infilò in uno dei corridoi di scaffali coperti di macchinari.
“Devo provare di nuovo a trasformarmi, ora so che posso diventare un super saiyan. Devo solo rendere il mio cuore puro. Puramente malvagio.”
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Due Parole:maledetti Papiri!xd
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Ora che so che la mia non sarà la più lunga mi sento più tranquillo. :lol:
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Se vieni penalizzato per la lunghezza,beh, i giudici sono ingiusti
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Gohan96
Final ancora non ha risposto, quindi si posta domani la One Shot?
Non ti devo rispondere io. Questa manche è sotto la "giurisdizione" di Shira. Dunque decide lei. :)
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Light 96
Se vieni penalizzato per la lunghezza,beh, i giudici sono ingiusti
Personalmente se fossi un giudice un minimo mi sentirei costretto a penalizzarlo, più che altro perchè come lunghezza non credo sia più classificabile come one shot. Ma vista la qualità non penso che inficerà più di tanto sul voto.
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Il problema più che altro l'ho incontrato nel fatto che la shot dovesse includere una vicenda reale di una delle due opere. Inserire dei personaggi esterni in un contesto breve ma realmente accaduto mi sembrava riduttivo, perché di fatto o non avrebbero avuto quasi interazione con gli altri personaggi, lasciando molto al sottinteso, oppure avrebbero vissuto solo parzialmente la vicenda. Volevo fare in modo che il racconto fosse fruibile il più possibile dall'inizio alla fine, prendendo la vicenda di un manga per intero. Tuttavia purtroppo l'idea si è trasformata in 27 pagine di word.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Light 96
Se vieni penalizzato per la lunghezza,beh, i giudici sono ingiusti
Beh,mi dispiace dirlo ma da parte mia dovrò penalizzare la fic
PS:lo dico qui così da motivarvi a fare fic entro il limite di post consentiti (anche se hanno una qualità ottima come questa)
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Immaginavo, ma devo ammettere che mi sono trovato in seria difficoltà all'idea di rendere in sintesi come e perché dei personaggi giungessero in un luogo, inserirli in una vicenda che non fosse tronca così da essere fruibile a chi non a letto il manga e rendere infine credibile un finale e un ritorno. Se fosse stata più breve avrei dovuto ignorare una marea di elementi della trama originale, e questo avrebbe semplificato e reso molto meno comprensibile il tutto. Almeno per le mie capacità, forse la traccia era troppo articolata per renderla integra e credibile al tempo stesso.
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Infatti io penso che farò un post-cornice per presentare brevemente tutti i personaggi, ma non la includerò nella shot e la metterò a parte per chi vuole comprendere i dettagli della storia.
Comunque entro stasera forse ce la faccio a terminarla, ma temo che non sarà comunque pronta perché avrò almeno 40.000 caratteri da rivedere.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Dragon Slayer
Infatti io penso che farò un post-cornice per presentare brevemente tutti i personaggi, ma non la includerò nella shot e la metterò a parte per chi vuole comprendere i dettagli della storia.
Comunque entro stasera forse ce la faccio a terminarla, ma temo che non sarà comunque pronta perché avrò almeno 40.000 caratteri da rivedere.
Sono in una situazione simile.
Purtroppo mi è stato impossibile non superare la lunghezza massima seguendo le indicazioni della traccia.
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Visto che domani ho un esame e che probabilmente passerò il giorno dopo, mi son deciso a concludere la one-shot oggi.
DUE ANIMALI INTERROMPONO IL RIPOSO DI GON
Prendete un paesaggio montano, diciamo a 2.387 metri sopra il livello del mare. il terreno è coperto in massima parte di erba, salvo che per qualche pietrone qua e là. Su uno di questi pietroni dorme un animale. Ha l'aspetto di un grosso teropode (se non sapete cosa sia un teropode non prendetevela con me), salvo che per le sue dimensioni: probabilmente non supera il metro e mezzo di lunghezza dalla punta del muso a quella della coda. Dorme pancia all'aria con la bocca spalancata. Una bocca piena di denti acuminati, ovviamente.
Questa è la scena che si profila davanti ai nostri occhi per diverso tempo. Per qualche giorno il dinosauro dorme della grossa, ignaro della vita montana di tutti i giorni intorno a lui. Ogni tanto una capra o un camoscio passano da quelle parti. La sua sola vista è sufficiente a far loro cambiare percorso.
Insomma, le cose vanno vanti così per un po'. Almeno fino al momento in cui un rumore fino a questo momento mai udito fa la sua comparsa. Un rumore simile a quello che può produrre un lupo camminando. Un po' più pesante, forse. Eppoi ha qualcosa di strano: un ritmo leggermente diverso, forse. Mancano dei battiti, ecco. Un enorme lupo? No, farebbe un rumore diverso. La cosa migliore dovrebbe essere fermarsi qualche minuto e aspettare.
No, non funziona. I rumori sono già scomparsi. Magari si trattava solo di un'allucinazione dovuta all'altitudine (sempre ammesso e non concesso che l'altitudine possa provocare allucinazioni uditive). La vita montana continua a scorrere tranquilla come sempre e il dinosauro se ne sta sempre lì a dormire beato. Come faccia lo sa solo lui: non ha la scusante del letargo (e in ogni caso non farebbe comunque abbastanza freddo da giustificare una reazione del genere) e neppure quella tipicamente rettile della necessità di stare diverso tempo al sole per riscaldarsi (da un lato i dinosauri non ne hanno bisogno, dall'altro durante la notte la temperatura si abbassa abbastanza da rendere inutile l'accumulo di calore durante il giorno). Dorme e basta. Ha persino un filo di bava che gli cola dall'angolo delle fauci.
Ci saremmo già rassegnati all'inutilità di questo resoconto sempre uguale, se non fosse che taluno ha detto che la vita imita l'arte. Quante volte, in un romanzo, i peggiori colpi di scena hanno luogo in condizioni di questo tipo? Bene, proprio quando pensavamo che non sarebbe successo nulla, ecco che sentiamo un'altra volta quel rumore. O meglio, sentiamo un solo colpo, molto attutito e poi più nulla. Poco distante dal pietrone dove è addormentato il teropode, hanno fatto la loro comparsa due animali che non saprei definire altrimenti che "strani": sono completamente privi di peli e sono ricoperti di pelli che non hanno un legame diretto con il loro corpo, come se le avessero strappate a qualcos'altro (piante? animali? altro?). Uno dei due sarà altro un paio di metri, ha la pelle rosa e un terzo occhio in mezzo alla fronte. L'altro è probabilmente più basso del dinosauro, completamente bianco tranne che per due cerchi rossi sotto gli occhi ed è privo di naso. O almeno, di un naso visibile.
Non hanno lasciato tracce dietro di sé: se non fosse impossibile (non hanno ali) tutto farebbe pensare che siano arrivati dal cielo. Quello alto si volta verso il compagno e gli comunica qualcosa. L'altro solleva e abbassa la testa, dopodiché entrambi si siedono per terra incrociando le zampe posteriori e chiudono gli occhi.
Contemporaneamente a questa scena, se ne svolge un'altra: il dinosauro ha aperto gli occhi e chiuso la bocca. Si è messo a sedere e ha scosso la testa con fare assonnato. Con gli occhi ancora socchiusi si è guardato intorno ed ha infine fatto caso agli altri due animali. Gli occhi sono rimasti socchiusi, ma l'espressione è decisamente diversa rispetto a prima.
Rotolando all'indietro, scende dal pietrone e, conquistata, dopo giorni di inattività, la posizione eretta, si avvicina con aria minacciosa agli altri due animali. Nessuna reazione. Colpisce con la zampa posteriore quello più grosso sul groppone. Nessuna reazione. Come se fossero due rocce.
Il piccolo dinosauro si irrita, allora. Agita le piccole zampe anteriori, spalanca la bocca, strepita, ma non riceve nessuna reazione. Di nuovo.
Infine decide di allontanarsi, sconfitto. Un passo alla volta, dando le spalle ai due nuovi arrivati, torna fino al pietrone. Una volta arrivato, si appoggia a esso con una delle due zampe posteriori. La piega e usa il pietrone come sponda per spiccare un balzo contro quei due che si rifiutano di riconoscere la sua presenza. Un balzo rapido e preciso.
I suoi bersagli sono già scomparsi. Supera il punto in cui avrebbero dovuto trovarsi e prosegue la sua corsa. Si schianta dopo qualche metro contro un altro pietrone. Il pietrone si frantuma, ma almeno ne arresta la corsa. I due bizzarri animali osservano la scena. Hanno l'aria sorpresa, ma le loro espressioni non sono minimamente preoccupate. In ogni caso, un impatto del genere, ucciderebbe qualunque animale.
Va bene, non proprio qualunque animale: i frammenti del pietrone si muovono e il dinosauro si rialza, senza un graffio. Solo un po' più arrabbiato. Se non altro, adesso quei due non hanno più l'aria spavalda di prima. Neppure preoccupata, però. Non ancora. Quello piccolo porge le zampe anteriori al rettile, con la punta delle dita verso l'alto. Il dinosauro non capisce. Si guarda intorno, perplesso, mentre l'altro lo osserva, concentrato su quanto sta facendo. In ogni caso, tutto questa ha proprio l'aria di una sfida. Lo guarda in cagnesco. Questa volta il piccoletto bianco è davvero spaventato. Non è sufficiente. Il dinosauro attacca. E' rapido, molto rapido. Spalanca le fauci. Volendo, potrebbe divorare in un sol boccone metà di quel piccolo essere.
Quello più alto, però, prende in mano la situazione: afferra per una zampa anteriore il compagno (se poi di compagno davvero si tratta) e lo lancia oltre la portata del pericoloso rettile. Con uno scarto di un secondo (forse due) gli sferra un calcio. Il dinosauro rotola per qualche metro. Si rialza. Lo sguardo pieno d'odio. Qualche venuzza si è ingrossata intorno agli occhi. Farebbe paura persino a un leone. Il suo avversario non è un leone e sembra preoccuparsi parecchio per l'incolumità dell'altro (e se fosse una lei e il dinosauro si fosse ritrovato in mezzo ad un bizzarro rituale d'accoppiamento?). Si osservano per qualche secondo. I muscoli di entrambi sono palesemente pronti a scattare. Si sentono dei mugolii di preoccupazione provenire dal piccoletto albino. Infine quello grosso prende un profondo respiro e volta le spalle al dinosauro. Raggiunge l'altro esemplare. Entrambi si sollevano da terra (come non saprei dirlo) e si allontanano. Al dinosauro non basta. Spicca un ultimo balzo. Li raggiunge e azzanna un arto posteriore di quello più grosso, che urla. Il suo piccolo compagno è terrorizzato, piagnucola e cerca di staccarlo, ma lo sguardo del rettile lo terrorizza e la stretta delle sue mandibole è decisamente troppo forte. Presumibilmente, se lo ritroveranno attaccato fino a che non si stancherà, ma questi sono i piccoli drammi della nostra vita.
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Si può posticipare la data di consegna a domani? Mi sono dilungato davvero troppo nel descrivere la situazione iniziale e sarà dura finire entro stasera lo svolgimento e la conclusione visto che devo cenare fuori e tornerò tardi. Questa traccia è stata così stimolante che mi sono perso nel mio stesso racconto.
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Il lavoro che ho fatto è ambientato tra i manga Ichi ed Homunculus, fatti entrambi dallo stesso autore. Non c'è nessuna corrispondenza tra le due opere, se non l'ambientazione (comunque diversa) realistica e lo studio approfondito della psicologia e della violenza umana. Essendo entrambi due dei miei manga preferiti, mi sono trovato a far combaciare due storie che in certi punti ho trovato fatte apposta per essere paragonate. Visto il tema di Homunculus, non mi sono risparmiato ad usare l'abilità del vedere sotto l'apparenza umana per sfondare qualche tabù, soprattutto riguardanti quei mostri che sono i protagonisti di Ichi. La pagina Wiki di Homunculus per quanto corta è adatta per farsi un'idea, mentre quella di Ichi è praticamente inesistente, per questo consiglio di visionare la Wiki del film, visto che riassume perfettamente la storia ed è anche molto fedele al manga. Sul fattore verosimilità, ho ambientato la storia nell'arco del volume 12 e 13 di Homunculus, dopo che il protagonista esegue un particolare esperimento.
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Ichi the Homunculus
Kabukichou.
Le insegne, le strade, le persone. Non facevano altro che ripetere quel nome. Nakoshi si sentiva sperduto, non sapeva come e quando era finito nel quartiere del peccato Giapponese. Ci era già stato? Non se lo ricordava, non che gli interessasse, in realtà. Continuava a camminare. Gli avvenimenti degli ultimi giorni gli avevano cambiato la vita. La sua esistenza costantemente in oblio, il suo essere, avevano subito un cambiamento tale da fargli sentire di essere veramente vivo, nel bene e nel male. Da quando Ito gli aveva proposto quell’esperimento, la trapanazione, ogni sua percezione era cambiata, tutte le sue proprietà erano state distrutte ed il suo mondo riallineato. Vedere gli Homunculi era qualcosa di profondo, ansioso e terribile che lasciava la porta aperta al subconscio umano. Bastava chiudere l’occhio sinistro, e tutto ciò che prima sembrava un agglomerato di persone comuni, ora diventava una galleria degli orrori, con esseri umanoidi dalle sembianze mostruose, ma altamente significative. Ma ricordare gli faceva venire il mal di testa, perciò continuava a camminare. Il motivo per cui ora aveva un secondo buco nella fronte? Non si ricordava nemmeno questo, se non che prima qualcosa funzionava male. Un lavoro di manutenzione, a tratti. L’unica certezza era quella di essersi perso nei meandri di un luogo pericoloso, pieno di persone ed organizzazioni spaventose. Aveva già avuto a che fare con la Yakuza, ma per sua fortuna quell’episodio fu circoscritto all’Homunculo del capo clan che lo lasciò illeso. Una bella storia, quella, ma che si era rivelata fin troppo fortuita.
Tutto questo, però, assumeva connotati microscopici in confronto al reale dubbio che assaliva Nakoshi. La seconda trapanazione aveva funzionato? Ricordava di essersi guardato allo specchio una volta conclusa l’operazione, e di aver visto ciò che voleva. Ma ora gli sembrava tutto un sogno, senza memoria degli ultimi avvenimenti. E soprattutto sentiva il cervello pulsargli, costantemente.
La tentazione era troppa.
Nakoshi chiuse gli occhi ed appoggiò la mano sinistra coprendosi parte del volto. Dopo un istante, aprì l’occhio destro. Lo spettacolo era tale da commuoverlo. Un insieme così indefinito e definito allo stesso tempo. Donne con occhi sulle dita e gambe da struzzo. Uomini con la testa piatta e la bocca piena di scarafaggi. Vecchi senza braccia con la schiena a forma di guscio di lumaca. Un ghigno apparve sulle labbra di Nakoshi, mentre un rigolo di sangue gli attraversava il volto.
Ito è assolutamente seccato. Il signor Nakoshi ha oltrepassato il segno, tentando la trapanazione da solo. Non c’è più niente di professionale in questa storia, ormai. Era andato tutto a male dal primo momento in cui si erano intromesse le questioni personali. Non che questo fosse stato un male per Ito. Si trovava a fare dei giri vestito da donna, acquistando sempre più sicurezza e sentendosi ogni volta più a suo agio. Ma ciò che il signor Nakoshi stava facendo andava oltre l’autodistruzione. Questa storia l’aveva coinvolto fin troppo, era il momento di darci un taglio.
<<Se solo si fosse preso la briga di essere un po’ più chiaro, accidenti a lei.>>
La telefonata lo aveva spiazzato. Pochi giorni prima aveva trovato il signor Nakoshi seduto e delirante in una panchina nei pressi del parco. Fu allora che Ito si accorse del cerotto e del sangue. L’eccesso di rabbia fu sovrastato solo dall’urgenza delle condizioni dell’uomo, che Ito si assicurò fosse messo al sicuro. Ma a quanto pare non è stato così. Verso le 2 del mattino aveva ricevuto la sua telefonata, anche se la cosa era servita relativamente. Il signor Nakoshi era in stato confusionale, diceva di essersi perso a Kabukichou e che gli girava la testa. Altro non aveva saputo aggiungere, prima di interrompere bruscamente la chiamata. Ito non ci aveva creduto di primo acchito, il signor Nakoshi era sempre stato una persona dalla così fervida immaginazione… ma non poteva comunque lasciar scorrere, così era andato subito al parco in cerca della macchina dell’uomo, che incredibilmente era sul posto, vuota. Contro ogni logica, ora si trova per la strada di Kabukichou. Sono ormai le 4, ma sa bene come per quella zona non ci sia mai riposo. I mostri possono uscire allo scoperto e muoversi come se nulla fosse, nutrendosi dei deboli nel loro mare di violenza e lussuria. Ito teme per il signor Nakoshi.
Lo rispetta, certo. Aiutare quelle persone era veramente lodevole, una cosa da prendere d’esempio. Curiosamente, tra tutti gli Homunculi che il signor Nakoshi aveva visto, mai era riuscito a vedere il proprio. Probabilmente era questo il motivo psicologico che aveva spinto l’uomo a fare ciò che stava facendo. E a quanto pare funziona. Ogni volta che aiuta qualcuno a liberarsi del proprio Homunculo, una parte di esso viene trasmessa su Nakoshi stesso. Braccio meccanico, gamba di sabbia… cose fuori dagli schemi, secondo Ito. Eppure il signor Nakoshi poteva vederle, allo specchio, quando si copriva l’occhio sinistro. A sua detta, sentiva di possedere finalmente una “forma”. Ma questo è del tutto approssimativo, gli Homunculi non sono altro che una forma di suggestione inflitta dall’individuo stesso, che nel caso del signor Nakoshi è ampliata, vista la sua evidente capacità di lasciarsi trasportare dagli eventi.
Qualcosa attira l’attenzione di Ito. Alla sua destra, per strada, di fronte ad un grosso pub, una folla si è raggruppata. Che sia il povero signor Nakoshi? Ito parcheggia subito l’automobile e scende per vedere cosa sta coprendo la folla. Trovare spazio è difficile e bisogna tirare un paio di spallate in mezzo a quell’ammasso di persone petulanti, ma alla fine riesce a vedere oltre.
Gli occhi gli si riempiono di disgusto e terrore.
<<S-signore? Si sente male? La prego signore si alzi.>>
La voce rimbomba nella testa di Nakoshi come gli succedeva dopo una sbornia. E’ notte, ma tutte quelle luci fanno sembrare l’ambiente in piena vita diurna. Di certo la vitalità non è artificiale: macchine in un viavai costante e marciapiedi colmi di persone di ogni genere, da quelle apparentemente perbeniste alle altre più eccentriche e discutibili. Di fronte a Nakoshi c’è un ragazzo, poco più che adolescente a prima vista. Porta uno zaino, vestiti sportivi e scarpe piuttosto appariscenti, seppur sempre di inclinazione sportiva. Porta di fianco una bicicletta, mentre dietro le sue spalle un’anziana signora mostra un viso irritato.
<<Signore le chiedo scusa, ma pare che la panchina sulla quale stava dormendo fosse già occupata. Questa signora le chiede cortesemente di alzarsi.>> conclude, esibendo il sorriso più strano e ridicolo che Nakoshi abbia mai visto.
<<Esatto! Ci ero venuta prima io, ci ho dormito da così tanto tempo che ormai si può considerare mia… se vuole un luogo in cui smaltire l’alcool se ne vada da qualche altra parte!>>
La vecchia non si risparmia di certo la rogna. L’alcool attualmente è l’ultimo problema di Nakoshi, anche se questo risveglio lancinante gli fa pensare il contrario. Per lo meno la realtà circostante non gli sembra più a rallentatore. O a trottola.
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<<Chiedo scusa>> rialzandosi <<mi ero perso e il mal di testa era piuttosto forte. Le lascio pure il suo letto.>>
Nakoshi fa due passi verso la strada. <<Ma che razza di posto è mai questo?>>
Troppo rumore e troppi guai a quanto fanno supporre certi gruppi di individui. Si tasta le tasche e trova solo qualche moneta, niente chiavi della macchina o portafogli. Per un attimo si ritrova amareggiato, con la testa all’ingiù. Deve trovare un modo di andarsene da lì, anche se prima dovrebbe ricordarsi come ci sia arrivato. Il ragazzo dopo aver ricevuto i ringraziamenti della vecchia, monta in bici e fa per partire, ma poco prima si gira fissando Nakoshi. Evidentemente il disagio è piuttosto chiaro, così, dopo un attimo di esitazione, il ragazzo chiede <<Ha un posto dove andare? Qualcuno da cercare? Abita qui intorno, vero?>>, con immediata risposta dell’impacciato Nakoshi <<In verità abito da tutt’altra parte. Recentemente ho avuto... un’operazione chirurgica, qui>> indicando la fronte sotto il cappuccio <<e a quanto pare non mi sono ripreso del tutto. Mi ritrovo sperduto senza affetti e memoria.>> conclude sorridendo.
Il ragazzo sembra pensarci un attimo.
Si decide <<Neanche io abito qui, in genere ci passo solo per lavoro. Vorrei aiutarla, ma stavo tornando a casa. Però… che ne dice se ci facciamo due passi? Così intanto le potrebbe ritornare la memoria e arrivare comunque all’uscita del quartiere. Tanto devo raggiungere un mio amico in quella zona.>>
Nakoshi studia per un attimo il ragazzo. Ha qualcosa che non va, lo percepisce. Per un attimo è tentato di usare lo sguardo su di lui, ma una forte sensazione di colpa lo travolge. Questo ragazzo non c’entra niente con la zona circostante e si è fatto avanti nel dargli sostegno, cosa avvenuta una sola altra volta durante la vita di Nakoshi.
<<Va bene, ti ringrazio.>> gli dice, ricevendo come risposta di nuovo quel sorriso tanto ridicolo.
Non era vero che le persone si stavano raggruppando.
Molta gente si stava allontanando nervosamente, altra faceva finta di niente. In pochi rimanevano lì per assistere allo spettacolo.
Un drappello di uomini divertiti giace sparso con intorno diversi corpi. Il sangue è qua e là, per lo più a spruzzi, lontano dai corpi. Al centro di tutto c’è l’essere più pragmatico e mostruoso che Ito abbia mai visto. Vestito in giacca e cravatta, porta un’acconciatura ordinata, con un mezzo caschetto da cui traspare una lieve frangia, e il suo volto... apparentemente sembra che gli sia stato applicato il sorriso di Glasgov, ma i tagli sulle guance sono troppo regolari. Da medico, Ito sospetta che siano state squarciate. Poco importa, perché tanto le ferite non si sono mai cicatrizzate, lasciando al personaggio un ghigno che parte da un orecchio all’altro, tenuto a bada solo da due piercing (dei tanti) posti alle estremità delle labbra. Ma la parte più terribile di tutte sono gli occhi. Così calmi, pacifici, incoerenti. Come quelli di una madre che rassicura il proprio bambino… occhi da donna, a tratti seducenti, a tratti assonnati. L’uomo di Glasgov sta in piedi. Sotto, un uomo sdraiato a faccia insù, nello stomaco un buco di sangue da cui spuntano degli oggetti singolari: aghi. Oggetti prettamente medici, sono usati soprattutto per la loro precisione. Se usati per altri scopi (e da mani esperte) sono capaci di concentrare il dolore in tutta la sua intensità in un singolo punto. Di fronte a quella lezione di anatomia umana, Ito pensa che sia meglio andarsene, anche se una forte curiosità lo fa desistere. L’uomo per terra è ancora vivo, lo si può notare dai lamenti di dolore che emana, ma pare non essere ancora finita. L’uomo di Glasgov tira fuori una manciata di aghi, tutti lunghi quanto un piede, ed inizia a piantarli sugli arti dell’uomo. Le urla innondano la strada, ma questo non ferma l’opera. Una volta piantati un paio di aghi su ogni braccio e gamba, l’uomo di Glasgov ne pianta uno poco al di sopra del ventre, di tutta forza, e subito dopo tira un portentoso calcio ai genitali dell’uomo, che lancia un grido strozzato. E come d’incanto, i suoi occhi subiscono una trasformazione, passando dalla terribile immagine di prima a degli occhi da uomo, spietati, furbi e sorridenti, come la sua faccia in quell’istante. Si gira, provocando un’apertura sulla folla, ed inizia a camminare, mani in tasca, seguito da una formazione piramidale di uomini.
<<Quello non è un uomo.>> sente Ito alle sue spalle, così si gira.
La voce proviene da un uomo basso, fisicamente sulla trentina, con una corporatura massiccia lievemente accennata, ma, incredibilmente, con un volto raggrinzito, secco. Vecchio.
<<Scusi, non l’avevo notata. Si, terribile, questa zona è pericolosa.>>
<<Certamente. E’ nuovo di qui? Vago spesso qui in zona ed in tutti questi anni non mi sembra di averla mai vista.>>
Ito valuta bene la risposta. Il “vecchio”, visto che altra considerazione su di lui non si riesce a fare, pare essere amichevole e non legato alla malavita locale, anche se non sembra completamente innocuo. Dal canto suo, Ito deve assolutamente trovare il signor Nakoshi, e questo vecchio pare conoscere molto bene le facce intorno, tanto che è stato capace di definire da subito l’estraneità di Ito al quartiere. Può essere d’aiuto.
<<Non abito qui, esatto. Sono in una condizione spiacevole: un mio caro amico è scomparso, un problema dovuto in seguito ad un’operazione al cervello. Ho provato a tenerlo d’occhio, ma in qualche modo è riuscito a sparire e chiamarmi da questa zona. Una storia piuttosto assurda, eppure eccomi qui, devo trovarlo prima che si cacci in guai seri.>>
Il vecchio lo fissa per un attimo, ma non tarda a rispondere <<Capisco. Vorrei aiutarla, ma non ho visto altri estranei di recente. In ogni caso in questo quartiere sussiste da sempre una geometria tonda che spinge fino a là>> indica l’ingresso alla superstrada <<e se il vostro amico vagasse senza meta, si ritroverebbe qui. L’unico consiglio che le posso dare è di fermarsi qui in zona ed aspettare, prima o poi si farà vivo. Io sto aspettando un amico, se vuole le posso fare compagnia.>>
Ito si sente sollevato, ora sa come risolvere la questione senza dover nemmeno continuare la ricerca. Starsene con le mani in mano in realtà non lo rassicura, ma il signore pare sapere il fatto suo.
<<Va bene signore, la ringrazio tantissimo. Ci sediamo in quel bar all’aperto?>>
<<Ottima idea, avremo una visuale completa sulla strada. Ah, dimenticavo.>> Sorride mostrando tutti i denti <<Mi chiami pure Jiji.>>
Il divertimento trasuda da ogni piazza, agli occhi di Nakoshi. Le persone semplicemente vivono la notte, come se fosse un momento dedicato solo a loro in cui dimenticare i doveri della giornata. Camminano entrambi, lui ed il ragazzo, a cui non osa chiedere il nome. Parla poco, concentrato a fissare un obiettivo immaginario di fronte a sé. Nakoshi è curioso di sapere qualcosa di più su di lui, ma allo stesso tempo è ossessionato nella ricerca dei ricordi assenti. Come diavolo è giunto fin lì senza la macchina? Poteva averla persa durante il tragitto? Cosa dai risvolti drammatici, se venisse confermata. Ricorda Ito che lo rimprovera, ma tutto il resto è un’ombra che continua a sfumare ogni volta che prova a ricordare altro. Poco importa, ormai. Il ragazzo lo sta portando verso l’uscita del quartiere, da lì basterà fare l’autostop e in men che non si dica potrà tornare a Shinjuku.
<<Che lavoro fai, da farti andare avanti ed indietro in piena notte?>> si sente dire.
Il ragazzo pare colto di sorpresa, ma risponde subito <<I viaggi continui dice? Oh no, in realtà mi muovo quando viene richiesto, cosa che succede poco spesso.>>
Nakoshi non manca di notare che il ragazzo non specifica il lavoro <<Ti dai da fare, in ogni caso, a fare tutta questa strada, perché abiti fuori città, vero?>> per sentirsi confermare <<Si, nei pressi della campagna.>>. Nakoshi non si contiene <<Campagna? Ma saranno almeno 4 ore in macchina, e tu sei in bicicletta, ti ruberà almeno una giornata!>> il ragazzo sorride <<Vero, ma non è mai stato un problema. Aiuta a tenermi in forma, poi il Dojo è per strada, quindi riesco sempre a dividere il viaggio con una giusta pausa.>>
A quell’affermazione Nakoshi non è sorpreso, fisicamente il ragazzo appare in ottima forma, dando l’impressione di possedere una forza enorme <<Pratichi le arti marziali quindi, notevole. Quale grado hai raggiunto?>> il ragazzo arrossisce lievemente <<Be’, cintura nera, ma ho ancora tantissimo da imparare, questione di lunghi anni. Le interesserebbe vedere qualcosa?>> a quella domanda ed esaltazione Nakoshi non riesce a dire di no, così accetta. Il ragazzo è visibilmente contento e appoggia di lato la borsa e la bicicletta. Si ferma per un attimo, assumendo una posa di combattimento, inclinato verso destra. Pare intento a concentrarsi su qualcosa, poi, d’improvviso, un’enorme folata d’aria accompagna il suo massiccio spostamento.
-
Si ritrova ad un pollice dal viso di Nakoshi, il piede. Il ragazzo sta in piedi con una gamba, l’altra è perfettamente alzata nell’atto di sferrare la mossa. Prima non se n’era accorto, ma ora Nakoshi nota che durante l’esecuzione il ragazzo ha eseguito una giravolta. Un’azione impressionante <<Incredibile, non voglio immaginare cosa sarebbe successo se quel calcio mi avesse beccato.>> si mette a ridere Nakoshi. Un luccichio attira la sua attenzione. Verso il tacco, una lieve punta scintilla, pare essere un rasoio. Cosa ci fa lì? Non sembra un caso, fa parte della struttura della scarpa. C’è qualcos’altro, una macchia, o è ruggine? No, non può essere ruggine, è una macchia rossa. Il ragazzo abbassa la gamba prima che Nakoshi possa strizzare l’occhio <<Grazie, ma si tratta comunque di tecniche da usare solo per autodifesa. Sa, se qualche cattivo desse fastidio, o qualche bullo…>> non finisce la frase, e torna ad incamminarsi.
Quell'avventimento stava dando da pensare a Nakoshi. Ora la curiosità verso il ragazzo è aumentata. Qualcosa di molto strano si cela dietro quel sorriso.
<<Vivi dai tuoi genitori? O stai insieme ad una ragazza?>> chiede Nakoshi, con il ragazzo che di colpo pare rattristarsi <<Vivo da solo. I miei genitori non me li ricordo, subirono un incidente quando ero ancora piccolo. Per quanto riguarda le ragazze… sto bene senza.>>
A questa risposta Nakoshi non può fare altro che dire <<Ti chiedo scusa, non volevo riportare brutti ricordi a galla. Mi dispiace per la tua condizione familiare, è veramente terribile non poter crescere coi genitori accanto.>> per vedere il ragazzo sfoggiare il suo solito sorriso <<Non si preoccupi, sono cose passate.>>
Quel sorriso, di nuovo. Cosa c’è dietro quell'immagine deformata? Nakoshi non riesce a toglierselo dalla testa, sa che c’è qualcosa di nascosto nel ragazzo, qualcosa che forse non vale la pena portare alla luce. E’ del ragazzo la paura? O sua? Quel sorriso… Nakoshi ripete ciò che ormai gli risulta meccanico e porta la mano alla faccia.
Quando apre gli occhi, riesce finalmente a vederlo… Ichi!
I due uomini stanno seduti a fissare la folla. Ito trova questa procedura noiosa, ormai è passata un’ora e non si è vista traccia di Nakoshi. Forse non è stata una buona idea, dopotutto…
<<Lei ed il suo amico da dove venite?>> chiede Jiji.
<<Shinjuku, o almeno nei pressi. Il mio amico non si è mai deciso a scegliere quale zona. Una storia lunga.>>
<<E come dovrei aspettarmelo il suo amico?>>
<<Oh be’, completo da ufficio e cappuccio. Strana combinazione, diciamo che non riesce a lasciarsi alle spalle la vecchia vita, ma che non sa nemmeno accettare la nuova.>>
<<Un completo quindi…>> sorride <<se non l’avessi vista stasera, penserei quasi che stia cercando il mostro che abbiamo visto incontrandoci.>>
Ito si sente a disagio <<Oh no, dubito che un soggetto simile possa avere degli amici, o anche delle semplici conoscenze. Certi segni sono chiari, è sicuramente un masochista. Tutte quelle cicatrici, i piercing… è quel tipo di soggetto che delle altre persone non sa cosa farsene. Le sfrutterebbe per il semplice piacere personale. Il mio amico è di tutt’altra sponda. Non farebbe del male nemmeno ad una mosca. Lui piuttosto le persone le aiuta.>>
<<Ah, quindi siete entrambi medici?>> il vecchio si sta rivelando sveglio, nello scoprire le peculiarità di Ito, che replica <<Solo io, ma come si può notare dalla mia età, ho ancora tanto studio da praticare. Principalmente sono appassionato verso la scienza, specialmente nei confronti dell'essere umano e della sua psicologia, ma ammetto che molto mi ha influenzato anche mio padre, essendo lui un Medico professionista.>>
Pensiero triste, ripensare a suo padre. Stava morendo, e Ito non si trovava con lui.
<<Essere umano dice? Concetto affascinante, interessa molto anche a me, in realtà. La sua analisi verso quel mostro è stata ottima, ne ha centrato in pieno i caratteri chiave. Certo, ci sono certe cose che ovviamente non potrebbe dedurre a prima vista, per esempio, i suoi occhi. Intendo quando torturava il povero uomo. Lei che ne pensa?>>
Ito lo fissa con un’espressione tra l’annoiato e l’incuriosito <<Questione interessante la sua. Sembra quasi conoscerlo.>> provocando una goffa risata del vecchio <<Comunque, il cambiamento alla base degli occhi può avere diversi significati. Quello a cui sono più portato è descritto nello stato di estasi che il soggetto prova traendo soddisfazione e piacere. Certo che torturare un essere umano è un hobby piuttosto strano e crudele, ma in piena congruenza con il soggetto. Ma gli occhi, si sa, spesso permettono un approfondimento di quello che può essere considerato l’animo umano. Non mi fraintenda, queste cose non mi interessano, ma trovo interessante l’allegoria che quest’aspetto può assumere nella realtà. Prendiamo lei, ad esempio. Lei non è una persona anziana, ha a malapena 30 anni. Come faccio a dirlo? L’operazione chirurgica è ormai arrivata allo stato dell’arte, ma chi ha la vista allenata e legata alla medicina, come me, si accorge di quelle sbavature, di quelle piccole incongruenze ed imperfezioni dovute alla troppa perfezione del lavoro stesso. I suoi occhi, signor Jiji, la tradiscono.>>
Jiji pare inizialmente sorpreso, fissando quasi incantato Ito.
Poi scoppia in una fragorosa risata <<Accidenti a lei, è veramente astuto. Nessuno fino ad oggi ha mai notato la mia maschera. Esatto, Ito, ha fatto un’ottima analisi anche in questa situazione. Lei per certa gente arriverebbe a risultare pericoloso, sa? Questo quartiere non è tanto diverso da quello che è il mondo intero. Le persone vivono, gli insetti strisciano, e qui avviene tutto insieme. La summa culturale sparisce quando tutti iniziano a dimenticare le proprie origini e ad accoppiarsi indistintamente. Io un tempo ero un’altra persona, non solo un’altra maschera. La mia vita non si può di certo dire sia stata ammirabile, per certi versi sono stato anche io un mostro. Ma un giorno… un giorno ho deciso di cambiare. Forma, intendo. Non che non mi piacesse quella vita, mi sentivo il signore degli insetti. Ma all’improvviso la nausea mi assaliva togliendomi il fiato. Le persone mi sembravano tutte ombre pallide, ed i demoni… i demoni mi fissavano dal loro malriposto senso di superiorità. Un circolo di uomini e demoni, o demoni e basta? Non ho abbandonato la mia identità per niente, voglio fare qualcosa, qualcosa di veramente importante ed utile, in questo mondo di scarafaggi.>>
<<Ah, quindi dall’unione degli uomini e degli insetti nascerebbero gli scarafaggi? Non parlava di demoni?>>
<<I demoni sono i veri abomini, ma gli scarafaggi… quelli sono gli esseri comuni che io e lei guardiamo ogni giorno con indifferenza. Questo li rende forse uomini? No, ma ciò viene dimenticato. Non che sia la cosa più grave, visto che ogni tanto, una volta su un milione, nasce un demone. Lei sa cos’è un demone? Stasera ne ha visto uno all’opera. Cosa ha provato vedendo quella scena? Di certo non un istinto di solidarietà verso quel povero uomo>> sorride <<no, affatto. Lei ha provato terrore, eccitazione, paura. Qualcosa la spingeva a ripudiare quello spettacolo, qualcos’altro, di molto più potente, l’ha resa uno spettatore di ciò che i demoni fanno agli scarafaggi. Loro esistono per punirli, traendo piacere e cibandosi di essi. Non provi a mettere la cosa sul semplice piano materiale. Se assistesse ogni giorno ad uno spettacolo simile, non pensa che prima o poi le risulterebbe normale? Come una routine? Se non trova la forza agire, di spingere la propria volontà, sarà uno scarafaggio come tutti gli altri. Il motivo per cui ho questa faccia è perché so che se guidati, i demoni si mangiano a vicenda.>> conclude.