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Griff conosceva bene quella storia. Fu una situazione improvvisa, nata in seguito agli attacchi via mare dei pirati. Erano gruppi distaccati, perciò i due Regni li ignoravano credendo che la sola Boletaria potesse risolvere il problema. Quello che non potevano sapere era che si trattava della rinascita della Lega Piratesca 200 anni dopo la sua distruzione, disintegrata da quel nefasto meteorite che aveva fatto disperdere le poche flotte sopravvissute per terra alla ricerca di fortuna o clemenza. Gli anni erano passati e nuovi avventurieri erano nati, solo che questa volta le leghe erano due -una per sponda- e per giunta nemiche. La guerra nacque proprio tra le due che si fronteggiarono in terra, ironicamente per il possesso dei mari di Boletaria. Fu allora che i due Regni mandarono dei soccorsi alle guardie Salamanca, che intanto avevano reclutato molti abitanti dei villaggi circostanti. Ciò che successe dopo era noto a tutti e i pirati si estinsero in quella che era ricordata come la guerra del Sale e del Grano.
<<Capisco. La cosa avrà giovato a tutti, auguro. Complimenti per la bevanda, spero non le spiaccia se l’accompagno con alcune bacche.>>
Osmund parve imbarazzato <<Sarebbe un onore, quel retrogusto amaro continua a farmi dannare.>>
<<Ne sono certo.>> disse Griff mentre gettava un paio di bacche nel calice. Il colore passò dal viola scuro al rosso scarlatto. Una volta assaggiato Griff voleva complimentarsi con sé stesso, per quanto sapesse che c’erano cose più urgenti da fare.
<<Delizioso.>> finì di sorseggiare la coppa <<Comunque. Io e il mio socio abbiamo bisogno di informazioni su quei banditi.>>
Tutti si rabbuiarono, Griff se ne accorse.
<<Ne sappiamo quanto voi, non li abbiamo mai visti.>>
“E io sono un prete” pensò Griff. Era impossibile che non li avessero nemmeno notati, senza nessun contatto di sorta.
<<Osmund, suvvia, sa che non è vero.>>
<<Sto dicendo la verità. Non abbiamo niente a che fare con loro, tantomeno sappiamo dove si trovino.>>
Griff capì che non c’era altra scelta.
<<Prima mi hai parlato di 2 figli… dov’è il secondo? Se non era abbastanza grande per partecipare alla guerra del Sale e del Grano, sicuramente non sarà morto con il fratello. Questo villaggio è stato costruito quando eravate ancora giovani e fertili. Intorno a me vedo delle splendide fanciulle e un mucchio di bambini vivaci, ma nessun ragazzo ormai uomo, questo come me lo spiegate?>>
L’aria era pesante e gli anziani si scambiavano sguardi nervosi tra di loro. Griff non sapeva quanto sarebbe durato quel silenzio, se Kaim non l’avesse infranto.
<<Non c’è più bisogno di mentire. Dal primo momento in cui abbiamo intravisto il villaggio integro abbiamo capito che i banditi hanno a che fare con voi. Sono i vostri figli, non è così?>>
Un’anziana si alzò <<Non sono loro i banditi! Sono quegli altri venuti da fuori che ce li hanno portati via…>> urlò tremante, prima di essere sorretta da Osmund.
<<Non è stata colpa loro, ancora ragazzi e attratti da una vita diversa. Quella gente venne da noi pochi mesi fa, erano in dieci ma non sembravano banditi. Dissero che non ci avrebbero fatto del male e così fu; non toccarono né noi né il nostro bestiame. Tyrek e Loras decisero di seguirli senza che riuscissimo a fermarli in tempo. Purtroppo non sapevamo che razza di individui fossero quegli stranieri…>>
Kaim scosse la testa, poi guardò Griff.
<<Abbiamo corso un grande pericolo per sentirvelo dire. Non siamo giunti fin qui per uccidere dei ragazzi, ma hanno violato delle leggi e assassinato delle persone innocenti, questo non possiamo ignorarlo. Ora, noi sappiamo che si nascondono nelle rovine, ma non possiamo rischiare di cadere in una trappola. Osmund, non era da cose come queste da cui stavi fuggendo?>>
Osmund non rispose alla domanda, ma chiuse gli occhi. Dopo un altro gelido silenzio, promulgò.
<<A nord del torrente… seguite l’imboccatura. Al diramarsi delle strade, prendete quella che si immerge negli alberi.>>
Griff si alzò verso la porta. Kaim era già uscito.
Kaim
Il sole gli trafiggeva il cielo di foglie sopra la testa, mentre gli animali ne ostacolavano la corsa e il vento gli smuoveva i capelli. Forse era avventato, ma il tempo era poco e i nemici evidentemente troppi, consapevolezza probabilmente acquisita anche dal compagno silenzioso, il che poteva portare ad una sola conclusione: la faccenda si stava rivelando grave.
Arrivarono alle rovine quando il sole si trovava alle loro spalle e gli animali iniziavano a rintanarsi nelle tane. La rovine riguardavano quello che un tempo era un maniero; non particolarmente ampio e quasi totalmente spogliato dei suoi mattoni, escluso un piccolo torrione inclinato alla cui destra si trovava un ampio stagno. Kaim si aspettava un commento da parte di Griff, anche solo una delle sue tante frasi inutili, ma non venne accontentato.
<<Staranno sicuramente in allerta dopo che le loro vedette non sono tornate. Abbiamo a che fare con nove avversari a detta del vecchio Osmund, io ne conto quattro intorno al campo…>> Kaim interruppe per sforzare la vista <<ecco, uno sorveglia l’entrata del torrione, a quanto vedo occupato da altri due, prevedibile. Non riesco a vedere gli altri due, tu->> si interruppe quando vide che il compagno continuava a fissare il vuoto.
<<Griff, che cosa ti prende?>>
<<Ripensavo alla vedetta che ho sgozzato l’altra sera.>>
“Dei, fate che non dica sul serio” <<Se anche fosse stato uno di quei ragazzi, non potevi saperlo, per il resto è stata una loro scelta e si tratta di uomini ormai, lo dovresti sapere meglio di->> Griff alzò la mano facendogli segno di fermarsi.
<<Un altro su quell’albero, diciassette passi davanti a noi, ecco dove si trovava il bastardo>> si voltò a guardare sorridente Kaim <<Non c’è bisogno di fare il caloroso, trovo solo un peccato che l’unica cosa che abbia trovato al di fuori di quel villaggio sia stata la mia lama.>>
Kaim non riuscì a trattenere una risata di risposta <<Per un attimo ho temuto stessi provando dei sentimenti.>>
<<Lo sappiamo che sono io quello con il cuore tra i due>> si rigirò verso l’accampamento <<Otto… non riesco a trovare il nono. Potrebbe essersi separato dal gruppo, ma questi non sono degli idioti, altrimenti quel villaggio sarebbe in fiamme. Qualcuno li ha assoldati, lo stesso che vuole che facciano quegli assalti sulla via principale. Avrai capito anche tu che c’è qualcosa di strano dietro questa storia.>>
Kaim annuì <<Lasciare intatto quel villaggio è stato fin troppo strano, potrebbero essere mercenari come noi.>>
<<Potrebbero, si. In quel caso la faccenda diventerebbe dannatamente complicata.>> grugnì <<Niente, non riesco a trovare il nono. A meno che il bastardo non sia andato a pisciare, questi sono in otto. Come vogliamo agire?>>
<<Quello sull’albero è tuo. E’ isolato e una volta eliminato non avvertirà della nostra presenza. Io mi occupo di quelli sul torrione; quello a terra è facile, quelli sopra un po’ di meno, ma dovrei cavarmela velocemente. Una volta eliminata la loro retroguardia, bersaglia quelli al centro di frecce, io farò lo stesso con uno degli archi di quelli sul torrione. Se qualcuno fugge, allora andremo a caccia.>>
Griff annuì senza aggiungere altro, estraendo il suo coltello e separandosi dal compagno.
Era essenziale che Griff eliminasse quello sull’albero, altrimenti Kaim non si sarebbe potuto dirigere al torrione. Stette nascosto nell’erba ad aspettare fissando la vedetta, che allarmata si girò verso Kaim, come se lo avesse intravisto. Guardò a fondo, ma ciò che vide fu impossibile da decifrare visto che Griff lo assaltò alle spalle, lacerandogli la gola da un orecchio all’altro. Kaim partì subito verso il suo obiettivo, continuando a girare in mezzo alla radura. La sua vittima stava guardando verso la foresta, la lancia appoggiata sul muro. “Fin troppo facile” pensò Kaim, che produsse un suono di proposito. Il mercenario era dotato di esperienza tale da non andare direttamente dalla fonte di rumore, quanto piuttosto di armarsi e avvicinarsi di poco, abbastanza perché il pugnale di Kaim lo raggiungesse alla gola, facendolo crollare sul terreno a spegnersi. Nascose il corpo nella radura e salì le scale a chiocciola che, vista la forma, rappresentavano un grosso vantaggio per la sua copertura. Arrivato sull’orlo, riuscì a distinguere un mercenario appoggiato verso il bordo, alle spalle uno scudo abbastanza liscio da riflettere il compagno che intanto stava limando delle frecce, seduto sopra e dietro la posizione di Kaim.
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Optò di nuovo per la stessa tattica, ma questa volta al suo frinire seguì uno scatto verso l'alto. Quello con lo scudo si girò giusto in tempo per trovarsi un pugnale nell’occhio; l’altro non fece in tempo ad aprire la bocca che un altro pugnale gliela trapassava. Il mercenario con lo scudo era rimasto in piedi, barcollante, Kaim corse subito ad afferrarlo prima che cadesse.
Era fatta, nessun rumore. Si preparò, l’arco lì come previsto, le frecce appena fatte. Avvistò Griff che era già pronto; da quella posizione poteva inchiodarne tre di fila se caricava bene. Kaim tese, pronto a lasciar partire il colpo.
Una freccia gli colpì lo spallaccio sinistro, facendogli perdere il controllo dell’arco e sparando il colpo ai piedi di uno dei mercenari, subito allertati. Kaim fece in tempo a vedere un ragazzo con un arco poco più sotto, la faccia terrorizzata. “Il dannato uomo fantasma era davvero a pisciare” pensò irritato Kaim, che intanto aveva caricato un’altra freccia. Questa volta un altro colpo lo raggiunse, andando a trafiggerlo al petto. Kaim si gettò all’indietro, mentre le grida sottostanti testimoniavano la sconfitta di Griff.
Dopo poco udì <<Sappiamo che sei nel torrione, scendi subito se non vuoi che sia fatto del male al tuo compagno.>>
Avrebbe preferito rimanersene lì e bersagliarli uno alla volta, ma doveva vedere coi suoi occhi per capire lo stato della situazione. Prima di scendere badò bene a togliersi la freccia dal petto.
Griff era in ginocchio, lama premuta sul collo e naso sanguinante.
<<Cosa ti hanno fatto?>> chiese divertito Kaim con le mani alzate.
<<Ho pensato bene di sgozzarne uno, loro mi hanno ricambiato rompendomi per l’ennesima volta il naso. Ho perso il conto ormai->> per poi essere interrotto da un calcio alla schiena.
Kaim li fissò; erano effettivamente rimasti in tre, ma chi aveva scagliato quella freccia non valeva un quarto d’uomo: il ragazzino aveva i capelli color sabbia e la faccia di una verginella. Era ancora tremolante e fissava Kaim con terrore, mentre intanto gli andava alle spalle, con l’arco pronto.
<<Io ti ho colpito in pieno>> gli disse continuando a fissarlo. Kaim si limitò a sorridergli.
<<Quindi tu sei Kaim Argonar>> disse uno dei mercenari, che lo fissò per un attimo. Si girò verso Griff <<Non sono stato pagato per occuparmi di questo sacco di letame. Suonate quel dannato corno e tagliategli la gola.>> Griff se la rise, mentre uno dei mercenari dietro di lui estrasse uno strano corno.
Era piuttosto piccolo, di bronzo con ornamenti azzurri a forma di spirale. Il mercenario ci soffiò dentro andando a creare un rumore fastidioso alle orecchie di Kaim, come anche a quelle degli altri. Gli uccelli si levarono e il vento sembrò aumentare. Kaim colse al volo l’occasione.
Fulmineo come sempre, il suo braccio sinistro lanciò l’ultimo pugnale che aveva, trafiggendo l’occhio del mercenario che mirava la spada su Griff. Tutti se ne stupirono, mentre Griff si era già alzato facendo lo sgambetto a un altro mercenario. Corse verso Kaim e oltre Kaim, che aveva inteso cosa volesse fare.
Il mercenario si rialzò goffamente ed entrambi si avventarono verso Kaim. Un rumore venne da dietro, dove Griff placcava il ragazzo prima che potesse colpire Kaim con un’altra freccia. Uno di loro che portava una spada bastarda -piuttosto grossa e pesante- lanciò un fendente tale da tagliare la testa a un cavallo. Il Cavaliere Errante portò la mano destra sulla sua Katana e inclinò la spalla sinistra all’indietro, gamba opposta in avanti. Quando la spada fu a un piede dalla sua faccia, sguainò l’arma, che nello scontrarsi tagliò finemente la bastarda. La faccia distorta del mercenario era sorpresa mentre volava al vento insieme alla spada distrutta.
Gli altri due vennero pietrificati dalla scena e Kaim non stette ad aspettare. Fece un agile scatto caricando la lama dall’angolo alto di destra, seguendo la scia del colpo precedente. Il suo attacco fece partire uno spruzzo di sangue in diagonale dal corpo del mercenario precedentemente caduto per terra. Nessun urlo, solo il semplice tonfo senza vita. Kaim non aveva ancora finito, e l’arma che proseguiva verso l’angolo sinistro si girò per un ascendente diagonale destro.
La lama si fermò sull’orecchio del mercenario che prima gli aveva parlato. Non si era ancora accorto del compagno morto. Poco dopo -come appena risvegliatosi da un incubo- urlò cadendo all’indietro.
<<Chi ti ha mandato a fare questo?>> chiese Kaim glaciale, la lama puntata verso l’uomo terrorizzato.
Il mercenario balbettava parole a caso, almeno prima che Kaim gli avvicinasse la lama sul viso.
<<Non lo so! Era un emissario, o qualcosa del genere. Ci hanno mandato qui per suonare un corno e pulire lo sporco, nient’altro lo giuro>> scoppiò in lacrime.
<<Di che cosa parli? Perché sapevi di me?>>
<<Ci hanno detto di non farti del male, che saresti venuto al momento opportuno >> per un attimo fu come pietrificato <<Per gli dei, abbiamo suonato quel corno, dobbiamo andarcene subito>>
Kaim stava perdendo la pazienza.
<<Cosa succede qui?>> s’intromise la voce di Griff.
Kaim lo guardò, notando che era illeso <<Il folle dice che qualcuno aveva preparato tutto questo. Hai eliminato l’arciere?>>
Griff sogghignò come al solito <<E’ uno di quei ragazzi, chi l’avrebbe mai detto? Forse ho calcato troppo la mano, perché è ancora vivo e svenuto. Direi che abbiamo finito.>> concluse andando a recuperare il suo arco.
Kaim tornò a guardare il mercenario di fronte a lui, in quell’istante concentrato verso la figura di Griff. Il mercenario guardò poi Kaim dritto negli occhi, in uno spasmo di lucidità che fino a quel momento non aveva ancora mostrato.
Fu allora che Kaim capì.
Si girò verso Griff, lama puntata <<Che cosa ti ha ordinato Arsieus, una volta conclusa la nostra missione?>>
Griff inizialmente sembrò sorpreso, poi notò il mercenario dietro Kaim e sembrò intuire <<Non fai bene a fidarti degli sconosciuti Kaim Argonar.>>
<<Infatti non lo faccio. Rispondi alla mia domanda.>>
Quasi seccato, Griff portò la mano alla faretra <<Cinque giorni di viaggio per giungere a questo, dovrei sentirmi offeso.>> gli rispose estraendo una freccia.
<<Arsieus ti ha ordinato di uccidermi.>>
Griff tuonò una risata ormai troppo familiare a Kaim <<Non fare l’ingenuo, sai che altrimenti saresti già morto e dimenticato in una fossa.>>
Kaim non era per niente divertito <<Se non uccidermi, allora cosa ti ha ordinato? E’ da quando siamo partiti che mi osservi, non pensare che non me ne sia accorto.>>
<<Tu pensi troppo, e quell’idiota ti aiuta a farlo, ora ci penso io.>> concluse caricando la freccia verso il mercenario per terra.
Kaim gli si mise di fronte <<Io penso troppo, come dici tu, ma nel mio pensare ho scoperto chi sei realmente.>>
E fu lì che Griff si pietrificò.
<<Cosa vai dicendo?>>
<<All’inizio non capivo cosa nascondessi, ma durante questo viaggio ho imparato diverse cose. Non so quale sia il tuo compito, piuttosto so che è la ricompensa a interessarti, non è così? Una ricompensa che potrebbe riabilitare il tuo nome, o cancellarlo per sempre. Nell’accampamento ho notato il tuo arco, le incisioni, e quello che rappresentano:
“L’aquila è il nostro corpo, il Leone la nostra testa, gli artigli la nostra furia” >> pronunciò Kaim ad alta voce.
<<Lother, compagnia dei Grifoni. Nobili vassalli di Boletaria, reggenti di Alto Porto ed eredi della dinastia perduta del Capo degli Uomini. Lo so chi sei, Archibald>> s’interruppe Kaim.
Griff pareva come se l’avessero castrato, gambe immobili e gola secca, lo sguardo completamente concentrato su Kaim.
“Dunque sei davvero tu”
Kaim stava per dire altro, ma quelle parole non vennero mai pronunciate. All’improvviso il mercenario per terra si mise a urlare, prima che un masso enorme lo riducesse in una poltiglia rossa e sfigurata.
Un urlo mostruoso fece girare Kaim e Griff verso il torrione.
Griff
A prima vista poteva sembrare un enorme lupo; pelo grigio, orecchie a punta e fauci perennemente ghignanti. Un terribile errore. Alto quanto due cavalli e largo come un carro mercantile, l’essere era in piedi ed emanava un tanfo putrido e umidiccio, rivelando che la sua tana era assurdamente quello stagno di fianco al torrione. Griff notò un palo conficcato nella coscia destra -la ferita ancora aperta- e un occhio assente, anch’esso destro. Per quanto fossero dei gravi punti deboli, la stazza riusciva a comprimerli, con dei muscoli sviluppati e artigli lunghi quanto pugnali e ricurvi quanto gli inferi.
La velocità e la forza erano impressionanti, perché l’essere scagliò subito un altro masso verso Griff che a malapena riuscì a evitarlo gettandosi goffamente di lato. L’esplosione di detriti lo investì e per un attimo fu vulnerabile, ma l’animale spiccò un salto fulmineo su Kaim, che apparentemente colto di sorpresa, eseguì una rotolata in avanti, andando dietro al nemico che all’impatto per terra fece tremare tutto ciò che lo circondava. Mentre Griff si rialzava e prendeva la mira con l’arco, Kaim tentava di eseguire un affondo alle spalle di quel mostro inutilmente, poiché la bestia si girò con tale brutalità da colpire il cavaliere errante in pieno viso, scagliandolo lontano a sbattere su una colonna.
In quell’istante Griff pensò che Kaim fosse morto.
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La bestia si girò verso Griff che intanto aveva caricato la freccia. Griff sperava che l’animale balzasse di nuovo, ma stavolta partì a quattro zampe con agili scatti da un lato all’altro.
<<Maledetta bestia!>> urlò Griff prima di lasciare la mira e gettarsi al riparo dietro al torrione. Riuscì a nascondersi per un attimo, testimone della furia dell’assalto il torrione pericolante al solo impatto. Nel mucchio di polvere Griff era inciampato all’indietro, il torrione che cadeva mattone per mattone. Di nuovo arco e freccia pronti per colpire l’essere che sarebbe spuntato dalla nube, ma fu un’artigliata a uscire dalla polvere, colpendo il braccio destro di Griff che urlò dal dolore, con tunica e protezioni strappate.
L’arco era caduto poco lontano, così Griff estrasse il coltello con la sinistra e lo infilò nella ferita della bestia, andando a colpire il medesimo squarcio provocato dal paletto. La cosa parve funzionare e la bestia non gli diede il colpo di grazia, barcollando all’indietro e lasciando a Griff il tempo di strisciare rapidamente lontano, il braccio destro divampante. Ma l’essere gli era di nuovo di fronte, poco colpito dall’attacco precedente.
Fu nell’istante in cui sollevò l’enorme artiglio destro che Kaim glielo tranciò di netto, e lì l’urlo del mostro fu veramente terribile. Si rigirò a colpire il mercenario, ma stavolta Kaim si abbassò rapido e lanciò un altro fendente alla gamba sinistra. Griff balzò alle spalle della bestia e riafferrò il coltello nella ferita, rigirandolo e facendo cadere il mostro in ginocchio. Kaim non esitò ed eseguì un affondo che con rapidità ed eleganza trapassò la testa del mostro.
Conclusa la piccola eruzione di sangue, il corpo senza vita cadde addosso a Griff, il cui ricordo successivo fu solo ombra.
Quando riaprì gli occhi si ritrovò adagiato su un carro, apparentemente trainato. Il braccio gli doleva ancora, ma qualcuno aveva suturato le ferite e fasciato i tagli. I raggi del sole erano ormai spariti, alcuni animali si rintanavano, altri uscivano per pretendere il loro bottino, anche se a Griff sembrava che quella notte fosse tutto più calmo.
<<Ti sei svegliato?>> udì la voce di Kaim.
Griff si girò e vide che il carretto era trainato da Kaim. L’armatura era rovinata, tutta la parte sinistra era stata distrutta dall’artigliata del mostro, quella posteriore dall’impatto contro la colonna.
<<Da quanto tempo fai il mulo?>>
<<Da un giorno e mezzo, credevo non ti saresti svegliato più.>>
<<La bestia?>>
<<Morta, questo è certo.>>
Griff si tranquillizzò, e si rigirò verso la strada che stavano abbandonando, sollevandosi il tanto che potesse stare seduto. Non proferì altro: non voleva parlare, non voleva pensare, non voleva nemmeno respirare. Ma purtroppo non riusciva a evitare nessuna di quelle dannate cose.
<<Quell’Arsieus, ci ha fregati entrambi mandandoci in quella trappola.>>
<<L’unica trappola è stata l’avermici mandato con te, sui banditi e sul mostro non abbiamo prove.>>
<<C’è la carcassa di un essere infernale in quella rovina, niente di più concreto.>>
<<La carcassa si è dileguata, polvere al vento. Magia forse, anche se non ne ho mai vista di così reale. Quei mercenari sono tutti morti, ragazzo escluso, che però diceva di non sapere niente.>>
A Griff tornò in mente il ragazzo che aveva risparmiato <<Allora cosa ne hai fatto di lui?>> per poi sentirsi uno sciocco. Era appena stato avvertito che l’abominio che gli aveva quasi staccato il braccio era svanito nel nulla, e lui si preoccupava di un poppante che non sapeva usare un arco.
<<L’ho lasciato andare.>> concluse Kaim. Griff l’avrebbe deriso in quell’istante, se non avesse sentito una pugnalata alle costole a ogni respiro.
<<Quindi ad oggi siamo a ben due fallimenti nella tua missione. Prima salvi il ragazzo che ti era stato ordinato di uccidere, ora scorti in salvo me. Sbattere la testa contro quel muro ti ha fatto nascere dei sentimenti?>> chiese Griff.
“Già, perché sei ancora vivo dopo un tale colpo?”
Kaim continuava a trainare, sguardo in avanti <<Che cosa stai dicendo? Affermi che Arsieus abbia imbrogliato entrambi, quando sei tu quello che era incaricato di un compito che continui a non rivelarmi.>>
“Stolto ipocrita” <<Non pensare che sia stupido. Te lo dico pure quello che il vecchio voleva, se proprio insisti. Ti dovevo osservare, tutto qui. Sorpreso? Ma no, niente può sorprenderti suppongo. La verità è questa: dovevo solo osservarti durante i combattimenti, storia conclusa.>> Griff imprecò <<Non credere che l’argomento sia chiuso, perché c’è un motivo se le guardie di Arsieus ci raggiungeranno in quel dannato villaggio sperduto, non è così? Non credo di sapere il motivo, ma cosa importa: Arsieus ti ha ordinato di uccidermi.>>
Ci fu un pesante silenzio dopo quell’ultima stoccata. Un branco di corvi volò via da un albero, fino a quel momento dotato di foglie blu e nere. Griff odiava quelle dannate bestie ghignanti.
<<Le cose non sono andate come dovevano, te ne sarai accorto anche tu essendo ancora vivo.>> rispose finalmente Kaim
<<Certo, nella nostra missione infame siamo stati traditi>> Griff sputò <<Ma c’era una storia che stavi raccontando, una storia molto interessante… come proseguiva?>>
Nessuna risposta.
<<Era il tuo modo di annichilirmi, o mi sbaglio? Il tuo goffo concetto di giustizia in cui cerchi di avere una ragione valida nel togliere la vita, ecco cos’era.>> concluse Griff.
Kaim era glaciale come suo solito <<Ora basta, smettila.>>
<<Tu non sai niente Kaim, assolutamente niente, e ne sei consapevole. Continui a obbedire a chiunque e a uccidere senza scrupoli, a comando e senza sentimenti. Sei il miglior mercenario che abbia mai incontrato e questo ti rende un mostro. Oggi non hai ucciso me e quel ragazzo solo perché hai scoperto che il tuo contratto è errato, ma in altre circostanze, senza quel mostro spuntato dallo stagno, ora sarei morto, così anche il poppante.>>
<<Ti ho salvato la vita, eppure mi dici che so solo toglierla.>> rispose Kaim schietto e apparentemente irritato.
Griff si girò verso di lui<<Perché ti è completamente indifferente. Tu non sai che cosa sia e solo ora l’ho capito. Arsieus mi ha chiesto di vedere come mai non ti ferisca e, sia tu maledetto, ancora adesso non lo comprendo, come non comprendo perché sia così dannatamente fissato con te. Ma so per certo che tu ignori completamente cosa significhi la paura della morte, così come il rispetto verso gli altri. Non sopravvivi, continui a fare ciò che ti sei prefissato e basta, senza nessun timore. Sarai pure indistruttibile, ma dentro sei vuoto. Stupido e vuoto.>>
Il carro si fermò di colpo, Kaim si girò, occhi dilatati ed espressione furiosa<<Risparmiateli questi discorsi, perché non starò qui a chiederti scusa. Ci sto provando a essere cortese, ho già salvato le vostre vite eppure tu continui a tormentarmi, stupido idiota. Non darmi la colpa di rievocare il tuo passato, perché portandoti dietro quell’arco lo fai tu stesso.>>
Griff notò l’arco sulla schiena di Kaim, ma non riuscì a trovare un contrattacco a quell’ultimo affondo. In mente tornarono a rievocarglisi ricordi e tormenti, cose purtroppo mai dimenticate.
Sorrise sprezzante, mentre Kaim ripartiva <<Quell’arco è il simbolo della mia famiglia. Si dice sia stato costruito con il minerale del meteorite, mentre le sue frecce sono fatte di platino puro. Sarà per questo che sono così maledettamente poche. Se fossi ancora un Lother, oggi mi sarebbe stato tramandato.>>
Kaim, forse colta l’opportunità del cambio di discorso, chiese <<Che cosa è successo alla tua famiglia?>>
Griff se ne accorse, ma il mistero di Kaim Argonar ormai lo aveva stufato.
Sospirò <<In giro si racconta che io abbia indugiato su mia sorella, Shegoran. Qualcosa di vero, qualcosa di falso. Il mio unico peccato è stato desiderarla e rubarle un bacio, ironicamente al momento sbagliato. Crescere in un luogo come quello, dove tutti temono tuo padre e i nobili si nascondono dalle sue grinfie, lontano, isolato da tutti. No, non è per questo che amavo mia sorella, era per qualcosa di più profondo che immagino tu non possa capire. L’amavo da sempre, da quando eravamo piccoli a quando l’ho sfiorata da adulto. Mio padre impazzì, quando lei in lacrime gli disse tutto: i miei sentimenti, il bacio, l’amore di 22 anni svelato. Non è stato un buon padre, sempre occupato col commercio e le corti reali, non aveva nemmeno una buona moglie affianco, morta quando avevo a malapena 6 anni, ancora troppo innocente. Tentò di uccidermi, il suo unico figlio>> si tastò il taglio sotto all’occhio <<e mi incolpò di aver stuprato Shegoran, una volta fuggito. Non mi è mai importata la sua eredità, né la sua approvazione, ma era l’unico modo per non far incolpare anche lei.>> sentì la testa leggera, il mondo circostante diventava sfocato <<Vago da 15 anni come mercenario, mi chiamo Griff per sfregio, per ricordare a quel bastardo che sono ancora vivo, che ho il simbolo della sua famiglia, che mia sorella è una puttana ingrata>> chiuse gli occhi, la testa scivolò lentamente giù <<ma almeno non l’ho toccata, non l’ho sporcata, la sua innocenza è rimasta intatta per qualche rampollo di una casata rivale.>> sorrise amaramente <<Ironico però che la voce dello stupro si sia ovviamente sparsa, e che nessuno volesse sposare una ragazza che si diceva portasse in grembo un bastardo incestuoso.>> tacque per un attimo <<Credo di non poterlo più usare quell’arco, dopo oggi. Tienitelo, visto che ti piace così tanto.>> sentiva che il rumore del carro diventava un eco lontano <<Ti sporcherà la coscienza avere un tale oggetto… ma chissà, forse tu saprai almeno rendergli onore.>> concluse la voce spezzata di Griff, prima di svenire.
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Arrivarono poche ore dopo al villaggio e non si dissero altro. Quando Griff scese dal carretto per dirigersi all’insulsa taverna di quel covo di vecchi, Kaim provò a fermarlo, presumibilmente per consegnargli l’arco. Griff lo ignorò, deciso a ubriacarsi come mai aveva fatto in quegli anni di triste lavoro.
Come previsto, i soldati erano già sul luogo, e già ammaliati dalla bevanda del vecchio Osmund, tanto che la taverna era piena. Griff si sedette isolato e ordinò due boccali solo per sé, guardandosi bene dal non farsi riconoscere da quei vecchi.
Mentre si affrettava a svuotarli, notò con piacere che Osmund aveva aggiunto quelle bacche al suo intruglio, cosa che aveva senso, visto che la prima volta si era chiesto perché non ci avesse pensato prima. “O forse non le aveva mai raccolte. Quelle bacche si trovano vicino all’uscita della foresta, questo mucchio di idioti aveva troppa paura” pensò Griff ridendo e tossendo poco dopo.
Un soldato dall’armatura insolita gli andò davanti, scortato da due Salamanca. Griff intuì.
<<Vi manda Lord Arsieus suppongo.>>
La voce metallica sembrava senza vita oltre l’elmo coperto <<Il resoconto della spedizione, mercenario.>>
<<Ah già. Be’, che dire… foreste magiche, fanciulle indifese e mostri assetati di sangue. Nessun eroe però.>>
Il soldato estrasse un coltello e lo piantò sul tavolo <<Non ti rifarò di nuovo la domanda.>>
Griff lo guardò bene. Non era un Salamanca, armatura troppo costosa, incisioni troppo nobili. Quell’elmo… concavo, due ali incise ai lati e cresta di ferro. <<Ti manda per caso mio padre?>> chiese Griff mentre sollevava la coppa verso le labbra.
Il Grifone gli tirò uno schiaffo, mandando il calice d’argilla a pezzi. Le risate si interruppero, gli sguardi si concentrarono sulla scena. Griff rimase impassibile, sorriso sempre presente sulle labbra.
<<Va bene piccolo pennuto, come vuoi. Ho osservato Kaim Argonar giorno e notte, insieme abbiamo esplorato tutta la parte a est della foresta e parte di quella nord. Abbiamo trovato dei banditi, erano undici, tutti morti. Si nascondevano in una rovina a est vicino al torrente. Abbiamo anche incontrato un grosso lupo, era gigantesco e affamato, come puoi vedere dal mio braccio.>> mentì Griff <<Morto anche lui. Kaim Argonar è stato colpito diverse volte.>>
<<E come ne è risultato?>>
<<Illeso, completamente illeso.>>
<<Hai scoperto il motivo?>>
Griff gli rise in faccia <<Certo: quel figlio di puttana è dannatamente fortunato!>>
Un soldato della scorta sguainò la spada, mentre una delle figlie di Osmund interveniva.
<<Che cosa succede qui? Non avete il diritto di usare le armi in casa nostra->> prima di ricevere uno schiaffo da parte della scorta del Grifone. Cadde per terra ,l’aria era pesante e nervosa.
Il soldato le si avvicinò per tirarle un calcio <<Non si parla così a un generale>>
Un’ombra scattò e il soldato si ritrovò per terra, il naso storto e insanguinato. Griff si adagiò ad aiutare la ragazza a rimettersi in piedi <<Tutto bene mia signora?>> le chiese, con lei che con gli occhi lucidi annuì.
La risata metallica del Grifone attirò la loro attenzione <<Non sei cambiato vedo, lo sospettavo. Nostro padre ti porta i suoi saluti.>> concluse, sguainando la sua spada. Bianca, con un’elsa d’oro pallido inciso dal grifone ringhiante.
Griff vide gli anziani e i ragazzi uscire frettolosamente, mentre tutti gli altri soldati estraevano la propria lama. Si rigirò verso la ragazza.
<<E’ tempo che anche voi andiate.>> le ripulì la lacrima sulla guancia <<Questo mondo ha già abbastanza rampicanti famelici senza che debbano sfiorare anche un fiore come te.>> concluse anche Griff con un sorriso sincero, la mano buona nell’atto di estrarre il coltello.
Kaim
I due uomini si trovavano nel torrente vicino al villaggio <<La rovina era situata nella zona Est della foresta, accanto uno stagno. Quei banditi erano stati pagati da qualcuno, lo stesso che aveva incaricato Griff di osservarmi, quindi direi che Arsieus sia definitivamente involto in questa storia. Loro li abbiamo uccisi, il ragazzino del villaggio no, ma non creerà problemi. La bestia ha sorpreso persino me, invece: assomigliava a un lupo, ma era quattro volte più grande ed era in qualche modo assoggettata a questo corno>> Kaim porse l’oggetto nella mano dell’individuo di fronte a lui <<Purtroppo una volta uccisa si è dileguata, non ho potuto studiarla. Qui c’è qualcosa di oscuro, Arthur. Arsieus non è l’uomo che sembra.>>
La figura di fronte a lui espirò del fumo nell’ombra, dalla pipa un lampo ne illuminò il volto. Corporatura media, ancora bene in forma. I vestiti erano completamente scuri e l’enorme mantello rendeva l’immagine rapace. La barba grigia copriva un volto parzialmente rugoso, più pensieroso che vecchio, con degli occhi grigi e scrutanti.
<<Aye, ma il Lord Reggente se n’è andato questa mattina. Gravi problemi a corte, si dice.>>
Kaim digrignò i denti: sapeva cosa avrebbe aggiunto Arthur a breve.
<<Il comitato si è riunito a Valle Devastata, conosci quel luogo meglio di me.>>
Kaim lo conosceva infatti, quel buco senza vita dove si era schiantato il meteorite, o almeno così si diceva. I Re di 200 anni prima erano molto decorosi, tanto da voler costruire la base principale del regno proprio in quel cratere, insediandoci una fortezza immensa, Voladhor, la fortezza nera. Kaim aveva esplorato spesso quei dintorni –o almeno le zone non vietate- e l’unico ricordo che ne aveva era la nausea totale.
Kaim sospirò <<Immagino che la cosa dovrà essere rimandata.>>
<<Non abbatterti Kaim, questa storia non cadrà nel nulla. La mia nave è pronta a salpare verso Ashmark, pare che uno dei consiglieri di Arsieus abbia richiesto protezione politica, vedrò di estrapolargli delle informazioni.>>
<<Te ne sono grato Arthur. Quando partirai?>>
<<Oggi stesso, non c’è tempo da perdere. Questo corno, le sue incisioni… cose che ho già visto, cose maledette. Nei mari Stretti ho esplorato isole e scovato grotte marine che recavano questi simboli da ogni dove, qualcosa di antico e dimenticato. Tu cosa farai?>>
<<Inseguirò Arsieus, certo, ma prima dovrò sistemare quel mercenario.>>
<<Intendi ucciderlo?>>
Kaim tastò l’arco alle spalle <<No, voglio proteggerlo. Stare vicino a me lo mette in pericolo, starsene da solo lo mette a morte. Mi inventerò qualcosa.>> concluse Kaim.
Arthur annuì <<Molto bene allora, io vedo di incamminarmi, mi manca l’aria salmastra.>>
Kaim gli sorrise. La vecchia Sfinge dei Mari non era cambiata.
Delle urla attirarono la loro attenzione. Si girò verso il piccolo villaggio, un’aura rossastra al centro. Una ragazza gli correva incontro, sul viso una disperazione immensa. Arthur gli fece un cenno con la testa e Kaim annuì. Partì in corsa verso la ragazza.
<<Che cosa succede?>> le chiese.
La voce era spezzata dal pianto <<Devi venire subito, l’hanno attaccato, non poteva farcela da solo!>> disse prima di cadere in ginocchio. Kaim corse subito al centro del villaggio, lasciando la ragazza nelle mani di Arthur. L’aura rossa si tramutò in incendio, la taverna in rovina.
Due soldati a cavallo si stavano allontanando, uno di loro era diverso, e per un attimo incrociò il suo sguardo con Kaim. Arrivato al centro, la scena fu terribile: le pecore erano impazzite, mentre gruppi di anziani si alternavano nel portare secchi d’acqua. Il terreno era rosso come le fiamme, solo che si trattava di sangue.
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Almeno mezza dozzina di soldati si trovavano morti o morenti, chi con la gola tagliata, chi con le viscere di fuori. Al centro di quel massacro c’era Griff, per terra, un buco grondante di sangue al petto. Kaim gli corse subito incontro, ignorando i soldati Salamanca che si trovavano lì di fianco.
Il Mercenario era morto, il cuore trafitto, gli occhi aperti e l’espressione insensibile.
<<Idiota… stupido idiota>> disse amaramente Kaim, mentre gli richiudeva gli occhi.
Griff non c’era più.
<<Tu, lontano da quel cane.>> gli urlò uno dei Soldati da dietro. Kaim lo ignorò, le braccia atte ad adagiare il corpo per terra.
<<Perché lo avete ucciso>> chiese quasi inutilmente Kaim senza toglierli gli occhi di dosso.
Il Soldato rise beffardo <<Perché tu non lo hai fatto.>> facendo partire un coro di risate col suo gruppo.
<<Un grosso errore.>> disse Kaim, alzandosi <<Un grosso e grave errore.>> portando la sua mano all’elsa.
Le risate si interruppero <<Erano i nostri ordini, Gerold Lother era stato mandato qui da Arsieus in persona.>>
Kaim aveva sguainato la Katana <<Pensi che me ne importi qualcosa?>>
Scattò in avanti, tranciando di netto la testa al soldato eloquente. I compagni, gli altri quattro, andarono subito in guardia. Kaim tagliò la gola a quello alla sua sinistra, fendente ad arco che spazzò via l’elmo del soldato.
Quello alla sua destra provò a colpirlo; Kaim lo precedette facendo una giravolta a sinistra, Katana ascendente che prima tagliò il terreno sotto i suoi piedi, poi lo scroto fino alla testa del soldato, diviso in due con le viscere fumanti sparse per terra.
Il quarto provò a fuggire, ma Kaim gli saltò dietro trafiggendolo con tale forza alle spalle che si udì la schiena spezzata sul colpo.
Il sangue zampillava ovunque e Kaim ne era ghiotto. Una lama lo trafisse sul petto, da una parte all’altra. Si girò con calma e vide l’ultimo soldato terrorizzato, gli occhi così tesi da poter esplodere. Kaim lasciò cadere l’arma per terra e fece esplodere quegli occhi, con entrambe le mani, premendole prima bei bulbi e poi nel cervello.
Quando anche l’ultimo corpo spasmante cadde per terra, intorno a lui c’era solo silenzio. Gli abitanti si erano fermati, solo lo scricchiolio delle fiamme continuava ad ergersi. Kaim osservò quello spettacolo, riflesso nei suoi occhi immobili.
<<Kaim>> sentì dietro di sé la voce di Arthur.
Il capitano osservò la scena, soffermandosi poi su Griff. La ragazza lo vide a sua volta, e corse in lacrima verso il corpo senza vita.
<<Kaim… dobbiamo andarcene. Ora.>>
Ma non bastò ad attirare l’attenzione di Kaim, ancora immobile a fissare le fiamme. Sentiva come un prurito al petto. Guardò la spada, ancora conficcata. Se la tolse, gettandola come uno straccio per terra. Ma il prurito persisteva.
Gli creava fastidio, lo faceva quasi impazzire. Gli ricadde l’occhio su Griff. Quell’espressione un tempo beffarda era in pace, e fra non molto si sarebbe decomposta.
Kaim capì. Raccolse la sua arma e si girò verso le fiamme.
<<Dagli una degna sepoltura. Ci vediamo a Voladhor.>> disse Kaim prima di incamminarsi.
Arthur fece per andargli dietro, ma sembrò riconsiderare la cosa. Andò di fianco alla ragazza piangente.
<<Vieni piccola, questo luogo non fa per te>> la raccolse tra le braccia.
<<Perché? Perché non l’ha protetto? Lui era suo amico!>> urlò al vecchio Arthur.
Lui la guardò con sguardo triste <<Bambina…>> alzò lo sguardo verso Kaim <<alcune amicizie si consolidano con l’affetto,>> sospirò <<altre con il sangue.>>
Kaim Argonar si allontanava verso la foresta oscura, alle spalle il calore perduto per sempre.
Il viso immobile, bagnato di sangue.
Sporco di lacrime.
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Ci sto lavorando ma causa esami e impegni vari temo che non farò in tempo. Si potrebbe avere un proroga di qualche giorno?
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Anche io da quando la scuola è entrata nel vivo non riesco più a consegnare in tempo utile.
Una proroga di un paio di giorni sarebbe sufficiente, credo
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Io mi sa che non ce la faccio proprio, ho la storia più o meno in testa ma non riesco a trovare l'ispirazione per scriverla.
Non so se una proroga possa aiutarmi, ma se siete in tanti a chiederla proverò a fare uno sforzo (contando che oggi avevo già messo in conto che avrei saltato la manche).
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Io salto la manche anche stavolta, non avete idea di quanto mi dispiaccia esser costretto a rallentare il ritmo rispetto ai primi tempi, sorry guys.
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Data di consegna spostata al 2 Dicembre alle ore 0.01.
EDIT: Visto che vi è stato concesso un periodo piuttosto lungo, chi l'ha consegnata per tempo sarà premiato in sede di voto.