ORGOGLIO E CONDIZIONATORI
Era un'afosa giornata di agosto. Il sole batteva implacabile sulle teste degli abitanti del paese del sol levante, inducendo la maggior parte di loro a cercare sollievo nelle affollate piscine o a barricarsi nelle proprie abitazioni dotate di aria condizionata.
Nello studio del celebre mangaka Ashirogi Muto, famoso per aver pubblicato sulla rivista Weekly Shonen Jump opere come "Detective Trap – Indagini con truffa" e "Corri, Tanto Daihatsu!”, il caldo estivo non era mai stato un problema. Grazie al condizionatore d'aria presente nella stanza il sensei e i suoi assistenti avevano sempre potuto lavorare alle tavole dei vari manga senza grosse differenze rispetto alle altre stagioni. Tuttavia quell'estate la situazione era ben diversa: il prezioso elettrodomestico si era rotto causando la trasformazione dello studio in una sauna.
Dietro allo pseudonimo Ashirogi Muto si celavano in realtà due ragazzi poco più che maggiorenni chiamati Mashiro Moritaka (nipote del precedente proprietario dello studio e dotato di un talento naturale per il disegno) e Akito Takagi (brillante ideatore delle intricate trame dei manga del duo). I due giovani avrebbero utilizzato volentieri i soldi ricavati dalle vendite dei loro precedenti lavori per far riparare il condizionatore, ma al momento avevano spese più urgenti da sostenere e nonostante il caldo rendesse infinitamente più pesante il loro lavoro ritenevano di essere in grado di sopportarlo. Anche i loro assistenti si erano dichiarati perfettamente in grado di resistere alle elevate tempreature della stagione e di potersi accontentare di un paio di ventilatori.
Tuttavia la settimana che i telegiornali avevano definito come la più calda dell'estate stava veramentente mettendo a dura prova i due mangaka e i loro collaboratori. Impedire al sudore che imperlava le loro fronti di cadere sulle tavole in lavorazione richiedeva non poca concentrazione e li sottoponeva ad un notevole stress. Anche evitare che la mano scivolasse lungo il pennino mentre si era intenti a tracciare una linea precisa rappresentava un'impresa a dir poco titanica.
Mashiro non era abituato a lavorare in tali condizioni e questo si rifletteva negativamente sul suo umore. Durante quel torrido pomeriggio il ragazzo era particolarmente nervoso ed irritabile e per tale ragione evitava accuratamente di parlare più del necessario con Takagi e gli assistenti. Sapeva perfettamente che sarebbe bastata una piccolezza per indurlo a perdere la calma e voleva assolutamente evitare di fare una scenata della quale poi si sarebbe sicuramente vergognato.
“Possibile che basti un po' di caldo per ridurmi in questo stato mentale?” si chiese mentalmente.
“Oh, ma non è solo colpa del caldo e tu lo sai bene. Se siete in questo pasticcio è tutta colpa di Takagi.”
La voce che gli aveva risposto proveniva da qualche angolo remoto della sua coscienza e aveva un tono sgradevole. Mashiro associava a quella fastidiosa manifestazione di una parte del suo Io le immaginarie fattezze di un irritante ragazzino di nobili origini, con la puzza sotto il naso e sempre pronto a dare la colpa di tutto agli altri. Di solito tendeva ad ignorare quel molesto inquilino della sua mente, ma non solo quel giorno diede un certo peso alle sue “parole” ma si trovò addirittura d'accordo con esse.
“In effetti se solo Takagi non ci avesse messo così tanto ad elaborare la storia di questo capitolo avremmo potuto lavorare con molta meno ansia...”
Per allontanare dalla mente quei fastidiosi pensieri il mangaka decise di prendersi una breve pausa. Dopo aver arricchito con alcuni particolari la tavola sulla quale si erano focalizzate le sue attenzioni nelle ultime ore, Mashiro posò il pennino.
Lanciò una rapida occhiata al termostato e vide che il display indicava una temperatura di trentacinque gradi.
"Spero che domani ci sia qualche grado in meno" commentò a bassa voce.
"Non ci contare troppo, Saiko" affermò Takagi che sedeva poco distante da lui e sfogliava distrattamente alcuni vecchi manga.
"Da quanto hanno detto al telegiornale le temperature inizieranno a calare solo dalla prossima settimana. Dato che siamo in argomento stavo pensando di inserire nel prossimo capitolo di PCP un crimine perfetto legato al clima, ma ora come ora non riesco a farmi venire in mente proprio nulla..."
Mashiro sbuffò, manifestando chiaramente la sua irritazione e l'amico lo notò.
"Che c'è? Ho detto qualcosa di male?"
"...No, niente. E' solo questo caldo ad infastidirmi."
Lo sceneggiatore si raddrizzò con calma gli occhiali sul naso, prendendosi il tempo necessario a stabilire se l'amico fosse sincero o meno.
"Penso che ci sia dell'altro", affermò dopo alcuni secondi.
"Ti conosco troppo bene per credere che la tua irritazione sia legata esclusivamente al caldo."
Uno degli assistenti sollevò il capo dal foglio su cui stava applicando i retini e osservò con stupore i due sensei. Aveva la sensazione che ci fosse una certa tensione tra i due, ma dato che di solito andavano così d'accordo gli sembrava strano.
"...Lo sai che se questa settimana siamo in ritardo con la consegna la colpa è solo tua, vero Shujin?"
Mashiro si pentì di quella domanda non appena ebbe terminato di formularla. L'irritazione aveva avuto la meglio sul buon senso e l'aveva spinto a dire qualcosa che non riteneva nemmeno lui del tutto vero.
Tutti gli assistenti si voltarono ad osservarlo, con un' espressione di assoluta incredulità dipinta sul volto.
Takagi rimase impassibile per qualche momento, incapace di credere alle sue orecchie, per poi inziare a tremare in preda alla collera.
"T-ti rendi conto di che cos'hai appena detto?!"
La voce incollerita dell'amico avrebbe dovuto incrementare il senso di colpa di Mashiro, ma invece non fece altro che alimentare il suo nervoso.
"Sì, me ne rendo conto...E non ho alcuna intenzione di rimangiarmelo!" esclamò il giovane con un tono di voce piuttosto alto.
Dopo qualche istante di pausa in cui sarebbe stato possibile tagliare la tensione con un coltello il mangaka aggiunse: "E' ormai da mesi che lavoriamo a questo manga. Possibile che tu abbia ancora delle difficoltà ad elaborare la trama dei vari capitoli?!"
In preda all'ira Takagi battè violentemente le mani sulla scrivania.
"Credi davvero che sia così facile lavorare alla trama di un manga come PCP? Dovresti saperlo meglio di chiunque altro che inventarsi ogni volta un nuovo delitto perfetto che possa essere facilmente riprodotto anche nella realtà è tutto tranne che semplice! Non è un banale manga mainstream in cui è sufficiente far combattere i personaggi tra loro per entusiasmare il lettore! Senza enigmi studiati nei minimi dettagli e dialoghi in grado di catalizzare l'attenzione i manga di nicchia come PCP sono destinati a sprofondare in classifica ed è per questo che non posso permettermi grossolani errori dovuti alla fretta!"
Le parole uscivano dalla bocca di Takagi rapide ed impetuose come un fiume in piena. Mashiro sapeva perfettamente che l'amico aveva ragione su tutto e in circostanze normali non avrebbe esitato a scusarsi immediatamente.
Ma quel giorno il ragazzino snob e antipatico che risiedeva nella sua mente sembrava aver assunto il comando della baracca...E la prima regola della nuova gestione sembrava essere "non lasciare a Takagi l'ultima parola in questa lite".
Fu solamente questo a spingere Mashiro a dire: "Ok, ma resta comunque il fatto che questa settimana ci hai messo troppo a farti venire una buona idea. Se devo aspettare così tanto prima di poter iniziare a disegnare...Tanto vale che d'ora in poi ci pensi io alla trama!"
L'ultima frase sbriciolò istantaneamente la poca pazienza che era rimasta a Takagi. Con un movimento fulmineo e non particolarmente affine alla sua indole il ragazzo sferrò un violento pugno allo stomaco del collega.
Colto alla sprovvista Mashiro non fu in grado di difendersi. Il dolore causato dal colpo fu tale da farlo cadere a terra con le mani attorno allo stomaco.
Senza dire una parola Takagi raggiunse a passo spedito la porta d'ingresso dello studio, la aprì e se la richiuse con foga alle spalle.