Quanto mi mancava leggere la tua ff Lynd....
visto che nn l'ho finita di leggere tutta ,quando torno la finisco e commento per bene :D
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Quanto mi mancava leggere la tua ff Lynd....
visto che nn l'ho finita di leggere tutta ,quando torno la finisco e commento per bene :D
La battaglia tra bene e male nn poteva essere rappresentata meglio da questi 2 personaggi, li hai resi alla perfezzione
gli scontri sono descritti benissimo e grande Yamcha anche se mal ridotto è riuscito a dare una mano a Brando
quoto Alpha
sempre grandissima Lynd
Bellissimo Lynd! Sempre più intrigante e misteriosa la tua storia! Non hai perso la mano nemmeno un pò! :)
grande lynd! sono tornato e trovo la tua ff bella come quando avevo abbandonato!!
Salve ragazzi miei ^^! Perdonate il ritardo, anche se adesso è divenuto una costante, ma non posso proprio scrivere e postare con regolarità a causa della scuola e di altri impegni...
Ringrazio vivamente Teo, Final e Prince che con i commenti mi allietano sempre e mi danno una spinta in più a dare il meglio di me (pure se non riesco sempre...), così come tutti gli altri fantastici lettori :D!
Comunque, vi auguro una buona lettura sperando che vi piaccia e non vi appaia troppo noioso o pesante!
Capitolo 56. Visita inaspettata
Finalmente il lungo ed estenuante scontro svoltosi in un campo di battaglia decisamente obsoleto, nella sala di una beauty farm, era giunto ad un’apparente conclusione con il netto trionfo delle forze benigne sostenute da una misteriosa e stupefacente potenza scaturita da una semplice e antica gemma. Due giovani stavano distesi su quel pavimento che, se prima era totalmente ricoperto da uno spesso ed incorruttibile strato di puro e splendente ghiaccio, adesso s’iniziavano ad intravedere nuovamente le belle e pregiate mattonelle che lo costituivano. Anche il gelo che avvolgeva le quattro mura bianche e gravemente lesionate e forate in svariati punti stava sciogliendosi lentamente, lasciando il posto a sbuffi improvvisi e intermittenti di vapore caldo, proprio come se fossero dei geyser. Il silenzio saturo di terrore e sgomento che fino a qualche istante precedente aveva troneggiato incontrastato in quell’ambiente che poteva facilmente essere paragonato alle dimenticate segrete di un castello, ora era stato scacciato da un crescente vociare di persone che nelle vicine saune tentavano in ogni modo di fuggire e di abbandonare il più in fretta possibile la camera. Tutto d’un tratto infatti si era verificato qualcosa ch’essi mai si sarebbero aspettati, poiché con un boato la loro parete riscaldata e decorata da pannelli di buon legno finemente decorati, era esplosa e un personaggio decisamente inquietante aveva fatto la sua comparsa rotolando sul suolo di marmo. Questi indossava una tunica color della neve, sgualcita e con gli orli strappati mentre intatta era l’importante cintura d’oro che con arcaica eleganza cingeva la sua vita e una piccola parte dell’addome longilineo, la chioma lievemente arruffata ma pur sempre dall’ammirevole bellezza attorniava infine un volto diafano recando un’immagine pressoché irreale e fantastica. Una donna dalle abbondanti forme, che dapprima era corsa via impaurita per imboccare la porta ed uscire da quel luogo maledetto, aveva fatto ritorno sui suoi passi e si era accostata alla figura che pareva essere caduta in uno stato di semi-incoscienza. Deglutendo ella si piegò sulle ginocchia allungando una mano verso la guancia dell’individuo che a suo parere non doveva avere più di venticinque o trent’anni al massimo, ma non fece in tempo a sfiorargliela giacché quest’ultimo spalancò completamente gli occhi fissando con scintillio furente colei che gli stava innanzi.
-Oh…mi scusi tanto! Credevo che si fosse sentito male…sa, con il colpo che ha preso traforando il muro! Posso comunque aiutarla, seppur nel mio piccolo?- chiese la signora ritraendosi leggermente e cominciando a rabbrividire vedendo che il tizio si stava rimettendo in piedi da solo, come se nulla fosse accaduto. Egli inspirò profondamente guardandosi la veste non più nelle migliori condizioni, poi rivolse la sua attenzione all’altra che nel frattempo cercava di stringere l’immacolato accappatoio sul suo fisico prosperoso.
-No, non importa assolutamente, andate piuttosto lontano da qui…ho ancora qualcosa che non deve essere lasciato in sospeso- sentenziò l’essere dopo alcuni istanti nei quali nessuno aveva osato favellare, dunque si apprestò a tornare dagli avversari quando un pensiero lo arrestò facendogli apparire un ghigno sinistro sulle labbra sottili e dalle tonalità grigiastre.
-Perdonate la mia terribile scortesia nei vostri confronti, cara dama. Ho riflettuto e sono giunto alla conclusione che sarebbe molto utile accettare il vostro prezioso ed indispensabile aiuto!- enunciò con accezioni addolorate e sentite nella suadente voce.
-E..mi dica…cosa posso fare…per lei?- balbettò lei percependo un brivido scenderle lungo la schiena.
-Nulla di così complicato e temerario, credetemi! Vedete quel ragazzo biondo, disteso su quel suolo? E ammirate ciò che porta al collo: un gioiello tanto grazioso e puro che soltanto un’anima gentile potrebbe indossarlo! Fareste il grande piacere di prenderlo per me?- e con una spinta accennata indicò l’oggetto dei propri desideri alla donna che, come ipnotizzata da quelle parole pronunziate con cotanta dolcezza, annuì dirigendosi verso l’obiettivo. Con passo cadenzato scavalcò le macerie che rendevano piuttosto difficoltoso il passaggio da una stanza all’altra, raggiunse Brando che ancora con le palpebre chiuse respirava a pieni polmoni cercando di riprendersi da ciò che era improvvisamente successo, quindi si chinò su di lui afferrandogli direttamente il ciondolo della collana. Ei però reagì immediatamente tentando di liberarsi dall’invadente presa della nuova venuta tirando a sua volta la catenella nella sua direzione, anche se presto comprese che sarebbe stata un’impresa quasi impossibile, visto che il suo fisico era stato fortemente debilitato dal precedente scontro e dai poteri che il minerale aveva dimostrato di possedere.
-Insomma! Non arrivo neppure a sconfiggere un folle che vuole rubare ciò che mi appartiene, che immediatamente ne sopraggiunge un altro! Per di più donna! Dannato postaccio della malora, non avrei mai dovuto mettere piede qui! Lei intanto prenda questo!- urlò l’amante dei viaggi assestando un poderoso calcio alla gamba della malcapitata che scotendo il capo lasciò subito il lucente ciondolo color dello zaffiro, indi senza dire una sola parola si allontanò con un’espressione stravolta sul viso.
-Che diamine! Adesso ne ho proprio abbastanza degli abitanti di questa cittadina, uno più strambo dell’altro! Però non posso lasciare questo buon uomo qui, ora che tutto è tornato alla quiete iniziale e la temperatura è fortunatamente ritornata piacevolmente tiepida- e rialzandosi faticosamente si rasciugò una minuscola goccia di sudore che gli solcava la fronte dalla pelle bronzea, felice come mai di sentirla scendere lungo la tempia dopo un’eternità di gelo. Con una rinnovata forza di volontà e determinazione che rilucevano nelle sue magnifiche iridi smeraldine, si issò lentamente cercando di reprimere gli spasmi dolorosi delle sue masse muscolari che evidentemente dovevano davvero essere esauste. Barcollando riuscì finalmente ad alzarsi del tutto e sostenendosi con un palmo della mano ancora tremante poggiata sulla parete, camminò in direzione del moro sconosciuto che intanto aveva mosso impercettibilmente il capo schiudendo un po’ gli occhi lievemente annebbiati.
-Coraggio compagno d’armi, usciamo da questa valle di lacrime…- mormorò il biondo afferrando l’altro e cingendogli la vita sanguinante con un braccio, mentre il gemello lo teneva ritto pigiandogli leggermente il petto che seguiva il ritmo di un respiro affannoso ed irregolare. Così ambedue si trascinarono fino alla porta semi distrutta del locale, ondeggiando come se avessero precedentemente abusato di sostanze alcoliche, dato che i loro piedi minacciavano imperterriti di farli inciampare da un momento all’altro.
Giunti che furono alla desiderata meta, non fecero in tempo ad abbassare la maniglia tuttavia lucida e dalla superficie perfettamente levigata, che alcuni agenti di polizia muniti delle ultime innovazioni tecnologiche nella sfera delle armi irruppero nella stanza sfondando il pregiato legno con dei calci e atterrando per l’ennesima volta i due uomini.
-Ah, giungete come sempre alla buon’ora! Noi, e specialmente il sottoscritto, potevamo benissimo morire sotto l’attacco di quel pazzo squilibrato e sottospecie di monaco! Guardate, adesso potete tornarvene da donde siete venuti, ormai quegli sarà fuggito da un pezzo!- esclamò visibilmente adirato Brando, alzando il pugno e aggrottando le sopracciglia.
-Ciò di cui ci stai vilmente accusando non è corretto, giovanotto impertinente! Dalla chiamata al nostro reparto a questa destinazione abbiamo impiegato non più di sei o sette minuti. Piuttosto, constatato che il tuo compare è momentaneamente incapace di intendere e volere, saresti così gentile da descriverci l’assalitore? Purtroppo i miei colleghi non l’hanno rintracciato da nessuna parte, anzi non riusciamo a capire come possa essere fuggito, dal momento che l’intera beauty farm è stata circondata immediatamente…- e colui che doveva essere la guida della spedizione fece cenno ai sottoposti di soccorrere gli attendibili ma sconvolti testimoni oculari, togliendosi poi il berretto e passandosi perplesso una mano sul mento ruvido di barbetta brizzolata.
Nel frattempo il misterioso essere dall’incantevole figura angelica ma che aveva rivelato un animo oscuro e malvagio più probabilmente di un demone stesso, si era effettivamente dileguato dopo avere osservato il misero fallimento della donna alla quale aveva affidato una missione semplicissima, ovvero quella di strappare un ciondolo ad un ferito. Silenzioso e magnifico com’era entrato, così si era smaterializzato nello scarso tempo di un solo istante, mentre un’espressione un po’ delusa ma sicuramente non rassegnata aveva fatto capolino sul volto pregno di una beltà tenebrosa e che forse nessun essere vivente possedeva. Nel giro di un attimo indi egli si ritrovò in un luogo desolato e semibuio, dove inquietanti ombre saettavano da una superficie all’altra di quello che pareva essere un edificio costituito totalmente da ghiaccio, che rifrangeva la fioca e spettrale luce azzurrina emanata da quattro grandi torce poste innanzi all’arco dell’ingresso dell’insolita dimora. I passi del proprietario creavano un lieve rimbombo quando i pesanti stivali d’oro calpestavano il pavimento splendido e duro come una lastra di vetro, attraversando velocemente un corridoio di cui non si poteva vederne facilmente la fine e rischiarando il percorso solamente con l’immortale bagliore che non abbandonava mai la sua regale e longilinea persona. I lembi sgualciti del suo abito svolazzavano leggiadri e rassomigliavano alle ali di una meravigliosa farfalla che posata su di un fiore si prepara per innalzarsi nuovamente in volo, le pallide mani erano chiuse a pugno e tese lungo i suoi fianchi e lo sguardo ferino mirava dritto ad un esatto punto dinanzi a sé. Un massiccio portone di nobile ed antica fattura si presentò infatti ai suoi occhi, dopo ch’aveva camminato molto e sentiva le sue membra esortarlo a fermarsi almeno per brevi istanti prima di riprendere un’azione ch’egli amava e soleva ripetere ormai da tempo immemore: ricercare, leggere e studiare la moltitudine delle sue pergamene, alcune redatte con una calligrafia quasi impossibile da decifrare e probabilmente neppure di derivazione umana. Con un gesto secco e deciso afferrò l’elaborata maniglia color fumo che ricordava in parte il severo stile medioevale, dunque l’aprì garantendosi il passaggio dal triste e terribile corridoio cui il fondo era stato inghiottito del tutto da una coltre dalle tinte d’onice, ad un’enorme stanza come poche se ne erano mai viste. Le pareti morbidamente ovali erano rivestite da librerie tanto ampie e alte che raggiungevano bene e combaciavano col soffitto intarsiato, ricolme di testi e volumi davvero ingombranti che rappresentavano un mero tesoro dell’umanità e che sarebbero stati ammirati volentieri e sfogliati dagli amanti della lettura e della sapienza. Al centro preciso della figura geometrica vi era invece un tavolo ellittico dalla struttura semplice ed efficace, sul quale trovavano appoggio ordinatamente dei papiri e altre carte arrotolate di materiali diversi che si mostravano nella loro complessiva bellezza e purezza. Il padrone di quella fortezza solitaria e perfettamente adatta alla misteriosa condotta di questi, avanzò senza esitazione verso uno dei tantissimi ripiani della libreria dirimpetto al tavolo prendendo delicatamente e con modi carezzevoli un libricino cui le rade pagine erano ingiallite e rese fragili dal tempo, quindi si accomodò elegantemente su una sedia che poteva paragonarsi alla riproduzione di un trono, poiché presentava uno schienale alto e inciso sulla sommità con simboli particolari e il sedile era imbottito e vestito di un panno sanguigno con profili immacolati. Subito egli s’immerse in una lettura appassionata e con dedizione analizzò ogni parola che con caratteri sfarzosi riempiva quella carta lievemente ruvida al tatto e spessa quasi come la propria rilegatura dalla cromatura ocra, le dita affusolate ne sfioravano costantemente e con moti meccanici gli angoli un po’ aguzzi ma sapientemente arrotondati, mentre le labbra non smettevano di pronunziare silenziosamente le frasi che donavano un significato al semplice libro materiale. Poscia ch’ebbe letto rapidamente quattro pagine senza che l’ombra di un’emozione trasparisse dal viso marmoreo, incominciò la quinta e già dalle prime righe la sua mente elaborò deduzioni che gli fecero comparire un accennato sorriso e trarre un profondo respiro, ma proprio quando stava giungendo al punto che evidentemente aveva per lui un interesse non indifferente, una sommessa e cristallina risata che nonostante ciò era capace di fare scorrere dei brividi lungo la schiena di chiunque riecheggiò nell’ambiente. Immediatamente il tizio si arrestò chiudendo lentamente e pesantemente le palpebre e lasciando che sulla sua fronte abbassata cadessero alcuni ciuffi ribelli, poi un’insolita fragranza di fior di loto si diffuse nell’aria circostante fino a renderla pressoché irrespirabile, tanto le invisibili scie di profumo si rivelarono essere dense e forti da stordire ed annebbiare i sensi.
-Carissimo, ho forse distolto la tua attenzione da qualcos’altro? Oppure non attendevi davvero una mia visita?- domandò una voce dai toni estremamente melliflui e fin troppo allusivi rivolgendosi a colui che presiedeva la camera.
-Siete deliziosa ed affabile come vi ricordavo…Kohòr! Quanto tempo è trascorso dal nostro ultimo incontro…speravo proprio che mi dimenticaste lasciandomi finalmente libero di concludere il mio fine più alto e celestiale!- rispose ei alzandosi e volgendo la sua attenzione alla figura femminile e deliziosa che aveva favellato con cotanta grazia. Un piccolo sorriso increspò le carnose labbra a forma di cuore e aventi il colore rosso acceso del sangue arterioso con le sfumature lievemente più scure e infuocate del tramonto, le sottili e rosee dita dell’indice, del medio e dell’anulare della mano destra si posarono maliziose tra il mento e la bocca appena dischiusa. I capelli setosi come i petali di una rosa e della medesima tinta della violetta con barlumi d’ametista erano morbidamente raccolti in una coda alta e le punte lunghe le sfioravano con tenerezza e freschezza la spalla e la schiena, incorniciando un volto un po’ ovale, dalle guance perennemente arrossate e facendo risaltare con abile maestria gli occhi languidi che, riprendendo le vaghe forme di una dolce mandorla, contenevano nelle iridi l’argento fuso e l’acciaio più tagliente ed affascinante. Il corpo minuto ma che non nascondeva affatto delle forme sinuose e curvilinee come le sommità delle verdi colline, era coperto con abiti che lasciavano ben poco all’immaginazione di chi osservava e da questo si poteva dedurre quanto la meravigliosa donzella fosse tutt’altro che pudica e timida: una fascia lillà con ricami in fili luminescenti e gemme di svariato intaglio che ne decoravano la stoffa donandole un tipico sapore arabeggiante, ne avvolgeva la parte superiore lasciando parte dell’addome scoperto, mentre dei pantaloncini di ugual fattura le rivestivano i fianchi e una minimale porzione delle cosce.
Un velo ondeggiante rosato e dalle giocose trasparenze che dai fianchi scendeva molle lungo le gambe completava poi l’abbigliamento della nuova venuta, con la testa ripiegata su di un lato osservava con un misto di divertimento e desiderio l’austero padrone della dimora che senza batter ciglio la fissava a sua volta, privo di qualsivoglia emozione.
-Oh, noto con dispiacere che la mia presenza ti reca tedio…oppure aspetta: non è il fatto che io sia qui ad oscurare il tuo bel visetto, quanto probabilmente una breccia nella tua incrollabile e cieca fiducia sulle capacità e abilità delle quali tanto ti rallegri. Non sei cambiato affatto, sai? Ti conobbi quand’eri incosciente e assetato di vana sapienza, ed ecco che ti ritrovo esattamente come prima…se non peggio!- esordì lei con una vena d’ironia contenuta del discorso e avvicinandosi con movimenti felini all’altro.
-Anche voi non rinnegate la vostra natura spregevole che mitigate sotto le mentite spoglie di una creatura fantastica, nel cui sguardo puoi smarrire la ragione e il senno, e dai suoi baci ricevere in dono l’eterno veleno… Andate ora, ho diverse mansioni da svolgere e doveri che mi attendono- sentenziò egli voltandole le spalle e allontanandosi dalla giovinetta così simile a una dea.
-Uhm, non mi piace affatto la tua condotta! E soprattutto non sopporto che il mio obiettivo non mi dedichi uno stralcio della sua attenzione, così come invece merito! Suvvia, ti rivelerò ugualmente il motivo della mia inattesa visita…so cosa brami, intendo ciò che vuoi a tutti i costi realizzare. Non sei riuscito ad ottenere il gioiello dal biondo ragazzo dallo spirito puro e ingenuo, non hai ancora ben indagato il significato delle parole che con arcaico inchiostro brandiscono la pergamena isolana-
-Voi…come sapete ogni cosa che faccio o che leggo? Avete per caso acquisito altri doni a me occlusi e sconosciuti?- le chiese ei tornando indietro e raggiungendola, quasi arrivando a sfiorarla con gli orli della propria tunica.
-Può darsi… Comunque, vorresti ascoltare con mera solerzia ciò che ho da annunziarti e proporre?- ribatté con un nuovo quesito l’astuta fanciulla, alzando il braccio sinistro avvolto da un' appariscente spirale richiamante le forme di un serpente dagli occhi arzenti, e arrivando a percorrere la soda guancia dell’altro con i sensibili polpastrelli, indi lo spinse fino alle imponenti sedie facendo sì che si sedesse docilmente attendendo che la voce dai toni di miele della donna riempisse la grande ed imperiale sala.
Bellissimo ep. Lynd! Mi mancavano i tuoi capolavori!
E cosi il misterioso figuro si da alla fuga, dopo aver mandato una poveretta a fare un ultimo tentanti! :asd: Ma dai...
Cmq eccelsse descrizioni come al solito! E devo dire davvero magnifica la dimora del tizio! Di certo ama leggere! :asd:
E adesso arriva costei! Che pare conoscere l'individuo e pare proporre un'alleanza! Chissà chi è...
Sono molto curioso!
Ti ringrazio di cuore A_O!! E a me mancavano i tuoi splendidi commenti ^^!
Già, ammetto che non ha fatto una scelta molto eroica :lol:! Eh sì, sperava che l'ignara donna avesse un'animo puro così come Brando, purtroppo però si è sbagliato...:asd:
Sono felicissima che le descrizioni ti siano piaciute :D! E mi fa veramente piacere che la dimora del tizio ti abbia affascinato! Forse è stata la parte in cui ho messo più cura per descriverla... Eh sì, pare che abbia la passione per la lettura! :asd:
Esattamente! Poi vedrai nel prox capitolo il tipo di alleanza che gli proporrà, e probabilmente saprai pure come i due si conoscono...
Lieta di avere destato la tua curiosità ^_^!!
Ti attendo al seguito! :amici:
Ciao Lynd è davvero bello tornare a leggere un tuo capitolo devo dire che c'è stato qualche sbaglio, ma nn ha rovinato nulla del capitolo in sè. :)
Il cattivo sembra essere diverso da tutti gli altri questa volta ,sembra buono esteriormente ,ma poi ha mostrato la sua reale natura ,molto brava nel descriverlo ed è riuscito a convincere anche la gentile signore un "pò" pienotta.
Davvero molto bella questa Kohòr e la descrizione è perfetta ,sono molto curioso di sapere cosa vuole e cosa succederà tra questi nuovi nemici (futuri alleati?!?!?) e Brando e co. :asd: :D
BRAVISSIMA!!!
Teo!!! Mille grazie del sublime commento, sono molto contenta che tu abbia gradito il cap. ^_^!
Sono lieta che hai notato la nuova particolarità del cattivo, dove appunto il suo aspetto non sembra minimamente rispecchiare la natura interiore!
Già, è molto abile ad usare i toni dolci per piegare le altre persone -e specialmente le signore :asd:- alla sua volontà!
Oh, sono contentissima che Kohòr ti sia piaciuta :D :D! Finalmente in questa FF abbiamo una figura femminile diversa da quelle già conosciute!
Poi vedrai e saprai quali sono i suoi scopi, se i due si alleeranno "pacificamente" e cosa accadrà al coraggioso Brando e co.! :asd:
Ti attendo!!!
Sempre più interessante e misteriosa questa fanfiction, continua a comparire personaggi inattesi... vedremo come si svilupperà la storia.
Bel lavoro, Lynd! :)
Salve a tutti! Eccomi nuovamente dopo una lunga assenza nel postare, a causa delle ultime interrogazioni, di altri impegni e purtroppo per la mancanza di ispirazione! Però finalmente oggi ho concluso il cap. 57, che probabilmente non sarà venuto proprio come speravo, e forse potrebbe non piacervi granché... Beh, se così fosse, mi auguro di recuperare nei capitoli a venire!
Ringrazio intanto Final, che mi segue sempre e lascia magnifici commenti :D!
Detto ciò, non mi resta che augurarvi una buona lettura! :book: :)
Capitolo 57. La chiave per la sapienza
Interminabili istanti di puro e quieto silenzio scandivano oramai il tempo all’interno dell’imponente sala contenente probabilmente la più grande e fornita libreria che si fosse mai vista, le luci dell’elegante ambiente si rifrangevano continuamente sulle superfici dell’antico tavolo e sulle pareti stesse, creando artistiche zone oscure dove i fasci luminosi saettavano come misteriose fiammelle. Dalle ultime parole della nuova e decisamente inattesa ospite nessuno aveva più fiatato e alcun altro rumore si era udito non solo nella stanza, ma nell’intera buia dimora che doveva disporre di molte svariate camere come gli alberghi più lussuosi o i sontuosi palazzi dei regnanti delle varie nazioni della Terra. Una delle ricche poltrone presenti era occupata dal longilineo e austero padrone di casa che con le gambe rilassate, i gomiti poggiati sui braccioli e le fini dita strette in un morbido intreccio, non distoglieva il suo sguardo indagatore e attento dalla donna che ancora si ostinava a sostare in piedi di fronte a lui, senza far fuoriuscire dalle labbra una sola sillaba. Egli non era di certo un uomo particolarmente loquace e amante della compagnia, né l’assenza di rumori gli aveva mai recato tedio, eppure in quell’attimo desiderava ardentemente che Kohòr rivelasse il fine della sua visita in quei luoghi sperduti e desolati. Con un gesto estremamente tranquillo ma che in verità dissimulava un certo nervosismo egli accavallò le gambe coperte parzialmente dalla malridotta tunica che mostrava dei leggeri pantaloni grigi, i quali presentavano un’arricciatura all’altezza delle ginocchia, avvolte poi dai vistosi stivali di luccicante ed intarsiato oro.
Ad un certo punto la giovane e delicata figura femminile che con le sue preziose ed obsolete vesti pareva provenire da un luogo magico e inesistente, mosse qualche ulteriore passo verso il suo impaziente interlocutore, indi sorrise appena incrociando le braccia ornate da numerosi gioielli sul petto.
-Or dunque, qual è il motivo che vi ha fatto tornare qui, ove le saette dell’infuocato sole non giungono mai a scaldar queste gelate terre?- chiese l’uomo piegando il capo lateralmente e socchiudendo le palpebre, lasciandosi intanto sfuggire un flebile sospiro.
-Diletto, sbaglio o la calma calcolatrice è una delle tue doti delle quali tanto ti vanti?- ribatté l’altra cominciando a camminare in direzione di uno scaffale della libreria colmo di antichi volumi, carezzandoli lentamente ed accuratamente con la punta dell’indice.
-Esatto, giacché per mezzo di essa sono riuscito ad ottenere le risposte ai miei intensi quesiti e ad iniziare mente e coscienza all’arcano segreto della sapienza sconfinata e totale. Non potete sapere quanto abbia vagato per trovare simili tesori e quante giornate abbia trascorso chino su questo tavolo, ignorante dei cambiamenti che continuamente avvenivano attorno a me, delle epoche che si susseguivano una dietro l’altra senza sosta alcuna… Quanti anni si sono consumati mentre io mi avvicinavo sempre più all’agognata meta? Forse duecento, trecento anche…voi rammentate con precisione ciò che ero? Certo, il passato non ha alcuna importanza, né il futuro l’avrà mai per il mio essere, condannato ma al contempo investito di una ricompensa immensa… Vivere l’eterno presente!- e abbandonandosi ad una sommessa risata chiuse gli occhi, udendo distintamente il particolare fruscio della pergamena che viene sfiorata da mani esperte, e srotolata su una solida superficie lignea.
-In fondo è quello che hai sempre desiderato, non cercare di provocare in me sentimenti di colpa e rimprovero richiamando alla memoria episodi della tua vita che già sono comunque avvenuti! Hai compiuto la tua scelta semplicemente in virtù del fatto che fin dalla fanciullezza non attendevi altra occasione, bramavi di acquisire potere ed immortalità, nessuno ti ha mai costretto…- proruppe la fanciulla, distogliendo per un attimo la sua attenzione dalla carta che stava puntigliosamente esaminando.
-Sicuramente, ma a dispetto di questi privilegi non sono materialmente in grado d’impossessarmi dell’oggetto che mi è utile affinché possa ottenere definitivamente una conoscenza universale, che non sia pari neppure a quella delle divinità in persona, bensì superiore!-
-Smetti di rimpiangere quel misero fallimento e accostati a me piuttosto, cosicché possa mostrarti la risposta che cerchi- riferì ella unendo i palmi delle affusolate mani e perdendo il sottile velo di severità che come bruma oscurava il suo volto dalla cute color della pesca. Immediatamente l’interpellato si alzò con composta eleganza dal piccolo trono percorrendo con pochi e cadenzati passi la breve distanza che lo separava dalla ragazza, dunque le si fece vicino toccandole appena una spalla con il gomito e abbassandosi perché potesse prestare maggiore attenzione. Fugacemente dette uno sguardo ai simboli sinuosi e non facilmente decifrabili che occupavano l’intero spazio disponibile del foglio, mormorando lesse con lieve noncuranza tutte le frasi ch’essi formavano fino a quando una strana formula non riuscì a catturarne completamente l’interesse. Perplesso aggrottò le sopracciglia mentre come una litania le sue labbra ripetevano quelle parole che ricordava di avere già indagato, infine scosse la testa facendosi delicatamente solleticare la fronte dai tre soliti ciuffi ribelli che scendevano morbidi sino alle gote.
-Non capisco cosa vi sia di così eclatante! Per vostra informazione, gentil donzella, ho analizzato io stesso questi caratteri incisi tanto minuziosamente e recuperato la relativa pergamena in quell’isola situata nei mari del Sud, e purtroppo non c’è nulla che si riferisca al potere della gemma azzurra, quella che ho provato a conquistare, né specialmente al modo in cui è possibile neutralizzarla!- disse accigliandosi e portando i pugni chiusi ai fianchi.
-Ciò che affermi con viva convinzione non è esatto! Possibilmente non avrai preso in seria considerazione gli enunciati che precedono la formula, giacché essa rappresenta solo l’ultimo passo per attivare non una, bensì tutte le pietre… Ma non perdiamoci in futili discussioni, eccoti quello che volevo vedessi prima di proporti una qualsivoglia alleanza o domandare particolari favori- e terminato di favellare rivolse un sorriso complice a colui che adesso la scrutava con espressione dubbiosa, mentre innanzi ad entrambi stava materializzandosi uno strano e senza dubbio desueto congegno dalle dimensioni poco più rilevanti di una bussola o di un radar. Un oggetto vagamente circolare apparve avvolto dapprima da una lieve nebbiolina come se mille goccioline d’acqua si stessero trasmutando in vapore nel medesimo momento, impedendone la corretta visuale ai presenti. I numerosi candelabri di nobile metallo emanavano una luce diffusa che contribuiva a donare un po’ di ennesimo calore ai mobili di legno dai caldi toni scuri e tendenti al rossiccio, sulle candele color della cannella non smettevano di danzare le lingue di piccoli fuochi che discretamente non emettevano alcun crepitio. Improvvisamente però un violento soffio di vento si abbatté sulle fonti luminose spegnendole con un impercettibile sibilo, la foschia soffusa scomparve del tutto e l’oscurità per pochissimi secondi prese il sopravvento nell’ampia sala, soppiantata istantaneamente dal naturale e misterioso splendore provenuto dal corpo del severo giovane.
Intorno ad essi regnava ugualmente un buio denso e fitto come quello che domina nelle foreste più selvagge ove le impenetrabili fronde impediscono di avanzare serenamente, solamente lo scarso spazio in cui sostavano risaltava all’ identico modo di un diamante esposto ai dardi solari, permettendo alla loro vista di contemplare quel disco di fattura ignota che sostenuto dalla semplice spinta dell’aria fluttuava con indicibile tenuità. Se inizialmente non era stato possibile indagare appieno le innumerevoli cesellature e filigrane presenti sulla superficie bronzea coperta da uno strato di patina opaca, adesso ogni sua peculiarità stava divenendo evidente, come un’immagine sfocata che adagio si mostra nella sua integra bellezza agli occhi di chi osserva stupito ed ammaliato.
-Sai cos’è codesto manufatto e soprattutto per quale decoroso scopo è stato progettato nella notte dei tempi?- incominciò a chiedergli Kohòr con la voce dai toni zuccherini.
-Certamente…se non lo sapessi i miei studi e la mia vita stessa non avrebbero alcun misero senso! Malgrado ciò non avrei mai sperato un giorno di vederlo qui, nella sua imperscrutabile magnificenza!- esclamò il rosso abbassando un po’ la testa, imitando un fuggevole inchino dinanzi a ciò che per lui aveva un’ evidente importanza cruciale.
-Sono felice di conoscere la tua posizione riguardo a quest’oggetto, che indubbiamente non è un normale arnese utilizzato per orientarsi nelle notti senza luna e senza stelle. Come puoi ben notare, comunque, esso rassomiglia in modo stupefacente ad una bussola, dal momento che dal centro si ramificano dei minuscoli intagli, uguali ai fluenti alvei dei corsi d’acqua. Ecco, fra i solchi che nel loro continuo intrecciarsi richiamano i contorti sentieri di un aspro labirinto, vi sono quattro piccoli incavi, ognuno dei quali è disposto secondo i principali punti cardinali: ovvero il Nord, il Sud, L’Ovest e l’ Est- esplicò ella accompagnando le sue parole con ampi gesti delle mani, per far carpire meglio all’attonito e sempre più affascinato ascoltatore quanto fosse di estrema importanza ciò che stava animatamente spiegando. Un attimo di assoluta stasi seguì quel breve discorso, durante il quale ambedue calamitarono il loro interesse sul manufatto che pareva risplendere e comunicare un’antica e incomprensibile forza. Ad un certo punto la ragazza dalla chioma dalle cromature dell’ametista decise di proseguire nella sua disquisizione, certa che ogni singola vocale sarebbe stata ascoltata con infinita dedizione dall’uomo di ghiaccio.
-In ognuna delle quattro fenditure vi trovano posto le corrispondenti gemme, le quali sono inspiegabilmente sede di un’immane quantità di energia pura, capace di distruggere i monti e di prosciugare gli oceani. Tuttavia, non sono molti coloro in grado di usufruire di tale potenza, giacché sembra che ogni pietra abbia quasi una propria personalità e sia capace di scegliere uno specifico Difensore, che sia unico e adatto a stabilire un legame solido e intimo con essa, giungendo a fondere tutto il suo spirito con l’anima della Protetta-
-Sì, rimembro di avere letto qualcosa riguardo a degli uomini chiamati esattamente “Difensori”, tizi apparentemente normali e senza la minima traccia di peccato nei loro cuori… Ciononostante però continuo a non cogliere la corrispondenza fra quello che mi state pazientemente esponendo e l’ultima pergamena che ho recuperato!- asserì egli con tono serio e allontanandosi di alcuni passi dalla giovane.
-Possibile che i dubbi e i tentennamenti siano tanto radicati nella tua mente? Ti ho già annunciato la mia sincera volontà di aiutarti a raccogliere questi benedetti gioielli mostrandoti anche la Chiave, la sola via per riunire i loro incredibili poteri, l’unico mezzo che permette il loro uso anche a chi non possiede un animo immacolato come le nevi e la spuma del mare. In cambio, per il momento, pretendo solamente la tua preziosa attenzione e nient’altro!- sbottò irritata dall’atteggiamento insolitamente irrequieto dell’individuo, per poi riprendere a discorrere con eloquenza; -Ebbene, nella carta isolana sono presenti delle fondamentali indicazioni per capire come e dove trovare colui che detiene la pietra dell’Aurora, la quale una volta avuta dovrebbe occupare il punto cardinale dell’Est, ove sorge il sole arzente che tinge il cielo con le sfumature del rosa e dell’arancio tenue. Ora è semplice riformulare l’intero puzzle…- terminò sussurrando la frase conclusiva e concedendo un ultimo sguardo al misterioso disco prima di farlo scomparire con un semplice gesto, ugualmente a com’era tacitamente apparso. Un ampio sorriso increspò allora le cadaveriche labbra del guerriero luminoso, i suoi occhi furono attraversati da un bagliore sagace e nelle tenebre generali le iridi lapislazzuli brillarono come le inquietanti torce ch’erano ordinatamente disposte sulle mura dell’enorme fortezza, ai lati del possente portone.
-Avete ragione, il vostro acume non smette mai di sorprendermi… Quattro gemme per altrettanti portatori, uno dei quali mi interessa in particolar modo, poiché il suo sangue riuscirà a scardinare totalmente le porte della conoscenza terrena ed ultraterrena! Presto, mia cara Kohòr, le otterremo tutte e allora potrai chiedermi ogni cosa, io non esiterò a soddisfarti, siccome in fondo devo a te la mia dolce prigionia in un tempo senza età!-.
Grandissima Lynd!
Capitolo scritto in maniera sublime! Le tue descrizioni sono assolutamente fantastiche! Come al solito!
Capitolo molto discorsivo! Vedremo ora le prossime mosse di questi misteriosi individui! :)
Finalmente riesco a commentare! :asd:
Bellissimo episodio! Non capisco i tuoi dubbi... eccelse descrizioni e interessanti contenuti ne fanno un capitolo degno di nota!
Finalmente posto il cap. 58!
Prima ringrazio di cuore Final e A_O, sempre gentili con i loro stupendi commenti ^_^!!
Tornando al cap., spero sia di vostro gradimento, anche se capisco che la momentanea situazione di stallo nella storia possa essere un po'...pesantuccia magari. Comunque, vi auguro ugualmente una buona lettura :D!
Capitolo 58. Un’imprevedibile cura
Nella piccola e solitamente tranquilla cittadina di Wellbeing Land, ove trovavano sede alcune tra le più importanti e lussuose boutique e svariati istituti e ristoranti, si era andato concentrando un trafficato via vai di persone presso la strada principale dopo che la polizia aveva ricevuto un’urgente e tempestiva chiamata dalla dipendente di una Beauty Farm. L’elegante locale aveva, infatti, subito degli ingenti danni e delle pareti erano completamente crollate come se una scossa improvvisa avesse fatto violentemente tremare la terra, fortunatamente però la maggior parte della facoltosa clientela era riuscita a fuggire in tempo senza riportare alcuna grave ferita. La confusione e il panico che si erano venuti a creare a seguito di ciò non permettevano comunque alle forze dell’ordine di svolgere le necessarie indagini all’interno delle camere semidistrutte, gli uomini presenti continuavano a porre senza sosta delle domande agli agenti e le signore stavano già lamentandosi della scarsa serietà e sicurezza del centro benessere in cui avevano speso cifre non indifferenti. Nel frattempo un’autoambulanza aveva parcheggiato dinanzi l’affollato ingresso dell’edificio e alcuni volontari erano frettolosamente scesi dal mezzo trasportando due barelle e altrettante valigette contenenti gli elementi di primo soccorso, incluse delle mascherine e delle bombolette per l’ossigeno. Sulle poltroncine in morbida pelle della saletta d’attesa, circondati da alcuni poliziotti e da colui che doveva essere la loro guida, giacevano Brando e Yamcha, totalmente esausti e con gli statuari corpi costellati da innumerevoli contusioni e squarci che ancora sanguinavano abbondantemente. Il volto del predone del deserto era rabbuiato da una visibile espressione di sofferenza e il suo capo piegato lateralmente sfiorava la spalla ancora trafitta da un cuneo di ghiaccio, e il respiro affannoso rendeva parecchio doloroso il ritmico innalzarsi ed abbassarsi del petto, dal momento che diversi aghi erano conficcati nella carne bronzea. Nessuno dei presenti aveva osato toccare quelle acuminate punte che arrivavano a lambire gli organi interni, poiché data la loro inesperienza avrebbero facilmente potuto peggiorare la situazione che già di per sé si presentava piuttosto critica.
-Insomma, voi che potete ancora reggervi sulle vostre gambe, perché non muovete un muscolo per prestare soccorso a questo povero ragazzo?- sbottò ad un certo punto il biondo, tentando di alzarsi sostenendosi sui gomiti.
-Se si calmasse farebbe un piacere a tutti, lo sa? Il nostro compito è quello di cercare di mantenere l’ordine in questo rispettabile paese, e di arrestare coloro che seminano panico e devastazione! La sola cosa che vorrei che lei facesse è quella di fornirci un’accurata descrizione del criminale che vi ha aggrediti, cosi che possiamo dare inizio alla caccia, sperando di acciuffarlo. Vuole collaborare o preferisce continuare ad agitarsi come un pesce fuor d’acqua?- ribatté il superiore della squadra, innervosito dall’atteggiamento irrequieto del giovane.
-Senta, lo vuole capire che non possiedo elementi sufficienti per tracciare il profilo di quel delinquente? Posso soltanto dirle che indossava una lunga tonaca bianca, tanto che pareva irradiasse un’accecante luce propria…poi ricordo che una spessa cinta d’oro gli cingeva la vita e che tra le dita serrava costantemente un inquietante kriss-
-Oh, adesso cominciamo a ragionare! Oggigiorno non vi sono molti individui che posseggono tali armi bianche, poiché la tecnologia ha fatto passi da gigante anche nel campo degli armamenti e non v’è alcuna ragione di utilizzare antichità del genere. Purtroppo le devo chiedere di sforzarsi di rammentare anche qualche particolare del fisico di quell’uomo…ci sarebbe oltremodo vantaggioso, mi creda- disse egli, prendendo posto nel pouf foderato di raso damascato, esattamente di fronte al fiero interlocutore.
-Ne sono perfettamente consapevole, ma glielo ribadisco…non posso darle dei dettagli che non ho affatto avuto modo di scrutare. E, dopotutto, lei non si è neppure presentato come si deve! Avrei pure il diritto di saperlo, prima di rispondere ad ulteriori quesiti, giusto?- replicò Brando, incrociando le braccia e aggrottando le sopracciglia. L’altro non ebbe il tempo di contestare che le porte della sala si spalancarono improvvisamente, permettendo l’accesso a coloro che spingevano le barelle e ad un professore che si affrettò a vagliare la salute del moro. Senza disperdere altri preziosi minuti quest’ultimo fu disposto su una portantina e sistemato sull’ambulanza che non ripartì subito per l’ospedale, attendendo l’arrivo della seconda persona che però non voleva saperne di essere condotta al pronto soccorso.
-Avanti, non può rifiutare il nostro aiuto! Il suo amico è già in procinto di partire, l’autista non ha mica tutto il giorno per aspettarla!- esclamò il dottore prendendo il ragazzo sottobraccio e provando a farlo accomodare sulla lettiga, ottenendo comunque scarsi risultati.
-Mi oppongo! Non sono di sicuro io quello che ha bisogno della vostra assistenza! Sono giunto fin qui con la mia vettura ed è con questa che ho intenzione di tornarmene alla mia amata casa!- obiettò liberandosi dalla morsa con uno strattone e avviandosi verso l’uscita. Tuttavia gli spettatori non permisero ch’egli compisse la sua volontà e fulmineamente lo afferrarono nuovamente per i polsi e il torace facendolo sbilanciare, in modo che cadesse proprio sul candido lettino. Una volta che fu completamente sdraiato i volontari lo spinsero fuori percorrendo lo spazioso corridoio dal notevole pavimento di pregio che li separava dall’ampio marciapiede esterno, dove vi era l’automezzo con i motori accesi e le sirene lampeggianti. Intanto la folla che si era ivi radunata era andata lentamente scemando e molti stavano tornando alla semplice e normale quotidianità dopo che la loro incredibile curiosità era stata appagata, lasciando che il personale sanitario svolgesse il suo compito al meglio. Gli infermieri infatti avevano già applicato i primi provvidenziali bendaggi alle zone lese del corpo di Yamcha, estraendo con estrema cura e dedizione i numerosi aculei che precedentemente lo avevano brutalmente trafitto e disinfettando le lacerazioni ch’essi avevano lasciato. Quando anche il possessore della gemma giunse presso il voluminoso veicolo e i volontari si accinsero a collocarlo accanto all’altro guerriero, i suoi grandi occhi smeraldini furono attraversati da un baluginio di gioia e sulle sue labbra dapprima digrignate si disegnò un gaio e radioso sorriso. Cominciò dunque a dimenarsi e riuscendo faticosamente a posare i piedi sul suolo e ad ergersi senza il bisogno di alcun sostegno, alzò una mano al limpido cielo salutando qualcuno che esattamente in quel frangente stava passando sopra il piccolo centro abitato. Un tizio dalla caratteristica tuta da combattimento color arancio e dalla particolare e ribelle capigliatura corvina sfrecciava nella volta celeste in direzione di Satan City, ritornando dall’abituale allenamento mattutino in compagnia di un giovine dall’insolita pelle aurea che tacito lo seguiva gettando di tanto in tanto uno sguardo al paesaggio sottostante costituito da belle ville e strade cosparse di rigogliose aiuole, nelle quali abbondavano variopinti fiori e arbusti profumati. Colui che per primo si accorse del vigoroso saluto del biondo fu il goldwariano che incuriosito dal vociare confuso del gruppo di umani intenti a commentare quella strana scena, diede un lieve buffetto all’avambraccio del saiyan che al contrario non si era accorto di nulla, impegnato ad immaginare le succulenti pietanze che la cuoca di Mr. Satan avrebbe sicuramente preparato loro.
Quest’ultimo inizialmente non badò molto al gesto del compagno, proseguendo imperterrito il tragitto immerso totalmente nelle sue riflessioni al cui centro vi erano il cibo e l’esilarante scontro amichevole sostenuto poco più di un’ora prima con l’alieno.
-Ehi, mi sa che quel tale laggiù stia tentando disperatamente di attirare la tua attenzione!- esordì allora Heizel, interrompendo il flusso di pensieri di Goku e ottenendone l’adeguata considerazione.
-Dici davvero? Eppure non l’avevo nemmeno visto! Che strano…- e fermatosi corrugò la fronte grattandosi il capo con un’espressione alquanto perplessa.
-Allora, lo conosci oppure no? Perché se la tua risposta propende per la negazione, possiamo benissimo ignorarlo e procedere senza attardarci oltre-
-Aspetta…ma certo! E’ Brando! Non posso crederci, oramai me lo sto ritrovando ovunque!- esclamò con una nota divertita nella voce ricambiando finalmente il saluto e dirigendosi a terra, facendo segno all’altro di accodarsi a lui. Appena i calzari di entrambi i nuovi venuti poggiarono sul chiaro e levigato asfalto, colui che doveva essere ricoverato si lanciò in direzione del moro dai capelli a stella accerchiandogli il robusto collo con le braccia. L’altro non si scompose minimamente e lo strinse a sé per un po’ battendogli leggiadramente e garbatamente una mano sulla schiena, per poi allontanarsi di qualche passo con l’intenzione di presentargli chi l’accompagnava. Il viaggiatore afferrò e scosse energicamente l’arto che gli era stato approntato, iniziando a raccontare ciò che era accaduto all’interno del centro di benessere nell’arco di quella mattina, accertandosi di non tralasciare alcun dettaglio.
-E così, sei stato attaccato da uno stravagante individuo luminoso…che peraltro ha anche provato a rubarti il ciondolo. Ma sei proprio sicuro che non si trattasse invece di un normalissimo rapinatore?- indagò il padre di Gohan dopo ch’ebbe ascoltato con dovizia l’intera e confusa narrazione del difensore.
-Certo che lo sono! Ti riaffermo che non era affatto un malvivente qualunque! Ha dimostrato di essere dotato di straordinari poteri…pensa che con la sua sola e angosciante presenza è stato in grado di abbassare la temperatura di chissà quanti gradi! E’ stata un’esperienza orribile! E se ripenso a quel pover’uomo che, coll’ illustre fine di difendere la mia graziosa persona, ha quasi rimesso la sua stessa vita…mi sento un vero codardo!- si lamentò sinceramente dispiaciuto chinando la testa.
-Di chi stai parlando? Qui intorno non vedo nessun’altro!-
-Beh…mi sto riferendo a lui!- esclamò quegli indicando con l’indice il lettino ordinato nel mezzo clinico. Nel momento in cui lo sguardo del saiyan incontrò il corpo sofferente di Yamcha sommerso da svariate bendature già inzuppate dalle ulteriori fuoriuscite di liquido scarlatto, la sua espressione serena si tramutò in puro sgomento e senza pensarci due volte irruppe tra gli infermieri, allontanandoli dall’amico. Dopo qualche istante anche l’originario di Goldwar lo raggiunse e gli si accostò gettando una fugace occhiata per ponderare la gravità delle lesioni del predone, indi senza proferire alcuna sillaba aprì deciso l’ inseparabile boccetta d’oro versandone poi qualche miracolosa goccia tra le labbra tumefatte del semi-incosciente. Immediatamente ogni squarcio e ogni livido, pure il più infinitesimale, scomparvero come se non avessero mai afflitto e deturpato quel fisico pressoché perfetto, il sangue smise finalmente di bagnare con il suo copioso e caldo flusso quella cute abbronzata che esibiva ugualmente i passati tagli. Ambedue i lottatori allora si scambiarono un lieve sorriso d’intesa e soddisfazione osservando come l’oggetto delle loro tensioni stesse lentamente riacquistando la coscienza e il senno, mentre Brando scrutava il tutto dalla sua immobile postazione, stropicciandosi più volte gli occhi e sbattendo meravigliato e scettico le palpebre.
-Goku…cosa ci fai qui? E dov’è finito quella specie di assassino?- domandò confuso l’uomo quando si poté alzare senza avvertire pungenti e dolenti fitte.
-Yamcha, amico mio! Non t’immagini la mia gioia nel constatare che adesso stai bene! Eri stato ridotto proprio male però, eh? Doveva essere realmente potente e pericoloso quell’essere che vi ha assaltati…- commentò desiderando fra sé e sé di poterlo trovare e specialmente affrontare in un superbo scontro.
-So cosa ti sta passando per la mente, ma ti assicuro che non è come gli altri nemici che hai combattuto ed eliminato. Figurati che nonostante abbia impiegato ogni singola goccia della mia energia per cercare di scalfirlo, ho miseramente fallito… Non possiede alcuna aura spirituale, eppure emana un qualcosa che è capace di farti percepire il puro terrore, la più oscura afflizione e il più agghiacciante stato di oblio. Perfino la sua risata ti raggela il sangue e pare bloccare totalmente ogni qualsivoglia funzione vitale, il respiro viene smorzato e gli stessi palpiti del cuore risultano gravosi e penosi. Non credere che queste siano soltanto sventurate esagerazioni di un meschino pazzo che ha sfidato la lugubre morte… Per favore, se dovessi veramente incontrarlo, se davvero volessi duellare con questi…ricorda di prestare la dovuta cautela!- enunciò accoratamente, portandosi le dita alla fronte e scotendo contemporaneamente il capo, come se anelasse a cancellare le tragiche sensazioni che aveva avvertito durante il conflitto con il tizio di ghiaccio. Discretamente egli si allontanò dalle persone abbigliate con immacolati camici fermandosi poi dinnanzi a colui che aveva dato prova di saper gestire l’immenso e misterioso potere della pietra, dunque alzando un angolo della bocca gli espresse tacitamente e cordialmente la sua gratitudine. Quegli a sua volta dapprima gli strizzò un occhio ma dopo, notando con un certo disappunto come il forestiero lo avesse curato senza degnare invece lui di un solo sguardo, richiamò nuovamente l’interesse degli altri due accennando al contempo alle condizioni non proprio ottime del suo corpo. Ad Heizel sfuggì un tenue riso intanto che con calma si ravvicinava all’imbronciato ragazzo permettendogli di usufruire del dorato nettare che poteva compiere autentici prodigi, quindi stese ad osservare compiaciuto come la sua presenza in quella precisa circostanza si fosse rivelata una valida e indubbiamente gradita provvidenza.
Solo ora ho visto questa bellissima fanfic!:) Complimenti!:) Davvero ben scritta!:ok: (peccato che ora mi tocca leggere 58 capitoli in un colpo solo!)XD