complimenti...
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complimenti...
Mi piace troppo la FanFiction, aspetto i prossimi capitoli (io non la leggo su DBA perchè non voglio rovinarmi la sorpresa.
dai un altro capitolo!!
Faccio un piccolo up per non far perdere questo capolavoro a coloro che non vogliono andare a vedere su DBA ma preferiscono seguirlo qui. ^^
Vi accontento subito.
Dato che questo capitolo è parecchio duro, non è stato messo su DBa...ma eccolo qui per voi!
XGohan ssj: Grandiosa recensione, non so come ringraziarti:cry: !
Capitolo 11- Back to hell
[…]la principessa pianse per tanto,tanto tempo…
maledicendo la sua debolezza,recitando una litania…
“dove sei,mio principe?Perché non vieni?
Ho tanta paura…tanta paura…e ora…io sono sola…
mamma…papà………aiuto…”[…]
L’elicottero aveva iniziato a far girare le sue pale,
creando un forte vento,in quello spiazzo.
18 stava immobile,muta.
I suoi occhi grondavano lacrime,e le sue palpebre rimanevano ferme,
senza sbattere. Lo sguardo era fisso nel vuoto.
Ora sì,che pareva una bambola.
Le lacrime continuavano a scendere,da sole,senza il minimo sforzo da parte sua.
Suo fratello le era vicino.
Singhiozzava,e come lei,non riusciva a fermare il pianto.
Appena strofinava il lembo della maglia sugli occhi,questi riprendevano
a lacrimare,come se nessuno potesse fermarli.
Essere forte.
La cosa che gli aveva insegnato papà…
Ma ora che ne papà ne mamma c’erano più…
come poteva esser forte?
L’orco li guardava, a un metro di distanza circa.
Aveva caricato Ghiller sull’elicottero,e aveva acceso i motori.
Ora,restava solo recuperare i gemelli e 6.
“Forza,piccoli. Salite immediatamente sull’elicottero,torniamo a casa.”
I bambini rimasero impassibili all’ordine.
Erano traumatizzati,sotto shock.
La notizia che Gero aveva dato loro,li aveva sconvolti in tutto il loro essere.
E 6 era li.
Inerte,senza la possibilità di muovere un muscolo.
Immensamente furioso.
Non era ancora riuscito ad ucciderlo.
Ma aveva capito come controllarsi.
Di certo,avrebbe tentato ancora di ammazzarlo.
Bastava che tornasse attivo,e lo avrebbe attaccato senza remora.
Il suo creatore gli si avvicinò.
Stavolta,invece di carezzarlo,come suo solito fare,lo prese con forza per
i capelli,sollevandolo in piedi.
“Sapevo di non potermi fidare di te,Roku…tu sei stato il mio più grande
fallimento,parlando di disciplina…un vero peccato,lo sai?”
“Fottiti.”mormorò l’androide,non potendo muoversi.
“Volevi portarmi via quei preziosi bambini,eh?
Allora,suppongo di doverti dare una lavata di capo sonora,figliolo…”
così dicendo,lo trascinò tirandolo per i capelli,verso l’elicottero.
Lo posò poi sullo sportello,lasciandolo in piedi,vicino a Ghiller.
Il ragazzo giaceva senza sensi,riverso in una pozza di sangue.
Respirava a malapena.
6 desiderava che morisse.
Visto che non era riuscito a uccidere Gero,uccidere il suo amico poteva
almeno dargli una magra soddisfazione.
In fondo,entrambi erano marci fino al midollo…
Gero intanto si era accostato a 18.
Si era piegato sulle ginocchia,cercando di incrociare lo sguardo con il suo,
ma senza successo.
Allora,prese il suo mento,e lo sollevò,costringendola a guardarlo.
“Su,su…non piangere,18.
Ti farò io da genitore d’ora in poi…non ne sei contenta?”
Di tutta risposta,la piccola assunse un espressione
disperata,e, con le sue deboli manine,graffiò la mano dell’orco.
Questi indietreggiò,tenendosi la mano con l’altra.
Si era procurato un graffio abbastanza profondo,sanguinante.
“Piccola strega!!!”
Senza aver il tempo di reagire,18 venne presa per
i capelli,e strattonata a forza verso l’elicottero.
Li, Gero la buttò violentemente all’interno del veicolo,
facendola sbattere contro il sedile.
“Allora te le cerchi proprio le botte,eh?!!
Poco importa!!!Tornerai da me,con le buone o con le cattive!!!”
Detto ciò,prese allo stesso modo 17,
e lo buttò addosso alla piccola.
Il bambino percosse la testa contro quella di sua sorella,che iniziò a perder
del sangue.
Ora,i gemelli erano nel veicolo ,e singhiozzavano impauriti.
E ancora,non smettevano di piangere.
6 era accanto a loro,impotente.
Riuscì a piegare la testa verso di loro.
I suoi occhi incontrarono quelli appannati e lacrimanti di 18.
Istintivamente,anche lui si mise a piangere,conscio della
sua incapacità e del suo peccato.
Non era mai riuscito a dirlo.
Che era stato lui.
Aveva permesso a Gero di dirlo,al posto suo.
Ipocrita…
Vigliacco…
Bugiardo…
18 lo guardò,tirando su con il naso.
Quello che disse,lo fece star ancora peggio.
“6…mi dispiace…avrei tanto voluto presentarti i miei…
e farti vivere con noi…mi dispiace…”
Il tono sofferente della bimba,per lui,pareva un’accusa.
---Hai ucciso…e hai mentito a questi due bambini innocenti…---
---Ora è colpa tua se 18 soffre!!!---
L’androide la guardò profondamente,senza mai staccare lo sguardo dal suo viso.
“No,piccola…sei tu quella che dovrebbe esser perdonata,non io…
Mi dispiace,18…mi dispiace così tanto…”
Prima di poter dire altro,una mano afferrò i capelli di 6,lanciandolo lontano,
e facendogli perdere di vista la bambina.
La mano di Gero.
Egli stava proprio in mezzo a 18 e 6,copriva la visuale di entrambi.
“Se credi di passarla liscia,caro il mio Roku…ti sbagli…
è ora di pagare per la tua indisciplina…”
Senza aggiungere altro,prese l’androide da dietro,sollevandone le braccia,
e lentamente si incamminò verso la coda dell’elicottero…
“Che…che intendi fare,bastardo??!” urlò 6,mentre si avvicinava piano piano
alla pala in movimento.
Gero all’inizio non disse nulla.
Ma poi,accennando una risata,confessò la sua diabolica trovata.
“Ho fatto male a costruirti questo tipo di braccia…molto meglio TOGLIERLE!!!”
così dicendo,si fermò.
6 aveva di fronte la pala.
A meno di 10 centimetri dal volto.
L’aria gli faceva appiattire le guance,e chiudere l’occhio per la troppa forza.
In tutti i modi,cercò di dimenarsi. Invano.
“NO…NO…NOOO!!!!”
Era tardi.
Gero afferrò la spalla di 6,e la spinse verso la pala.
Si udì un rumore metallico,uno stridio secco e acuto.
E poi, un urlo di dolore.
“AAAAAAHHH!!!!!”
Il braccio sinistro di 6 era stato portato via dall’elica dell’elicottero.
Dal gomito in su,ora,si intravedeva il moncone d’osso,e un groviglio indistinto
di cavi,grondanti sangue.
Tutto ciò davanti agli occhi terrorizzati dei gemelli.
18 cercò di allungare una mano verso l’amico,ma
era troppo distante per toccarlo.
“Oh,no…6!!!!!!!!!!!!!”.
Gero rise,mentre toglieva la mano dalla spalla.
“Non è finita…manca l’altro braccio!!!!”.
Così dicendo,porse l’altro arto sulla pala.
La velocità dell’elica lo fece saltare via.
Sangue ovunque.
L’androide urlava di dolore.
Gero gli aveva lasciato i sensori ricettivi del dolore…
Certamente per farlo soffrire…
Ora lui aveva perso entrambe le braccia.
Gli arti erano a circa 10 metri di distanza,tranciati di netto.
Gero lo girò,e lo carezzò sulla guancia.
“Non preoccuparti,numero 6…non lascerò monco il mio primo capolavoro…
una volta guarito,chiederò a Ghiller di costruirti nuove braccia…
e stavolta…
farò in modo che queste mi obbediscano ciecamente,e che non mi attacchino mai!!!”
6 venne poi caricato sull’elicottero,accanto ai suoi amati bambini.
In poco tempo,il veicolo si alzò in volo.
Diretto verso la loro prigione.
“6!!!!Le tue braccia!!!!”mormorò 18,in lacrime,mentre con la sua maglietta cercava
di frenare l’emorragia.
“Come farai senza??!”
L’androide non rispose.
Lanciò un’occhiataccia all’orco,che stava guidando.
A sua volta,Gero lo osservò in uno specchietto retrovisore,costruito apposta da lui.
“Allora,piccoli…non siete contenti di tornare a casa,dolce casa?
Chissà come vi sentivate soli,la fuori…
Beh…ora io vi terrò compagnia per tanto tanto tempo!!!”
I gemelli non risposero.
Si limitarono ad asciugarsi le lacrime,in attesa del ritorno all’inferno.
E così fu…
Ancora una volta,i tre vennero portati i quel
buco.
Ancora una volta in quella prigione…
Gero si era caricato in spalla Ghiller.
Lanciò un occhiataccia,poi un sorriso ai bimbi.
“Ora vado a portare il mio amico in ospedale,piccoli.
Quanto a te,6…ho posto un codice alla porta d’ingresso…
quindi,anche se voleste…non potete uscire fino al mio ritorno.
E dato che ti mancano le braccia,dubito tu possa sfondarla.”
così dicendo,si postò sulla porta,e prima di chiuderla,disse,ironico
“Buona permanenza qui,piccoli…credo vi piacerà!”
Un rumore sordo accompagnò la chiusura della porta.
Erano di nuovo li.
Tutta la fatica per tentar la fuga…
e questo era il risultato.
Inutile...
Era stato tutto inutile…
Si era tornati al punto di partenza.
Anzi,peggio…
Si era tornati al punto di partenza,E i piccoli avevano saputo la morte dei genitori.
E quel che era peggio,Gero aveva mentito ancora una volta…
“Maledizione…” borbottò 6,sedendosi a terra.
Le lacrime di sconforto avevano ripreso a scendere.
“Mi dispiace,bambini…non ce l’ho fatta…”
17 e 18 erano in piedi,in silenzio.
18 piangeva ancora,mentre 17 faticava a non farlo.
6 li guardò tristemente.
Poi si rivolse al bambino
“17…so che è inutile,ma…se devi piangere,non sforzarti a non farlo…
piangi,finché puoi…piangi più che puoi…sfogati…”
Il bambino però fece cenno negativo con la testa.
“P…papà…mi aveva sempre detto di esser forte…
così…lo deluderei…non posso…”.
Ma,poco dopo,il bambino contorse il volto,
e scoppiò in un pianto dirotto.
6 sorrise malinconicamente.
“Bravo,così…la vera forza di un uomo sta proprio nel mostrare le sue emozioni…”
Poi,rivolse lo sguardo verso 18.
Era semi-nuda,si era tolta la maglietta per tamponare le sue ferite.
Ora aveva solo i pantaloni e le calze.
Il suo petto di bambina era scoperto.
6 vide il taglio sulla schiena.
La cinghiata di Gero…
Si stava cicatrizzando,grazie a Dio…
---Questa bambina è forte…è molto forte…la invidio…---
Lei continuava a piangere.
6 cercò in qualche modo di scusarsi.
“Mi dispiace…non sono riuscito a portarvi via di qui…e non
sono sicuro di poterlo fare ancora…mi spiace…”
Gli occhi azzurri di lei erano spenti,velati dal pianto.
Ma rispose al suo miglior amico in modo sorprendente.
“Non importa…mia mamma e mio papà non hanno sofferto,quando
sono morti,vero? Allora…va bene…l’importante è che non abbiano sofferto.”
L’immensa resistenza psichica della piccola sorprese 6.
Chiunque,di sicuro,sarebbe crollato.
Ma lei no.
“No,18…non hanno sofferto.” rispose 6.
Avrebbe voluto abbracciarla.
Stringerla a se,con 17.
Ma non aveva più le braccia.
Non poteva…
Quel bastardo gli aveva strappato le braccia anche per questo.
Ma di certo,gliel’avrebbe fatta pagare.
---Non importa che tipo di braccia mi installerai,o se mi taglierai anche le gambe…Io mi rialzerò sempre in piedi,imparerò sempre ad usarle
per conto mio…batterò la tua stupida tecnologia,stanne certo…---
Nei suoi pensieri,firmò il contratto.
Morte all’orco.
17 si alzò,nel frattempo.
Aveva asciugato le lacrime,ma gli occhi ancora erano lucidi.
“6…”
“Dimmi,17…”
Quella frase che pronunciò,sarebbe rimasta nella mente di 6 per
sempre.
“Giuro che quando sarò grande…ucciderò quell’uomo cattivo…
lo giuro…”
L’androide ebbe un sussulto.
Un bambino di 6 anni,provava davvero ciò?
Si sarebbe trasformato in un assassino?
Non riuscì a ribattere.
---Ma che dici?Non puoi,17…---
---Non devi!Non devi sporcarti le mani!!!---
Gli occhi di 17 luccicavano di una luce oscura.
La luce che splende negli occhi di chi è sicuro di se.
Era davvero determinato a farlo.
Lo avrebbe fatto!
6 rimase impietrito,così come la sorella.
Allora,Gero stava riuscendo in parte nel suo intento?
Trasformare i fratelli in spietati assassini?
bello!!! un altro!!
magnifica! stupenda!! fantastica!!!:p
Ecco il nuovo capitolo.Data la lunghezza, torno a 1 cap al giorno.
Capitolo 12- Pendulum
...la ruota del tempo gira, inesorabilmente...
se tu desideri che giri più in fretta, allora per te lo farà...
non si sfugge dallo scorrere inesorabile del tempo...
non si sfugge dal ticchettio infinito del pendolo della vita...
a meno che tu non lo voglia fermare...
Caro diario... (lo so... è banale come inizio...)
scrivo dentro di te per raccontare...
raccontare la nostra vita, con l'orco.
Ah... sapessi quanto tempo è passato...
Quasi 10 anni, da quando io, 6 e mio fratello avevamo tentato la fuga, invano...
10 anni...
...e solo ora voglio raccontare la mia, la nostra storia.
Ora io ho 16 anni. Sono solo una ragazzina.
Ma ricordo nettamente tutto.
Tu mi fosti regalato proprio da Gero, l'orco.
Mi aveva detto...
"Questo diario è per te... almeno lì puoi scrivere tutto ciò che ti passa per la mente..."
Io ti avevo preso, ma ti avevo subito buttato via.
Ma ora, dopo anni, sto scrivendo sulle tue candide e immacolate pagine.
Il tempo è passato davvero in fretta, non credi?
Dopo quel giorno...
Dopo la morte dei miei, dei nostri genitori...
Ho continuato a desiderare che il tempo scivolasse via...
come sabbia tra le mie mani.
E in effetti...
In un certo senso... è passato eccome....
Soprattutto nei giorni in cui "lui" era vicino a noi.
Roku.
Lui è il nostro unico amico, sai?
All'inizio avevo un po' di paura, a vederlo, ma col tempo...
Lui è diventato il più grande amico che potessi avere...
Grazie, 6...
Ma torniamo a noi...
Quel giorno, l'orco aveva portato il suo amico coi capelli bianchi all'ospedale e lasciato noi tre rinchiusi nel suo covo.
Lì, mio fratello aveva avuto un'idea...
Lo voleva uccidere.
Da grande, in un tempo non definito, lo avrebbe ucciso.
Non so perché, diario...
Ma in quel momento volevo dargli ragione...
E avevo provato una stranissima sensazione...
Non so....
6 lo aveva guardato in modo strano... quasi preoccupato...
Mah... non saprei cosa dire...
Comunque, scrivo sulle tue pagine per un altro motivo.
Non so bene se è per sfogarmi, o per parlar con qualcuno...
Ma scrivo lo stesso.
Per tutto questo tempo, io e 17 abbiamo continuato ad allenarci.
Come tanto tempo fa, insomma.
Siamo molto in forma, ci ha detto Gero.
In effetti, la nostra resistenza è eccezionale.
Possiamo fare centinaia di chilometri senza tanta fatica.
Ma non è proprio questo a preoccuparmi.
Un giorno, ho provato a sentire cosa succedeva dentro la stanza dell'orco, posandoci sopra un orecchio.
Sentivo strani rumori... trapanate, colpi di martello, di saldatrice...
Roba da far venire i brividi...
Cosa vorrà mai fare quell'uomo?
Ho paura.
Vorrei tanto fuggire, come stavamo per fare anni fa.
Ma fuggire... dove?
Dove potrei mai andare, ora che i miei genitori non ci sono più?
Cosa potrei mai fare da sola?
Mi sento persa...
Sebbene io abbia con me "lui" e mio fratello, mi sento sola.
Io continuo ad aspettarlo, sai, caro diario?
Il principe.
La mamma me lo aveva detto, quindi io aspetto.
Un giorno lo troverò.
Mi salverà e mi porterà fuori di qui.
Spero sia solo questione di tempo.
Ci credo...
Il mio corpo, frattanto, si è abituato ai maltrattamenti.
Le cinghiate che prendo quando disobbedisco non fanno più male.
Altre ferite stanno sparendo...
Ma ultimamente, nell'orco, c'è qualcosa di diverso.
Le sue cinghiate sono più leggere.
Anche il suo sguardo, rivolto a me, è cambiato.
Ha un qualcosa di languido... ambiguo... negli occhi.
Una cosa davvero strana, credimi.
Mi ha perfino fatto i complimenti. Ma la cosa non mi ha fatto per nulla piacere...
Immagino che se qualcuno leggerà queste righe, si metterà a ridere.
Pensare "che stupida" magari...
Ma io scrivo ancora.
Aspetto che il tempo passi.
Nella speranza di andarmene...---------------------------------------------------------------------
"Ehi? Sei sveglia?"
Domandò una voce oltre la porta di ferro.
Una voce familiare.
Era la voce di 17.
Ora che era cresciuto, la sua voce iniziava a diventare più profonda e rauca.
Il suo tono era diventato inconfondibile.
"Sì. Ora vengo..."
Rispose la persona dentro la camera.
La sua voce era anch'essa cambiata.
Rimaneva sempre dolce e delicata, ma con un tono più deciso.
Che strano, crescere...
Stava cambiando tutto in loro.
Il corpo.
La voce.
Il modo di pensare.
Stavano lentamente crescendo... per divenire adulti.
"Allora ti aspetto, 18" concluse lui, allontanandosi.
Da dentro la stanza, 18 si alzò dal tavolo.
Posò su di esso un diario sporco, ma con le pagine ancora candide, e la penna che scriveva a malapena.
Non era più una bambina.
Il suo corpo era divenuto snello e abbastanza alto, a differenza di come era da bimba.
I fianchi erano perfetti e le mani avevano le dita lunghe, senza la minima imperfezione.
I seni erano cresciuti, raggiungendo una misura discreta, ma senza stonare minimamente su quel corpo grazioso.
I capelli erano lunghi e setosi, pettinati con cura e con la riga su un lato.
Tra le ciocche lucenti, si vedeva quello splendido viso.
Non più il viso di una bimba.
Non ancora il viso di una donna.
Ma un viso che era a metà strada tra le due vie.
Era splendido, dai lineamenti delicati e dagli occhi grandi e azzurri.
18 era divenuta una bellissima fanciulla.
Alzatasi in piedi, uscì dalla sua camera per raggiungere il fratello.
Il laboratorio di Gero era aumentato di dimensioni.
Vi erano almeno quattro stanze in più.
Vide 17, seduto sul tavolo.
Anche lui era cambiato.
Era alto come lei e aveva capelli corvini lunghi come la sorella.
Il fisico era medio, ne magro ne robusto, e non aveva nulla di imperfetto.
Il suo viso era davvero bello.
I suoi occhi splendevano di un azzurro chiaro, quasi glaciale.
I lineamenti erano delicati, ma non effeminati.
Sarebbe divenuto un bellissimo uomo, una volta adulto...
"Ciao" la salutò lui, alzandosi in piedi. "Fai colazione?"
Lei si limitò a annuire, per poi sedersi a tavola.
Era così tutte le mattine.
Prima i gemelli si svegliavano con calma, poi, dopo aver fatto colazione, l'orco entrava nella stanza e li mandava a correre.
Sarebbe accaduto anche oggi.
La porta della stanza dell'orco si spalancò e colui che era al suo interno ne uscì con calma e molto lentamente.
Il suo aspetto era cambiato, ma era sempre lui:
I suoi lunghi capelli ora andavano schiarendo, segno inconfondibile del tempo che passa;
Il suo volto, la sua espressione, erano solcati anch'essi dal tempo e sulle pieghe del viso ora c'erano alcune rughe.
Si era fatto crescere un paio di baffi che carezzava quando qualcosa gli piaceva.
Ma gli occhi rimanevano tali e quali.
Lo specchio della sua anima era rimasto inalterato: quegli occhi cerulei, quasi di vetro, non avevano mai perso un attimo la loro crudeltà.
Come suo solito fare, si avvicinò ai due, sorridendo.
Poi, posò la mano sulla spalla di 17.
"Allora, ragazzi... andate a correre!"
I fratelli non persero un minuto di tempo e fecero per uscire.
18 afferrò una fetta di pane, che aveva un sapore simile alla muffa, e seguì il gemello, dopo averla messa tra i denti.
I due uscirono dal rifugio e iniziarono la loro corsa giornaliera.
Facendo attenzione a non cadere dai massi, saltellarono da una sporgenza all'altra, ormai abili e agili come caprioli.
Si erano rimessi gli orecchini, costretti con la forza dall'orco.
Così non potevano più tentare la fuga.
Il tempo aveva trasformato quegli arnesi e ora sia 17 che 18 li indossavano con perfetta disinvoltura, come fossero comuni gioielli.
Il perché Gero li facesse correre non era chiaro, ma a loro non interessava: il fatto di stargli lontano bastava e avanzava.
18 si fermò dopo un poco e assieme a lei il fratello.
"Beh, 18...cosa c'è?" domandò 17, avvicinandosi.
La ragazza all'inizio stette zitta, ma poi accennò un sorriso.
"Senti, 17... mi puoi coprire?"
Il fratello non capì subito, ma poi annuì.
"Vado a trovare 6. Se Gero ti domanda, digli che ho dimenticato una cosa per strada... intesi?"
17 non aggiunse altro e, dando una pacca sulla spalla alla sorella, si rimise a correre.
In breve, la sua figura sparì all'orizzonte.
18 si era fermata su uno spiazzo nella montagna e ora stava guardando in alto, verso chissà dove.
Con un salto, si aggrappò ad una parete di fronte a sé e, con movimenti molto lenti, prese a scalarla.
Era abituata a questo.
Quasi ogni giorno percorreva quella strada e quasi ogni giorno aveva quella splendida emozione...
Rivederlo...
Posando un piede presso la cima della vetta,l a ragazza si tirò su e piano piano si alzò in piedi.
Davanti a lei vi era un altro buco, scavato nella roccia.
Sotto di lei, circa una ventina di metri più in basso, il rifugio dell'orco.
Il buco era sigillato da una porta di ferro, come riparo dal freddo notturno.
Era il posto dove lui stava...
18 posò una mano sulla porta e spinse con delicatezza.
I cardini striderono un attimo mentre piano la luce entrava nella stanza all'interno della grotta: era una piccola stanza, di circa dieci metri per dieci.
Non aveva altro se non una branda al suo centro e questa era vecchia e sporca.
C'era proprio lui su quel letto: i l tempo non aveva per niente mutato quel suo sguardo, né il suo bel viso.
I capelli, ora più lunghi, luccicavano di riflessi argentati, mentre lentamente il sole faceva capolino verso di lui.
Teneva le braccia posate sul grembo, a mani unite, quasi pregasse...
Ma questa volta le sue braccia non erano fredde e di color metallico: al posto del ferro, ora vi era una sorta di gomma che rendeva gli arti perfettamente identici a delle vere braccia.
Non aveva nemmeno più dei pezzi di metallo saldati sul corpo;
Tutto era stato sostituito da quella pelle.
Sembrava davvero un umano ora...
Alzò il volto.
La fibra ottica del suo occhio meccanico si contrasse, mentre il sole quasi lo accecava.
Quell'occhio azzurro la guardò negli occhi mentre entrava.
"Ciao, 6... come stai?" domandò 18, mentre sul suo volto appariva un sorriso.
L'androide sorrise a sua volta.
"Sei venuta anche oggi... piccola testarda...".
Così dicendo ,allungò un braccio e la carezzò sulla testa.
"Mi vieni a trovare nonostante Gero te lo abbia vietato, vero?"
Da quando erano fuggiti, l'orco aveva segregato 6 in quel buco, senza dargli più la possibilità di vedere i gemelli.
Inoltre, con l'aiuto di Ghiller, che era rimasto vivo, aveva ricostruito le sue braccia.
Ma stavolta, erano prive di armi;
Altro non erano, se non delle protesi meccaniche che riproducevano gli arti umani.
Sia nella pelle, che nella loro debolezza, le sue mani ora erano quasi umane.
6 non aveva più potuto attaccare Gero: era disarmato...
"Lo so che sono testarda..." replicò 18 ridacchiando
"Ma che ci vuoi fare... sono fatta così!"
L'androide fece un sorriso malinconico e si alzò in piedi.
"17?"
"Gli ho chiesto di coprirmi, quindi non lo verrà a sapere l'orco, non ti preoccupare..."
18 si sedette per terra, a gambe incrociate, e tirò fuori il pezzo di pane avanzato.
Fece per mangiarlo, ma poi lo porse a lui.
"Vuoi, 6?"
L'androide stette un attimo ad osservare quella cibaria, ma poi scrollò la testa.
"18... dovresti sapere che io non mangio..."
La ragazza divenne rossa per l'imbarazzo e tirò indietro il braccio, abbassando la testa per la vergogna.
"Scusami, 6!!! Non ci avevo pensato!!! Scusa!!!"
La sua mente in quel momento parve rimproverarla
---Scema, come puoi dimenticarti di una cosa del genere??!---
Ma la reazione di 6 fu diversa da come se l'immaginava.
Si mise a ridere, mollandole un buffetto sulla guancia.
"Non preoccuparti, 18... apprezzo in ogni caso la tua gentilezza.
Comunque non importa, mangialo tu!"
Senza fiatare, la ragazza cominciò a dar piccoli morsi al pane e, al contempo, stava assorta ad osservare il suo amico:
si era di nuovo seduto e aveva posato lo sguardo a terra.
Aveva sempre lo stesso sguardo triste...
La ragazza provava una strana sensazione a guardarlo: non era lo stupore e l'ammirazione che provava da piccola...
qualcosa di inspiegabile...
...Perché arrossiva quando lui la guardava?...
6 la riportò a terra incrociando il suo sguardo.
"Che c'è 18? Qualcosa non va?" domandò con tono sorpreso.
La ragazza staccò immediatamente gli occhi da lui e guardò da un'altra parte.
"Niente... è che sembri triste, ecco tutto!"
L'androide rimase in perfetto silenzio.
Poi iniziò a parlare in tono remissivo.
"Stavo pensando a come poter fuggire... ci penso di continuo, 18!"
La ragazza smise di masticare e posò a terra il cibo.
"Ancora ci stai pensando...?"
Lui la guardò con un sorriso. Non si capiva bene se malinconico o no...
"Certo... anche se sono passati 10 anni, io non mi arrendo. Non lo pensi anche tu, 18? Vuoi andartene di qui, vero?"
Lei annuì senza esitare. Lo voleva da sempre, per quanto impossibile.
"Resisti, 18... ci siamo fatti una promessa noi tre, vero?
Vi avrei portato fuori di qui... lo farò!"
Certo che lei si ricordava la promessa.
Quel giorno, per consolidarla, 6 aveva dato ai due un nastro color rosso.
Rosso sangue.
Quando lei si coglieva i capelli, il colore di quel nastro le ricordava tutto.
E anche ora teneva legato al polso quell'oggetto.
Un silenzio scese sui due.
6 aveva lo stesso sguardo triste. 18 non sapeva che dire...
Stringeva con l'altra mano il prezioso nastro.
All'improvviso,un rumore.
La porta si aprì di più e una figura entrò di corsa nella stanza.
"Ciao, 17..." disse con tranquillità 6, mentre 18 lo guardava sorpreso.
"Ma che succede? Si deve già tornare??" domandò lei al fratello trafelato.
"Sta arrivando Ghiller! Dobbiamo andar subito a casa!!!"
18, senza esitare, si alzò in piedi con un leggero rimorso.
Era una vera rottura di scatole...
Il fratello era già corso via, senza nemmeno salutare 6.
Aveva troppa fretta, se ne era dimenticato.
Mentre anche 18 stava per andarsene, la voce di 6 la fermò.
"Aspetta un attimo,18..."
Lei si girò, sorpresa.
L'androide tirò fuori da una tasca un piccolo pezzo di carta e glielo porse.
Senza tradire la minima emozione, le disse:
"Leggilo quando sei da sola, mi raccomando..."
La ragazza lo prese e se lo infilò sotto il nastro legato al polso.
Non ci aveva ancora riflettuto su quello che le aveva detto... aveva troppa fretta di tornare.
Però, quando sfiorò la mano del suo amico, ebbe come un fremito...
"Che strano..." pensò, mentre lentamente si voltava e andava via.
La caverna dove Roku abitava stava divenendo sempre più piccola, man mano che i gemelli si allontanavano, scendendo nel loro rifugio.
"Sbrighiamoci" mormorò 17 alla sorella, arrivandole di fianco.
Lei si limitò ad annuire e, con un salto azzardato, atterrò sul piccolo spazio che era l'entrata della grotta, seguita dal fratello.
La porta era aperta. Voleva dire che lui era già arrivato.
17 deglutì.
Afferrando per la mano la sorella, camminò lentamente verso l'interno della base, con una strizza nascosta a stento.
Una voce familiare li salutò.
E quella voce, così orgogliosa e insolente, era quella di Ghiller.
"Salve, ragazzini... vedo che vi allenate,eh?"
Anche quella persona che avevano davanti era stata cambiata dal tempo: non più un ragazzo, bensì un uomo.
I capelli erano sempre di quel bianco candido, come la pelle, ma erano lunghi fino alla fine della schiena e pettinati con cura maniacale.
Quei famigerati occhi rossi erano celati dietro ad un paio d'occhiali da vista, che rendeva la sua espressione molto intellettuale.
La sua giacca era lunga fino alle ginocchia e portava il classico stemma "RR" sul petto.
Come era solito fare, indossava un paio di guanti chiari, anche se il motivo per cui li metteva non era mai stato chiaro ai due.
Con quella sua aria seria ed intelligente, Ghiller pareva davvero un bel ragazzo.
Anzi, era davvero un bel ragazzo...
Se non fosse che 17 e 18 avevano sempre avuto paura di lui... quasi quanto dell'orco.
Non si capiva mai cosa pensava, mentre con il suo sguardo ti scrutava per bene.
Delle volte, quegli occhi di quel curioso colore, assumevano un'espressione tutt'altro che rassicurante...
Avevano sempre timore di lui.
Eppure non li aveva mai toccati con un dito.
"Certo, avete una bella voglia... sapete quanto freddo fa fuori?
Dovreste coprirvi meglio, non siamo in piena estate...
Non vorrete mica ammalarvi, vero?" proseguì lui, avvicinandosi.
Il suo andamento era leggermente zoppicante e ondeggiava, seppur quasi in modo impercettibile, verso un fianco.
Era per via della ferita al fegato che 6 gli aveva fatto.
"Stiamo benissimo" rispose 18, cercando di evitare il suo sguardo.
Gero, che stava alle spalle del ragazzo, parve sorridere.
"Molto bene... allora, visto che sta benissimo, mi permetti di prendere in custodia tuo fratello... vero 18?"chiese Ghiller, posando una mano sulla spalla del ragazzo.
17 rimase immobile.
18 non poté rifiutare, quindi mollò la presa e lo lasciò andare.
Era normale, ultimamente Ghiller veniva da loro, prendeva in custodia 17 e lo portava, assieme a Gero, nel laboratorio.
Faceva delle strane visite, le aveva raccontato lui.
"Non ti preoccupare" sembrò dire il volto di lei, guardando il fratello allontanarsi.
A sua volta, ci fu un altro sguardo tranquillizzante da parte di lui.
Ormai, i fratelli potevano capirsi solo con lo sguardo...
"Allora, grazie,cara" disse Ghiller, voltandole le spalle.
"Non gli farai del male, vero?" domandò 18, quasi istintivamente.
"Non mi permetterei mai..." rispose questi, con un tono abbastanza serio.
E così fu.
Come spesso accadeva, 17 spariva dietro la porta del laboratorio.
Andava a farsi visitare da quei due scienziati.
E 18 rimaneva sola nella stanza, in attesa di risposte...
In quel momento, dal polso di 18 cadde qualcosa.
Raccogliendola, 18 ricordò il biglietto scritto da Roku.
Se l'era messo dentro il nastro senza nemmeno pensarci troppo e se ne era quasi dimenticata.
Si ricordava le parole del suo caro amico:
"Leggilo quando sei sola..."
Cosa poteva esserci scritto, per fargli dire questo?
La curiosità iniziava a farsi sentire.
Era da sola.
Poteva leggere...
La mano che teneva stretto il biglietto iniziava a tremolare.
Ogni tanto le capitava questo e non solo con 6.
Anche quando l'orco la picchiava o Ghiller le parlava, si sentiva tremolare.
Ma stavolta, questo fremito era tutt'altro che spiacevole:
Era semplicemente curiosa, ansiosa di sapere che c'era scritto.
Strinse ancora di più la mano e con calma si avviò verso la porta della loro camera.
Mentre le sue dita sottili aprivano con lentezza quel piccolo pezzo di carta, si era accorta che il palmo della mano era tutto sudato.
Mentre si apprestava a leggere, si fermò a pensare solo un attimo.
---Ma come mai questo mi succede solo con 6?---
Frattanto, il foglietto recava questa semplice frase:
Vediamoci domani. Se vuoi, puoi portare 17,
ma sarebbe meglio se venissi da sola...
Mah, qui ancora nessun commento:ggh: ...uppo nella speranza, e intanto posto il tarocco che feci appositamente per Ghiller: Il diavolo.
Gero non lo sospetta minimamente, ma il ragazzo è così furbo che lo scienziato non è altro che una marionetta nelle sue mani.
http://img223.imageshack.us/img223/7...ygt1jy8.th.jpg
Bella, BELLA!! Scritta molto bene, tematica molto interessante e storia avvincente!! Bravissima:ok:
ps: scusa il ritardo;)
SCUSA ANCHE IL MIO.........
t'ho salvato :ggh: cmq è sempre la migliore!!
complimenti!! scrivi davvero bn... nn sl si riescono ad immaginare perfettamente i personaggi ma rendi kiaramente anke i loro sentimenti e le loro emozioni... usi un italiano xfetto cosa piuttosto rara... in + la storia fa vedere db da un punto di vista diverso e + maturo... insomma ankora complimenti...
Grazie per i commenti, gente.
Ora continuo, come pattuito!
Capitolo 13- Moonlight shadow
[...]...dopo tutti quei secoli, il servo dell'orco era deciso
a rivelare ciò che portava dentro... e la principessa...[...]
"Vediamoci domani... sarebbe meglio se venissi da sola..."
18 rimase interdetta da questa frase.
Si era seduta sul letto, senza aspettarsi una simile cosa.
Le sue guance avevano iniziato a scaldarsi - ma la cosa era abbastanza normale, dato che era una ragazza parecchio timida -
"Ma che significa...?" si chiese lei, cercando di non pensare male.
Quello che aveva tra le mani pareva una sorta di appuntamento segreto...
"Appuntamento segreto??? Che sia davvero un appuntamento...?" iniziò a mormorare, non riuscendo a togliersi di testa questa idea.
Era strano quel concetto.
Ogni volta che pensava alla parola "Appuntamento", le andava in pappa il cervello.
Certo, non che 6 fosse un brutto tizio...
anzi, era davvero un bel ragazzo,però...
arrivare ad immaginare "Appuntamento"...
"No..." fece lei, ficcando la testa in un cuscino e prendendosi poi a schiaffi
" Deve esser qualcos'altro... dice di portare 17, se voglio... quindi no."
Era così...stupido tutto ciò.
Come poteva pensare a certe sciocchezze, nella sua situazione?
Era tutto così stupido.
Le sarebbe venuto voglia di prendersi a pugni da sola.
La piccolezza di certi sentimenti, delle volte, pare così stupida...
Tutto era confuso.
Stava iniziando a perdere l'idea chiara delle sue emozioni,
non sapeva bene cosa provava in certe situazioni o, perlomeno, a spiegare.
Qualsiasi cosa avesse mai provato per qualcuno,
stava crescendo...
Crescendo in un crescendo di emozioni e confusione...
Come tutti...
Eppure non capiva.
Ed il perché era ovvio...
Ancora credeva nel principe...
"Vorrà dirmi qualcosa di importante..." pensò poi, alla fine.
Era una soluzione logica. L'unica cosa plausibile...
"Ma...cosa?" si domandò poi, guardando il soffitto.
6 le aveva sempre detto tutto.
Non poteva avere segreti.
Cosa mai avrebbe voluto dirle?
Cercò di ragionare, ma senza successo.
"Potrei provare ad andare... ma..."
I suoi pensieri furono interrotti dall'improvviso ingresso di 17 che la distolse del tutto da ciò che stava facendo.
"Fratello! Come stai??!" disse lei, andandogli incontro.
"Io sto bene... niente di che..." mormorò 17, massaggiandosi una spalla.
"Che t'hanno fatto? Racconta,ti prego!!!"
17 si sedette sul letto e tirò un sospiro.
"Mi hanno fatto correre su un tapis-roulant ed ero attaccato a degli elettrodi...
Quei due mi stavano a controllare, non ho capito bene cosa dicevano..."mormorò, un poco confuso.
"Ti hanno fatto male?"
"No, non mi hanno nemmeno toccato... Ghiller è stato di parola..."
Questa frase fece tirare un sospiro di sollievo alla ragazza, che diede una pacca sulla spalla al fratello, mentre si sedeva anch'egli.
"Tu, piuttosto... che stavi facendo?"domandò, guardando il foglio nella mano di 18.
18 ebbe un sussulto e accartocciò il foglio nel palmo della mano.
Non voleva assolutamente dirlo a nessuno.
Avrebbe come... tradito 6.
"Nulla, davvero. Si tratta solo di carta straccia..."
17 fece un cenno di assenso.
Poi tornò a guardare il volto di sua sorella.
"Come stava 6? Mi è dispiaciuto, ma nella fretta non l'ho nemmeno salutato..."
Il nome "6" ebbe un effetto immediato su di lei, che si alzò in piedi.
"Benissimo! Mi è sembrato più calmo del solito e..."
la ragazzina non riuscì a finire la frase.
Qualcosa la bloccava.
"E...?" chiese 17, alzando un sopracciglio interrogativo.
Gli occhi di 18 cambiarono espressione.
Divennero più seri e il suo sguardo cadde al suolo.
"Senti, 17... mi faresti un favore?" cominciò poi, non togliendo lo sguardo dai suoi piedi "Io stanotte voglio andare a trovare 6... ti chiedo solo se mi puoi coprire di nuovo..."
La richiesta fece assumere a 17 uno sguardo confuso, ma accettò.
"Quando mai ti ho detto di no, 18?"
18, alla risposta, alzò lo sguardo e con un balzo finì in braccio al fratello, che perse l'equilibrio e cadde sul letto.
"Ah... prego..." mormorò poi, trattenendo a stento le risate.
"Sei il migliore fratello che abbia mai avuto!!!! Grazie!!!"
rise lei, mentre con calma si rialzava.
17 però, le fece cenno di accostare l'orecchio alla sua bocca.
Dopo che lo ebbe fatto, iniziò a bisbigliare.
"Ma dimmi un po'... che vuoi fare da 6, eh?"
Lì 18 non riuscì a trovare risposta.
Non lo sapeva nemmeno lei...
"Non ne ho la minima idea... solo che lui pareva così bisognoso di parlare..."
"Ah..."fece 17.
"Comunque sia, qualunque cosa succeda, me la racconterai,vero sorellina??!"
18 arrossì in volto, cogliendo l'allusione, e mollò uno scappellotto al ragazzo.
"Brutto scemo!!!!"
Ci fu uno scoppio di risate,s eguito poi da un silenzio innaturale.
18 si sedette con calma
"Aspetterò stanotte e poi tu mi accompagnerai fuori... intesi?"
"Intesi..."
E così fu.
18 aveva accordato tutto...
Quella notte, 6 avrebbe dovuto dirle qualcosa di importante...
Qualcosa di davvero importante...
Non stava più nella pelle per la curiosità.
Ignara di tutto ciò che poteva volerle dire, si mise a scrivere nel suo diario, con un sorriso spontaneo e ingenuo.
Fino a quando non sarebbe scesa la sera...
* * * * * * * * *
E lui stava ancora lì, nel frattempo...
Sdraiato nel suo letto, ma senza aver mai dormito in esso.
Erano passati tanti anni...
E l'androide numero 6 non aveva mai conosciuto il mondo onirico.
Se ne stava steso a fissare il soffitto.
Ogni notte.
Ogni singola notte, come un condannato.
I muri di dura e fredda pietra delle volte gocciolavano acqua e lui veniva bagnato al volto da quella rugiada .
Malediva il fatto di non potere impazzire, in mezzo a quella apatia.
Almeno la follia sarebbe stata una variante, un qualcosa capace di spezzare la monotonia di quel oblio...
Ma non gli era concesso nemmeno questo.
In quei momenti desiderava davvero lasciarsi andare...
Morire...
Un uomo steso...
O dorme...
O muore...
Ma lui non era nessuna delle 2 cose.
Stava sdraiato, senza mai dire una parola - anche perché non aveva quasi mai nessuno con cui parlare - e si immergeva nei suoi pensieri.
Alla vista pareva una statua.
Una di quelle che di solito si mettevano sopra le lapidi.
Pensava.
Pensava a quello che aveva scritto a 18.
E più ci pensava, più un ricordo antico e recente gli risaliva dal gozzo...
Li avevo uccisi io...
Per 10 anni aveva vissuto nella falsità, nascondendosi dietro una facciata di ipocrisia che si era creato.
---Il gentile 6.
Il buono, altruista, gentile 6.
Che non farebbe mai male ad una mosca.---
Ma che aveva anche ucciso i genitori di quei bambini,
e a cui aveva mentito spudoratamente, senza mai trovare il coraggio di rivelare tutto.
6... il Codardo.
6 che si nascondeva nel buio, cercando di fuggire dalla realtà.
E quella era la realtà.
I pensieri tristi e frustrati che giravano nella sua mente di colpo si bloccarono.
6 si alzò con calma e, una volta messosi seduto, iniziò a guardare la porta.
Finalmente era arrivato il giorno.
Finalmente si sarebbe tolto la maschera.
Finalmente avrebbe detto tutta la verità ai gemelli.
Che era stato lui ad uccidere i loro genitori...
Il biglietto serviva a questo.
Quella sera, davanti a 18, avrebbe trovato la forza di dirlo.
Finalmente.
Questa cosa gli dava un sollievo incredibile.
Ma... allo stesso tempo, dentro di lui, dallo stomaco, partiva uno sforzo amaro come il fiele.
Come avrebbe reagito 18?
Come avrebbe potuto prenderla, a sapere che il suo amico, con cui aveva vissuto ben 10 anni, aveva ucciso i suoi genitori?
Lo avrebbe odiato?
Lo avrebbe voluto uccidere?
Le labbra di 6 pronunciarono una frase, facendo uscire tutto il fiele che aveva dentro.
"Poco male..."
Poco male.
Non gli importava se lo avesse voluto uccidere.
Perché lui desiderava da tempo la morte.
A dire il vero... la desiderava tuttora.
Desiderava la morte, molto prima che la morte lo portasse via con sé...
Egoismo?
Non proprio.
Voleva morire, ma allo stesso tempo il pensiero gli dava un rimorso incredibile.
Non voleva lasciarla.
Non voleva lasciare per nulla al mondo quell'angelo dai capelli biondi...
L'unica persona per cui provava un legame così indissolubile.
Un sorriso apparve sul suo volto.
Assieme al sorriso, delle lacrime.
E così l'avrebbe finalmente detto...
Quella notte, davanti alle stelle, lontano dal re sole, avrebbe detto le fatidiche parole...
* * * * * * * * *
E la notte aveva iniziato a scendere.
Le ombre avevano iniziato prima ad allungarsi, poi a mescolarsi con il buio appena giunto, diventando un tutt'uno con l'oscurità.
Le stelle facevano capolino nella volta celeste ed assieme alla luna piena illuminavano come piccole lucine l'intero paesaggio.
Un' immensa pineta dominava tutto sino l'orizzonte e la luce della luna illuminava i rami e le fronde, creando delle sfumature argentee di luce.
6 era lassù.
Quasi in cima al monte, stava in piedi e braccia conserte sul bordo del precipizio.
Osservava le stelle e guardava lontano.
Guardava lontano, fin dove l'occhio poteva arrivare.
Avrebbe voluto arrivare fin là;
Come una stella cometa, cadere dal cielo ed atterrare nella nuda terra.
Come una cometa, infuocarsi e spegnersi piano piano fino alla morte...
Morte...
Per lui questa parola non aveva molto senso.
Poteva crescere, certo, ma non invecchiare.
Era molto simile ad una bambola, il cui tempo di vita è indeterminato.
Possedeva il tempo delle bambole.
Nel mezzo dei suoi pensieri, ecco che intravide una figura di fronte a sé.
Stava davanti alla luna, creando un'ombra che si proiettava contro di lui.
Un'ombra alla luce della luna.
La figura in controluce iniziò a parlare, con una voce inconfondibile:
"Ciao, 6... sono qui..."
18 camminò vicino a lui e gli sorrise.
"Ho letto il biglietto ed eccomi qui... ti ho fatto aspettare?"
Roku, 6, fece un cenno negativo con la testa.
"Certo che no... 18..." così dicendo, le fece cenno di sedersi vicino a lui.
A 18 palpitò il cuore.
Ignara come sempre, credeva di sentirsi dire chissà quale romanticheria.
Con un sorriso splendente, assecondò l'androide.
Vestita di una semplice maglia, la ragazza si mise vicino a 6, che era avvolto nella sua giacca.
Ed egli, con gesto gentile e delicato, se la sfilò e con cura gliela posò sulle candide spalle, come riparo dal freddo.
"Grazie..."mormorò riconoscente lei, stringendosi per trattenere il calore.
"Dimmi, 6...per cosa mi hai chiamato...?"
La lente dell'occhio meccanico di Roku rifletteva una piccola luna piena.
Lui stava ancora a fissarla ,attendendo il momento giusto per dire quello che doveva dire.
Iniziò tentennante, ma senza rivelare il suo vero stato d'animo.
"18... ti mancano i tuoi genitori?"
La frase lasciò un attimo interdetta la ragazza, che non si aspettava una domanda simile. Ci pensò poi un attimo e rispose...
"Certo... sempre... però..."
"... però...?" chiese 6, confuso.
"Però io so che loro mi assistono, da qualche parte, lassù..."
così dicendo indicò con l'indice il cielo stellato.
L'androide lo guardò con aria sorpresa.
Mai aveva pensato a cose del genere. Non aveva mai avuto un ideale di Paradiso o Inferno...
Per lui, oltre la morte, non esisteva altro che il nulla...
"Forse potrà sembrarti un discorso stupido, 6, ma..." continuò lei, dondolando sulla schiena e tenendosi le gambe con le braccia
"...se penso che mi stanno a guardare, non ho più paura di niente...".
6 rimase zitto un attimo.
Poi, imperterrito, cercò di continuare il suo discorso.
"Se tu un giorno tu scoprissi chi è stato a far morire i tuoi genitori...
cosa proveresti?... Lo odieresti?... Vorresti che morisse...?"
Alla domanda, il viso di 18 assunse un'espressione confusa.
Ma poi, quel viso venne rischiarato da un sorriso.
"Forse lo odierei... ma poi, di certo lo perdonerei..."
"Cosa...?" fece 6, assumendo un viso sconvolto.
"Certo!" fece 18.
"I miei genitori sono morti di incidente, quindi non è colpa proprio di qualcuno... diciamo che forse era il loro destino...
non è colpa di quella persona se è stato un incidente, giusto...?"
Questa frase folgorò 6.
Si sentì tremare le gambe e le mani e un groppo nella gola non riusciva a sciogliersi. A stento tratteneva le lacrime che scaldavano i suoi occhi.
Dopo una frase simile, sentì traballare la sua sicurezza.
Ma doveva dirlo lo stesso.
Anche se la cosa avesse sciolto il bel sorriso di 18...
Anche se tutto sarebbe andato a monte...
Anche se dopo sarebbe morto...
Non avrebbe potuto togliersi il rimorso senza dirglielo!!!!!!!!
Le labbra tremanti pronunciarono a stento le prime parole
"S...senti, 18... i... io... io... ecco..."
La ragazza lo guardava fisso negli occhi.
Sempre con quel sorriso stampato sulla faccia.
"Dimmi, 6..."
"Io... devo dirti... devo dirti che ...io... tu..."
Le parole gli uscivano a stento.
Non avrebbe resistito nel vedere quegli occhi sciogliersi in pianto...
Sarebbe stato peggio di mentirle per tutta la vita!!!!
E allora,a ncora una volta, nonostante la sua anima gli urlasse di non farlo...
6 non riuscì a dire la verità...
Tuttavia, questa volta, una frase vera venne pronunciata...
"18... tu... per me... sei molto cara..."
Ci fu un silenzio di tomba tra i due.
6 tremava, cercava di non far vedere i suoi occhi velati dalle lacrime.
18 lo guardava con un espressione indecifrabile in volto.
Dopo un po' fu 6 a proseguire:
"18... tu per me sei molto cara... non permetterò mai a nessuno di farti del male... dovessi anche morire... io ti prometto che ti porterò via con 17..."
Nel silenzio che seguì le lacrime copiose di 6, 18 sorrise.
Poi... una semplice parola.
"Grazie."
L'androide 6 assunse un'espressione stupita mentre volgeva lo sguardo alla ragazza.
Non si era nemmeno accorto che le sue lacrime stavano bagnando la fibbra ottica dell'occhio destro.
"Ti ringrazio, 6... tu sei sempre così gentile con me... e io non faccio mai nulla in cambio..."
Così dicendo, si alzò in piedi e volse lo sguardo alla luna.
6, che stava alle sue spalle, venne di nuovo oscurato da quell'ombra.
E in quell'ombra, senza farsi vedere, si morse il polso, disperato.
18 si voltò poi verso di lui e si tolse la giacca.
Posandogliela sul grembo, carezzò la sua guancia e pronunciò un'ultima frase.
"Io credo in te... ci credo. Ora... devo andare."
detto questo, fece per scender giù dalla discesa.
6 si asciugò il viso e corse d'un tratto verso di lei, che già stava per scendere.
Riuscì solo ad urlarle questo:
"Domani, quando il sole inizia a tramontare, al Fairy Park!!!!"
18 si fermò un attimo e con il volto nascosto nel buio annuì.
Aveva capito.
Alcuni attimi di silenzio e 6 rimase solo.
18 era già andata via.
Con calma entrò nella grotta e chiuse ermeticamente l'entrata.
E poi...
continuando a singhiozzare, lanciò un grido saturo di rabbia.
Rabbia per l'aver mentito.
Il Fairy Park era un parco di divertimenti non distante da loro.
Gli era venuto in mente, perché da lassù a volte si scorgevano le luci e si udivano i suoni di quel posto.
Lì, forse, avrebbe trovato il coraggio di dire la verità.
Ma lui continuava a maledirsi, mordendosi a sangue il labbro inferiore.
Avrebbe trovato il coraggio?
Per quanto ancora avrebbe rimandato?
Per quanto ancora avrebbe portato sulle spalle quel fardello?
Frattanto, la luce della luna filtrava attraverso le fessure dei muri, infilzando come piccole spade il corpo immobile di Roku, colui che in quel momento non desiderava altro che l'oscurità e il nulla pur di sparire dalla vista, dall'udito e dal cuore...
* * * * * * * * *
18 rientrò piano piano nel laboratorio.
Leggiadra e furtiva, senza il minimo rumore, entrò nella camera dove giaceva 17, ormai già addormentato.
Sdraiatasi sul letto, si mise le mani al volto, sentendo un insolito calore.
Ripensando alle parole del suo amico, chiuse gli occhi e si assopì.
E intanto la luna continuava a vegliare su tutti, come una madre veglia sui figli ormai addormentati...
Come sempre, bella