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$kҸ ฿ŁΔÇk ϟ davvero ti ho commosso tanto? Sì, amo moltissimo Tiziano Ferro e questo capitolo è nato sulle note delle sue canzoni. Diciamo che mi erano entrate in testa e io le ho trasmesse al povero Veggy XD. Mi sembra una bella idea comunque ^_^. Sono davvero curiosa di leggere la tua di storia **.
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Cap.5 Demon Prince II° parte
Una corsa contro il tempo. Il primo che è riuscito a trovare sulla strada è Gohan, anche se quest’ultimo lo ha mandato a cercare ancora, a cercare Goku che non si sa dove sia. Ed ecco perché è il giovane mezzo saiyan quello che solca il cielo. Incredulo, vola sempre più veloce. Le parole del nipote gli risuonano in testa come una tetra ballata. “Non Piccolo”si ripete in mente e poi a bassa voce. Nel volo sfrenato ha perso gli occhiali. Sotto i vestiti aveva la tuta da combattimento arancione, uguale a quella di suo padre. Da quando è successa la disgrazia l’ha portata sempre. Quando arriva trova tutto distrutto. Persino la Capsule corp è mezza distrutta.
“Ti volti verso di me e pieghi il capo di lato. Sono sempre rimasto stupido di quanto ci riuscissi. Sin da piccolo però ho scoperto che era causato da un torcicollo. Mi ricordo quando con le mie piccole manine cercavo di massaggiartelo e tu ti arrabbiavi. Però alla fine te lo lasciavi fare. Mi ricordo quando ho insegnato a Elly come fare. Lei era sempre stata innamorata di te, forse anche tu lo hai sempre saputo. L’abbiamo incoraggiata e aiutata un po’ tutti. Siete una così bella coppia. O almeno eravate. Perché non so chi ho di fronte. “Chi sei?”chiedo freddo. “Il Demon Prince. “Dov’è Crilin?”aggiungo. Ridi, una risata perfida che mostra quegli orribili canini. “Morto”. No! Sei un bugiardo! Non ti credo!!! Non Crilin, non è vero. Non sarebbe mai stato così pazzo da sfidarti. Lui non avrebbe mai avuto il coraggio di sfidare te, come non avrebbe mai sfidato Vegeta o mio padre. Non ci credo. Lui no. Lui è quello che prima cerca sorridendo di farti tornare alla ragione quando sei arrabbiato e se non funziona si va efficacemente a nascondere. Dove lo trova lui tutto questo coraggio? Lui che trema di paura persino davanti a sua moglie. Lui che è sempre così timido e imbranato, la componente che serve di più a darci forza e coraggio con i suoi piccoli pasticci, che come combattente contro i nostri nemici. E’ vero per noi ha sfidato più volte nemici molto più forti di lui, ma mai sfiderebbe un amico coinvolto in un attimo di follia. Crilin…quante ne ho passate con lui…non mi scorderò quando era divertente con le cinque dita rosse di Bulma sul viso nel viaggio verso Nameck…non mi scorderò quando si mise gli occhiali di genio…non mi scorderò quando tentò di insegnarmi a fumare il sigaro e lui provandoci quasi morì soffocato…non mi scorderò che fu uno dei pochi a trovare il coraggio di dirmi che lui aveva capito cosa provavo per Videl…non mi potrò scordare mai di un amico come lui, ma non ci credo sia morto. Non che sia una novità. Sarebbe la quarta volta. Però stavolta non ci riesco, perché considerare di non rivederlo più definitivamente non è possibile. Tutti hanno sempre creduto che il momento più brutto della mia vita lo consumai nella lotta contro Cell, quando ha causa di un mio errore mio padre perse la vita. A quel nefasto evento si aggiungeva la morte di Mirai Trunks, a cui mi ero affezionato come a un fratello maggiore e il terrore di quella sfida energetica che si pose a decidere se quel giorno dovesse vincere il bene o il male. A furia di sentirmelo dire alla fine me ne ero convinto anch’io, avevo tutte le motivazioni. Solo ora mi rendo conto che ci fu un periodo ben peggiore e che mi parve infinitamente più lungo. Una minaccia che per tutti in fondo fu leggere e passeggera come una pioggia d’estate, ma che a me ha lasciato il freddo nelle ossa. Garlick jr. era un avversario mediocre paragonato agli innumerevoli nemici che hanno costellato il mio cammino nella protezione della terra. Eppure nessuno ha mai capito quanto fosse veramente terribile per un bambino trovarsi solo, attaccato da tutte le persone a lui più care, mentre mio padre come al solito non c’era. Nessuno può capire cosa vuol dire vedere le fiamme dell’odio negli occhi di tua madre, la persona che da sola ti ha cresciuto e coccolato a tal punto da essere perfettamente definito “mammone”. Nessuno sa cosa vuol dire scappare da volti normalmente sorridenti e disponibili, che si tramutano in sguardi famelici e assassini da far invidia ai vampiri dei film. Se chiudo gli occhi posso sentire ancora scricchiolare il tetto della casa di Genio.
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Piccolo, come al solito mi sei venuto a salvare, come molti potrebbero dire niente di nuovo sotto il cielo. Eppure anche quello fu diverso. Ero ancora all’inizio di quella lunga agonia che fu quel giorno, ma avevo già capito che da solo non ce la potevi fare. Mi mettevo davanti quasi in continuazione per aiutarti, pur essendo semplicemente un piccolo impaccio fastidioso come una zanzare. Penso che ti fosse venuta seriamente voglia di legarmi pur di tenermi buono e calmo, come di solito ero mentre ti guardavo combattere, perché nonostante non lo fossi ti ho sempre ritenuto invincibile. Non mi vergogno ad ammettere che quando dovetti abbandonarti nelle fauci di quelle belve, che fino alla mattina erano i miei cari, scoppiai a piangere in modo ben poco dignitoso. Se te lo dicessi tu mi guarderesti seccato e sottolineeresti che sono sempre stato a facile al pianto, perché tu in me vedi e vedrai sempre il bambino terrorizzato che allenasti nell’attesa di “pericolosissimi” saiyan conquistatori. Come mai in questo momento sto ripescando ricordi simili? Per il semplice fatto che Garlick era convinto di averti cambiato, di averti reso malvagio e piegato al suo controllo. Mi hai colpito ripetutamente, mi hai ridotto a uno straccio incapace di difendermi, esattamente come stai facendo adesso. Perciò una parte di me, quella bambina, quella che ti ha visto tre volte morirgli davanti una figura così simile a un secondo padre, è convinta che anche questo sia un bleff. Che da un momento all’altro arrivi Crilin, con una strana aura bianca, a tenerti il gioco. Che tu mi dica che non l’hai ucciso, che anche lui è diventato malvagio. Sarei disposto a farmi massacrare da entrambi. Però voglio che questa storia orribile si concluda come si concluse la vicenda Garlick, quella in cui siete diventati davvero grandi amici, ossia con i vostri sorrisi e il mio abbraccio. E’ anni che non scoppio a piangere, ma adesso vorrei proprio farlo. Non sono più l’adulto, padre di famiglia, ormai nonno; non sono più il guerriero, lo studioso o quello che volete; ora sono solo Gohan e rivoglio il vecchio namecciano musone che mi ha cresciuto come un figlio. Il combattimento è iniziato e nemmeno me ne sono accorto. E’ troppo veloce. Non riesco a schivare i suoi colpi. Impegno tutto me stesso, ma sa tutto di me. Sa come schivarmi, sa come agirò, che mosse userò, i punti deboli del mio modo di combattere. L’ultima volta che mi sono allenato guarda caso era sempre lui a farmi da mentore. Non sto parlando di anni, o chissà quanto tempo. Parlo di nemmeno un mese fa.
I colpi si susseguono e mi chiedo se ho veramente combattuto, se realmente mi sono difeso. Sono a terra e a fatica riapro gli occhi, riemergo da sangue e ricordi di vita vissuta. Tu ridi e in te non ritrovo niente che conosco. Solo una risata malvagia, invasata, da posseduto, non lascia traccia al tuo sorriso sardonico e sincero a un tempo. Sono convinto che non ti sentirò mai più ridere in quel modo sincero e fragoroso che udii quel giorno in cui i terrestri donarono l’energia a mio padre per sconfiggere KidBu, mentre elogiavi e deridevi a un tempo Mr.Satan. Gli occhi sono rossi e mi chiedo dove sono finiti quegli occhi neri che mi scrutavano severi, che mi imponevano di diventare un guerriero sempre più forte solo per vedervi brillare una luce di orgoglio. Sono a terra, non riesco nemmeno più ad alzare il capo, respiro a fatica, sento il sangue in bocca e ho le braccia aperte, incapace di reagire. Ti vedo caricare un onda e ho la consapevolezza che è finita. E’ assurdo che proprio tu debba farmi questo. Andrò all’altro mondo senza aver rivisto la mia Videl. Mi viene in mente il profumo dei suoi capelli la sera, quando l’aiuto a sciogliere la treccia e lei ride in quel modo meraviglioso che le è proprio. Non saluterò Pan, la mia giovane donna, ne minaccerò un ultima volta suo marito Trunks di comportarsi bene, cosa inutile visto che l’ho cresciuto come un fratello minore, visto la sua simbiosi perenne con Goten. Mia madre, mio fratello, mio nipote, e tutti gli altri, chissà come la prenderanno. Io non sono come mio padre, io non me ne sono mai andato veramente e quando è successo loro erano con me. E’ la prima volta che la morte ci separa. Mi chiedo se faccia male. L’unica volta ero svenuto, non ho sentito niente, non so cosa si prova. "Signor Piccolo"mormoro un ultima volta, con la voce spezzata, ma mi fa eco solo una risata malvagia. E’ la fine…”.
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se avessi scritto la mia ff contemporaneamente alla tua ci saremmo accusate di plagio l'un l'altra :asd: anche io amo tantissimo Tiziano Ferro sn contenta di avere tante cose in comune cn te ^^ ora vado a leggere il nuovo capitolo =)
Edit: lettoooooo!!! =) povero Gohan :(
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$kҸ ฿ŁΔÇk ϟ non preoccuparti, è poco probabile che avrei pensato a un plagio xD. Sono felice anch'io che ti piacciano così tante cose che mi appassionano.
Sì, è un capitolo triste per Gohan, ma è normale che un cattivo che controlla Junior, per prima cosa voglia vedere se è tanto cambiato da attaccare il suo stesso allievo.
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Cap.5 Demon Prince III° parte
“Sono tornato a casa e quello che vedo è solo distruzione. Sono appena atterrato, mentre la testa mi ronza. Cosa è successo qui? La mia bocca si spalanca mentre vedo una scena che ha tutto di sbagliato. Come vedere Kakaroth medico che fa le iniezioni. Piccolo con un vestito ridicolo che punta un onda verso un Gohan a terra più morto che vivo. Per un attimo non riesco a muovermi. Quegli occhi di brace… Sembrano tornati dai miei incubi per tormentarmi. Ora ricordo quante volte li ho visti. Mi hanno inseguito da tutta la vita. Sono gli occhi che ha avuto Cell, normalmente con gli occhi rosa, mentre lanciava un deat beam a Mirai Trunks, uccidendo mio figlio davanti ai miei occhi. Sono gli occhi che aveva Majinbu per un attimo, quando per la prima volta aprì veramente i suoi occhi, nel combattimento che mi costò la vita. Potrei fare una lista infinita. Perché quegli occhi tornano a tormentarmi anche negli incubi da quando sono bambino. Non so come ho fatto a non riconoscere gli occhi di brace che mi fissavano giorno e notte alla base. Occhi da rettile, occhi da lucertola. “Ora morirà come il tuo amichetto senza naso!!!”. L’urlo dell’essere con le sembianze di Junior mi riscuote. Il dolore dell’ennesima perdita mi stravolge riprendendomi dal torpore in cui sono caduto. Urlando parto all’attacco”.
“Riapro gli occhi confuso. La testa mi ricade in avanti. Vedo il cielo nero sopra di me, sento qualcosa di duro sotto di me. Sono sdraiato per terra. La testa mi gira, ma pian piano riprendo consapevolezza di me. Come mai non sono morto? Piccolo stava per darmi il colpo di grazia. Sento rumori e grida di battaglia. Mi alzo a fatica e guardo il namecciano affrontarsi con Vegeta in uno scontro all’ultimo sangue. Sono due furie. Uno di follia e malvagità, l’altro non so. Non capisco come faccia Vegeta a metterci tutto questo odio? Sembra quasi non stia combattendo contro un avversario, ma contro un ombra che lo perseguita. Sono troppo confuso per ragionare bene come sempre. (Adesso è il contrario NdGohan) (?NdA) (Bè, negli ultimi capitoli del “Il drago si risveglia” è il signor Piccolo a combattere contro Vegeta malvagio sotto uno strano potere NdGohan) (Meno male che questa non è mente lucida NdA). Sono troppo stanco. Mi allontano dalla battaglia e cammino incerto fino a un pezzo di muro. Mi ci accascio di sopra privo di forze, appoggiando la schiena dolorante e seguo lo scontro. Sembrano pari. Piccolo ha acquisito un potere spaventoso, mentre quello di Vegeta è incredibilmente ridotto. Papà dice che in questa settimana ha praticamente dovuto obbligarlo per bere, e con il magiare mille volte peggio. Me lo ha detto mentre, con un occhio nero e vari ematomi, si prendeva un senzu. Lo scontro dura ore e ore. Si riducono come stracci. Quando mi accorgo che il supersaiyan di Vegeta è strano. Gli brilla il simbolo del potere reale sulla fronte. Che lo sappia controllare? Anche i poteri di Junior hanno adesso un alone di magia. In fondo fu lo stesso Junior ha dirmi che ne aveva assunti assorbendo il Supremo e ne aveva ereditati da suo padre. Credo però che prima di stanotte nessuno da secoli fosse riuscito a padroneggiarli così. Forse non è un caso che si faccia chiamare “Demon Prince”. Non riesco a stare sveglio e crollo definitivamente addormentato, mentre sento delle braccia afferrarmi. Non ho la forza di reagire, mi lascio portar via, protetto dalle tenebre dell’incoscienza”.
“Sta crollando. Lo sento cedere sotto i miei colpi. Come il ferro che a furia di essere battuto, si piega e poi si spezza. Aspetto che cada incosciente, poi potrò portarlo al mio signore. Anche se non riesco a fargli utilizzare l’animale del suo potere. Il mio signore vuole sapere qual è e sarebbe stato fiero di me se glielo avessi detto io. Poco male. Vegeta sarà costretto a confessarlo. La sua mente è troppo indebolita per riuscire a resistere alle arti di persuasione del serpente. Di certo però non ha perso la sua tenacia. Nemmeno io sono ridotto benissimo, ferite perdono fiotti del mio sangue viola. Un sangue namecciano superiore al suo vile rosso. Ora i namecciani risponderanno alla chiamata de loro re. Da popolo pacifico, con le loro menti controllate da me grazie alla corona magica dei miei avi, diverranno popolo di guerra. Perché io al contrario di te Vegeta, non sono un principe senza popolo. Alla tua chiamata nessun saiyan risponderà per venirti a proteggere. Un colpo, e in lui ci metto tutta la mia rinnovata potenza. Ti colpisco con un pugno allo stomaco. Sento le tue difese cedere. Ti pieghi. La bocca spalancata, gli occhi di fuori, mentre sputi sangue. Mentre ritiro il pugno, diventata la tua unica fonte di sostegno in questo combattimento aereo, precipiti ripiegato su te stesso. Cadi a terra, ma la tua sfortuna non ti abbandona nemmeno adesso. Sbatti la schiena contro un muro di quella che era casa tua, rimanendo ad esso appoggiato. Continui a tenerti la pancia, mentre ti rinchiudi in quella che assomiglia a una posizione fetale. Punto due dita davanti a me, mentre da loro esce una luce che rischiara le tenebre. Non sono più quelle fittizie che avevo creato, sono troppo stanco per mantenerle. E’ proprio la luce della notte quella che rischiare il mio makankosappo pronto per essere lanciato. “Lo sai che adesso posso ucciderti scimmione?”chiedo.
“Fallo!!!!”urli disperato. Tra provocazione è supplica. Sorrido malvagio, mentre la sua testa crolla miserabilmente in avanti. L’incoscienza ormai ti ha preso. Voglio lanciartelo lo stesso il colpo. Se non sopravvivi in fondo non sei degno del mio signore”.
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“Gohan è al sicuro a casa, ma ora mi devo spicciare. L’aura di Vegeta è quasi del tutto scomparsa. Manco un attimo e lui si fa sconfiggere. Il potere del drago freme. Ed ecco che mi teletrasporto. In tempo per colpire l’avversario prima che lui colpisca la sua vittima. Rimango allibito vedendo chi è. Lui ridacchia e scompare. Io mi volto e vado in aiuto del mio amico. Lo chiamo accorgendomi che è privo di sensi. Lo scuoto e lui pian piano apre gli occhi. Meno male. Temevo il peggio. Lo aiuto a rialzarsi. Orgoglioso come sempre, rialzandosi mi scosta. Mi guardo intorno. E’ uno sfacelo. Meno male che Vetrunks è venuto ad avvertirmi. Non capisco come mai non mi sono accorto di nulla. Mi chiedo se sia nuovamente colpa di quel serpente. Riesce a confondere il mio drago, e questo confonde tutti i miei poteri, anche quelli non legati ad essi. Mi guardo intorno. Non vedo Crilin. Vetrunks ha detto che era qui. “Vegeta dov’è Crilin?” ti chiedo e tu abbassi il capo. Non capisco”.
““Kakaroth…Crilin…lui…”. Che stupido che devo sembrare, mentre non riesco a formare nemmeno una frase di senso compiuto. Solo che non sono la persona più adatta per dirtelo. “No…”mormori sgranando gli occhi. Stringi i pugni sconvolto. “Mi dispiace”. Non sono tipo da dire cose così, ma è vero. Forse sono troppo stanco per essere orgoglioso stanotte. Ne sono convinto mentre mi pulisco il sangue che sta colando al lato della bocca. Tu cominci a scuotere la testa. Mettendo poi in una posizione che conosco bene. “Noooo!! Me la paga, queste me la paga!!!”urli trasformandoti in supersaiyan. Puoi scegliere a quale amico essere più legato? Puoi scegliere se tocca a te punire? Puoi veramente fare del male a qualcuno che hai considerato un alleato? Puoi veramente credere che abbia ucciso una persona a cui era legato da profonda amicizia? A cosa puoi credere in situazioni simili? La testa mi scoppia, pulsa dolorosamente. Non c’è la faccio più. Voglio solo andare a riposare, dormire e non svegliarmi più. Ti prego, pensa a dopo alla vendetta, portami a casa prima che non riesca più a reggermi in piedi, non è dignitoso per quel poco che resta del mio orgoglio svenire davanti a tutti. Eppure non te lo chiedo, nemmeno mi appoggio. Perché forse non ho mai imparato veramente a essere uno di voi. Forse perché stanotte al posto di Piccolo ci potevo essere io visto i miei precedenti, forse perché ora che ho perso la mia unica guida non sono più cosa devo e non devo fare. Forse perché sarebbe stato meglio se stanotte quel namecciano mi avesse tolto la vita permettendomi di rivederla. Hai capito, mi hai appoggiato una mano sulla spalla. Vorrei davvero che fossi solo arrabbiato, che quella che vuoi dimostrare è vera ira. A me però non riesci a ingannarmi. Non puoi seriamente avercela con Piccolo. Non dopo che ho visto la tua reazione disperata dopo che il namecciano anni fa aveva deciso di farsi esplodere con la terra. Per giorni ti sei tormentato, per non averlo capito, per non aver trovare sospette le sue parole, il suo sorriso, la sua voce così gentile e quasi rotta. Ti ho visto con l’aria abbattuta, gli occhi stinti a guardarti la mano, come se fossi stato tu a non stringere abbastanza la mano di un amico e non una sua scelta.
Perciò ora vallo a dire a qualcun altro che riesci a odiare un amico. “Ti dispiace se prima di riportarti a casa mi fermo in un posto?”mi dici, mentre la tua voce da rabbiosa, diventata sottile, quasi mi stessi pregando. “Puoi dirlo in un altro momento alla famiglia di Crilin?”rispondo. Non voglio vedere il volto di Uub carico di rabbia e offese per quello che non abbiamo fatto, la figlia in lacrime con la piccola nipote in braccio. Soprattutto non voglio vedere la reazione di c18, sarebbe così simile alla mia da riportarmi alla notte in cui Bulma è morta. “No, non voglio andare lì”mi risponde invece Goku e io annuisco. Non ho forza per ribattere, parlare, già mi è bastato sentire la mia voce roca all’ultima frase per desistere definitivamente. E’ notte anche nel luogo che abbiamo raggiunto. Evidente il combattimento è durato il tutto il giorno. Pazzesco. Sono riuscito a prenderle di santa ragione ininterrottamente per tutto il giorno. Ho battuto anche i miei record. Il lontananza riconosco la casa di Kakaroth, so che questi sono i Monti Paoz, ma non ero mai venuto qui. Sento il rumore di una cascata, mentre vedo sotto di me dei ciottoli a formare un minuscolo sentiero. Kakaroth mi lascia e sia avvia nella direzione opposta a casa sua. Mi volto e rimango stupito. “Che posto è questo?”chiedo confuso, mentre osservo una costruzione abbandonata che rassomiglia a una minuscola casa antica. “Non sei l’unico che ha un posto dove andare a riflettere quando è triste o confuso”mi risponde e abbassando la testa entra da una porta polverosa e cigolante nell’abitazione. Io resto fermo. E’ un posto privato, non mi ha invitato a entrare e io resto immobile. Lui se ne accorge e si gira. “Qui dentro, da tanti anni, ci ho portato solo Chichi. Però stasera non mi va di restare da solo. Se vuoi puoi entrare”mi dice e io titubante lo seguo. Dentro è tutto buio, ma basta la sua aura da supersaiyan a illuminare. Qui è tutto abbandonato da anni, però ci sono le tracce di scarpe nella polvere che dimostrano che ci deve essere venuto spesso. Dalla tasca tira fuori la sfera dalle quattro stelle. Mi chiedo cosa se ne faccia. E’ da tempo che non chiediamo più desideri. La mette su un piccolo altare, sopra un cuscino dall’aria vecchiotta. Sorprendendomi si inginocchia, giunge le mani e chiude gli occhi. Si è messo a pregare. Silenziosamente faccio un passo indietro e mi appoggio allo stipite. Sarà una cosa lunga. Chiudo gli occhi e appoggiandomi mi addormento. Non vorrei farlo, ma sono ancora troppo debole, me ne ha date davvero parecchie quel namecciano. Sono le prime luci dell’alba, quando sento qualcosa che mi scuote. Riapro gli occhi a fatica e vedo il viso sorridente, ma segnato di Kakaroth. “Grazie per avermi fatto compagnia”mi dice riconoscente. Non so cosa dire, è abbastanza imbarazzante. “Ora ti riporto a casa”dice serio. “Non ho più una casa”rispondo sincero. Lui abbassa il capo e riflette. “Ti ospito a casa mia”. Non è una gentile offerta. Me lo dice con il tono di un ordine. Abbasso il capo. Tanto ormai non ho più la forza, non ho più la voglia di fare niente. Che sia lui a prendere pure le decisioni. Non mi interessa più niente”.
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lettoooo =) devo dire che molte idee coincidono con le mie O.ò nn te la prendere se troverai qualcosa di abbastanza simile nella mia storia io nn copio v.v xD
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Non preoccuparti, non ti accuserò di plagio XP. D'altronde mi stai anche avvertendo prima ^^.
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Cap.6 Home unfamiliar (casa sconosciuta) I° parte
[Ho usato Home invece di House perché ha l’accezione di ambiente familiare, di luogo protetto, come un po’ è il nido dei Son. Mi serviva per creare l’ossimoro con il termine successivo. Un termine che riporta all’idea dell’antifamiglia, se la vediamo in un ottica che italianizza i termini].
“Sto candendo nell’oscurità. Non ci sono appigli. Non ho modo di fermarmi. Quelle che galleggiano intorno a me sono le mie lacrime? Come ho fatto a cadere così in basso? Che fine ha fatto il mio orgoglio? A un certo punto la mia caduta si ferma e rimango qui, a galleggiare come se questa fosse acqua nera. Gelida, paludosa, che tenta di tirarmi affondo e farmi affogare. La solitudine. Proprio io posso avere paura di rimanere solo? Io che l’ho sempre cercata, agognata, inseguita? Si, è così. Perché vorrei qualcuno che mi portasse via da qui. Vorrei vedere il blu di due occhi, l’azzurro del cielo, l’azzurro di quei capelli, il blu del mare. Invece vedo solo nero. Nero profondo come erano i miei occhi quando tu eri con me, perché ora sono stinti opachi. E’ all’improvviso dal vuoto sento una voce. Di nuovo. Ogni volta la stessa storia. Quante volte si è ripetuta ormai? Ho perso il conto. Da quando è successo… No, non ci devo pensare o questo nero si impossesserà ancora più di me. Già non ho la forza di lottare, sto qui sdraiato senza riuscire nemmeno a muovermi, lasciandomi andare mentre le lacrime non la smettono di uscire. La vedo. Lontana, la posso vedere adesso la mia Bulma. E’ così bella, eterea, lontana, come se fosse la mia luna. Ed ecco che quella voce ricomincia. Continua a domandare. Domande su domande e pretende risposte. Se la può prendere pure la mia vita. Non mi interessa. Ma mi deve lasciare stare. Non voglio ricordare. Voglio solo cadere in questo oblio. Voglio che il calore dell’amaro liquore mi accolga. Invece continua a domandare. Mi tortura e a ogni risposta mancata sarà l’ennesima agonia. Perché ogni dolore è come se succedesse davvero e si ripeterà mille volte finché non mi arrenderò e lascerò che pian piano uscendo i pensieri gli dicano ciò che vuole sapere. Tutto, ma ci sarà sempre la stessa domanda a cui non darò risposta. Ogni volta che la chiede rivedo gli occhi di brace del serpente che mi ha tolto tutto. No, non te lo dirò nemmeno stavolta. Mentre rivedo mille volte la scena in cui mi è stato tolto il bene più caro. Ma è solo l’inizio. Ed ecco che le altre scene si susseguono di nuovo. Come se realmente fossero successe. Perché per me, per il mio essere, si stanno svolgendo realmente. Non riesco a fermare le lacrime mentre vedo la terra che esplode. Un meteorite gigantesco e si lega alla bugia che come un dramma mi ha fatto obbedire alla causa della scomparsa del mio popolo. Quante vite, quante speranze spezzate. Quanti devono ancora morire? Come se fosse colpa mia. Come se fosse causa del sangue che ho versato. No. Non è vero. Non è un ricordo questo. Smettila! Kakaroth…no, non è vero. Tu non sei morto. Non è vero nemmeno stavolta. E allora perché riprovo quello che ho sentito quando sei scomparso con Cell? Una scena assurda. Io non posso piangere per una misera terza classe. Non ti chiamerei, non mi dispiacerebbe così tanto, e non terrei il tuo cadavere. Allora perché la sento reale quella disperazione? Lo sento davvero quell’urlo? E torno a guardare la Bulma fittizia che mi guarda soffrendo e ricomincio da capo. Rivedendo il serpente che si abbatte sul suolo, con le fauci di fiamme spalancate. Ritorna da me amore mio. Ritorna da me mio angelo dai capelli turchini. “Te la posso far raggiungere”mi dice suadente la voce quasi carezzevole. E’ padrona qui dentro, non riesco ad oppormi a lei. La vorrei rivedere davvero. Farei qualsiasi cosa per rivederla. “Mi dovresti fare solo un piccolo favore”. Ed ecco che la voce comincia a fare breccia, il mio cuore si incrina un po’ di più. “Devi morire”.”
“Amore vai tu o sveglierà la bambina”ecco cosa dice una voce impastata di sonno, scrollando un Goku morto di sonno. Altro che svegliare May, nemmeno gli urli che Vegeta lancia al risveglio di un incubo possono svegliare la giovane Son. In compenso Goku è costretto nuovamente ad alzarsi. Già deve ringraziare che Chichi non lo butti fuori insieme all’ospite. Che in fondo fa un po’ dispiacere a tutti. Cammina vagando quasi fosse uno zombi senza vita, con il capo chino, gli occhi spenti. Obbedisce privo di volontà inebetito. Amebico si siede davanti alle finestre e guarda fuori e la sua mente lo allontana da tutto e tutti. Non sono passate nemmeno tre settimane ed è già magrissimo. Ormai sotto i muscoli, duri a morire, può contare le costole. Goku sbadiglia un'altra volta, ma ritorna serio pensando a quelle cose. Apre la porta della stanza degli ospiti, ricavata da quella che era la stanza di Goten e un tempo anche di Gohan. Pericolo passato. Vegeta si è riaddormentato. Meno male. Perché alle volte dopo gli incubi era così sconvolto da perdere il controllo del supersaiyan è da far tremare la casa. Per non parlare di tutte le cose cattive che gli avrebbe rivolto. Il letto è completamente stravolto. Non si sa come il cuscino è finito dall’altra parte della stanza e le coperte sono un groviglio che non soffocano per puro miracolo il principe dei saiyan. Goku non sa che fare. Tentenna. Si chiede cosa potrebbe succedere se si svegliasse nuovamente, ma alla fine scuote il capo e torna a letto. Non è un bambino, inoltre si arrabbierebbe a essere trattato come tale.