“Sembra che stia sognando... quali sono le sue condizioni?”
“Pessime, non so se si risveglierà.”
Passò qualche ora prima che il comandante Shepard riprendesse conoscenza. Per i primi venti minuti faticò a comprendere dove si trovava, la sua vista era annebbiata e sentiva un forte senso di nausea. I bernoccoli in testa pulsavano dolorosamente e l'occhio sinistro era tumefatto, qualche dente mancava all'appello e l'uomo era costantemente costretto a deglutire il suo stesso sangue, che si accumulava in bocca senza sosta. Il sapore era pessimo, sapeva di ferro arrugginito, e di certo non aiutava a far sparire l'arida sete, che aveva reso la gola secca ed irritata.
Dopo aver accuratamente sollevato la nuca, con la coda dell'occhio destro tentò di analizzare l'ambiente che lo circondava. Era disteso su un letto, non molto comodo, ma pur sempre meglio del granitico pavimento, mentre la forma della stanza era rettangolare, anche se faticava ad ipotizzare la misura dell'area in quello stato, mentre l'ingresso era sprovvisto di un vero e proprio pannello, però veniva protetto da un campo di forza trasparente, che gli permetteva di intravedere l'esterno. In un angolo c'era anche un gabinetto, non che in quel momento sentisse la necessità di andare in bagno, ma anche se fosse stato, probabilmente avrebbe preferito farsela addosso, in quanto anche solo il più banale dei movimenti gli provocava un'intensa fitta.
Probabilmente aveva qualche costola rotta, e tutte quelle escoriazioni creavano un senso di bruciore nella sua pelle, che non riusciva in alcun modo ad arginare.
La cella era totalmente bianca, forse a causa dei fulgidi neon la cui luce trafiggeva la sua pupilla, e dava la sensazione di vuoto e disagio.
Shepard tentò di scrutare anche cosa ci fosse all'esterno, ma vi rinunciò poco dopo, ogni volta che muoveva il collo sentiva uno sgradevole scricchiolio accompagnato da un crampo, così decise che era meglio rimettersi in una posizione più comoda. Intravide della mobilia interamente composta di metallo, dettaglio che ricordava gli armadietti presenti nella Normandy e probabilmente conteneva armi, munizioni e scorte di medicinali, ma in fondo non aveva la più pallida idea di dove si trovasse, quindi poteva essere qualsiasi cosa. Ai due angoli dell'ingresso principale risiedevano due guardie armate, ma Shepard non riuscì a distinguerle chiaramente.
Solo una cosa era lampante, non erano umane.
Passò un po' di tempo, ed improvvisamente i due loschi figuri si avvicinarono.
<< Ti sei svegliato finalmente. Dormito bene? >> ridacchiò uno dei due.
<< Beh, bisogna dargli atto che ha la pelle dura... ci siamo andati giù pesante con lui, ed è già in grado di intendere e volere. >>
<< Beh, è o non è il famoso comandante Shepard? Ha mantenuto fede al suo nome. >>
Shepard rivolse lo sguardo verso di loro. Erano turian, come Saren: perfino in una situazione così drammatica, non poteva dimenticare la sua missione primaria.
Shepard doveva trovare ed eliminare un pericoloso traditore, che si era servito del suo ruolo di spettro per ottenere delle informazioni sul Condotto. Era di fondamentale importanza fermare quel pazzo, poiché l'umano era uno dei pochi a sapere che tale portale era collegato al ritorno dei cosiddetti Reapers [Razziatori nella versione italiana], una razza aliena sconosciuta che distrusse la galassia in passato per poi scomparire nel nulla.
Dopo aver allontanato quel turbinio di pensieri dalla testa, Shepard tentò di rispondere, ma faticava vistosamente a parlare, non riusciva a scandire bene le parole. I due capirono solo “Dove”.
<< Oh, così vorresti sapere dove ti trovi? Beh, non te lo dirò stupido umano che non sei altro, mica siamo cattivi da fumetto! >>
<< Su, sii gentile con il nostro ospite, Kyodan, in fondo il nostro lavoro è abbastanza noioso, fare un po' di conversazione con qualcuno di nuovo non farebbe male. >>
<< Se lo dici tu. >> rispose seccato l'altro, che poi rivolse nuovamente lo sguardo verso il detenuto. << Ti trovi sulla Prometheus, E da qui non ne uscirai vivo! >> scoppiò a ridere.
<< È una nave cargo, ma ben attrezzata e all'avanguardia, abbiamo un arsenale di tutto rispetto, inoltre abbiamo apportato qualche modifica per i nostri “affari”. Certo, non è un gioiellino come la tua SR-1, non avremmo mai potuto affrontarla direttamente. >>
<< Quindi siamo costretti a tenderti un'imboscata su Feros. >> lo interruppe Kyodan. << Spero che ne sia valsa la pena, perché con tutti quei geth abbiamo rischiato la pelle.>>
L'ostaggio provò a rispondere, ma comprendere ciò che farfugliava era un'ardua impresa.
<< Kyodan. >> disse uno dei turian << Portagli un po' acqua.>>
Shepard, dopo aver afferrato tremolante il calice, bevve il liquido tutto d'un sorso, tanto che gli parve nettare divino, e si sforzò ancora una volta a proferire parola. Questa volta riuscì a formulare una sorta di periodo, seppur frammentario, una domanda piuttosto lapalissiana: da chi era stato rapito? Quale fosse il motivo non gli importava più di tanto, si era fatto un nome nella galassia ed era una delle prede più ambite da banditi e cacciatori di taglie, sapeva che sarebbe potuto accadere. Man mano che recuperava il senno però, un altro quesito gli balenò.
<< Dov'è il mio equipaggio? >>
<< Quei bastardi sono riusciti a fuggire. Siamo riusciti a catturare solo te ed un'altra umana, che abbiamo già ammazzato. >> rispose Kyodan seccato.
Shepard pensò al sergente Williams, che negli ultimi tempi era diventata decisamente più intima nei suoi confronti, e senza rendersene conto si ritrovò a tirare pugni contro il campo di forza invano, mentre tutti i muscoli gli dolevano.
I due extraterrestri lo stordirono con un'arma ad impulsi elettrici, dopo aver disattivato la sicurezza.
<< Vorklin, forse dovremmo portarlo dal capo, che ne dici? >>
<< È una buona idea. >>
I due trascinarono il comandante ferito senza troppa delicatezza, mentre a quest'ultimo sfuggivano piccoli grugniti di sofferenza, che cercava di contenere per orgoglio.
Proseguirono per qualche minuto, sino ad arrivare ad una stanza di medie dimensioni, dove la luce era più soffusa e l'arredamento più variegato. C'erano infatti diversi manifesti appesi sul lato sinistro del muro, Shepard non conosceva la lingua, però capì che si trattavano di poster propagandistici, inoltre una bellissima scrivania faceva da accompagnatrice ad una modesta libreria posta a destra.
Dinnanzi a lui un turian gli dava le spalle ed ammirava lo spazio interstellare attraverso una grossa finestra panoramica che si estendeva sino al soffitto.
L'atmosfera era piuttosto tesa, ora che Shepard si era idratato, deglutiva continuamente per l'ansia. Non aveva paura, tuttavia quel tizio gli ricordava molto Saren a pelle.
<< Comandante Shepard. >> una voce aspra interruppe il silenzio. << Hai già ripreso conoscenza vedo. I miei sottoposti devono essersi rammolliti, se me ne fossi occupato di persona tu domani saresti ancora coricato nel letto in preda agli spasmi. >>
Shepard lo guardò con aria di sfida attraverso il riflesso sbiadito della finestra, ma questo non sembrò alterare il nemico.
<< Immagino che tu sappia perché sei qui, ma visto che voi umani siete dei primitivi, vedrò di accertarmene. Noi turian non siamo razzisti, siamo ben disposti ad accettare altre razze, ho perfino collaborato con quei cavernicoli dei Krogan. Ma voi umani... siete gli ultimi arrivati, e non solo vi sono stati dati privilegi mai concessi a nessuno in così poco tempo, ma avete perfino il fegato di lamentarvi e di richiedere un seggio nel Consiglio. Questo non succederà mai.
Siete una specie sopravvalutata, avete ridotto il vostro pianeta natale in una discarica inondata da piogge acide, siete viscidi e doppiogiochisti. Ma la cosa che i politicanti non capiscono è che siete pericolosi. Se ne aveste l'occasione, non ci pensereste due volte ad ottenere il potere con la forza e a dominare come tiranni. >>
<< Sei solo un fanatico. >> rispose Shepard.
Il turian di colpo si voltò, prese per la gola l'umano, e gli urlò in faccia.
<< Io non sono un estremista, sono solo la voce della giustizia, l'eroe della mia gente. >> e tirò un pugno dritto sul muso del comandante, che pur di non dargliela vinta incassò senza vacillare.
<< Io, Sidius, sono la cura per il cancro chiamato umanità. >> proseguì l'alieno, con un tono di voce più composto << Ti ho rapito perché sei il loro simbolo. Sei il primo spettro umano, l'emblema del potere dell'Alleanza.
Hanno tre giorni di tempo. Se rivogliono il loro uomo, dovranno darmi i loro migliori progetti, tra i quali figura la tecnologia sfruttata dalla tua nave. Si tratta di un enorme prezzo da pagare, i diplomatici staranno sicuramente dalla tua parte, ma i militari dubito che vorranno perdere le loro primizie tecnologiche. >>
<< Idiota, non capisci che se non fermiamo Saren non ci sarà futuro né per la tua gente, né per la mia? >> rispose Shepard con tono furente, che nella sua foga parlò in modo corretto.
<< Non tentare di ingannarmi, umano. I problemi di quello spettro non mi riguardano. Ed ora, riportate in cella questo ratto, sono stanco del suo fetore. >>
Questa volta l'uomo non si fece trascinare come un peso morto, ma si resse in piedi da solo, la rabbia che provava per quel Sidius gli aveva dato una forte carica d'adrenalina.