Uhm, quindi posso inventarne altri ma non devono apparire fisicamente nella shot? Oppure devono semplicemente avere un ruolo marginale?
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Un po' limitante in tutta onestà, avrei preferito poter ricreare l'intero contesto mantenendo fedeltà all'opera originale. Vedrò di inventarmi qualcos'altro.
Muovo la stessa critica, altrimenti ricreare un personaggio completamente nuovo rischia di essere più lineare e classico del solito
Il discorso della traccia è proprio riuscire a incastonare un personaggio in un contesto di per se abbastanza definito, senza impostare un nuovo contesto (pur partendo dall'originale) al fine di accoglierlo. Comunque sia non mi fossilizzo troppo sulla cosa, l'unica è che il personaggio nuovo con un ruolo attivo nella storia deve essere solo uno.
Considerazioni sparseSpoiler:
A Lost Journey
Kaim stava osservando l’immagine tridimensionale del Regno di Mezzo, anno corrente 933 Dopo Nascita.
Boletaria vantava il primato economico su tutti e due i continenti -Rogver e Ashmark- e si rivelava l’unico ponte di collegamento tra i due regni d’oltremare, un tempo coinvolti in una grande guerra ancora cantata nelle ballate. Si raccontava che entrambe ambissero a ciò che possedeva l’altra, ma che nonostante le continue battaglie nessuna riuscisse mai ad impadronirsi neanche di una sola lega del mare altrui, la cui colpa principale era da ricercare nella scarsa volontà di iniziare un’invasione da parte delle due civiltà. C’erano poi anche diverse spine nel fianco, come la nascita della Lega Piratesca e il terrore dei navigatori nei confronti di bestie marine sconosciute, ritenute responsabili della sparizione nel nulla di un’intera flotta Ashmarkiana. Fu proprio sulla base di quell’avvenimento che il regno orientale di Ashmark stava perdendo, con continue dicerie che davano un carico importante nascosto e scortato in quella flotta, capitanata da ben due membri della famiglia reale -i gemelli Doran- ai tempi conosciuti per le loro notevoli capacità cavalleresche e con appresso la loro temibile armata, le Lame Danzanti. Nessuno aveva mai saputo cosa contenesse quel carico, ma le perdite furono un tale disastro che Rogver era sul punto di iniziare una vera e propria invasione verso Ashmark, in lutto di famigliari e armate.
Tutto questo, almeno, prima del Giorno di Mezzo.
All’alba dell’invasione, un evento straordinario cambiò completamente la situazione tra i due fronti, con la caduta di un gigantesco e massiccio meteorite che si abbatté nel mezzo del mare che separava i due regni, causando un cataclisma di proporzioni leggendarie. I mari si agitarono senza sosta, con onde alte come montagne e tempeste guidate da uragani selvaggi, mentre i cieli si coprirono di nubi e il sole sparì dalla vista della popolazione, con neonati che morivano di freddo in un inverno perenne. La terra invece tremava ripetutamente e le esalazioni vulcaniche distruggevano i raccolti e avvelenavano l’aria, in un vortice di cataclismi che proseguirono per sessanta giorni e sessanta notti, spingendo i due regni sull’orlo del baratro. Fu al sessantunesimo giorno che cessò tutto, rivelando qualcosa di sorprendente in quel cumulo di morte e distruzione. Un lembo di terra, così grosso da sembrare una catena montuosa, era apparso sul luogo dello schianto, esattamente tra i due regni. Non fu mai chiaro se si trattasse del meteorite stesso, delle intemperie climatiche o addirittura di una roccia sommersa dallo schianto, perché Ashmark, colta l’opportunità, non ne lasciò il tempo. Re Doran si impose subito sul nuovo continente, portandosi dietro di sé chiunque potesse brandire una spada in mezzo a quei malconci sopravvissuti della catastrofe, cosa cui Re Gwyn contraccambiò all’istante partendo col proprio esercito, stremato a sua volta. I Re furono faccia a faccia, con alle spalle i loro uomini fidati. Non esistevano fonti ufficiali, ma pareva che, forse ancora intimoriti l’uno dall’altro, non ci sia stata nemmeno una battaglia, vertendo piuttosto su un concilio politico che proseguì per ben tre giorni nel famoso periodo annuale denominato Il Discorso dei Re. All’avvenire del quarto giorno nacque Boletaria, capitale comune dei regni e spazioporto dell’economia tra i due. Venne creato anche un nuovo calendario, col primo giorno dell’anno 0 Dopo Nascita dedicato a Boletaria, detta anche Regno di Mezzo, chi perché divideva i due continenti, altri perché la trovavano un ostacolo per i piani dei due regni; quest’ultima voce proveniva dai tempi di Kaim.
Si disinteressò alla storia di 900 anni prima per tornare dal suo bicchiere di springa, che si finì lì sul momento. L’origine della bevanda rossa non era molto chiara, mentre gli ingredienti già più definiti, alla portata di qualsiasi cittadino avesse una mappa e un cavallo. Si spinse verso pensieri lontani, e si ricordò che la battaglia si stava avvicinando, mentre la guerra era già scoppiata, dall’altra parte del mondo. Lord Gongora, il reggente di Kaim, lo sapeva più di tutti, per questo aveva bisogno che tornasse al più presto dalla sua missione. Kaim si teneva pronto per qualsiasi evenienza e anche in un posto come quello portava foderata la sua spada, fatta di metalli non rari, ma qualitativamente eccelsi; dotava un’elsa solida ma allo stesso tempo confortevole, simile a un falco, con un giusto peso capace di sprigionare tutta la forza degli attacchi nell’affilata lama. L’armatura era la stessa che usava in quanto capo della Guardia: nessun elmo impediva ai lunghi capelli scuri di ondeggiare sulle spalle, mentre lievi placche incolori si recavano nel busto, lasciando libere le anche e le gambe fino alle ginocchia dotate invece di ottimi e leggeri gambali. Teneva protetto solo il braccio destro, quello della spada, con un guanto metallico, un bracciale metallico e uno spallaccio anch’esso metallico, quest’ultimo però nella spalla opposta, per ridurre al minimo il rischio delle menomazioni. Sapeva che tutto quello era inutile, che se anche avesse combattuto nudo, qualsiasi campo di battaglia l’avrebbe rigettato fuori vittorioso, insieme ad altri turbati pensieri che lo springa stava pericolosamente rievocando, e che resero Kaim consapevole che era giunta l’ora di andarsene da quel luogo. Non fece in tempo ad alzarsi che un lamento attirò la sua attenzione verso un soldato -probabilmente uno di quei cittadini che si arruolavano per poter evitare la fame nel Distretto delle Pulci- che stava molestando una giovane cameriera. Non era ubriaco, ma la presenza dei compari gli conferiva abbastanza fiducia da esporsi a simili azioni verso la ragazza infastidita, incapace di reagire a cuor leggero.
Di colpo, Kaim sentì un ricordo riaffiorare, memoria di un passato a lui oscuro come ciò che nascondevano le stelle. Desiderava ignorarlo, ma quando Kaim Argonar riviveva un ricordo perduto, niente poteva riportarlo alla realtà. Così, rimasto in piedi, chiuse gli occhi e cominciò a sognare.
Il Mercenario Incompreso
<<Mio Signore, se state cercando la compagnia di una donna troverete il bordello al di là della strada.>>
<<Ma io non voglio la compagnia di una baldracca, mia Signora.>> rise elegantemente l’uomo.
La cameriera era divertita a sua volta <<Sono compiaciuta dal vostro desiderio, ma il lavoro è tanto e i tavoli vanno serviti. Mi dispiace.>> fece per allontanarsi dalla figura dell’uomo, ma il suo braccio si alzò dolcemente andando a poggiare il palmo della mano sul muro, interrompendole la strada. Era una figura piuttosto grossa, a prima vista un soldato, impressione però subito smentita dall’abbigliamento, cui risaltava il ricco farsetto usurato -probabilmente rubato-, per quanto oscurato dai rivestimenti di cuoio bollito che si perdevano all’interno del grosso mantello. Con la mano destra portò le dita sul mento di lei, che si vide portare il volto di fronte a quello dello straniero. Aveva una bella faccia, per quanto rude, dotata di una barba curata, nera come la pece e in linea coi capelli lunghi fino alle spalle, capaci di distogliere l’attenzione dal naso rotto più volte. Non si poteva dire lo stesso della piccola cicatrice ad incrocio sotto l’occhio sinistro, anche se il blu profondo del suo sguardo compiaciuto riusciva comunque a farla dimenticare, soprattutto se in coppia alla risata furba di cui era dotato.
<<Non lasciate scelta dunque. Credevo che un Ser Soldato avesse dei modi più onorevoli nei confronti di una fanciulla come me.>> accettando poco alla volta l’invito alle labbra di lui.
<<Se fossi stato un Soldato non avresti trovato tanta cortesia, giovane fanciulla.>> mentre anche le sue labbra si avventuravano nel fatidico bacio.
<<Griff>> una voce estranea li travolse dalle spalle.
Lo straniero si fermò poco prima del bacio, rammaricato, per poi sbuffare e rigirarsi <<Di già?>> con espressione malinconica.
<<Sì, muoviti. Stiamo per partire.>> disse la figura che intanto stava già abbandonando la taverna.
Come al solito non era ammessa nessuna obiezione, “Non nei confronti di Ser Kaim Argonar il Prode” pensò Griff. Rischi del mestiere.
Si girò <<Sarà per un’altra volta ragazz->> senza però trovarne alcuna traccia. Griff si mangiò la parola tra i denti e seguì il suo compagno all’esterno della taverna, imprecando tra gli sguardi irritati dei clienti non serviti.
Era il terzo villaggio che attraversavano da quando erano partiti da Alta Fortezza, capitale dell’impero diviso di Boletaria. L’aveva già visitato in passato e ormai quella dozzina di capanne la conosceva così bene da poter evitare di confondere il bordello con casa propria, al contrario degli abitanti. Nella sua lunga vita da mercenario aveva avuto molti compagni, ma di rado si era trovato con un personaggio così freddo, irritante e poco loquace come Kaim Argonar.
O almeno, non un personaggio che racchiudesse tutte quelle particolarità in un’unica forma.
La loro missione consisteva nell’eliminare i banditi, il mostro o qualsiasi dannata cosa avesse massacrato indistintamente le carovane che avevano attraversato la Foresta Fredda, principale strada -almeno per lo sterrato pulito- praticata dai commercianti di Boletaria. Il Reggente non se n’era particolarmente interessato, ma le lamentele dei mercanti indignati di come il loro tempo venisse perso, urlato a più lingue, aveva portato Lord Arsieus a cercare una soluzione che li facesse stare zitti.
I pochi sopravvissuti -prima di morire- raccontavano di interi gruppi di nemici, altri ancora di un essere mostruoso grande quanto due cavalli, con storie che avevano in comune solo le scarse informazioni e le prove praticamente nulle, che fecero decidere ad Arsieus di mandare un semplice manipolo di mercenari. Il primo nome tirato in ballo fu ovviamente quello di Kaim Argonar, noto in tutti e due i Regni e Mezzo per le sue capacità di spadaccino, terrore di qualsiasi bandito conoscesse anche solo quanto fosse crudele con la spada. Quel bastardo aveva affrontato più missioni di quanti fossero i 279 anni Dopo Nascita, perché convocare anche Griff allora? “Per fare da scudo” pensò ironicamente la prima volta il mercenario, che non vantava di nobili gesta e anzi, ancora vivido era il ricordo di quell’incidente al bordello coi Soldati Salamanca, guardia scelta di Arsieus.
Eppure c’era qualcos’altro. Qualcosa di importante che poteva eseguire soltanto un mercenario scaltro e leggiadro come lui.
<<Dobbiamo proprio avere tutta questa fretta? Questo è l’ultimo villaggio prima della Foresta Fredda e ho sentito che lì ci abita solo una coppia di vecchi. Le donne troppo anziane non mi sono mai piaciute, permettimi almeno di divertirmi qui, visto che con gli altri villaggi ti ho assecondato.>> ammiccò Griff.
<<Resta pure se vuoi, io partirò e con me anche la tua parte di ricompensa. Non ci hanno chiesto di fare sodalizi coi villaggi quando abbiamo una missione da compiere.>>
<<Tutti i passaggi della Foresta Fredda sono stati chiusi, nessuno rischierà la vita o mio prode Kaim, perché tanta fretta mi chiedo? Non sono abituato a lavorare così, nei pressi di Ashmark venivo accolto da giovani ragazze lordate di vino durante i miei viaggi.>>
Kaim lo guardò in faccia <<Allora farai meglio a cambiare le tue abitudini. Quando mi danno un lavoro lo eseguo all’istante, mettendo da parte i miei interessi, altrimenti oggi non sarei qui ad annoiarmi con i tuoi discorsi.>>concluse -fermandosi a pensarci un attimo-, per poi andarsene scuotendo la testa a parlare con le guardie che sbarravano l’ingresso della foresta.
Griff era contrariato ma allo stesso tempo divertito; sapeva di non avere voce in capitolo, in quanto seconda scelta, ma irritare Kaim lo divertiva troppo. Doveva comunque mantenere un basso profilo e seguire il suo ruolo, che gli avrebbe valso una ricompensa molto più grossa di quanto avesse mai potuto sperare.
Andò dietro Kaim. Portava una tunica al di sopra d’un’armatura tanto appariscente -per via delle incisioni- quanto spezzettata. Busto e braccio destro ricoperti, mentre lo spallaccio era posizionato in quello sinistro. Gamba destra coperta solo nell’estremità inferiore partendo dal ginocchio, quella sinistra per intero. Aveva anche un’arma, ma non faceva parte di nessuna delle armerie dei due Regni e Mezzo. Una volta, giocando a dadi con dei mercenari, Griff scoprì che Kaim proveniva da oltre il mare aperto, dall’altra parte del mondo. A Griff non interessava conoscere nuovi mondi, ma sapere chi era il fabbro capace di forgiare una tale lama. Non era come le armi normali, appuntite e pesanti, ma ricurva e sottile, lunga mezzo piede in più di una spada e con un’elsa troppo simile al fodero. La portava dietro la schiena, appoggiata di fianco verso sinistra.
Le guardie fissavano il compagno con rispetto e ci conversavano pacatamente, mentre la sola vista di Griff li fece tornare i cani rabbiosi e violenti che erano realmente.
<<Mi stavo quasi dimenticando che avessero mandato anche Griff. E’ stato solo grazie a Ser Kaim che mi sono accorto della tua presenza, per quanto il tanfo sia difficile da evitare. Non sapevo facessi parlare gli altri a tuo nome, hai per caso perso la lingua?>> disse uno di loro, sghignazzando col compagno che lanciava sguardi di approvazione.
Griff era euforico <<Oh no. E’ che dopo aver fatto quel lavoretto a vostra madre ho ancora la bocca piena di peli, sono sicuro che comprenderete.>> rispose, guardandolo dritto in faccia ed assistendo al totale cambio di espressione.
<<Te lo insegno io a parlarmi così, mi devi la tua testa da quando hai osato farmi quel torto al bordello>> fece per portare la mano all’arma.
<<Basta così, avete altri ratti a cui abbaiare.>> disse Kaim divertito <<Entro due, massimo tre giorni avremo finito. Preparate una scorta e un medico al nostro ritorno, nel caso trovassimo dei feriti o peggio ancora lo diventassimo noi stessi. Andiamo, Griff.>>
Le guardie li fecero passare, non senza risparmiare occhiate minacciose nei confronti di Griff, che rise ad entrambe quelle facce buffe. Erano situazioni come quelle che gli ricordavano perché, bene o male, Kaim gli piacesse.
Il miglior mercenario dei due Regni e Mezzo ragionava come lui.
Il Cavaliere Errante
Kaim aveva attraversato diversi luoghi considerati magici, e la Foresta Fredda lo incuriosiva proprio perché non veniva riconosciuta come tale. Aveva esplorato confini sconosciuti al più attento dei cacciatori, trovato tesori ritenuti leggendari e visitato quello che veniva considerato il cratere del meteorite, ma nulla di magico giaceva in quei luoghi se non nelle fantasie di chi ne parlava. La Foresta Fredda era diversa, dove estate o primavera che fosse, il gelo era perenne. Si trovava ai piedi di una montagna innevata senza un nome preciso -forse Lars a detta dei contadini- che si diceva fosse abitata dai cannibali, quando tutto quello che Kaim trovò furono dei selvaggi spaventati che si nutrivano di carogne e del proprio piscio. Essendo la montagna prevalentemente innevata, con frequenti tempeste di neve accompagnate da venti burrascosi, il dubbio poteva sparire. Ma questo non era abbastanza per spiegare l’esistenza delle lievi coltri di gelo che ricoprivano gli alberi, o la tagliente rugiada congelata che decorava i margini della strada asciutta.
“Almeno il panorama è di belle vedute” pensò Kaim.
<<Sto detestando questo luogo più di un monastero>> lamentò Griff. Quel personaggio era buffo agli occhi di Kaim. Lo rispettava come mercenario, ma come persona era fastidiosa. Aveva lavorato in coppia con tanti altri mercenari, alcuni ancora imberbi, e di Griff ce n’erano stati tanti. Ma il pensiero che questo gli nascondesse qualcosa aveva iniziato a tormentarlo da quando Arieus glielo aveva presentato. Si chiese se anche i suoi vecchi compagni si stessero trovando in una situazione simile, e rise tra sé al pensiero delle sue vecchie conoscenze, lasciate dall’altra parte del mondo.
<<Stai pensando a qualcosa?>> lo interruppe Griff.
<<Niente di particolare. Questo luogo è ostile solo per chi non sa adattarsi, ma si possono trarre diversi vantaggi una volta imparato l’ambiente.>>
<<Una fauna che non segue uno sviluppo costante e un freddo che ti stacca l’uccello non sono esattamente il mio concetto di vantaggio>> rise ad alta voce Griff.
<<In quel caso diventeresti una preda, se in giro ci fosse qualcuno capace di adattarsi meglio.>>
<<Saprei cavarmela. Come procediamo coi banditi?>>
Domanda giusta. Kaim aveva valutato diverse possibilità.
<<Per prima cosa ci accerteremo che i banditi siano tali. Le testimonianze sono discordanti e non abbiamo certezza di ciò che stiamo andando a cacciare. Proseguiremo per la strada principale per un altro paio di ore, dopo ci disperderemo nel bosco e da lì attenderemo la notte prima di cominciare a cercarne le tracce.>>
<<Non è propriamente facile individuare delle tracce al chiarore di luna, nemmeno per me.>>
<<Siamo contro degli spettri, dubito abbiamo altra scelta. Non è necessario trovare segni del loro passaggio ma piuttosto passare inosservati, così potremo dirigerci verso l’abitazione di cui mi hai parlato e ottenere informazioni.>>
<<Se davvero lì ci abitano dei vecchi allora temo saranno già stati fatti a pezzi.>>
<<Spero lo stesso.>>
Griff parve sorpreso <<Per quale ragione?>>
<<Se chiunque stiamo cercando li avesse saccheggiati o che altro, troveremmo più tracce di quante ce ne servissero.>>
<<Ci sarebbero molto più utili da vivi se proprio di informazioni vai parlando. Mai avrei immaginato che il prode Ser Kaim fosse così barbaro>> concluse ridendo maliziosamente.
Kaim si fermò <<Barbaro? Sto facendo il mio lavoro e cerco di farlo nel modo migliore possibile. Non ho nulla contro quelle persone, non le conosco e la loro morte normalmente mi sarebbe indifferente. Ma se l’ipotesi avvenisse sarebbe un vantaggio per entrambi, con un lavoro più breve e meno uccelli tagliati.>> concluse per poi ripartire più agile di prima.
<<Certo, mio Lord, come dici tu>> concluse Griff col sorriso ancora in faccia.
Era stato cinque giorni prima che Arsieus glielo aveva presentato. Griff era un mercenario affidabile, ma fin troppo loquace per le situazioni in cui si trovava. Non se ne conoscevano le origini, e pareva avesse iniziato ad operare nella Bassa Lega, famoso porto di Rogver. Di conti in sospeso pareva ne avesse molti, uno in particolare dopo la lite in un bordello con le guardie Salamanca. C’era anche una certa famiglia -dei nobili vassalli dei Gwyn- che aveva messo una taglia sulla sua testa, ma questo risaliva a molto tempo prima.
Dopo diverse ore calò il buio ed esaminarono la parte sud-ovest del bosco. Ad esclusione di alcune gustose bacche luminescenti, non trovarono altro.
Quando il cielo fu sgombro da ogni nuvola, si insediarono sotto una grossa corteccia circondata da diversi alberi, stanchi dal tempo perso.
<<Meglio evitare il fuoco, anche se ne sarei dannatamente grato. Questo luogo è così stupidamente tranquillo che pare abitato soltanto dai miei lamenti. Possa essere maledetta quella gente che ha trovato il coraggio di morirci.>> disse Griff impacciato, nell’atto di mettersi comodo.
Kaim era appoggiato di schiena alla corteccia, coperto col suo mantello e con le gambe incrociate <<Maledire i morti non è saggio.>>
<<I morti sono morti, non hanno più tempo per badare alle offese.>>
<<C’è chi crede che la vita terrena sia di passaggio, che i morti continuino a sorvegliare i cari e a danzare in campi senza fine per l’eternità, al servizio di dei volenterosi.>>
<<Gli dei nutrono il tempo di chi non sa come vivere, altrimenti non avrebbero così tanti credenti, sono pronto a scommetterci il mio arco.>> dettaglio che attirò l’attenzione di Kaim. Lo aveva notato anche in precedenza, di come il mercenario non se ne staccasse mai, neanche durante il riposo, di quel bizzarro arco corto.
Era di metallo, corda compresa, decorato di simboli antichi e teste d’aquila alle due estremità. Kaim aveva avuto a che fare con tanti fabbri, alcuni veramente geniali, come lo stesso a cui doveva la sua arma, ma mai un folle che potesse costruire un’arma del genere. “E -pensava-, se anche fosse funzionante, solo un uomo dalla forza immensa potrebbe tenderlo”. Forza che Griff non dimostrava.
<<Non credi in nessun dio? Non temi che i tuoi cari possano sparire per sempre, divorati dai vermi e dalla terra?>>
<<Auguro questo e altro ai miei cari>> Griff rise come era solito fare <<ma se si trattasse di qualcuno di realmente importante, convivrei con la consapevolezza che prima o poi sarà dimenticato. L’unica cosa che io possa fare, da semplice mercenario destinato a morire ed essere dimenticato a mia volta, è tenere acceso il ricordo di questo individuo. Niente lapidi o arti mozzati, tradimenti o cuori spezzati, ma ricordi felici di tempi gioiosi vissuti insieme, augurandomi la stessa fortuna.>>
Kaim non rispose. Non poteva capire, per quanto lo desiderasse.
Griff tenne accesa la miccia <<Tu piuttosto. Come fai a parlare di dei e morti quando tu stesso sopravvivi ad ogni campo di battaglia? Nessuna guerra, malattia o spada ti ha mai anche solo scalfito. Guardo la tua faccia e mi chiedo che razza di vita conduci, con quel bel viso da ragazzina, senza graffi o rughe. Eppure io so che tu giri per i regni da molto più tempo di me. La mia balia mi raccontava storie sul Cavaliere Errante e la sua… uhm, come si diceva… Katana? Bell’arma, ho sempre desiderato averne una. Ne sai forse qualcosa?>> chiese ironico Griff.
Kaim lo guardò ridendo <<Una balia per un mercenario... devi essere un bastardo di prima scelta. Ne ho sempre desiderata una, ne sai forse qualcosa?>>
Griff rise apertamente, tanto da costringere Kaim ad imporgli il silenzio.
<<Hai proprio ragione Kaim Argonar; sono così soporifero che riesco ad annoiare perfino me stesso. Vado a pisciare.>> concluse Griff prima di allontanarsi nel buio. Kaim lo vide sparire, pensando che forse avrebbe fatto meglio a cucirgli la bocca.
Già, cosa ci facesse una balia con un personaggio come lui, Kaim non se lo spiegava.
Poco dopo aprì la sacca con le bacche che aveva raccolto. Erano buone, ma fin troppo dolci, così le accompagnò con un po’ d’acqua insapore.
Un movimento.
Kaim continuò a fare quello che stava facendo. Cinque passi in avanti più altri sei a destra, da quel poco che aveva imparato a vedere nel buio. Una figura scura, non era Griff. Poteva tirare fuori la sua Katana, ma l’azione era troppo svantaggiosa per la posizione in cui si trovava, quasi coperto dal mantello. Aveva le spalle chiuse dalla corteccia, per quanto ci fosse la possibilità che fosse circondato. Il braccio sinistro non era visibile, poteva quindi raggiungere uno dei pugnali che aveva nella zona ascellare destra e cogliere di sorpresa l’ombra.
Aspettò silenzioso fissando il nulla.
Poi il rumore lo raggiunse. Si alzò di scatto in avanti.
Il mantello si staccò come di dovere e Kaim lanciò il pugnale verso l’angolo sinistro del suo campo visivo. Il tonfo per terra confermò il bersaglio e rovinò la sua precedente bugia. Sentì un urlo alle spalle, girando subito testa e busto a destra mentre afferrava la sua arma. Ma il nemico aveva spiccato un salto, riducendo lo spazio tra i due in pochissimo tempo. Non poteva evitarlo.
Kaim riuscì a vedere una forza sconosciuta afferrare in volo la testa del nemico e staccarla di prepotenza, andando a conficcarla in un albero di fianco. Non aveva ancora finito di sguainare la sua Katana, che Griff lo fissava compiaciuto dalla collina di fianco. In mano, quell’arco maledetto.
<<Da quanto tempo sapevi che ci stavano osservando?>> chiese Kaim con la mano premuta sull’elsa.
<<Da quando siamo entrati in questa dannata foresta.>> fissò il cadavere provocato da Kaim, scendendo <<Hai fatto un bel lavoro con quello, vedo che l’idea di distrarti non ha funzionato.>>
<<Perché non mi hai avvertito?>>
Griff lo guardò tra il sorpreso e l’impacciato <<C’è anche bisogno che te lo spieghi? Ci stavano alle costole da tutto il giorno. Cambiare atteggiamento, movenze o anche il solo modo di irritarti li avrebbe allarmati. Dovevo rischiare.>>
Kaim non era della stessa idea <<Usarmi come esca non fa parte del nostro contratto, quindi vedi di non provarci più.>>
<<Te la sei cavata proprio come immaginavo, altrimenti non ti avrei esposto al pericolo. Credevo fossi tu quello che metteva in gioco la vita pur di affrontare i problemi facilmente.>> sogghignò, per poi abbassarsi a osservare il corpo senza testa.
Kaim ignorò <<Quanti altri ne hai trovati?>>
<<Uno soltanto, un ragazzino. Prima di morire mi ha detto che la loro base si trova a nord est, nei pressi di alcune rovine vicino al torrente. Queste erano solo delle vedette messe a spiare chi entrava nella foresta.>>
<<Capisco. Era ferito?>> chiese Kaim mentre si dirigeva ad osservare la freccia piantata sull’albero.
<<No, l’ho colto di sorpresa. Spero che non ci siano dubbi nel dire che la sua morte fosse necessaria. Fosse stato libero sarebbe tornato dai compagni o peggio ancora avrebbe tentato di uccidermi.>> osservò Griff.
La freccia era di metallo notò Kaim, “proprio come immaginavo”. Il piumaggio solido era a forma d’artiglio, e quando riuscì a staccare la cocca -non senza poco sforzo- la poltiglia rivelò l’incisione di un leone sulla punta. La lanciò a Griff <<Niente da ridire, ottimo lavoro. All’alba andremo nell’abitazione; dalle mappe so che è vicino al torrente. La guardia notturna è tutta tua.>> disse infine, andando a coricarsi nel tronco.
Quella volta Griff non rispose.
Griff
Griff correva in un corridoio scuro, le statue deformi testimoni del suo passaggio. Scappava senza una meta precisa, desideroso soltanto di andarsene via da quel luogo. Alle spalle, qualcosa lo stava inseguendo con furia cieca, da quanto si udivano sbattere le ali. Ne era terrorizzato, ma si ritrovava nudo, senza armi e protezioni. Quando prese coscienza del sogno, inciampò nel tappeto marcio. Un verso terribile lo fece girare, e dall’ombra spuntò l’enorme testa di un’aquila.
Griff si risvegliò con i raggi del sole che gli colpivano il viso. Kaim era appoggiato di spalle all’albero dove la notte precedente l’arco di Griff aveva staccato la testa ad un uomo.
<<Fatto brutti sogni?>> chiese Kaim con poco interesse, prima di allontanarsi. Griff notò due tombe al suo fianco.
<<Fantastico>> pensò irritato prima di alzarsi e raccogliere la propria roba <<Veramente fantastico.>>
Il torrente non era lontano dalla loro posizione.
Partiva da monte Lars e attraversava tutta la Foresta Fredda, andando ad affacciarsi al fiume Medio -prima di Boletaria semplice tratto di mare, in seguito al Giorno di Mezzo e a una crepa, fiume principale del Regno di Mezzo- che si disperdeva poi nei due mari.
Kaim era di poche parole come di suo solito e Griff era ancora tormentato dal sogno. Fu solo poco prima dell’abitazione che Kaim interruppe il silenzio.
<<Non ho mai visto un arco come il tuo, mi chiedo che razza di fabbro possa averlo costruito.>>
Griff venne sottratto dai suoi pensieri e rise piacevolmente <<Ho notato come l’osservavi dalla prima volta che ci siamo incontrati. Non mi appartiene, ma conosco il fabbro di cui tu parli.>>
<<L’hai rubato quindi?>>
Griff smise di sorridere <<Poco importa a chi appartenesse, tantomeno a te. Posso pure dirtelo il nome di quel fabbro, ma sarebbe equo che tu mi dicessi chi ha forgiato quella tua strana lama.>>
Kaim non rispose.
Griff tornò a sorridere <<Come pensavo.>>
Era sul punto di dire qualcos’altro, ma ciò che vide lo interruppe. Anche Kaim se ne accorse.
<<E così era più di una semplice abitazione.>> notò Griff, guardando d’intesa Kaim.
Le pecore erano tenute all’interno del recinto, il mulino continuava a girare e il tempio sovrastava le cinque capanne sparse. Tutto in ordine, tutto vuoto. Entrambi si gettarono dietro due alberi.
Griff tirò fuori il suo pugnale, iniziando a guardare a ogni colle e albero nei dintorni, nel tentativo di trovare una vedetta. Kaim teneva salda la mano sull’elsa.
<<Be’ credo sia chiaro che i nostri amici facciano base qui. Quel dannato ragazzo… avrei dovuto tagliarli la gola subito.>> disse a bassa voce Griff.
Kaim non gli badò, sembrava immerso nei suoi pensieri. Griff stava iniziando a perdere la pazienza quando un urlo attirò l’attenzione di entrambi. Donna, verso la zona più a est, sul fiume, provocando dell’attività nel piccolo villaggio. Griff e Kaim si scambiarono uno sguardo grave.
Poco dopo partirono di corsa verso la fonte dell’urlo.
Si ritrovarono in un percorso scavato dal torrente, con sopra il cielo scoperto. Al di sopra una roccia sconnessa, una ragazzina tentava di tenersi lontana dall’enorme cinghiale che stava tentando di afferrarla. Griff era divertito dall’immagine, ma non sembrava lo stesso di Kaim.
<<Pare che i banditi quindi siano uomini e donne, con tanto di marmocchi. Come ci muoviamo?>>
Kaim rispose subito <<Anche loro l’hanno sentita, abbiamo poco tempo.>>
<<Vuoi salvarla per davvero quindi?>>
<<No,>> disse Kaim alzandosi e raccogliendo un sasso <<voglio un ostaggio.>>
Griff capì, sguainando il suo arco e inarcando una freccia. Kaim uscì dalla radura e lanciò il sasso in direzione dell’animale. L’idea funzionò e il cinghiale notò il nuovo ospite. Dopo diversi passi laterali, partì alla carica verso Kaim. Griff teneva mirata la testa di quell’animale prima ancora che Kaim lo notasse, ma in quella situazione colse un’opportunità.
“Se lo lascio subire l’attacco, anche solo per un attimo, forse potrò risolvere subito questa vicenda”, pensò. Il cinghiale si stava avvicinando pericolosamente, mancava pochissimo. Griff ripensò alle parole di Lord Arsieus e al patto stretto, all’aquila e al brutto risveglio che Kaim gli procurò quella mattina. “Una ferita, una semplice ferita innocente che basterà a coprire la storia”.
La freccia schioccò e la testa del cinghiale sobbalzò all’indietro, facendo rotolare la carcassa di poco in avanti.
<<Sia tu maledetto Kaim Argonar, non ti faccio ferire con un’orda di nemici alle spalle.>> disse sotto voce. Kaim scattò subito verso la ragazza -che evidentemente non capiva cosa stesse succedendo- e la prese in braccio col pugnale puntato alla gola. Griff era già sopra l’animale morto ad estrarre e tendere la freccia verso i nemici invisibili, nascosti nella radura.
<<No, ve ne prego, non fatele del male.>> si udì provenire dagli alberi. Griff aveva conosciuto altre famiglie di mercenari ed era conscio che alla prima occasione sarebbero stati trucidati. La bambina era un’ottima risorsa per il guaio in cui si trovavano.
<<Uscite dagli alberi, lentamente.>> disse Kaim a voce alta. Non vi fu risposta, solo un tripudio di passi. Griff fu sorpreso nel vedere persone anziane e bambini, mentre Kaim non sembrava toccato dalla cosa.
<<Siamo solo noi, non siamo armati. Ora vi prego, lasciate andare la ragazza, non vi ha fatto alcun torto.>> disse un vecchio col bastone, probabilmente lo stesso che aveva parlato prima.
<<Siamo alla ricerca di un gruppo di banditi. Come saprete gli accessi alla Foresta Fredda sono stati chiusi per colpa degli attacchi alle carovane. Ho un mandato da parte di Lord Arsieus, vostro signore e reggente di Boletaria, quindi se avete delle informazioni, dovete darcele subito.>> rispose Kaim.
Il vecchio parve turbato <<Che razza di Soldato è quello che sfrutta una povera fanciulla come ostaggio? Noi non siamo vostri nemici, né del Reggente; siamo solo desiderosi di una vita pacifica.>>
<<E io non sono un Soldato né vostro amico, quindi non pensiate abbia doveri morali verso della gente che non accetta i dettami del proprio signore.>>
Ci fu del silenzio.
Griff era rimasto ad osservare la scena perplesso, chiedendosi cosa avesse in mente il suo compagno. Decise infine di intervenire, abbassando l’arco e mettendosi in mezzo ai due fronti.
<<Ho come l’impressione sia in corso un enorme malinteso. Il mio compagno e io temevamo foste dei banditi, la ragazza è stata presa solo per essere protetta.>> tentò quasi invano Griff, subito atterrato dalle facce perplesse degli anziani e dalla sua stupidità. Ritentò
<<Perché avremmo ucciso il cinghiale altrimenti? Ho scoccato io la freccia che l’ha trafitto ed è stato il mio valoroso compagno a rischiare la vita nel fare da esca.>> ma a quel punto aveva finito di osservare quelle persone. Nessuno di loro era armato, tentare di giustificarsi con degli innocui decrepiti era come andare a pregare per i propri peccati da un sacerdote. Guardò Kaim, facendogli un cenno con la faccia.
Kaim lasciò la presa, permettendo alla ragazzina spaventata di correre dalla sua gente.
<<Scelta gradita mio signore.>> disse titubante il vecchio, che dopo una leggera pausa proseguì <<Mi permetta di invitarla a cena, anche il suo compagno se lo aggrada. Abbiamo molto di cui parlare e un cinghiale prelibato da condividere.>>
Kaim non disse niente e Griff si limitò ad annuire con una scrollata di spalle, ancora confuso da quegli ultimi e goffi avvenimenti. Guardinghi, vennero accompagnati alle dimore.
Pareva che un tempo lontano fossero stati abitanti di altri villaggi, ma che stanchi di non avere certe libertà si fossero trasferiti alla Foresta Fredda nel tentativo di vivere isolati e sconosciuti ai più. Griff dubitava che Arsieus ignorasse una cosa del genere, da reggente qual era.
Le capanne erano ben costruite, con legno e corteccia, tanto che Griff si chiedeva da quanto tempo si trovassero lì visto che probabilmente le avevano costruite da giovani. Lo spiazzo era senz’alberi e si affacciava ad una parete rocciosa, rimasuglio di una cascata dimenticata. Vennero portati nella capanna più grande a destra del tempio usata per le riunioni delle famiglie, a detta di una vecchia. Gli interni si rivelavano ordinati e confortevoli, con camini sempre accesi e arredamenti rustici accompagnati da animali imbalsamati qua e là per addolcirne l’atmosfera.
La cena era semplice, principalmente a base di cinghiale.
Zuppa di cinghiale, costolette di cinghiale e pasticcio al vapore.
Di cinghiale.
A Griff sembrava che non volessero dargli niente di loro, che quel cinghiale offerto sotto ogni pasto fosse una chiara minaccia, e che in ogni caso la portata delle palle di cinghiale preferiva non assaggiarla. Quando qualcuno ospitava sotto il proprio tetto e offriva il proprio cibo, c’era un dovere di ospitalità agli occhi degli dei, Griff tentava di non dimenticarsene. In compenso la bevanda di Osmund, il vecchio col bastone, lo stava beando. Osmund se ne vantava dicendo che fosse una sua complessa creazione, piuttosto semplice al palato di Griff invero, che riconobbe succo d’uva mischiato alle foglie di Satin, molto masticate dai vecchi bracconieri. Per quanto apprezzabile però, trovava quella bevanda terribilmente amara.
<<E così, quando quel soldato prese a schiaffi la ragazzina, non riuscii più a trattenermi, e per quanto candida fosse la bocca di quella fanciulla, dovetti intervenire.>>
<<In quale modo l’aiutasti?>> chiese una giovane dagli occhi azzurri, incuriosita come un’infante.
<<Presi quel porco per i capelli e lo gettai a culo all’aria. A turno, tutte le ragazze del bordello gli diedero un calcio sulle palle.>>
<<Oh. Ma questo bordello di cui vai parlando, cos’è realmente?>>
Griff venne colto alla sprovvista <<Si può dire che le donne siano dei fiori e che la loro vista aggradi il mondo in presenza uomini, col loro profumo e la loro bellezza. Ma non tutte hanno la possibilità di vivere in un semplice campo d’erba, e a volte capita di dover sopravvivere nel fango.>> rise inutilmente cercando intesa con gli anziani intorno.
Osmund si intromise nel discorso <<Non vediamo molta gente passare da queste parti. Principalmente cacciatori e sbandati ma si tengono tutti lontani.>> disse a Griff, preso evidentemente in simpatia. Kaim era in disparte, appoggiato in piedi alla finestra.
<<Be’ siete molto isolati, direi quasi nascosti. Ho viaggiato spesso intorno ai regni per lavoro e sono sempre incappato in piccoli insediamenti come i vostri, nascosti chissà dove per evadere le tasse e le leggi.>> rispose notando come le giovani fanciulle del villaggio fossero affascinate dalle sue storie. Kaim quel giorno era così silenzioso e distante che Griff poteva ammaliare, deflorare e abbandonare ognuna di loro senza che se ne accorgesse. Questo lo turbava.
<<Non si trattava di conio. In passato tutti noi abbiamo avuto delle perdite. Io ho perso uno dei miei due figli, divorato dalla guerra, e lo stesso vale per i Loer e i Karl. I Cattle invece si sono visti bruciare la fattoria dai briganti, senza mai ricevere l’aiuto richiesto al Reggente.>> gli rispose Osmund.
Una signora anziana s’intromise <<Volevamo soltanto vivere in pace e lontani da tutti i problemi che riguardavano Boletaria. Essere abitanti del regno di Mezzo ha il suo prezzo.>>
<<Ma quindi da quanto tempo vivete qui? Avete parlato di guerra, e l’ultima di cui ho memoria risale a più di 20 anni fa.>> chiese Griff.
Osmund, dall’alto della sua barba bianca rispose <<Io e mio figlio Reynald prestammo servizio come soldati 23 anni fa, durante la guerra del Sale e del Grano.>>
Griff conosceva bene quella storia. Fu una situazione improvvisa, nata in seguito agli attacchi via mare dei pirati. Erano gruppi distaccati, perciò i due Regni li ignoravano credendo che la sola Boletaria potesse risolvere il problema. Quello che non potevano sapere era che si trattava della rinascita della Lega Piratesca 200 anni dopo la sua distruzione, disintegrata da quel nefasto meteorite che aveva fatto disperdere le poche flotte sopravvissute per terra alla ricerca di fortuna o clemenza. Gli anni erano passati e nuovi avventurieri erano nati, solo che questa volta le leghe erano due -una per sponda- e per giunta nemiche. La guerra nacque proprio tra le due che si fronteggiarono in terra, ironicamente per il possesso dei mari di Boletaria. Fu allora che i due Regni mandarono dei soccorsi alle guardie Salamanca, che intanto avevano reclutato molti abitanti dei villaggi circostanti. Ciò che successe dopo era noto a tutti e i pirati si estinsero in quella che era ricordata come la guerra del Sale e del Grano.
<<Capisco. La cosa avrà giovato a tutti, auguro. Complimenti per la bevanda, spero non le spiaccia se l’accompagno con alcune bacche.>>
Osmund parve imbarazzato <<Sarebbe un onore, quel retrogusto amaro continua a farmi dannare.>>
<<Ne sono certo.>> disse Griff mentre gettava un paio di bacche nel calice. Il colore passò dal viola scuro al rosso scarlatto. Una volta assaggiato Griff voleva complimentarsi con sé stesso, per quanto sapesse che c’erano cose più urgenti da fare.
<<Delizioso.>> finì di sorseggiare la coppa <<Comunque. Io e il mio socio abbiamo bisogno di informazioni su quei banditi.>>
Tutti si rabbuiarono, Griff se ne accorse.
<<Ne sappiamo quanto voi, non li abbiamo mai visti.>>
“E io sono un prete” pensò Griff. Era impossibile che non li avessero nemmeno notati, senza nessun contatto di sorta.
<<Osmund, suvvia, sa che non è vero.>>
<<Sto dicendo la verità. Non abbiamo niente a che fare con loro, tantomeno sappiamo dove si trovino.>>
Griff capì che non c’era altra scelta.
<<Prima mi hai parlato di 2 figli… dov’è il secondo? Se non era abbastanza grande per partecipare alla guerra del Sale e del Grano, sicuramente non sarà morto con il fratello. Questo villaggio è stato costruito quando eravate ancora giovani e fertili. Intorno a me vedo delle splendide fanciulle e un mucchio di bambini vivaci, ma nessun ragazzo ormai uomo, questo come me lo spiegate?>>
L’aria era pesante e gli anziani si scambiavano sguardi nervosi tra di loro. Griff non sapeva quanto sarebbe durato quel silenzio, se Kaim non l’avesse infranto.
<<Non c’è più bisogno di mentire. Dal primo momento in cui abbiamo intravisto il villaggio integro abbiamo capito che i banditi hanno a che fare con voi. Sono i vostri figli, non è così?>>
Un’anziana si alzò <<Non sono loro i banditi! Sono quegli altri venuti da fuori che ce li hanno portati via…>> urlò tremante, prima di essere sorretta da Osmund.
<<Non è stata colpa loro, ancora ragazzi e attratti da una vita diversa. Quella gente venne da noi pochi mesi fa, erano in dieci ma non sembravano banditi. Dissero che non ci avrebbero fatto del male e così fu; non toccarono né noi né il nostro bestiame. Tyrek e Loras decisero di seguirli senza che riuscissimo a fermarli in tempo. Purtroppo non sapevamo che razza di individui fossero quegli stranieri…>>
Kaim scosse la testa, poi guardò Griff.
<<Abbiamo corso un grande pericolo per sentirvelo dire. Non siamo giunti fin qui per uccidere dei ragazzi, ma hanno violato delle leggi e assassinato delle persone innocenti, questo non possiamo ignorarlo. Ora, noi sappiamo che si nascondono nelle rovine, ma non possiamo rischiare di cadere in una trappola. Osmund, non era da cose come queste da cui stavi fuggendo?>>
Osmund non rispose alla domanda, ma chiuse gli occhi. Dopo un altro gelido silenzio, promulgò.
<<A nord del torrente… seguite l’imboccatura. Al diramarsi delle strade, prendete quella che si immerge negli alberi.>>
Griff si alzò verso la porta. Kaim era già uscito.
Kaim
Il sole gli trafiggeva il cielo di foglie sopra la testa, mentre gli animali ne ostacolavano la corsa e il vento gli smuoveva i capelli. Forse era avventato, ma il tempo era poco e i nemici evidentemente troppi, consapevolezza probabilmente acquisita anche dal compagno silenzioso, il che poteva portare ad una sola conclusione: la faccenda si stava rivelando grave.
Arrivarono alle rovine quando il sole si trovava alle loro spalle e gli animali iniziavano a rintanarsi nelle tane. La rovine riguardavano quello che un tempo era un maniero; non particolarmente ampio e quasi totalmente spogliato dei suoi mattoni, escluso un piccolo torrione inclinato alla cui destra si trovava un ampio stagno. Kaim si aspettava un commento da parte di Griff, anche solo una delle sue tante frasi inutili, ma non venne accontentato.
<<Staranno sicuramente in allerta dopo che le loro vedette non sono tornate. Abbiamo a che fare con nove avversari a detta del vecchio Osmund, io ne conto quattro intorno al campo…>> Kaim interruppe per sforzare la vista <<ecco, uno sorveglia l’entrata del torrione, a quanto vedo occupato da altri due, prevedibile. Non riesco a vedere gli altri due, tu->> si interruppe quando vide che il compagno continuava a fissare il vuoto.
<<Griff, che cosa ti prende?>>
<<Ripensavo alla vedetta che ho sgozzato l’altra sera.>>
“Dei, fate che non dica sul serio” <<Se anche fosse stato uno di quei ragazzi, non potevi saperlo, per il resto è stata una loro scelta e si tratta di uomini ormai, lo dovresti sapere meglio di->> Griff alzò la mano facendogli segno di fermarsi.
<<Un altro su quell’albero, diciassette passi davanti a noi, ecco dove si trovava il bastardo>> si voltò a guardare sorridente Kaim <<Non c’è bisogno di fare il caloroso, trovo solo un peccato che l’unica cosa che abbia trovato al di fuori di quel villaggio sia stata la mia lama.>>
Kaim non riuscì a trattenere una risata di risposta <<Per un attimo ho temuto stessi provando dei sentimenti.>>
<<Lo sappiamo che sono io quello con il cuore tra i due>> si rigirò verso l’accampamento <<Otto… non riesco a trovare il nono. Potrebbe essersi separato dal gruppo, ma questi non sono degli idioti, altrimenti quel villaggio sarebbe in fiamme. Qualcuno li ha assoldati, lo stesso che vuole che facciano quegli assalti sulla via principale. Avrai capito anche tu che c’è qualcosa di strano dietro questa storia.>>
Kaim annuì <<Lasciare intatto quel villaggio è stato fin troppo strano, potrebbero essere mercenari come noi.>>
<<Potrebbero, si. In quel caso la faccenda diventerebbe dannatamente complicata.>> grugnì <<Niente, non riesco a trovare il nono. A meno che il bastardo non sia andato a pisciare, questi sono in otto. Come vogliamo agire?>>
<<Quello sull’albero è tuo. E’ isolato e una volta eliminato non avvertirà della nostra presenza. Io mi occupo di quelli sul torrione; quello a terra è facile, quelli sopra un po’ di meno, ma dovrei cavarmela velocemente. Una volta eliminata la loro retroguardia, bersaglia quelli al centro di frecce, io farò lo stesso con uno degli archi di quelli sul torrione. Se qualcuno fugge, allora andremo a caccia.>>
Griff annuì senza aggiungere altro, estraendo il suo coltello e separandosi dal compagno.
Era essenziale che Griff eliminasse quello sull’albero, altrimenti Kaim non si sarebbe potuto dirigere al torrione. Stette nascosto nell’erba ad aspettare fissando la vedetta, che allarmata si girò verso Kaim, come se lo avesse intravisto. Guardò a fondo, ma ciò che vide fu impossibile da decifrare visto che Griff lo assaltò alle spalle, lacerandogli la gola da un orecchio all’altro. Kaim partì subito verso il suo obiettivo, continuando a girare in mezzo alla radura. La sua vittima stava guardando verso la foresta, la lancia appoggiata sul muro. “Fin troppo facile” pensò Kaim, che produsse un suono di proposito. Il mercenario era dotato di esperienza tale da non andare direttamente dalla fonte di rumore, quanto piuttosto di armarsi e avvicinarsi di poco, abbastanza perché il pugnale di Kaim lo raggiungesse alla gola, facendolo crollare sul terreno a spegnersi. Nascose il corpo nella radura e salì le scale a chiocciola che, vista la forma, rappresentavano un grosso vantaggio per la sua copertura. Arrivato sull’orlo, riuscì a distinguere un mercenario appoggiato verso il bordo, alle spalle uno scudo abbastanza liscio da riflettere il compagno che intanto stava limando delle frecce, seduto sopra e dietro la posizione di Kaim.
Optò di nuovo per la stessa tattica, ma questa volta al suo frinire seguì uno scatto verso l'alto. Quello con lo scudo si girò giusto in tempo per trovarsi un pugnale nell’occhio; l’altro non fece in tempo ad aprire la bocca che un altro pugnale gliela trapassava. Il mercenario con lo scudo era rimasto in piedi, barcollante, Kaim corse subito ad afferrarlo prima che cadesse.
Era fatta, nessun rumore. Si preparò, l’arco lì come previsto, le frecce appena fatte. Avvistò Griff che era già pronto; da quella posizione poteva inchiodarne tre di fila se caricava bene. Kaim tese, pronto a lasciar partire il colpo.
Una freccia gli colpì lo spallaccio sinistro, facendogli perdere il controllo dell’arco e sparando il colpo ai piedi di uno dei mercenari, subito allertati. Kaim fece in tempo a vedere un ragazzo con un arco poco più sotto, la faccia terrorizzata. “Il dannato uomo fantasma era davvero a pisciare” pensò irritato Kaim, che intanto aveva caricato un’altra freccia. Questa volta un altro colpo lo raggiunse, andando a trafiggerlo al petto. Kaim si gettò all’indietro, mentre le grida sottostanti testimoniavano la sconfitta di Griff.
Dopo poco udì <<Sappiamo che sei nel torrione, scendi subito se non vuoi che sia fatto del male al tuo compagno.>>
Avrebbe preferito rimanersene lì e bersagliarli uno alla volta, ma doveva vedere coi suoi occhi per capire lo stato della situazione. Prima di scendere badò bene a togliersi la freccia dal petto.
Griff era in ginocchio, lama premuta sul collo e naso sanguinante.
<<Cosa ti hanno fatto?>> chiese divertito Kaim con le mani alzate.
<<Ho pensato bene di sgozzarne uno, loro mi hanno ricambiato rompendomi per l’ennesima volta il naso. Ho perso il conto ormai->> per poi essere interrotto da un calcio alla schiena.
Kaim li fissò; erano effettivamente rimasti in tre, ma chi aveva scagliato quella freccia non valeva un quarto d’uomo: il ragazzino aveva i capelli color sabbia e la faccia di una verginella. Era ancora tremolante e fissava Kaim con terrore, mentre intanto gli andava alle spalle, con l’arco pronto.
<<Io ti ho colpito in pieno>> gli disse continuando a fissarlo. Kaim si limitò a sorridergli.
<<Quindi tu sei Kaim Argonar>> disse uno dei mercenari, che lo fissò per un attimo. Si girò verso Griff <<Non sono stato pagato per occuparmi di questo sacco di letame. Suonate quel dannato corno e tagliategli la gola.>> Griff se la rise, mentre uno dei mercenari dietro di lui estrasse uno strano corno.
Era piuttosto piccolo, di bronzo con ornamenti azzurri a forma di spirale. Il mercenario ci soffiò dentro andando a creare un rumore fastidioso alle orecchie di Kaim, come anche a quelle degli altri. Gli uccelli si levarono e il vento sembrò aumentare. Kaim colse al volo l’occasione.
Fulmineo come sempre, il suo braccio sinistro lanciò l’ultimo pugnale che aveva, trafiggendo l’occhio del mercenario che mirava la spada su Griff. Tutti se ne stupirono, mentre Griff si era già alzato facendo lo sgambetto a un altro mercenario. Corse verso Kaim e oltre Kaim, che aveva inteso cosa volesse fare.
Il mercenario si rialzò goffamente ed entrambi si avventarono verso Kaim. Un rumore venne da dietro, dove Griff placcava il ragazzo prima che potesse colpire Kaim con un’altra freccia. Uno di loro che portava una spada bastarda -piuttosto grossa e pesante- lanciò un fendente tale da tagliare la testa a un cavallo. Il Cavaliere Errante portò la mano destra sulla sua Katana e inclinò la spalla sinistra all’indietro, gamba opposta in avanti. Quando la spada fu a un piede dalla sua faccia, sguainò l’arma, che nello scontrarsi tagliò finemente la bastarda. La faccia distorta del mercenario era sorpresa mentre volava al vento insieme alla spada distrutta.
Gli altri due vennero pietrificati dalla scena e Kaim non stette ad aspettare. Fece un agile scatto caricando la lama dall’angolo alto di destra, seguendo la scia del colpo precedente. Il suo attacco fece partire uno spruzzo di sangue in diagonale dal corpo del mercenario precedentemente caduto per terra. Nessun urlo, solo il semplice tonfo senza vita. Kaim non aveva ancora finito, e l’arma che proseguiva verso l’angolo sinistro si girò per un ascendente diagonale destro.
La lama si fermò sull’orecchio del mercenario che prima gli aveva parlato. Non si era ancora accorto del compagno morto. Poco dopo -come appena risvegliatosi da un incubo- urlò cadendo all’indietro.
<<Chi ti ha mandato a fare questo?>> chiese Kaim glaciale, la lama puntata verso l’uomo terrorizzato.
Il mercenario balbettava parole a caso, almeno prima che Kaim gli avvicinasse la lama sul viso.
<<Non lo so! Era un emissario, o qualcosa del genere. Ci hanno mandato qui per suonare un corno e pulire lo sporco, nient’altro lo giuro>> scoppiò in lacrime.
<<Di che cosa parli? Perché sapevi di me?>>
<<Ci hanno detto di non farti del male, che saresti venuto al momento opportuno >> per un attimo fu come pietrificato <<Per gli dei, abbiamo suonato quel corno, dobbiamo andarcene subito>>
Kaim stava perdendo la pazienza.
<<Cosa succede qui?>> s’intromise la voce di Griff.
Kaim lo guardò, notando che era illeso <<Il folle dice che qualcuno aveva preparato tutto questo. Hai eliminato l’arciere?>>
Griff sogghignò come al solito <<E’ uno di quei ragazzi, chi l’avrebbe mai detto? Forse ho calcato troppo la mano, perché è ancora vivo e svenuto. Direi che abbiamo finito.>> concluse andando a recuperare il suo arco.
Kaim tornò a guardare il mercenario di fronte a lui, in quell’istante concentrato verso la figura di Griff. Il mercenario guardò poi Kaim dritto negli occhi, in uno spasmo di lucidità che fino a quel momento non aveva ancora mostrato.
Fu allora che Kaim capì.
Si girò verso Griff, lama puntata <<Che cosa ti ha ordinato Arsieus, una volta conclusa la nostra missione?>>
Griff inizialmente sembrò sorpreso, poi notò il mercenario dietro Kaim e sembrò intuire <<Non fai bene a fidarti degli sconosciuti Kaim Argonar.>>
<<Infatti non lo faccio. Rispondi alla mia domanda.>>
Quasi seccato, Griff portò la mano alla faretra <<Cinque giorni di viaggio per giungere a questo, dovrei sentirmi offeso.>> gli rispose estraendo una freccia.
<<Arsieus ti ha ordinato di uccidermi.>>
Griff tuonò una risata ormai troppo familiare a Kaim <<Non fare l’ingenuo, sai che altrimenti saresti già morto e dimenticato in una fossa.>>
Kaim non era per niente divertito <<Se non uccidermi, allora cosa ti ha ordinato? E’ da quando siamo partiti che mi osservi, non pensare che non me ne sia accorto.>>
<<Tu pensi troppo, e quell’idiota ti aiuta a farlo, ora ci penso io.>> concluse caricando la freccia verso il mercenario per terra.
Kaim gli si mise di fronte <<Io penso troppo, come dici tu, ma nel mio pensare ho scoperto chi sei realmente.>>
E fu lì che Griff si pietrificò.
<<Cosa vai dicendo?>>
<<All’inizio non capivo cosa nascondessi, ma durante questo viaggio ho imparato diverse cose. Non so quale sia il tuo compito, piuttosto so che è la ricompensa a interessarti, non è così? Una ricompensa che potrebbe riabilitare il tuo nome, o cancellarlo per sempre. Nell’accampamento ho notato il tuo arco, le incisioni, e quello che rappresentano:
“L’aquila è il nostro corpo, il Leone la nostra testa, gli artigli la nostra furia” >> pronunciò Kaim ad alta voce.
<<Lother, compagnia dei Grifoni. Nobili vassalli di Boletaria, reggenti di Alto Porto ed eredi della dinastia perduta del Capo degli Uomini. Lo so chi sei, Archibald>> s’interruppe Kaim.
Griff pareva come se l’avessero castrato, gambe immobili e gola secca, lo sguardo completamente concentrato su Kaim.
“Dunque sei davvero tu”
Kaim stava per dire altro, ma quelle parole non vennero mai pronunciate. All’improvviso il mercenario per terra si mise a urlare, prima che un masso enorme lo riducesse in una poltiglia rossa e sfigurata.
Un urlo mostruoso fece girare Kaim e Griff verso il torrione.
Griff
A prima vista poteva sembrare un enorme lupo; pelo grigio, orecchie a punta e fauci perennemente ghignanti. Un terribile errore. Alto quanto due cavalli e largo come un carro mercantile, l’essere era in piedi ed emanava un tanfo putrido e umidiccio, rivelando che la sua tana era assurdamente quello stagno di fianco al torrione. Griff notò un palo conficcato nella coscia destra -la ferita ancora aperta- e un occhio assente, anch’esso destro. Per quanto fossero dei gravi punti deboli, la stazza riusciva a comprimerli, con dei muscoli sviluppati e artigli lunghi quanto pugnali e ricurvi quanto gli inferi.
La velocità e la forza erano impressionanti, perché l’essere scagliò subito un altro masso verso Griff che a malapena riuscì a evitarlo gettandosi goffamente di lato. L’esplosione di detriti lo investì e per un attimo fu vulnerabile, ma l’animale spiccò un salto fulmineo su Kaim, che apparentemente colto di sorpresa, eseguì una rotolata in avanti, andando dietro al nemico che all’impatto per terra fece tremare tutto ciò che lo circondava. Mentre Griff si rialzava e prendeva la mira con l’arco, Kaim tentava di eseguire un affondo alle spalle di quel mostro inutilmente, poiché la bestia si girò con tale brutalità da colpire il cavaliere errante in pieno viso, scagliandolo lontano a sbattere su una colonna.
In quell’istante Griff pensò che Kaim fosse morto.
La bestia si girò verso Griff che intanto aveva caricato la freccia. Griff sperava che l’animale balzasse di nuovo, ma stavolta partì a quattro zampe con agili scatti da un lato all’altro.
<<Maledetta bestia!>> urlò Griff prima di lasciare la mira e gettarsi al riparo dietro al torrione. Riuscì a nascondersi per un attimo, testimone della furia dell’assalto il torrione pericolante al solo impatto. Nel mucchio di polvere Griff era inciampato all’indietro, il torrione che cadeva mattone per mattone. Di nuovo arco e freccia pronti per colpire l’essere che sarebbe spuntato dalla nube, ma fu un’artigliata a uscire dalla polvere, colpendo il braccio destro di Griff che urlò dal dolore, con tunica e protezioni strappate.
L’arco era caduto poco lontano, così Griff estrasse il coltello con la sinistra e lo infilò nella ferita della bestia, andando a colpire il medesimo squarcio provocato dal paletto. La cosa parve funzionare e la bestia non gli diede il colpo di grazia, barcollando all’indietro e lasciando a Griff il tempo di strisciare rapidamente lontano, il braccio destro divampante. Ma l’essere gli era di nuovo di fronte, poco colpito dall’attacco precedente.
Fu nell’istante in cui sollevò l’enorme artiglio destro che Kaim glielo tranciò di netto, e lì l’urlo del mostro fu veramente terribile. Si rigirò a colpire il mercenario, ma stavolta Kaim si abbassò rapido e lanciò un altro fendente alla gamba sinistra. Griff balzò alle spalle della bestia e riafferrò il coltello nella ferita, rigirandolo e facendo cadere il mostro in ginocchio. Kaim non esitò ed eseguì un affondo che con rapidità ed eleganza trapassò la testa del mostro.
Conclusa la piccola eruzione di sangue, il corpo senza vita cadde addosso a Griff, il cui ricordo successivo fu solo ombra.
Quando riaprì gli occhi si ritrovò adagiato su un carro, apparentemente trainato. Il braccio gli doleva ancora, ma qualcuno aveva suturato le ferite e fasciato i tagli. I raggi del sole erano ormai spariti, alcuni animali si rintanavano, altri uscivano per pretendere il loro bottino, anche se a Griff sembrava che quella notte fosse tutto più calmo.
<<Ti sei svegliato?>> udì la voce di Kaim.
Griff si girò e vide che il carretto era trainato da Kaim. L’armatura era rovinata, tutta la parte sinistra era stata distrutta dall’artigliata del mostro, quella posteriore dall’impatto contro la colonna.
<<Da quanto tempo fai il mulo?>>
<<Da un giorno e mezzo, credevo non ti saresti svegliato più.>>
<<La bestia?>>
<<Morta, questo è certo.>>
Griff si tranquillizzò, e si rigirò verso la strada che stavano abbandonando, sollevandosi il tanto che potesse stare seduto. Non proferì altro: non voleva parlare, non voleva pensare, non voleva nemmeno respirare. Ma purtroppo non riusciva a evitare nessuna di quelle dannate cose.
<<Quell’Arsieus, ci ha fregati entrambi mandandoci in quella trappola.>>
<<L’unica trappola è stata l’avermici mandato con te, sui banditi e sul mostro non abbiamo prove.>>
<<C’è la carcassa di un essere infernale in quella rovina, niente di più concreto.>>
<<La carcassa si è dileguata, polvere al vento. Magia forse, anche se non ne ho mai vista di così reale. Quei mercenari sono tutti morti, ragazzo escluso, che però diceva di non sapere niente.>>
A Griff tornò in mente il ragazzo che aveva risparmiato <<Allora cosa ne hai fatto di lui?>> per poi sentirsi uno sciocco. Era appena stato avvertito che l’abominio che gli aveva quasi staccato il braccio era svanito nel nulla, e lui si preoccupava di un poppante che non sapeva usare un arco.
<<L’ho lasciato andare.>> concluse Kaim. Griff l’avrebbe deriso in quell’istante, se non avesse sentito una pugnalata alle costole a ogni respiro.
<<Quindi ad oggi siamo a ben due fallimenti nella tua missione. Prima salvi il ragazzo che ti era stato ordinato di uccidere, ora scorti in salvo me. Sbattere la testa contro quel muro ti ha fatto nascere dei sentimenti?>> chiese Griff.
“Già, perché sei ancora vivo dopo un tale colpo?”
Kaim continuava a trainare, sguardo in avanti <<Che cosa stai dicendo? Affermi che Arsieus abbia imbrogliato entrambi, quando sei tu quello che era incaricato di un compito che continui a non rivelarmi.>>
“Stolto ipocrita” <<Non pensare che sia stupido. Te lo dico pure quello che il vecchio voleva, se proprio insisti. Ti dovevo osservare, tutto qui. Sorpreso? Ma no, niente può sorprenderti suppongo. La verità è questa: dovevo solo osservarti durante i combattimenti, storia conclusa.>> Griff imprecò <<Non credere che l’argomento sia chiuso, perché c’è un motivo se le guardie di Arsieus ci raggiungeranno in quel dannato villaggio sperduto, non è così? Non credo di sapere il motivo, ma cosa importa: Arsieus ti ha ordinato di uccidermi.>>
Ci fu un pesante silenzio dopo quell’ultima stoccata. Un branco di corvi volò via da un albero, fino a quel momento dotato di foglie blu e nere. Griff odiava quelle dannate bestie ghignanti.
<<Le cose non sono andate come dovevano, te ne sarai accorto anche tu essendo ancora vivo.>> rispose finalmente Kaim
<<Certo, nella nostra missione infame siamo stati traditi>> Griff sputò <<Ma c’era una storia che stavi raccontando, una storia molto interessante… come proseguiva?>>
Nessuna risposta.
<<Era il tuo modo di annichilirmi, o mi sbaglio? Il tuo goffo concetto di giustizia in cui cerchi di avere una ragione valida nel togliere la vita, ecco cos’era.>> concluse Griff.
Kaim era glaciale come suo solito <<Ora basta, smettila.>>
<<Tu non sai niente Kaim, assolutamente niente, e ne sei consapevole. Continui a obbedire a chiunque e a uccidere senza scrupoli, a comando e senza sentimenti. Sei il miglior mercenario che abbia mai incontrato e questo ti rende un mostro. Oggi non hai ucciso me e quel ragazzo solo perché hai scoperto che il tuo contratto è errato, ma in altre circostanze, senza quel mostro spuntato dallo stagno, ora sarei morto, così anche il poppante.>>
<<Ti ho salvato la vita, eppure mi dici che so solo toglierla.>> rispose Kaim schietto e apparentemente irritato.
Griff si girò verso di lui<<Perché ti è completamente indifferente. Tu non sai che cosa sia e solo ora l’ho capito. Arsieus mi ha chiesto di vedere come mai non ti ferisca e, sia tu maledetto, ancora adesso non lo comprendo, come non comprendo perché sia così dannatamente fissato con te. Ma so per certo che tu ignori completamente cosa significhi la paura della morte, così come il rispetto verso gli altri. Non sopravvivi, continui a fare ciò che ti sei prefissato e basta, senza nessun timore. Sarai pure indistruttibile, ma dentro sei vuoto. Stupido e vuoto.>>
Il carro si fermò di colpo, Kaim si girò, occhi dilatati ed espressione furiosa<<Risparmiateli questi discorsi, perché non starò qui a chiederti scusa. Ci sto provando a essere cortese, ho già salvato le vostre vite eppure tu continui a tormentarmi, stupido idiota. Non darmi la colpa di rievocare il tuo passato, perché portandoti dietro quell’arco lo fai tu stesso.>>
Griff notò l’arco sulla schiena di Kaim, ma non riuscì a trovare un contrattacco a quell’ultimo affondo. In mente tornarono a rievocarglisi ricordi e tormenti, cose purtroppo mai dimenticate.
Sorrise sprezzante, mentre Kaim ripartiva <<Quell’arco è il simbolo della mia famiglia. Si dice sia stato costruito con il minerale del meteorite, mentre le sue frecce sono fatte di platino puro. Sarà per questo che sono così maledettamente poche. Se fossi ancora un Lother, oggi mi sarebbe stato tramandato.>>
Kaim, forse colta l’opportunità del cambio di discorso, chiese <<Che cosa è successo alla tua famiglia?>>
Griff se ne accorse, ma il mistero di Kaim Argonar ormai lo aveva stufato.
Sospirò <<In giro si racconta che io abbia indugiato su mia sorella, Shegoran. Qualcosa di vero, qualcosa di falso. Il mio unico peccato è stato desiderarla e rubarle un bacio, ironicamente al momento sbagliato. Crescere in un luogo come quello, dove tutti temono tuo padre e i nobili si nascondono dalle sue grinfie, lontano, isolato da tutti. No, non è per questo che amavo mia sorella, era per qualcosa di più profondo che immagino tu non possa capire. L’amavo da sempre, da quando eravamo piccoli a quando l’ho sfiorata da adulto. Mio padre impazzì, quando lei in lacrime gli disse tutto: i miei sentimenti, il bacio, l’amore di 22 anni svelato. Non è stato un buon padre, sempre occupato col commercio e le corti reali, non aveva nemmeno una buona moglie affianco, morta quando avevo a malapena 6 anni, ancora troppo innocente. Tentò di uccidermi, il suo unico figlio>> si tastò il taglio sotto all’occhio <<e mi incolpò di aver stuprato Shegoran, una volta fuggito. Non mi è mai importata la sua eredità, né la sua approvazione, ma era l’unico modo per non far incolpare anche lei.>> sentì la testa leggera, il mondo circostante diventava sfocato <<Vago da 15 anni come mercenario, mi chiamo Griff per sfregio, per ricordare a quel bastardo che sono ancora vivo, che ho il simbolo della sua famiglia, che mia sorella è una puttana ingrata>> chiuse gli occhi, la testa scivolò lentamente giù <<ma almeno non l’ho toccata, non l’ho sporcata, la sua innocenza è rimasta intatta per qualche rampollo di una casata rivale.>> sorrise amaramente <<Ironico però che la voce dello stupro si sia ovviamente sparsa, e che nessuno volesse sposare una ragazza che si diceva portasse in grembo un bastardo incestuoso.>> tacque per un attimo <<Credo di non poterlo più usare quell’arco, dopo oggi. Tienitelo, visto che ti piace così tanto.>> sentiva che il rumore del carro diventava un eco lontano <<Ti sporcherà la coscienza avere un tale oggetto… ma chissà, forse tu saprai almeno rendergli onore.>> concluse la voce spezzata di Griff, prima di svenire.
Arrivarono poche ore dopo al villaggio e non si dissero altro. Quando Griff scese dal carretto per dirigersi all’insulsa taverna di quel covo di vecchi, Kaim provò a fermarlo, presumibilmente per consegnargli l’arco. Griff lo ignorò, deciso a ubriacarsi come mai aveva fatto in quegli anni di triste lavoro.
Come previsto, i soldati erano già sul luogo, e già ammaliati dalla bevanda del vecchio Osmund, tanto che la taverna era piena. Griff si sedette isolato e ordinò due boccali solo per sé, guardandosi bene dal non farsi riconoscere da quei vecchi.
Mentre si affrettava a svuotarli, notò con piacere che Osmund aveva aggiunto quelle bacche al suo intruglio, cosa che aveva senso, visto che la prima volta si era chiesto perché non ci avesse pensato prima. “O forse non le aveva mai raccolte. Quelle bacche si trovano vicino all’uscita della foresta, questo mucchio di idioti aveva troppa paura” pensò Griff ridendo e tossendo poco dopo.
Un soldato dall’armatura insolita gli andò davanti, scortato da due Salamanca. Griff intuì.
<<Vi manda Lord Arsieus suppongo.>>
La voce metallica sembrava senza vita oltre l’elmo coperto <<Il resoconto della spedizione, mercenario.>>
<<Ah già. Be’, che dire… foreste magiche, fanciulle indifese e mostri assetati di sangue. Nessun eroe però.>>
Il soldato estrasse un coltello e lo piantò sul tavolo <<Non ti rifarò di nuovo la domanda.>>
Griff lo guardò bene. Non era un Salamanca, armatura troppo costosa, incisioni troppo nobili. Quell’elmo… concavo, due ali incise ai lati e cresta di ferro. <<Ti manda per caso mio padre?>> chiese Griff mentre sollevava la coppa verso le labbra.
Il Grifone gli tirò uno schiaffo, mandando il calice d’argilla a pezzi. Le risate si interruppero, gli sguardi si concentrarono sulla scena. Griff rimase impassibile, sorriso sempre presente sulle labbra.
<<Va bene piccolo pennuto, come vuoi. Ho osservato Kaim Argonar giorno e notte, insieme abbiamo esplorato tutta la parte a est della foresta e parte di quella nord. Abbiamo trovato dei banditi, erano undici, tutti morti. Si nascondevano in una rovina a est vicino al torrente. Abbiamo anche incontrato un grosso lupo, era gigantesco e affamato, come puoi vedere dal mio braccio.>> mentì Griff <<Morto anche lui. Kaim Argonar è stato colpito diverse volte.>>
<<E come ne è risultato?>>
<<Illeso, completamente illeso.>>
<<Hai scoperto il motivo?>>
Griff gli rise in faccia <<Certo: quel figlio di puttana è dannatamente fortunato!>>
Un soldato della scorta sguainò la spada, mentre una delle figlie di Osmund interveniva.
<<Che cosa succede qui? Non avete il diritto di usare le armi in casa nostra->> prima di ricevere uno schiaffo da parte della scorta del Grifone. Cadde per terra ,l’aria era pesante e nervosa.
Il soldato le si avvicinò per tirarle un calcio <<Non si parla così a un generale>>
Un’ombra scattò e il soldato si ritrovò per terra, il naso storto e insanguinato. Griff si adagiò ad aiutare la ragazza a rimettersi in piedi <<Tutto bene mia signora?>> le chiese, con lei che con gli occhi lucidi annuì.
La risata metallica del Grifone attirò la loro attenzione <<Non sei cambiato vedo, lo sospettavo. Nostro padre ti porta i suoi saluti.>> concluse, sguainando la sua spada. Bianca, con un’elsa d’oro pallido inciso dal grifone ringhiante.
Griff vide gli anziani e i ragazzi uscire frettolosamente, mentre tutti gli altri soldati estraevano la propria lama. Si rigirò verso la ragazza.
<<E’ tempo che anche voi andiate.>> le ripulì la lacrima sulla guancia <<Questo mondo ha già abbastanza rampicanti famelici senza che debbano sfiorare anche un fiore come te.>> concluse anche Griff con un sorriso sincero, la mano buona nell’atto di estrarre il coltello.
Kaim
I due uomini si trovavano nel torrente vicino al villaggio <<La rovina era situata nella zona Est della foresta, accanto uno stagno. Quei banditi erano stati pagati da qualcuno, lo stesso che aveva incaricato Griff di osservarmi, quindi direi che Arsieus sia definitivamente involto in questa storia. Loro li abbiamo uccisi, il ragazzino del villaggio no, ma non creerà problemi. La bestia ha sorpreso persino me, invece: assomigliava a un lupo, ma era quattro volte più grande ed era in qualche modo assoggettata a questo corno>> Kaim porse l’oggetto nella mano dell’individuo di fronte a lui <<Purtroppo una volta uccisa si è dileguata, non ho potuto studiarla. Qui c’è qualcosa di oscuro, Arthur. Arsieus non è l’uomo che sembra.>>
La figura di fronte a lui espirò del fumo nell’ombra, dalla pipa un lampo ne illuminò il volto. Corporatura media, ancora bene in forma. I vestiti erano completamente scuri e l’enorme mantello rendeva l’immagine rapace. La barba grigia copriva un volto parzialmente rugoso, più pensieroso che vecchio, con degli occhi grigi e scrutanti.
<<Aye, ma il Lord Reggente se n’è andato questa mattina. Gravi problemi a corte, si dice.>>
Kaim digrignò i denti: sapeva cosa avrebbe aggiunto Arthur a breve.
<<Il comitato si è riunito a Valle Devastata, conosci quel luogo meglio di me.>>
Kaim lo conosceva infatti, quel buco senza vita dove si era schiantato il meteorite, o almeno così si diceva. I Re di 200 anni prima erano molto decorosi, tanto da voler costruire la base principale del regno proprio in quel cratere, insediandoci una fortezza immensa, Voladhor, la fortezza nera. Kaim aveva esplorato spesso quei dintorni –o almeno le zone non vietate- e l’unico ricordo che ne aveva era la nausea totale.
Kaim sospirò <<Immagino che la cosa dovrà essere rimandata.>>
<<Non abbatterti Kaim, questa storia non cadrà nel nulla. La mia nave è pronta a salpare verso Ashmark, pare che uno dei consiglieri di Arsieus abbia richiesto protezione politica, vedrò di estrapolargli delle informazioni.>>
<<Te ne sono grato Arthur. Quando partirai?>>
<<Oggi stesso, non c’è tempo da perdere. Questo corno, le sue incisioni… cose che ho già visto, cose maledette. Nei mari Stretti ho esplorato isole e scovato grotte marine che recavano questi simboli da ogni dove, qualcosa di antico e dimenticato. Tu cosa farai?>>
<<Inseguirò Arsieus, certo, ma prima dovrò sistemare quel mercenario.>>
<<Intendi ucciderlo?>>
Kaim tastò l’arco alle spalle <<No, voglio proteggerlo. Stare vicino a me lo mette in pericolo, starsene da solo lo mette a morte. Mi inventerò qualcosa.>> concluse Kaim.
Arthur annuì <<Molto bene allora, io vedo di incamminarmi, mi manca l’aria salmastra.>>
Kaim gli sorrise. La vecchia Sfinge dei Mari non era cambiata.
Delle urla attirarono la loro attenzione. Si girò verso il piccolo villaggio, un’aura rossastra al centro. Una ragazza gli correva incontro, sul viso una disperazione immensa. Arthur gli fece un cenno con la testa e Kaim annuì. Partì in corsa verso la ragazza.
<<Che cosa succede?>> le chiese.
La voce era spezzata dal pianto <<Devi venire subito, l’hanno attaccato, non poteva farcela da solo!>> disse prima di cadere in ginocchio. Kaim corse subito al centro del villaggio, lasciando la ragazza nelle mani di Arthur. L’aura rossa si tramutò in incendio, la taverna in rovina.
Due soldati a cavallo si stavano allontanando, uno di loro era diverso, e per un attimo incrociò il suo sguardo con Kaim. Arrivato al centro, la scena fu terribile: le pecore erano impazzite, mentre gruppi di anziani si alternavano nel portare secchi d’acqua. Il terreno era rosso come le fiamme, solo che si trattava di sangue.
Almeno mezza dozzina di soldati si trovavano morti o morenti, chi con la gola tagliata, chi con le viscere di fuori. Al centro di quel massacro c’era Griff, per terra, un buco grondante di sangue al petto. Kaim gli corse subito incontro, ignorando i soldati Salamanca che si trovavano lì di fianco.
Il Mercenario era morto, il cuore trafitto, gli occhi aperti e l’espressione insensibile.
<<Idiota… stupido idiota>> disse amaramente Kaim, mentre gli richiudeva gli occhi.
Griff non c’era più.
<<Tu, lontano da quel cane.>> gli urlò uno dei Soldati da dietro. Kaim lo ignorò, le braccia atte ad adagiare il corpo per terra.
<<Perché lo avete ucciso>> chiese quasi inutilmente Kaim senza toglierli gli occhi di dosso.
Il Soldato rise beffardo <<Perché tu non lo hai fatto.>> facendo partire un coro di risate col suo gruppo.
<<Un grosso errore.>> disse Kaim, alzandosi <<Un grosso e grave errore.>> portando la sua mano all’elsa.
Le risate si interruppero <<Erano i nostri ordini, Gerold Lother era stato mandato qui da Arsieus in persona.>>
Kaim aveva sguainato la Katana <<Pensi che me ne importi qualcosa?>>
Scattò in avanti, tranciando di netto la testa al soldato eloquente. I compagni, gli altri quattro, andarono subito in guardia. Kaim tagliò la gola a quello alla sua sinistra, fendente ad arco che spazzò via l’elmo del soldato.
Quello alla sua destra provò a colpirlo; Kaim lo precedette facendo una giravolta a sinistra, Katana ascendente che prima tagliò il terreno sotto i suoi piedi, poi lo scroto fino alla testa del soldato, diviso in due con le viscere fumanti sparse per terra.
Il quarto provò a fuggire, ma Kaim gli saltò dietro trafiggendolo con tale forza alle spalle che si udì la schiena spezzata sul colpo.
Il sangue zampillava ovunque e Kaim ne era ghiotto. Una lama lo trafisse sul petto, da una parte all’altra. Si girò con calma e vide l’ultimo soldato terrorizzato, gli occhi così tesi da poter esplodere. Kaim lasciò cadere l’arma per terra e fece esplodere quegli occhi, con entrambe le mani, premendole prima bei bulbi e poi nel cervello.
Quando anche l’ultimo corpo spasmante cadde per terra, intorno a lui c’era solo silenzio. Gli abitanti si erano fermati, solo lo scricchiolio delle fiamme continuava ad ergersi. Kaim osservò quello spettacolo, riflesso nei suoi occhi immobili.
<<Kaim>> sentì dietro di sé la voce di Arthur.
Il capitano osservò la scena, soffermandosi poi su Griff. La ragazza lo vide a sua volta, e corse in lacrima verso il corpo senza vita.
<<Kaim… dobbiamo andarcene. Ora.>>
Ma non bastò ad attirare l’attenzione di Kaim, ancora immobile a fissare le fiamme. Sentiva come un prurito al petto. Guardò la spada, ancora conficcata. Se la tolse, gettandola come uno straccio per terra. Ma il prurito persisteva.
Gli creava fastidio, lo faceva quasi impazzire. Gli ricadde l’occhio su Griff. Quell’espressione un tempo beffarda era in pace, e fra non molto si sarebbe decomposta.
Kaim capì. Raccolse la sua arma e si girò verso le fiamme.
<<Dagli una degna sepoltura. Ci vediamo a Voladhor.>> disse Kaim prima di incamminarsi.
Arthur fece per andargli dietro, ma sembrò riconsiderare la cosa. Andò di fianco alla ragazza piangente.
<<Vieni piccola, questo luogo non fa per te>> la raccolse tra le braccia.
<<Perché? Perché non l’ha protetto? Lui era suo amico!>> urlò al vecchio Arthur.
Lui la guardò con sguardo triste <<Bambina…>> alzò lo sguardo verso Kaim <<alcune amicizie si consolidano con l’affetto,>> sospirò <<altre con il sangue.>>
Kaim Argonar si allontanava verso la foresta oscura, alle spalle il calore perduto per sempre.
Il viso immobile, bagnato di sangue.
Sporco di lacrime.
Ci sto lavorando ma causa esami e impegni vari temo che non farò in tempo. Si potrebbe avere un proroga di qualche giorno?
Anche io da quando la scuola è entrata nel vivo non riesco più a consegnare in tempo utile.
Una proroga di un paio di giorni sarebbe sufficiente, credo
Io mi sa che non ce la faccio proprio, ho la storia più o meno in testa ma non riesco a trovare l'ispirazione per scriverla.
Non so se una proroga possa aiutarmi, ma se siete in tanti a chiederla proverò a fare uno sforzo (contando che oggi avevo già messo in conto che avrei saltato la manche).
Io salto la manche anche stavolta, non avete idea di quanto mi dispiaccia esser costretto a rallentare il ritmo rispetto ai primi tempi, sorry guys.
Data di consegna spostata al 2 Dicembre alle ore 0.01.
EDIT: Visto che vi è stato concesso un periodo piuttosto lungo, chi l'ha consegnata per tempo sarà premiato in sede di voto.