“Presto Dai Kaiohshin, da questa parte!”
La divinità non ebbe il tempo neppure di sentire le parole urlate da Son Goku.
Un’immane onda di furia lo travolse, mettendo fine alla sua vita. Di lui non rimase nulla, e il saiyan era cosciente del fatto che, se lui e gli altri due presenti non se ne fossero immediatamente andati, non avrebbero fatto una fine diversa.
Come aveva potuto non pensarci? Si era forse dimenticato dell’effetto che il potere aveva già una volta generato in suo figlio? Non lo aveva forse reso un essere spietato e vendicativo, nonostante fosse, solo un attimo prima, il più dolce ragazzo del pianeta?
Era rimasto così abbagliato dall’idea della forza che avrebbe potuto raggiungere da dimenticarsi totalmente di quali avrebbero potuto essere le conseguenze.
Il rito non si era neppure concluso, eppure qualcosa in Gohan era scattato. Un potere traboccante, immane, insopprimibile. La ferma convinzione di essere un dio.
“Come ho potuto neppure valutare una simile possibilità, merda! La forza che aveva sprigionato contro Cell era stata sufficiente a farlo sentire invincibile, quale altro effetto avrebbe potuto generare il potere che ora possiede, rispetto al quale il suo super saiyan 2 appare simile alla potenza di un insetto?”
Il ragazzo si era alzato, aveva fissato per un attimo il dio che sedeva di fronte a lui, poi l’aveva incenerito. Suo padre aveva intuito subito cosa stava per accadere, ma l’anziano kaiohshin mai avrebbe potuto aspettarsi una simile reazione. Ed in ogni caso, ciò non l’avrebbe salvato.
Solo un sussurro era uscito dalle labbra di Gohan:
“Questo potere è e sarà per sempre solo mio.”
Mentre si teletrasportava con Kaioshin e Kibith in paradiso, Goku non fece altro che ripetersi quanto fosse stato stupido. Suo figlio era divenuto ora una minaccia neppure paragonabile a quella cui era stato preparato a combattere. E tutto ciò a causa della sua migliore qualità: la sua umanità. Proprio il suo lato umano infatti non poteva tollerare quel potere. Questo era il motivo per cui né Goku né Vegeta avevano subito cambiamenti così drastici, pur avendo ottenuto poteri superiori a quelli di Gohan al Cell Game. Semplicemente, una parte di quel ragazzo non era nata per possedere l’immane forza annidata nel suo corpo.
“E’ dunque questo il mio potere? Posso davvero essere così forte?”
Gohan fissava i palmi delle sue mani, una strana e sinistra luce negli occhi.
“Sono davvero ciò che si può definire un Dio allora! Lo sento, trabocca da ogni poro della mia pelle! E’ la stessa sensazione che ho provato nel massacrare Cell, amplificata migliaia di volte!”
Ogni singola capacità latente di Gohan era stata sviluppata dal rito, e la visione della tecnica di suo padre gli fu sufficiente per apprenderla.
“Ora posso finalmente vedere l’incapacità di colui che ho sempre considerato irraggiungibile! Con un solo sguardo ho appreso perfino la più complicata delle sue tecniche.”
“Aspettami, papà, presto sarò da te, ci sono alcune cose che ho intenzione di farti comprendere, ma prima ho un piccolo conto in sospeso.”
Bu se ne stava seduto sulla pietra, con lo sguardo dei due ragazzini addosso. Non aveva intenzione di ucciderli, gli sarebbero tornati comodi a breve, specie dopo l’ultima oscillazione che aveva avvertito. Non fosse stato per l’assoluta fiducia in se stesso, avrebbe dubitato pesino della reale utilità nell’usare i bambini contro l’avversario di cui aveva sentito la presenza. Una figura avvolta in un singolare abito fece improvvisamente la sua comparsa di fronte a lui. Piccolo e i bambini non ebbero neppure il tempo di capire.
“Hai detto che un ostacolo come me doveva solo sparire. Tu ormai non vali neppure la pena di essere definito tale.”
Majin Bu, la più temuta minaccia che l’universo avesse mai conosciuto, cessò di esistere in un istante.
“Gohan, sei veramente tu? Fantastico, hai annientato quel mostro in un attimo!”
Piccolo venne diviso in due proprio mentre stava esclamando questa frase. Il sangue zampillò per un attimo dal solco verticale che andava dall’inguine alla testa, poi tutto il suo corpo si divise con fragore, una macabra esplosione di visceri.
“Tu mi hai sempre temuto, lo so. Solo per questo hai cercato di essermi amico in tutti questi anni. Speravi forse che non l’avrei capito? Tu e quell’idiota di mio padre, volevate entrambi il mio potere, non è vero? Ma proprio la mia forza mi ha finalmente spalancato gli occhi. Un dio come me non può vivere all’ombra di quell’insulso essere che è mio padre, figurati se può stare sotto la tua, che non vali neppure un suo sputo!”
Stava inveendo contro il cadavere di Piccolo, e ad ogni parola una parte del namecciano si staccava dal resto del corpo, come se ogni sillaba dovesse essere marcata nella carne per sancirne il significato.
I bambini fissavano la scena in uno stato quasi catatonico. Erano imbrattati del sangue del loro mentore, ma neppure ci fecero caso. Il primo a reagire fu Trunks, che si chinò in avanti vomitando copiosamente. A quello fece seguito il pianto isterico di Goten, ritornato neonato in un istante. Furono quei gesti a portare l’attenzione del folle saiyan sui pargoli.
“Trunks, cosa direbbe tuo padre, che ha massacrato milioni di popoli, se ti vedesse dare di stomaco per un po’ di sangue?”
Ancora un gesto impercettibile. La testa di Trunks volò qualche metro più in là.
“Avrei voluto farlo a tuo padre, ma purtroppo mi ha privato di questa gioia. Anche lui geloso della mia forza. Dovresti ringraziarmi, ti ho impedito di diventare una nullità quale è stato Vegeta in vita.”
Ora aveva sollevato la testa del bimbo, parlandole mentre la fissava negli occhi ormai vitrei.
I suoi movimenti erano assurdamente veloci, tanto che Goten credette di vederlo con ancora il capo del suo amico tra le mani, quando in realtà gli era già di fronte.
“Infine tu, il più pericoloso. Sei l’unico che potrebbe aspirare alla mia divinità, al mio assoluto dominio. Fratellino, sai bene che questo non posso permetterlo, non è vero? Ho vissuto anni di menzogne, tempo durante il quale nostro padre o chi per lui altro non faceva che tapparmi le ali. 7 anni fa ero quasi giunto alla verità, ma ora non è mai stata così chiara. Sai perché nostro padre è morto, quel giorno? Solo per privarmi del mio potere, aggrappandosi al mio stolto affetto nei suoi confronti. Lui odiava la mia forza, sapeva che gli ero superiore, ed è morto per farmi perdere il potere. Ciò non accadrà mai più!”
Colpì il fratello con quello che per lui non era che un leggero buffetto. Goten attraversò due montagne prima di arrestare il suo volo. Gohan, naturalmente, era già lì.
“Tu hai il mio sangue e, per quanto mi costi ammetterlo, un potere latente forse più grande del mio. Sai già dunque che non posso lasciarti andare. Cerca di capirmi, ora che sono finalmente libero dal giogo di nostro padre, non posso permettere l’esistenza di qualcuno che un giorno potrà di nuovo imprigionarmi. Non temere comunque, non sarà l’ultima volta che ci vedremo. Ho intenzione di andare da nostro padre, e allora cancellerò ognuno di voi definitivamente. Non meritate di esistere.”
Gohan era in volo, sotto di lui il cadavere brutalizzato di suo fratello. Non gli aveva chiesto pietà, non aveva pianto. In effetti, non aveva fatto proprio nulla. La mente di Goten se ne era già andata quando suo fratello aveva decapitato Trunks. Tutto ciò che era avvenuto dopo non era stato altro che un lontano incubo per il bambino. Non aveva sentito le mani del fratello nella carne, né il sangue sgorgarli dalle indicibili ferite.
Son Goku aveva percepito ogni cosa. Più volte aveva voluto togliere la mano dalla spalla del re Kaioh, ma si era imposto di non farlo. Sua era la colpa di tutto ciò che era successo, ed il minimo che potesse fare era condividere le sofferenze delle vittime di suo figlio.
“La rabbia è sempre stata il veicolo del potere di Gohan. Liberare il suo potere altro non significava che dar libero sfogo alla sua ira. Ora è praticamente onnipotente, e percepisce persino i gesti d’amore come un tentativo di separarlo da una forza che è sua di diritto”
Piccolo aveva pienamente ragione. La follia di Gohan non era altro che la massima espressione di un potere che la sua mente umana non era nata per comprendere. E presto tutti loro sarebbero stati travolti dal vortice della sua pazzia.
“Sarà qui a breve, lo sai anche tu Goku. Hai avuto modo di avvertire il suo potere, e sai che non c’è modo di fermarlo. Ha torturato e ucciso il suo fratellino, e senza la minima esitazione. Nulla potrà farlo tornare in sé, e nessuno di noi può ucciderlo. Dunque cosa pensi di fare?”
“Temo di sapere cosa accadrà, Piccolo, anche se vorrei sperare il contrario. Sono stato troppo orgoglioso. Ero fiero della forza di mio figlio, al punto che non ho mai compreso appieno quanto questa fosse così al di là della sua portata. Io sono un saiyan, sono nato per divenire sempre più potente. Lui non è così, non lo è mai stato. E io sono stato così stupido da non capirlo.”
“Nessuno avrebbe mai potuto immaginare un simile risvolto, Goku. Lo scontro con Cell poteva essere un indizio, ma tu davvero credi che qualcuno di noi abbia mai sospettato che il potere potesse trasformarlo sino a questo punto?”
Goku scosse il capo, poi tacque.
Era arrivato.