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EPISODIO 8: NELL’ANTRO DEL DIAVOLO
“Hihihi! Che meraviglia!” commentò estasiato il maestro Muten mentre fissava con espressione beata sul volto una pagina della nuova rivista da maniaco che gli era stata consegnata quella stessa mattina. Il vecchietto se ne stava spaparanzato sullo sdraio, sotto l’ombrellone nella spiaggia della propria isoletta, godendosi la brezza marina di quella splendida giornata. Egli era la perfetta icona di quanto bella potesse essere la vita in certi momenti. Diametralmente opposto pareva lo stato d’animo di Crilin, il quale se ne stava seduto sotto una palma, osservando l’orizzonte con aria malinconica, emettendo qualche sporadico e sommesso sospiro. Nell’atto si sfogliare la pagina, l’eremita delle tartarughe alzò lo sguardo dal giornale, rendendosi immediatamente conto di come il proprio allievo avesse qualcosa che non andava, quindi egli si alzò dallo sdraio, ripose la rivista sopra di esso e iniziò ad avvicinarsi alla palma sotto la quale stanziava Crilin. “C’è qualcosa che non va, figliolo?” chiese il vecchietto con tono curioso, che tuttavia Crilin aveva imparato ad interpretare come una forma di premura. L’allievo non aveva intenzione di turbare il maestro, quindi si limitò a scuotere la testa, ma prima ancora che egli potesse aggiungere parole al proprio gesto, Muten gli fece capire come la sua finzione non avesse ottenuto gli esiti desiderati. “No, non me la racconti giusta, caro mio! Non sono vecchio di te per niente! Non è così facile fregarmi! Si tratta di una donna, non è vero?” chiese l’eremita delle tartarughe. Crilin ebbe un sussulto, e sorpreso chiese “Come se ne è reso conto?”. “Se c’è qualcuno che sa quanto le donne possano far penare noi poveri uomini quello sono proprio io… penso di detenere il record mondiale di rifiuti!” disse il vecchietto con un tono a metà tra il vanto e il malinconico che strappò un sorriso al giovane allievo. “E’ carina? La conosco?” chiese il vecchietto, incuriosito. “Si, la conosce! E’ C-18!” confessò egli. “Ah! C-18 eh? Non c’è che dire, davvero una bella…” disse Muten per poi realizzare, solo tardivamente, quanto aveva sentito. “Che cosa!!!??? C-18??? La donna che voleva uccidere Goku??? Per carità, bellissima donna, ma sei sicuro che tu ti possa fidare di una come lei?” chiese Muten, allarmato. “Non si preoccupi, maestro! C-18 non è affatto cattiva! Pensi che è persino stata qui stamattina!” disse Crilin. “Mmm… ecco perché quando sono uscito dal bagno eri sparito! Dannazione a questi cyborg privi di aura… non si capisce mai quando vanno e quando vengono! Comunque se tu dici che c’è del buono in quella donna io penso di non poter metterci becco, in quanto la conosci senza dubbio meglio di me! E dimmi… quando viene a stare da noi?” chiese il vecchietto. “Ehm… ma non era preoccupato fino a due minuti fa? E adesso la vuole pure portare qui?” chiese perplesso Crilin, il quale però aveva già intuito cosa avesse portato al repentino cambiamento di orientamento da parte di Muten in merito alla sua frequentazione della cyborg. “Beh, se dici che non c’è nulla di che preoccuparsi, tanto vale che mi dimostri subito ospitale con lei! La mia casa è sempre aperta per le belle ragazza! Soprattutto il bagno! Huhuhu!” rispose il vecchietto con sguardo maniaco e con un rivolo di sangue che già iniziava ad uscirgli dal naso a causa dei sordidi pensieri che già avevano iniziato a balenargli nella mente. “Lei è incorreggibile, maestro! Non cambierà mai!” commentò Crilin con tono rassegnato, per poi dire “Comunque in questo momento la nostra storia è a un punto morto… oggi se ne è andata all’improvviso e mi ha lasciato da solo, impalato li come uno spaventapasseri! Non vorrei averla turbata in qualche modo!”. Muten scosse la testa “Sei un idiota, figliolo…” commentò il vecchietto. “Ma come??? Perché??? Che ho fatto di male!!?” chiese Crilin con i lacrimoni, ignorando il motivo della dura critica del maestro. “Io con le donne sarò anche un disastro, ma tu mi batti! Non lo sai che le donne amano farsi desiderare? Vogliono essere inseguite, corteggiate, diventare il centro del nostro mondo… e tu che fai? Lei si allontana e tu la lasci andare, tranquillo e pacifico come nulla fosse? Dovevi seguirla!” spiegò Muten. “Che cosa ho fatto!” sussultò Crilin, portandosi le mani al capo, disperato. “Comunque immagino tu non abbia la più pallida idea di dove sia andata…” disse il vecchietto. Crilin scosse la testa, confermando l’ipotesi del maestro. “Beh, non preoccuparti! E’ arrivato il momento di ricorrere alle mie capacità speciali! Vedrai che troverò la tua cara C-18 in men che non si dica!” asserì Muten. “Davvero ne è in grado??? Ammetto di averla sottovalutata! Gliene sarei infinitamente grato, maestro!” disse Crilin entusiasta. “Lascia fare a me!” sorrise Muten, pieno di se, quindi frugò nella propria tasca per poi tirare fuori un cellulare, e comporre un numero. “Pronto Baba! Ciao! Come va sorellina?” chiese l’eremita. “Capacità speciali??? Prendere in mano un telefono e chiedere ad altri??? Lei è un cialtrone maestro!!!” fece Crilin, scandalizzato.
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Nel frattempo, alla totale insaputa di Crilin, C-18 si trovava in una situazione che per lei rappresentava quanto di peggio potesse accaderle. Ella giaceva sul letto, con indosso soltanto la propria biancheria intima. Non riusciva a muoversi ne a reagire, persino la parola le era stata interdetta dalla totale disattivazione dei suoi circuiti motori, senza l’ausilio dei quali non poteva nemmeno muovere le labbra. Quella struttura artificiale che era sempre stata la sua forza durante la propria esistenza da cyborg si era trasformata in un oggetto di totale costrizione, come delle catene invisibili. In un certo senso era come se la sua anima fosse stata rinchiusa nel corpo di una bambola. No, la situazione era ben peggiore! Fosse stata una bambola ella sarebbe stata preservata dal provare un qualsiasi tipo di sensazione, ma il freddo del lenzuolo sotto la sua schiena la disilludeva che quella situazione avesse perlomeno quel lato positivo. Di fronte a lei, a scrutarla con i suoi occhi rossi, vi era colui che l’aveva ridotta in quello stato di totale impotenza. "Scusa se ti ho bloccato anche la boccuccia, cara la mia 18... ma non posso rischiare! So che avresti le possibilità e le intenzioni di strapparmi la faccia a morsi... ma, ahimè... non puoi! Dunque fintanto che non avrai cambiato opinione nei miei confronti temo dovrai permeare in questo stato un pò ehm... passivo!" disse Ghiller con un tono di giustificazione, con un rammarico che traspariva anche dal suo sguardo. “Sono conscio del fatto che tu possa non credere a queste mie parole, ma nel momento in cui avrei annientato Cell, avrei anche cercato di recuperarti dal suo interno! Questo perché volevo si che tu partecipassi attivamente al mio piano, ma al contempo desideravo che, successivamente, tu fossi la donna che avrebbe governato l’universo al mio fianco!” disse Ghiller avvicinandosi al letto per poi salirvi lentamente. Se il corpo di C-18 fosse stato reattivo alle sensazioni, con tutta probabilità un brivido le sarebbe corso lungo la schiena. L’uomo che odiava più di chiunque altro avrebbe avuto la possibilità di fare di lei ciò che voleva, e la prospettiva era per lei insopportabile. Persino la morte sarebbe stata per lei una soluzione più gradita, se avesse avuto ancora il dispositivo di autodistruzione al suo interno con tutta probabilità si sarebbe fatta saltare in aria all’istante! Portando con se quell’essere abbietto! Ammesso e non concesso che avesse avuto la possibilità di attivarlo, cosa di cui dubitava, non avendo alcuna padronanza del proprio corpo. Ghiller si portò sopra C-18, sorreggendosi con le braccia e le ginocchia ai lati del corpo supino della donna, scrutando con le proprie iridi scarlatte gli occhi azzurri della donna. Un sorriso velato di malinconia solcò il volto dell’albino, il quale mormorò “Se solo tu fossi in grado di comprendere come il mio tramutarti in un essere superiore quale tu sei ora, sia stato un gesto d’amore… invece di portarmi tutto questo rancore! E’ dunque questo che merita un uomo che ti ha fatto dono di una bellezza eterna, invulnerabile allo scorrere del tempo? Il rancore per averti privato di tutti quegli sciocchi limiti che contraddistinguono un essere umano?”. Detto questo, Ghiller portò le sue labbra su quelle di C-18, baciandole delicatamente. La cyborg rimase interdetta… le era già successo di essere presa contro la propria volontà da Ghiller, prima di essere tramutata in cyborg, non si era mai trattato di uno stupro brutale, in quanto lo scienziato era sempre stato molto delicato con lei. Quella volta, presa dal terrore e dal disgusto ella non aveva potuto valutare bene quelle sensazioni che in quel momento, nella propria immobilità, si trovava passivamente a subire. Ella avrebbe giurato che a guidare il malvagio non fosse una semplice pulsione erotica. Che davvero egli l’amasse? Del resto Ghiller era un folle, e poteva darsi che quella che provava fosse una forma di amore deviata. Ghiller staccò le proprie labbra da quelle di C-18, ritraendole e scuotendo la testa. La sorella di C-17 avrebbe giurato di scorgere una luce che non aveva mai visto negli occhi di Ghiller. Che realmente un sentimento umano fosse riuscito a farsi spazio nell’animo diabolico dell’albino? “Non mi appaga affatto averti in questo modo, cara diciotto! Vorrei tanto che tu potessi provare quello che provo io per te, ma leggo nei tuoi occhi come le cose siano ben lungi dal stare così!” disse l’uomo, scostandosi. In quel momento C-18 si rese conto di riuscire a parlare, a quanto pare Ghiller le aveva concesso quantomeno la facoltà di replicare, ripristinandole almeno la possibilità di muovere la testa. “E dunque tu sostieni di essere innamorato di me? Non credo tu sia conscio del significato dei termini che sui, Ghiller! Dopo che hai ucciso i miei genitori… e mi hai tenuta in segregazione sin da quando ero una bambina contro la mia volontà, per poi trasformarmi in un cyborg! Ti sembra il comportamento di un uomo innamorato?” chiese C-18, con disprezzo. “Io non ho ucciso i tuoi genitori! Non scarico tutte le responsabilità sull’androide numero sei, in quanto costretto ad eseguire ordini, peraltro impartiti dal dottor Gero e non da me…” si giustificò Ghiller, facendo riferimento a come la bionda e il proprio fratello gemello fossero stati rapiti da bambini da un vecchio essere artificiale costruito dal dottor Gero, quale nell’occasione si era trovato costretto a sopprimere anche i genitori dei bambini. “Smettila! E’ comodo da parte tua prendere le distanze dall’operato del dottor Gero, dopo che fino ad ora ti sei vantato di averlo manovrato come un burattino a tuo piacimento! E poi hai sempre ammesso che è stata tua l’idea di creare dei cyborg a base umana!” lo interruppe C-18. “Non lo nego, ma vedi… io a quei tempi non ero nemmeno maggiorenne! Nonostante la mia genialità ero ancora un immaturo! Per me te e tuo fratello non eravate che delle cavie! Non vi consideravo affatto delle persone! Durante la mia esistenza non avevo mai provato affetto per nessuno! Solo quando ho conosciuto te mi sono reso conto della differenza esistente tra un essere umano e una creatura artificiale, ma oramai era troppo tardi per rimediare!” tentò di spiegarsi Ghiller. “Avresti potuto rimediare liberandoci allora!” ribatté la donna. “Tu non capisci! Mia cara! Quello che ti sto dando è un risarcimento ben superiore! Ti ho trasformata in un essere immortale e fortissimo! Predestinato peraltro ad affiancarmi come regina dell’universo intero!” esclamò l’albino. “E cosa ti porta a pensare che fosse questo quello che desideravo? Ti sei mai chiesto cosa provassi? Quali fossero i miei desideri e le mie speranze? No! Perché sei un arrogante! Per te conta solo ciò che pensi tu!” urlò la buona, colma di rabbia. Ghiller ascoltò le parole di C-18 tenendo il capo chinato, per poi mormorare con un filo di voce “E’ così, ma la mia non è arroganza! E’ consapevolezza!”. Detto questo sollevò il capo di scatto. Nei suoi occhi di brace era apparsa ancora la luce folle e maligna che li rendeva specchio del suo animo perverso. “Perché io sono un genio!!! Tu non sei in grado di renderti conto di quanto felice sarai una volta che verrai inebriata dal potere! Ma io so che, anche se ora sei convinta di non desiderarlo, ben presto tu mi sarai grata! Sono io colui che sa cosa è meglio per te! Come so cosa è meglio per tutti gli esseri umani! E se devo prevaricare la tua e le loro volontà in funzione di una felicità futura, ebbene io ho il diritto di farlo! Perché la mia mente superiore mi consente di vedere quello che a voi tutti sfugge! Perché io sono il messia! E vedrai, che presto l’amore che provo per te, sarà ricambiato! Anche se ora pensi che ciò non accadrà mai!” urlò l’albino, per poi congedarsi e lasciare C-18 da sola nella stanza, sconvolta ancora una volta dalla folle sicurezza di se ostentata da quell’uomo terribile.
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Bel capitolo final, tuttavia..."di dove egli sia andata" direi che è il caso di correggerlo, non trovi?
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Majin Broly
Bel capitolo final, tuttavia..."di dove egli sia andata" direi che è il caso di correggerlo, non trovi?
Grazie! Corretto! :ok:
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Bene Si riprende con lo special!
Interessanti situazioni! Crili fa bene ad essere preoccupato (anche se lo fa nel senso sbagliato, ma non è colpa sua! :asd:); il vecchio maestro è sempre pronto a dar consigli e, come al solito, fa sbellicare! :lol:
Ecco che Ghiller si mostra un filino umano, ma umanità data dalla pazzia! Questo personaggio è davvero pericoloso!
Spero di vedere presto cosa accadrà, chissà come va agli altri e cosa farà Crili una volta saputo da Baba il necessario...
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Bellissimo questo nuovo episodio dello special!! Veramente meraviglioso!
Povero piccolo Crilin, mi fa tenerezza pensare che sia solo e che provi malinconia per C18...beh, effettivamente non è stato carino da parte sua lasciarla andare come se nulla fosse accaduto :asd:...al contempo tuttavia le ha fatto capire quanto il suo affetto per lei non sia morboso, ma dolce e timido.
Come sempre Muten è simpaticissimo con le sue idee da maniaco :lol:! Divertentissima la parte del cellulare :malol:! Questa sì che è una trovata geniale!
Invece C18 si trova senza dubbio in una situazione parecchio ambigua... Mmh, Ghiller è comunque umano, quindi nella sua malvagità e grande genialità può provare dei sentimenti...certo a modo suo, ma sempre di amore si tratta.
Chissà se un giorno anche la bionda arriverà a provare lo stesso sentimento...anche se ne dubito fortemente!
Bellissimo ep., complimenti Final ^_^!
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EPISODIO 9: DRAMMATICO SCONTRO CON GLI ANDROIDI
In un fragoroso boato, un maestoso picco roccioso crollò come un castello di carte, a seguito del tremendo impatto avuto da Vegeta con esso. Da quando le onde blutz a polarità negativa avevano indebolito il principe dei saiyan, questi aveva incontrato difficoltà insormontabili nel contrastare Kano, l’androide assassino costruito da Ghiller. Il vitale sorriso sul volto dell’essere artificiale, contrapposto alla maschera di dolore a cui era ridotta la faccia dell’avversario rispecchiava chiaramente l’andamento dello scontro, con un Vegeta che si trovava in difficoltà come poche volte gli era successo in vita sua. “Ho sbagliato a non fare subito sul serio contro di lui… al massimo della mia potenza potrei sconfiggerlo con un dito!” pensò contrariato Vegeta, ringhiando per la rabbia. Kano apparve sopra di lui all’improvviso, utilizzando la super velocità, teneva le braccia conserte e fissava l’avversario con l’aria sprezzante di chi è consapevole di avere la situazione perfettamente sotto controllo. “Sei tenace! Non credevo ti saresti rialzato dopo un colpo come quello di prima!” disse l’androide, dimostrando tuttavia tutta la sicurezza di qualcuno conscio di come la fine dell’avversario fosse solo questione di tempo, e la resistenza opposta dal medesimo non fosse altro che un ostinarsi a rimandare l’inevitabile. Vegeta sorrise sarcastico e con tono sprezzante disse “Tsk! Eppure ti vantavi di sapere tutto di me! Bene, allora aggiungi questa informazione ai dati che tieni in quella testa di latta! Ovvero che il principe Vegeta non si arrende mai! Anzi, risparmiati pure l’aggiornamento, perché tanto sarò io a uscire vincitore da questo scontro! Sottospecie di manichino!”. Kano ridacchiò sommessamente e rispose “Vuoi convincere me o te stesso che esista una remota possibilità che accada una cosa del genere? Sveglia! Hai un piede nella fossa!”. Il guerriero artificiale portò entrambe le mani in avanti convogliando la propria energia plasmando innanzi a se una croce ricurva di luce azzurra, che roteava su se stessa ad una folle velocità. “Questo è il mio colpo supremo! Lacererà le tue carni e ti trasformerà in una massa di poltiglia sanguinolenta informe! Cross of Extinction!” esclamò Kano, il quale però, prima di poter scagliare il proprio attacco, venne colpito da un’onda di energia proveniente da sopra di lui, che lo schiantò violentemente al suolo. Il colpo subito era stato estremamente violento, tanto da far sprofondare il cyborg di parecchi metri nel terreno, formando nel terreno una gigantesca voragine dalla forma quadrangolare. “Questa tecnica…” pensò Vegeta, per poi alzare lo sguardo, intuendo chi fosse colui che gli era giunto in soccorso. A riprova di come il principe dei saiyan non si fosse sbagliato, egli vide un uomo sospeso in aria, con le mani protese in avanti a formare un triangolo, fissare con i propri tre occhi il punto dove Kano si era schiantato, pronto ad attaccare nuovamente il malvagio androide. “Devo ammettere che tu sei l’ultima persona che pensavo potesse venirmi in aiuto!” commentò divertito Vegeta, nel riconoscere in Tenshinhan il guerriero che era intervenuto nella lotta tra il saiyan e la creature di Ghiller. “Non fraintendermi, Vegeta! Non ho cambiato opinione nei tuoi confronti! Se sono intervenuto è stato solamente perché quel tizio è pericoloso! In realtà era da parecchio che osservavo lo scontro, e ho approfittato del primo momento di esitazione di quell’androide per attaccarlo! E nel frattempo mi sono goduto lo spettacolo di lui che ti massacrava!” rispose Tenshinhan, per poi scagliare un secondo attacco, che colpì ancora una volta Kano, cha aveva appena abbozzato un tentativo di rialzarsi. Nel constatare gli effetti che il proprio colpo aveva sull’androide, Tenshinhan si rese conto di come la forza del medesimo fosse inferiore rispetto a Cell, quando l’ex allievo dell’eremita della gru lo aveva fronteggiato, tanto che egli si rese conto che, se avesse insistito, sarebbe certamente riuscito a disintegrarlo completamente. Vegeta sogghignò nel sentire le parole del terrestre, cosa che attirò l’attenzione del treocchi. “La cosa ti diverte?” chiese sconcertato Tenshinhan. “Mi compiace più che altro… penso che i tuoi compagni dovrebbero prendere esempio da te qualche volta! Approfittare di un momento di debolezza del nemico a discapito dell’incolumità di un compagno è ciò che qualsiasi guerriero degno di tal nome dovrebbe fare!” rispose Vegeta. “Ti ringrazio! Tuttavia mi dispiace contraddirti! Noi non siamo affatto compagni!” ribatté il terrestre. Ad un tratto, tuttavia, qualcosa fece sussultare il terrestre. L’ultimo colpo aveva scagliato in direzione di Kano era infatti stato deviato. Andando fuori bersaglio. “Ma cosa diav…” si domandò l’amico di Jiaozi, che non ebbe il tempo di terminare il proprio pensiero prima di avvertire una presenza alle sue spalle, percezione che lo portò a girarsi di scatto. Egli vide Vegeta dargli le spalle. Il saiyan si era frapposto tra il terrestre e Kano, e la lama che era affondata nel braccio di Vegeta, facendolo sanguinare copiosamente, era chiaro segno di come egli avesse salvato il terrestre da una fine certa. Kano in qualche modo aveva deviato il colpo del terrestre, per poi sopraggiungerli alle spalle con una tale rapidità che, se non fosse stato per Vegeta, Tenshinhan sarebbe morto senza nemmeno rendersi conto di nulla. “Ma… Vegeta!” esclamò stupido Tenshinhan. “Lo so cosa stai pensando… ma vedi? A me non costava nulla compiere questo gesto! Ho ritenuto giusto salvarti la vita proprio perché ti sei dimostrato un combattente degno del mio rispetto!” disse il saiyan, con una smorfia di dolore, per poi ritrarsi facendo uscire la lama di Kano dal proprio braccio. “Ma sei ferito!” obbiettò il terrestre. “Tsk! Cosa credi? Un braccio solo mi è più che sufficiente per liberarmi da questa nullità! Mi dispiace smontare la tua idea di salvatore, ma anche prima che tu intervenissi in mio soccorso, avevo la situazione sotto controllo!” disse il saiyan per poi aggiungere “E ora vattene! Qui non sei di aiuto! Hai visto tu stesso con quanta facilità tu possa venire ucciso contro avversari di questo calibro! E io non ho nessuna intenzione di farti ancora da balia! Vai alla capsule corporation assieme agli altri!” intimò il principe. Tenshinhan si rese conto che obbiettare sarebbe stato inutile, inoltre Vegeta lo aveva appena salvato, e quindi il minimo che potesse fare era esaudire la sua richiesta, quindi lo salutò con un cenno del capo e si diresse verso la città dell’Ovest. “Carino da parte tua! Radunare tutte le persone che devo eliminare in un unico posto!” commentò sarcastico Kano. “Allora quell’ammasso di circuiti che hai al posto del cervello non funziona proprio… non vuoi afferrare il concetto?” ripose Vegeta per poi voltarsi nuovamente verso l’androide asserendo “Tu non andrai da nessuna parte! Perché io ti distruggerò!”.
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Nel frattempo Piccolo era totalmente alla mercé di Slyfer. Gli acutissimi suoni emessi dallo sfrigolio delle ali del mostro torturavano il namekiano, il quale non riusciva nemmeno a rialzarsi per abbozzare una qualunque controffensiva. “Il padrone sarà davvero contento di me! In un colpo solo ucciderò Piccolo e darò il colpo di grazia a Gohan!” pensò tra se e se il mostruoso androide. “Non… non ti illudere di avere già vinto…” esclamò Piccolo, riuscendo stoicamente ad ergersi in piedi per poi portare le mani ai lati della testa, e strapparsi le orecchie, in modo da vanificare l’attacco del nemico. Era una mossa disperata, ma doveva tentare il tutto per tutto, in quanto oltre che della propria vita, ne andava anche di quella di Gohan. Piccolo non poteva assolutamente permettersi di essere sconfitto. “Huhuhu! Bel tentativo, peccato che non basti ricorrere ad una contromisura tanto elementare! Mi basta aumentare la forza del mio attacco e le onde sonore penetreranno direttamente nel tuo cervello!” pensò l’androide, per poi iniziare a muovere le ali ad una velocità molto maggiore. Piccolo, dal canto suo, restava immobile, completamente immerso in uno stato di profonda concentrazione. Che avesse trovato un modo per contrastare l’attacco dell’androide? Non appena il mostro iniziò a produrre un suono di intensità maggiore, Piccolo fu pronto nell’esecuzione della propria contromossa. Il namekiano, infatti, non aveva soltanto trovato un modo di difendersi, ma era riuscito a far si che la situazione volgesse a proprio vantaggio. “Mi dispiace, ma stavolta sono stato io a fregarti!” esclamò l’astuto namekiano per poi far esplodere la propria aura a trecentosessanta gradi attorno a se. Così facendo riuscì a creare uno spostamento d’aria tanto volendo da respingere le onde sonore di Slyfer contro il medesimo. “Dannazione! No! Il suono è troppo potente! Le mie ali!” imprecò l’androide, il quale vide il suo stesso attacco mandare in frantumi lo strumento che li aveva generati. “Mi hai giocato!” constatò contrariato Slyfer. Piccolo rigenerò le proprie orecchie, quindi con un sorriso irrisorio disse “Sapevo che strapparmi le orecchie non poteva essere sufficiente per eludere i tuoi attacchi! Chi ti ha creato deve conoscerci davvero molto bene, e quindi non poteva bastare così poco per neutralizzare la tua armi! Ma spingendoti a forzare sono riuscito a ottenere quello che volevo e disarmarti! Colui che ti ha creato pensava sul serio che, rendendomi conto della mia vulnerabilità al suono io non abbia mai pensato ad un modo per difendermi da esso? Non è carino sminuire così le mie qualità di guerriero…”. Slyfer, sembrò piuttosto turbato, in quanto vedeva la prospettiva di una facile vittoria dissolversi nel nulla, tuttavia ciò non implicava che egli sarebbe stato sconfitto, anzi, l’androide aveva altre carte da giocare, e come se non bastasse, per quanto Piccolo avesse neutralizzato l’attacco sonico, non era pensabile che il namekiano ne fosse uscito del tutto illeso. A riprova di questo, sul volto del namekiano apparve una smorfia di dolore, che non sfuggì al sicario di Ghiller. “Non montarti troppo la testa! Hai neutralizzato la mia arma che per te rappresentava il pericolo maggiore, questo è vero, ma ciò non toglie che il tuo sistema nervoso sia oramai gravemente compromesso, e che non ti riprenderai tanto alla svelta! In queste condizioni sei ancora alla mia portata, e sono ancora perfettamente in grado di ucciderti!” asserì Slyfer, per poi scagliarsi contro Piccolo. Per tutta risposta il namekiano protese il palmo aperto della propria mano in avanti, pronto ad attaccare il nemico con un attacco energetico, ma nel farlo si rese conto di non essere in grado di mettere a fuoco un obbiettivo che si muoveva ad una velocità tanto elevata. A quanto pare gli effetti negativi del precedente attacco di Slyfer si ripercuotevano negativamente sulle percezioni sensoriali del namekiano. “Maledizione! Come faccio a colpirlo in queste condizioni?” pensò tra se e se un contrariato Piccolo, il quale si rese conto di come l’androide gli fosse oramai addosso, pronto a colpirlo con una delle sue falci affilatissime. Il maestro di Gohan cercò una disperata difesa con il braccio, destro, ma anche questa fu inficiata nella propria efficacia dalla difficoltà di Piccolo di focalizzare la traiettoria della lama, che Slyfer aveva mosso a gran velocità. La conseguenza di ciò fu che l’arto del guerriero venne reciso di netto, cosa che fece urlare per il dolore colui che un tempo era la nemesi malvagia di Dio. Il namekiano provò a contrattaccare con un calcio, ma Slyfer riuscì ad evitarlo allontanandosi. Perlomeno Piccolo era riuscito ad allontanare da se quella furia, e aveva scongiurato almeno per qualche istante la possibilità di essere fatto oggetto di ulteriori attacchi, il che gli dava il tempo di rigenerare l’arto amputato. Quando però egli provò a farlo, si rese conto di non riuscirvi. “Che cosa? Perché non mi rigenero?” pensò il namekiano in preda al panico. “Huhuhuhu! Che peccato! Sembra che tu ci sia rimasto male! Mi dispiace, ma le mie lame sono impregnate di una sostanza altamente nociva per gli organismi viventi! Le ferite inflitte da esse creano seduta stante una grava forma di infezione, e impediscono la rigenerazione!” spiegò Slyfer. Piccolo era veramente nei guai. Con la coda dell’occhio vide Gohan, riverso a terra dare segni di sofferenza sempre maggiori. La forza interiore del ragazzo era impressionante, e il suo organismo stava contrastando il veleno in maniera incredibile, ma aveva urgente bisogno di essere curato, o anche per lui non ci sarebbe stato scampo. Era tuttavia anche vero che Piccolo non si sarebbe potuto occupare di lui prima di essersi tolto di torno quello Slyfer che però si stava rivelando un avversario implacabile, incarnazione di tutto ciò che poteva metterlo in difficoltà. Come avrebbe fatto ad uscire da quella drammatica situazione?
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Wow! 2 episodi in una volta sola! Fantastico!
Innanzitutto, mai mi sarei aspettato l'intervento di Ten a salvare Vegeta, bel colpo di scena! Prò purtroppo egli non è a simili livelli, ma come già mostrato contro Cell, le sue tecniche sono ancora utili!
Purtroppo Kano è molto forte! Quasi lo uccideva! Ma ecco un secondo solpo di scena, maggiore del precedente! Vegeta che salva Ten! Uao! Chi l'avrebbe mai detto? :asd:
Fantastico! E sopratutto lo ha riconosciuto come degno guerriero!
Però sono curioso di sapere da dove deriva la sua fiducia nella vittoria (spero non sia solo orgoglio! :asd:)
Piccolo è il solito genio! Riuscire a rigirare cosi le tecniche dell'avversario è fenomenale! Però è stato seriamente danneggiato! E Slyfer è ancora temibile! Altra genialata di Ghiller quella del bloccare la rigenerazione! ma quante ne inventa? :asd: