Beh, la storia è appena cominciata...chi può dire come finirà...
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Ho deciso di andare al ritmo di due capitoli al giorno...tanto per ora sono anche abbastanza corti...
CAPITOLO 4 - STUPIDI SOGNI
Il servo dell'orco cattivo, che non era affatto malvagio, portò
i fratelli in un villaggio. Era in corso una fiera...
"Stiamo arrivando!" fece notare Roku mentre all'orizzonte appariva la città.
I gemelli guardavano il luogo, felici.
Se ne erano andati, anche se per poco.
Via da quel brutto posto.
Via dall'orco cattivo...
Non si può comparare con nulla al mondo, la felicità di allontanarsi dalla propria prigione.
Anche l'androide pareva più sereno. Il laboratorio del suo creatore era come avvolto in un'atmosfera soffocante e grave. Una sorta di camera a gas, se la si volesse comparare a qualche arnese di supplizio.
Come ci si poteva vivere?
"Meno male che mi ha permesso di farli uscire. Non so quanto avrebbero potuto resistere senza prendere una boccata d'aria." pensò apprestandosi ad atterrare.
17 fu il primo a scendere ed era esterrefatto.
"Ma non è un trucco! Sei un mago,per caso?"
"Se così lo vuoi chiamare..." rispose 6 non troppo seriamente.
Erano atterrati in una strada sterrata, ad un centinaio di metri dalla città.
Sin da lì si udivano musica e risate.
"Oh... qui deve esserci una festa!!!" esultò la bambina.
Così prese per mano il suo amico e iniziò a camminare verso la musica.
Anche il fratello imitò 18 e la prese per la manina.
Da quanto tempo Numero 6 non sentiva una musica.
Si ricordava che, prima di andare in coma, sua madre gli aveva regalato un carillon.
Gli piaceva un sacco ascoltare la dolce melodia che produceva.
Anche ora poteva ricordarsela.
La città del nord era in festa. Forse era un festival per chissà quale evento storico, o magari un festeggiamento ideato per i bimbi piccoli.
L'unica cosa certa era l'atmosfera che si respirava.
Ovunque si percepiva felicità, voglia di vivere.
L'esatto contrario di ciò che si provava a stare nella base di Gero.
"Che... Che bello!!!" urlò la bambina vedendo stelle filanti ovunque.
"Guarda là!!!" disse il fratello, indicando un gruppo di artisti di strada.
I due fratelli iniziarono a ridere, a metà strada tra lo stupore e il divertimento.
6 si mise ad osservare l'ambiente.
Si sentiva strano in mezzo a tutta quell'allegria.
Lui non riusciva davvero a sorridere, in ogni modo.
"Ma poi dovranno tornare là..." pensò.
Non voleva tornassero dal dottor Gero. Non voleva tornarci nemmeno lui.
"Sarebbe così facile fuggire... ma non posso... Dio, come mi maledico per questo..."
A lui non importava di fuggire o meno.
Ma avrebbe voluto far scappare i due.
Se solo loro fossero riusciti a fuggire...
"Ehi, 6!!! Vieni a vedere!" lo chiamò 18 strattonandolo per una manica della giacca.
C'era una sfilata per le strade. Donne e uomini sfilavano in sfarzosi e vaporosi abiti ottocenteschi. Tutt'intorno vi era pioggia di coriandoli e di stelle filanti che colorava il paesaggio dei mille colori dell'arcobaleno.
L'androide si mise a fissare tutto ciò incantato.
Tutto era così bello.
Avrebbe voluto che il tempo non passasse mai.
Che si fermasse.
Ovunque c'erano giocolieri e uomini sui trampoli, che rallegravano con numeri acrobatici il pubblico.
Uno spettacolo per gli occhi.
E anche per la mente.
"Sono delle principesse!" commentò entusiasta 18, mentre seguiva la sfilata con gli occhi spalancati.
La festa terminò dopo alcune ore e i tre camminarono per le strade.
La gente stava tutta tornando a casa, sulle strade vi erano residui di coriandoli che davano un vistoso colorito.
"Vi siete divertiti?" domandò 6 ai fratelli.
"Moltissimo!!!" risposero all'unisono i due, sorridendo.
Era la prima volta che vedevano uno spettacolo simile. Ne erano rimasti incantati.
"Sai, 6... tu non sei così cattivo come sembra..." ammise 17 grattandosi la guancia.
L'androide fece un cenno positivo "Tu sei la seconda persona che me lo dice..."
Si misero in cammino verso l'uscita della città, prendendo la strada dei campi.
"Dobbiamo proprio andare?" domandò 18 rattristata
"Si sta facendo tardi..." rispose 6, anche lui un po' triste.
Passarono per un immenso campo fiorito.
I fiori erano tutti blu e parevano un mare da quanto erano numerosi.
La bimba si fermò assieme al fratellino ad osservarli, con la bocca aperta.
Senza aggiungere altro si buttarono a terra e rotolarono giù per la collina, finendo in mezzo ai fiori.
L'androide corse subito dai due e li trovò sorridenti in mezzo al campo.
"Ma che combinate?" chiese, più curioso che spazientito.
"Prova anche tu, 6!!! Ti diverti tanto tanto!!!" suggerirono i gemelli.
Poco dopo 6 rotolò giù per la collina come loro due e finì tra i fiori con la pancia all'insù. Provava una sensazione così piacevole che gli sfuggì un sorriso.
"Bello, vero?" domandò il bimbo rotolandogli vicino.
"Avete ragione!" ammise questi dopo essersi tolto un paio di petali dalla bocca.
"Ti prego! Non torniamo in quel brutto posto! Restiamo qui un altro po'!!!" scongiurò 18.
Non voleva in nessun modo tornare la. Era così felice fuori...
6 ci pensò su. Poi voltò la testa verso la bambina e annuì. "Certo!"
"C'erano tanti bambini come noi la alla festa..." fece notare 18, mentre con suo fratello e 6 guardava le nuvole, sdraiata nel campo.
"Sì... erano moltissimi..." accordò questi.
La bimba fece un profondo sospiro e mormorò in tono triste
"Loro erano con mamma e papà. Come li invidio... vorrei che la mamma fosse qui."
L'androide venne gelato da quelle parole. Ogni volta che saltava fuori questo discorso, gli si gelava il sangue nelle vene.
Quei bambini nutrivano una speranza vana, eppure ne erano così convinti...
Era così triste. Così dannatamente crudele.
"Vedrai che papà ci verrà a prendere e darà una bella lezione a quel cattivo!" la rassicurò 17, stringendo i pugni con determinazione.
Innocenza.
Così innocenti da credere i loro genitori ancora vivi.
Tanto innocenti da venir quasi presi per stupidi.
Quando sarebbe giunto il momento di dire la verità, che reazione avrebbero avuto?
Per ora lui non ne aveva il coraggio. Non ora che erano così felici.
Non ora.
Ma allora quando...?
Forse mai.
Venne l'imbrunire. Le nubi si addensarono assumendo un colore rosso.
6 odiava quel colore.
Ovunque lo vedesse, gli veniva a mente il sangue.
"Meglio se torniamo... non vorrei che il dottore si incavoli." consigliò questi alzandosi molto lentamente.
I gemelli lo imitarono, con in volto tutta la tristezza che potevano esprimere.
Tornavano dall'orco.
Alla loro "Casa"...
Alla loro prigione.
Il loro amico li prese in braccio e si involò verso la base.
"Dio mio... come vorrei che tutto sparisse..." pensò ricordando ogni brutta cosa.
Che bello sarebbe stato se Gero non ci fosse mai stato.
Anche a costo di restare solo loro tre... tutto sarebbe stato perfetto.
Ma anche se i sogni sono belli, sono sempre e solo sogni.
Ribellarsi al suo creatore... una cosa che desiderava ardentemente, ma che non poteva fare. E ogni giorno si dannava per questo.
Ogni singolo giorno.
Quando arrivarono a "Casa", trovarono ad accoglierli l'orco.
Teneva la cinghia di cuoio nella mano sinistra e la destra era stretta a pugno.
Il suo volto era una maschera di rabbia.
I bambini si misero dietro la gamba di 6, impauriti.
"Caro figliolo... mi deludi..." enunciò velenoso.
"Ti ho permesso di farli uscire ogni tanto, e tu che fai? Li tieni fino a tardi! E se fossero scappati? Immagini cosa comporterebbe ciò??!".
Il suo tono di voce si fece aggressivo e in meno di un secondo afferrò per un braccio 18.
"Lasciami!!! Mi fai male!!!" urlò la bimba mentre l'orco la tirava per i capelli.
Non ebbe nemmeno il tempo di difendersi che venne colpita alla schiena da una cinghiata.
Un urlo disumano uscì dalla sua bocca, mentre la sua piccola schiena si tingeva di rosso...
"SORELLINA!!!!"
17 cercò di andarle incontro, ma Gero si frappose, con un ghigno insano.
"Ne ho anche per te, bimbo mio!!!"
Senza aggiungere altro, lo colpì al braccio, ferendolo tanto da farlo sanguinare.
Mentre 18 piangeva disperata cercando di lenire il dolore, 17 chinò la testa, tenendosela tra le mani. "Basta!!! Non ci faccia più male!!!".
Gero a quel punto cambiò espressione.
Si rimise con naturalezza la cintura e sorrise.
"Certo che non voglio farvi male... voi siete così preziosi per me... non posso permettermi di danneggiarvi..."
Poi rivolse lo sguardo a 6.
Aveva osservato impotente quello spettacolo irreale.
Il suo occhio organico stava facendo scendere una lacrima.
"Spero voi abbiate capito la lezione... se volete uscire, cercate di tornare prima del tramonto... altrimenti dovrò ricorrere alla cinghia!".
I gemelli obbedirono singhiozzando e non si mossero di un millimetro.
"Beh... vuoi dirmi qualcosa, Roku?" domandò poi avvicinandosi.
L'androide cercava come poteva di mascherare i suoi sentimenti.
Per un attimo gli balenò nella mente un chiaro pensiero.
Lo ammazzo.
Ma questo non era possibile. Per quanto desiderava farlo, il suo corpo non rispondeva a simili stimoli. Così era stato programmato: Non torcere un capello al proprio creatore.
Gero sapeva bene cosa provasse in quel momento e gli diede un buffetto sulla guancia.
Un gesto tanto arrogante da fargli ribollire il sangue.
"Avanti, 6... porta i bimbi a letto... domani si comincia...".
Così dicendo Gero se ne andò nella sua camera.
Rimasero solo i bambini e l'androide.
18 si tolse la maglietta. Sul suo dorso vi era un taglio abbastanza fondo,circa mezzo centimetro, tutto sanguinante.
"Perché ci fa questo? Siamo bambini cattivi?" domandò piangendo a dirotto.
"6... perché non hai detto qualcosa?" chiese 17 sconvolto.
L'androide emise un gemito secco.
Il suo volto era contorto dal dolore. Stringeva il labbro tra i denti e dall'occhio uscivano delle lacrime copiose.
Si poté udire un singulto, simile a quello di un bambino.
Le sue gambe crollarono e si ritrovò in ginocchio.
"Mi dispiace!!! Mi dispiace così tanto!!!" urlò sbattendo i pugni a terra.
"Se vi è successo questo è solo per colpa mia!!! Mi dispiace così tanto!!!".
Il suo pianto fu bloccato da un paio di manine che si posarono sui suoi occhi.
Erano i due fratelli, che gli erano andati incontro.
"Non importa..." iniziò 17 tirando su il naso.
"Non è colpa tua... oggi è stata una giornata bellissima, grazie a te... non devi incolparti... è quell'uomo cattivo il colpevole di tutto..." concluse 18 con le lacrime agli occhi.Le parole dei due bimbi lo toccarono al cuore.
D'istinto li abbracciò, continuando a singhiozzare.
Vi prometto che vi farò uscire da qui, un giorno o l'altro...
pensò 6 mentre sentiva i cuoricini dei bimbi vicino al suo.
Quella notte 17 e 18 dormirono accanto a lui. Così l'orco non poteva picchiarli.
Il bambino che era in lui non se ne era mai andato.
Ogni volta che certe cose accadevano, poteva sentirlo piangere.
Non aveva mai voluto obbedire a Gero.
Se avesse potuto, sarebbe fuggito subito da quel Limbo.
Ma non poteva. Mai avrebbe potuto.
Sognare è così dannatamente crudele, a volte...
Sempre meglio, continua così che vai benissimo mi sono già appassionato.
Buona anche l'idea di mettere 2 puntate al giorno, mica posso aspettare un giorno intero.
é bellissima questa ff! Stupenda!
Bellissima, mi piace troppo
scuste il ritardo...ho eltto il rpimo episodio e mi è davvero piaciuto...or aleggo gli altri...
Grazie a tutti!^_^
Domani, altri due capitoli.
Se volete, potrò mettere magari qualche illustrazione,più avanti. Se vi piace un personaggio in particolare, farò qualcosina.
Capitolo 5 Il vero valore di una persona
...Ma l'orco aveva appena cominciato con le cattiverie... sebbene non lo sapessero ...loro avrebbero sofferto ancora
e ancora... quasi per mille anni...
Vorrei che la mamma fosse qui.
Vorrei tanto che ci svegliasse con il suo bellissimo canto.
Che ci preparasse la colazione, come solo lei sapeva fare.
Che mi dicesse che mi vuole bene...
Mi manca...
Vorrei che papà fosse qui.
Vorrei che giocasse ancora con me a calcio, nel nostro bel giardino.
Che mi insegnasse a vincere a braccio di ferro.
Che mi dicesse che mi vuole bene...
Mi manca...
I gemelli sognavano. Rispettivamente, sognavano quello che mancava loro.
Il calore di mamma e papà.
Il petto di 6 era caldo, sì, ma nulla poteva sostituire l'abbraccio della mamma, che ogni volta scioglieva loro il cuore.
Nulla poteva sostituire il divertimento che si provava a tastare la barbetta ruvida di papà, ogni mattina, prima che se la rasasse.
L'androide non dormiva.
I suoi occhi fissavano il soffitto, vuoti come il deserto.
Dietro quelle pupille di vetro, si poteva ancora scorgere il bambino che era in lui.
Soffriva.
Non era più umano.
Molte emozioni gli mancavano, ma poteva ancora soffrire.
Nella sua mente sentiva le urla di dolore che il suo subconscio emanava.
Un urlo di un bambino, che era diventato un mostro.
"Non voglio che diventino come me". Pensò,guardandoli dormire.
Non voleva diventassero mostri come lui. Esseri abominevoli.
Non voleva.
Non potevano.
Quei bambini potevano ancora fare in tempo a tenersi la loro umanità.
Prima che fosse troppo tardi, potevano salvarsi.
Ma come?
Mentre questi pensieri gli imprigionavano la mente, Gero uscì dalla sua stanza e si mise a due metri da lui.
"Ciao, Numero 6. I bambini hanno fatto un buon sonno accanto a te?" domandò con tono ironico.
"Suppongo di sì, dottore...". rispose 6, alzandosi.
"Svegliali!" ordinò lo scienziato dandogli le spalle.
L'androide obbedì.
Con un gentile gesto, scrollò i bambini che si svegliarono lentamente.
Una volta che videro l'orco, si misero subito in piedi, nel timore di venir picchiati.
"Buongiorno dottor Gero..." mormorarono all'unisono.
"Ciao, bambini..." sorrise questi.
"...Oggi vi porterò in un bel posto, non ne siete contenti?".
Il suo tono di voce era quanto di più maligno potessero immaginare le loro giovani menti. Ma annuirono.
Dovettero farlo.
"Molto bene... allora preparatevi!".
17 e 18 si vestirono e 6 si mise la sua giacca.
"Dove vuole portarci?" domandò 18 mentre si infilava la maglia.
L'androide non seppe rispondere.
"Voglio stare vicino a te, 6!!!" supplicò 17 seguito poi dalla sorella.
Il loro unico amico annuì.
"Vi seguirò anche io... non abbiate paura..."
Le sue parole davano un leggero sollievo ai due, ma erano ancora tesi.
E per un buon motivo.
"Siete pronti, voi tre?" domandò Gero, indossando una giacca nero pece.
Su di essa era presente un vistosissimo marchio simile ad un ficco rosso,con una doppia erre bianca.
Un emblema assai insolito.
Sia 6 che i gemelli annuirono rispettosamente.
"Bene,allora andiamo!".
L'androide portò in spalla i bambini, seguito a ruota dal dottore, che volava con una moto-jet.
Atterrarono in uno spiazzo di verde, apparentemente deserto.
"Qui ci ho allenato 6, miei cari bambini. Oggi dovrete ascoltarmi molto attentamente, senza storie,ok?".
"Va bene..." mormorò 18, con il fratello a farle da eco.
"Dovete sapere che io provengo da un grandioso esercito, il Red Ribbon.
Mi occupavo della stessa cosa di cui mi occupo oggi, ossia la cibernetica.
Purtroppo, circa quattro anni fa, qualcuno ha distrutto l'esercito.
Il nome di costui è Son Goku. Vedete di non dimenticarvelo."
Così dicendo prese una foto dalla tasca e la mostrò ai bambini.
Nella foto c'era un bambino, non molto più grande di loro.
Sul suo volto era impressa un'espressione ingenua e dolce.
"Ma è lui questo Son Goku?" chiese 18 dubbiosa.
"Sì. Ha solo qualche anno in più di voi, ne ha 13, ma questo moccioso ha una forza inimmaginabile.
Da solo ha distrutto il Red Ribbon, non dovete sottovalutarlo."
Ci fu un silenzio inquietante dopo la frase di Gero.
La vocina di 17 lo ruppe.
"Ma... cosa dovremmo fare noi...?".
Il volto dell'orco si sfigurò in un ghigno insano.
"Addestrerò voi due alla guerra e poi, quando sarete grandi...VI MANDERÒ DA LUI PER UCCIDERLO!!!"
I gemelli sussultarono.
"P... perché noi? Come possiamo uccidere qualcuno che non conosciamo nemmeno? E poi che ti ha fatto di male?" domandò sconvolta la bimba.
"Questa mia vendetta la dovrete compiere voi! Che cosa ve ne frega se non lo conoscete o no? Dovrete ucciderlo e basta!!! CHIARO??!".
La voce del dottore tuonò nella pianura e fece abbassare lo sguardo ai due.
"V... va bene, dottor Gero..." mormorarono flebilmente.
Questi sorrise compiaciuto e carezzò la testa bionda di 18.
"Bravi, bambini miei... dovete obbedire, così."
6 lo guardava impietrito.
Aveva chiesto ai bambini e non a lui di uccidere?
Cosa aveva nel cuore?
Perché non lo aveva chiesto a lui? Perché?
"Ora, piccoli, venite qui vicino a me. Vi darò un bel regalo..." ghignò incitando con un gesto della mano i fratelli.
Una volta che furono abbastanza vicini, si mise a frugare nella tasca e ne tirò fuori un fazzolettino che racchiudeva qualcosa.
"18... ti piacciono i gioielli, vero? Sei una femminuccia, quindi suppongo di sì...". così dicendo tirò fuori un paio di orecchini d'oro, ad anello.
Sebbene fossero davvero belli, la bimba percepiva qualcosa di maligno in quegli oggetti. Maligno e inspiegabile.
"Sono belli..." commentò timidamente.
Allora Gero prese un arnese simile ad una pistola, con un chiodo acuminato sulla punta.
Una pistola simile a quella che si usa per fare i buchi alle orecchie, ma molto più inquietante.
"Allora porgimi l'orecchio, te li metto..." ridacchiò questi, in modo inquietante.
La bambina si fece lentamente avanti, con aria spaventata, e fece come ordinatole.
Allora Gero prese il lobo destro e pigiò il grilletto.
Il chiodo scattò quindi in avanti e bucò da parte a parte il lobo.
18 urlò di dolore e si tenne la parte che iniziò a sanguinare.
"Ora l'altro orecchio, piccola!" ordinò l'orco, con aria compiaciuta.
"Dottore!!! Fa così male... non voglio!!!" supplicò la bimba mentre sentiva il lobo bruciare come se andasse a fuoco.
"OBBEDISCI!!!"
L'intimazione zittì 18 all'istante. Quindi gli porse l'orecchio sinistro.
Anche quello venne bucato dal chiodo e iniziò a sanguinare.
Lei tratteneva stento le lacrime e si teneva le orecchie tra le mani, cercando di lenire il dolore.
17 osservò allibito la scena, così 6.
Gero si chinò verso la bimba e le porse gli orecchini.
"Mettiteli. Così l'emorragia si fermerà."
18 li prese e, con grande fatica, riuscì ad infilarseli. Iniziò effettivamente a sentirsi meglio...
Poi l'orco si voltò verso l'altro gemello, sempre con la pistola in mano.
"17! Vieni subito qui!!! Li metto anche a te!!!" urlò con aria minacciosa.
Il bambino non poté fare altro che sottomettersi e, come sua sorella, venne bucato da quel arnese infernale.
Ora entrambi indossavano quei bei gioielli, ma le loro orecchie erano gonfie ed arrossate, quindi la loro bellezza risultava vana.
"Perché ha messo loro quei gioielli?" domandò 6 senza riuscire a muoversi.
Il suo creatore mise via la pistola e gli appoggiò la mano sul petto.
"Non sono semplici orecchini. Quei gioielli contengono un minuscolo macchinario. Esso permette di rilevare la posizione di chi li indossa per un raggio di oltre 300 km. Inoltre, se sollecitati, possono attaccarsi saldamente al
lobo, impedendone la rimozione. Graziosi,no?".
Si voltò poi verso i bambini, per spiegare loro la medesima cosa.
"Ora che indossate gli orecchini, dovunque andiate, io potrò tenervi d'occhio.
Come una sorta di cimice. Se solo pensaste di fuggire, io vi troverei comunque, chiaro?
Ah,e un'altra cosa... se cercaste di levarli, loro si attaccherebbero ancora di più e toglierli sarebbe impossibile.
L'unico modo di rimuoverli è un codice speciale, che vi darò solo se ve lo saprete guadagnare... mi sono spiegato?"
I gemelli rimasero sconvolti dalla crudeltà di quel uomo.
Li aveva etichettati con quegli orecchini.
Come dei bovini.
Come carne da macello.
Se anche fosse venuta loro l'idea di fuggire, non sarebbe servita.
Erano prigionieri.
"Benissimo" abbozzò poi guardando il posto.
"Ora che vi ho sistemati, inizierò a darvi delle lezioni. Innanzitutto, dovrete fortificare il corpo, poi vi darò lezioni di teoria. Sono molto premuroso con i miei giocattoli..."
Giocattoli?
Li aveva chiamati giocattoli?
6 rimase molto più sorpreso del solito. Quasi sconvolto.
Pochi minuti fa li chiamava bambini... e ora... giocattoli?
Per quel uomo quei bellissimi bimbi, bravi e buoni, valevano quanto un burattino?
L'androide vide negli occhi la sofferenza dei due gemelli.
Ci si specchiava perfettamente.
Perché ora Gero li considerava alla stessa stregua.
Per il dottore, lui non era altro che una bambola assassina. E ora i gemelli...giocattoli.
Ma 17 e 18 non capivano tutto ciò.
Forse credevano che quel termine fosse un soprannome, che di solito si da ai bambini piccoli.
Si sbagliavano amaramente.
Per lui ora loro non erano altro che oggetti.
Oggetti. Oggetti, come quelli che, quando ci si stanca, li si butta via...
Gero si allontanò e tornò dai fratelli. Sorridendo ,li carezzò sulla testa e disse
"Allora... cominciamo?"
troppo bella.....è.come.stupenda .......e scritta pure bene.....
e io una di 6
Ok, bene...
per ora ho solo un vecchio schizzo dei due...date un occhiata.
Presto vi farò qualcosa ex-novo (e l'aspetto dei due sarà un po' diverso).
http://img441.imageshack.us/img441/7...nce1la8.th.jpg
Devo anche dire la mia... STUPENDA! Mi paice molto la ta FF. era da tanto che mi chiedevo come é andata la storia di C17 1 C16 prima della loro apparizione in DBZ. Continua, presto! E sono curisa anche di vedere le illustrazioni... (siamo disegnatirci, no?)
Signorsì signora! :)
Ecco allora il capitolo prossimo.
CAPITOLO 6 - RIBELLARSI
[...]...e sebbene le sofferenze fossero grandi, la piccola e graziosa bambina era fiduciosa... ogni giorno pregava, come la mamma le aveva detto, implorando: "Mio principe... verrai mai a prendermi?"
La pianura era silenziosa e soffiava un vento gelido, che faceva rabbrividire i gemelli,vestiti semplicemente di maglietta e pantaloncini di stoffa.
Gero invece se ne stava avvolto nella sua pesante giacca e li guardava sorridente.
6 invece stava dietro di lui e osservava impotente la scena.
"Bene, piccoli... possiamo iniziare allora..."
17 e 18 annuirono e si alzarono in piedi.
Le loro orecchie erano paonazze e così le loro guance.
Avevano tanto freddo, ma ancora di più era il dolore che provavano.
Nelle loro menti si stava lentamente insinuando un orribile pensiero:
"Davvero papà ci ha lasciati in mano ad un orco come lui? Non ci avranno mica abbandonati?!"
La verità in effetti non era molto differente...
"Fate un pochino di corsa... riuscite, vero?"
I bambini annuirono ancora e, senza domande, si misero a correre più che potevano.
L'androide era sempre lì.
Il sorriso cinico del suo creatore gli dava il voltastomaco.
Sarebbe stato così facile cancellarlo dal suo insopportabile volto...
Così semplice torturarlo e farlo pentire di tutte le cattiverie...
Ma il corpo non rispondeva.
La parte meccanica obbediva a Gero.
"Non sono graziosi, numero 6?" domandò intanto l'orco, avvicinandosi.
"Penso che diventeranno come te..."
Nella mente, 6 urlò...
"NO!!!"
La sua mano iniziò a scricchiolare, producendo un rumore metallico.
Il macchinario che ora era il suo corpo era in conflitto con la sua anima, che cercava disperatamente di vincere il contrasto.
Frattanto, i bambini correvano ancora.
Se solo correndo avessero potuto fuggire dall'orco...
Se solo fossero fuggiti...
17 stringeva i denti. La fatica iniziava a farsi sentire.
"Non posso arrendermi così... papà si vergognerebbe di me!!!"
Suo padre gli aveva insegnato una cosa: un uomo non si arrende mai, nemmeno quando è vicino alla morte.
Ma 17 non era un uomo.
Era solo un bambino. Di soli sei anni, per giunta.
Per quanto matura poteva esser la sua mente, alcune cose non poteva ancora capirle.
Come la morte dei loro genitori. Non lo sapeva e nemmeno se l'immaginava...
18 pareva invece più serena.
Nonostante la fatica, il freddo, il dolore, dai suoi occhi non scendeva più nulla.
"Diventerò forte, mamma."
Chiuse gli occhi e nella sua mente iniziò a scandire una preghiera.
Poi fece ciò che la mamma le aveva insegnato: pregare affinché venisse il principe.
E così lei fece.
Principe, aspetto con ansia il giorno in cui tu verrai e ci tirerai fuori di qui.
Principe, ti prego, tiraci fuori di qui e sconfiggi l'orco cattivo...
"Com'è graziosa 18, eh?" chiese intanto Gero, fianco a fianco a Numero 6.
"Diventerà una donna splendida..."
Il volto del dottore divenne inquietante.
"Che intende fare con lei?" domandò Roku, cercando di frenare il suo tremore.
Subito il dottore non rispose.
Ma poi...
Una sua mano si posò in mezzo alle gambe di 6, toccandone l'intimità.
6 rimase impietrito.
"Lo sai che farò?" chiese con tono cinico.
"Farò a lei la stessa cosa che feci a te...ma che non ricordi..."
L'espressione dell'androide si fece shockata.
Non poteva ricordare nulla, ma il solo gesto che gli aveva fatto, lasciava intendere tutto.
Tutto.
"Non temere... sarò dolce con lei... d'altro canto,è una femmina..."
Fu in quel momento che la mano di 6 reagì.
Si sentì un rumore sordo, poi un suono simile allo scontrarsi di lamiere, uno stridio insopportabile.
Senza lasciare tempo all'orco di accorgersene, la mano gli si strinse al collo, cogliendolo di sorpresa.
Ora l'androide lo aveva afferrato.
Sarebbe bastato poco e lo avrebbe strangolato.
Gli avrebbe spezzato il collo a quel fottuto bastardo...
"S... Sei... come..." mugugnò il dottore, con gli occhi sbarrati e la voce strozzata in gola "... tu... il tuo corpo mi obbedisce... non...".
L'androide per la prima volta fece vedere nel suo volto tutta la collera che aveva dentro, sorprendendo per un attimo l'orco.
Ma l'espressione di Gero tornò calma, nonostante avesse una mano che lo stava strozzando.
"Figliolo... uccideresti tuo padre... il tuo salvatore?"
---Taci---
Questa semplice parola correva nella mente di 6, ma non riusciva a dirla.
---Chiudi il becco---
---Stai zitto---
Che piacere sarebbe stato urlarglielo in faccia...
Che godimento...
Ma l'androide, per qualche motivo, non riusciva a dirlo.
Così come non riusciva a proseguire il suo atto.
Non riusciva a stringere di più.
Nel frattempo i bambini si erano fermati, osservando spaventati la scena.
Gero voltò gli occhi verso di loro e sorrise
"Non preoccupatevi, piccoli, tra poco sono da voi..."
Così dicendo, tornò a fissare la sua creazione negli occhi.
"Se fossi in te ci penserei due volte ad uccidermi...".
Detto ciò, tirò fuori un piccolo telecomando.
Il volto di 6 sbiancò alla vista di tale oggetto.
"Un solo gesto e io ti porto all'inferno con me, Roku. Così i bambini rimarranno da soli. E tu non vuoi che accada,vero? Perciò ti conviene lasciarmi, pezzo di ferraglia...".
L'intimazione ebbe un effetto immediato verso l'androide che, con grande risentimento, mollò la presa, lasciando libero quel mostro.
Questi, come se nulla fosse, rimise in tasca il telecomando e si spolverò la giacca.
"Non trovi sia una bella giornata, 6?" chiese, tornando a sorridere.
Mancava così poco.
Un solo gesto e quel mostro sarebbe finalmente crepato.
Come lui desiderava, da oltre dieci anni.
Ma se Gero avesse premuto il pulsante, lui sarebbe esploso.
E i suoi adorati bambini sarebbero rimasti soli.
E sarebbero morti, indifesi com'erano...
Per la prima volta, l'arto meccanico aveva disubbidito al creatore.
Aveva reagito secondo la volontà di 6.
Poteva farlo secco prima che tirasse fuori quell'arnese.
Ma non aveva fatto in tempo.
Roku iniziò a maledire se stesso ,per quei pochi secondi in cui poteva ucciderlo e il suo braccio non aveva reagito.
Il suddetto arto, ora, iniziava a sanguinare: il gesto improvviso ed imprevisto aveva rotto uno dei cavi e non riusciva più a muoversi.
Si era rotto un braccio.
Ma per quel braccio, avrebbe volentieri fatto fuori quel uomo.
Molto volentieri.
Frattanto il mostro era ancora vivo. Libero di far soffrire quei due bimbi...
Ancora vivo...
é bellissima! Non ho parole sei troppo brava a scrivere! Metti altre immagini mi raccomando!^^
si ce lo fatta lo letta tutta pezzo per perso poco alla volta...complimeti aspetto il prox episodio...e posta altri disegni
Troppo bella, mi piace un casino, comunque aspetto anch'io le immagini
Proseguiamoooo!!!
CAPITOLO 7 - PRINCIPE
[...] ...e quel giorno la bimba ebbe un lampo di chiarezza...
... era lui il principe...?
Era passata circa un'ora da quando i gemelli avevano iniziato a correre.
Un'ora per un adulto potrebbe esser nulla, ma per due gracili bimbi di soli sei anni, sessanta minuti parevano un inferno.
18 ansimava, accusando un dolore fitto alla milza.
Così 17, che cercava in ogni modo di asciugarsi il sudore.
Il freddo aumentava proprio a causa del sudore, che ne amplificava l'effetto.
"Basta così..." ordinò l'orco, sentendosi soddisfatto.
I gemelli si fermarono lentamente e si diressero verso di lui, non smettendo di ansimare.
"Avete ancora molta strada da fare, piccoli. Dovrete imparare a correre per oltre un'ora senza stancarvi. Poi, superato questo, il resto si può dire in discesa..."
Il tono di voce di Gero stavolta era quasi sincero.
Una magra consolazione, vista la crudeltà che possedeva la sua anima.
"Allora, possiamo tornare a casa?" domandarono i fratelli all'unisono.
L'orco fece un cenno positivo e ciò sembrò rianimarli.
A Numero 6, da lontano, parve di udire un "evviva".
Ma di certo poteva aver sentito male...
In pochi attimi, i fratelli corsero verso di lui, pronti a partire.
18 notò il sangue dal suo arto e si allarmò.
"Ma... il tuo braccio... stai male?"
L'androide cercò alla bene e meglio di mentire, più per rassicurarli che per ingannarli. "Niente di grave... mi capita ogni tanto..."
Così, in breve tempo, i bambini tornarono alla loro prigione.
Si poteva dire che erano "felici" di tornare... per lo meno, riposavano un po'...
Una volta arrivati, verso il centro del laboratorio, trovarono un'altra persona: quel ragazzo albino, Ghiller.
Si era seduto su una sedia e teneva le braccia incrociate, con un sorriso stampato sul volto.
L'orco gli andò incontro e lo salutò.
"Non aspettavo una tua visita, amico. Ma sono contento lo stesso."
"Ah... vedo che lei ha iniziato ad allenare i bambini... come si comportano?" chiese il ragazzo, lanciando un'occhiataccia ai gemelli e all'androide.
Gero sospirò e poi iniziò a camminare verso la sua stanza.
"Bene, direi... ce ne vuole di tempo prima che siano pronti, ma comunque... non mi lamento. Tuttavia c'è una cosa che ti devo dire...".
"Dica pure, l'ascolto..."
Davanti ai fratelli e a 6, ora ferito al braccio, l'orco si mise a parlare nell'orecchio del ragazzo, in un tono basso, in modo da non farsi sentire.
Finito il discorso, Ghiller scosse la testa.
"Capisco... allora lasci fare a me, dottor Gero... è in buone mani...".
Gero si avvicinò ai bambini e indicò la porta della loro stanzetta.
"Filate in camera vostra, senza storie! Il mio amico ha da fare..."
Senza esitare un attimo, 17 e 18 obbedirono e fecero per andare, quando la bimba si voltò verso 6,preoccupata.
"6... ti prego, non ci abbandonare..."
In quel momento l'androide la guardò incrociando i suoi occhi.
Le sue labbra si mossero istintivamente, come a voler pronunciare una frase.
18 riuscì a leggere il labiale:
"Non ti preoccupare, io vi porterò fuori da qui..."
Questa frase ebbe un effetto immediato sulla bambina, che fece un cenno d'assenso e seguì il fratello nella sua stanza.
Una volta lì, si mise seduta sulla branda e guardò il fratello con uno sguardo indefinibile.
"Sorellina... cosa c'è?"
Il volto di 18 all'improvviso si illuminò di un sorriso radioso
"...è lui..."
Nello stesso momento, oltre la porta di ferro, Gero e il ragazzo stavano vicino a 6, osservandolo con aria seria.
Poi il secondo si fece avanti.
"Ah. Vedo che il tuo braccio si è rotto. Allora, se permetti, lascia che te lo ripari..."
L'androide annuì e si mise a sedere.
Ghiller si mise seduto di fronte a lui e tirò fuori dal taschino un paio di arnesi.
Gero intanto si diresse verso la sua camera e, senza dire una parola, si chiuse al suo interno. Come era suo solito fare.
Allora Ghiller, posato il braccio sul tavolo, iniziò a ripararlo, con facilità.
Mentre lavorava, chiacchierava un po' con l'automa.
Poi però iniziò a fare delle domande scomode...
"Allora, 6, come hai rotto questo arto?"
"..."
Senza lasciare all'altro il tempo di rispondere, il ragazzo continuò, lasciandolo interdetto.
"Capisco... hai tentato di uccidere Gero, non è così?
Ammutolito, 6 decise alla fine di annuire.
Anche se non sapeva quanto fosse conveniente:
Quel ragazzo era pur sempre un amico dell'orco...
Si udì una risata leggera provenire da Ghiller.
Incredibilmente, lui sorrise e gli diede una pacca sulla spalla.
"Bravo... c'eri quasi riuscito, peccato che il braccio ti si sia rotto... comunque... vuoi che ti dia una mano?"
"R... riguardo cosa?" domandò 6, stupito dalla domanda.
La risposta del ragazzo lo shockò.
"Semplice... se vuoi, posso insegnarti come controllare il tuo corpo...
e quindi... a uccidere Gero!".
Aveva sentito bene?
Quel ragazzo, amico del suo creatore, voleva aiutarlo ad ucciderlo?
Come poteva essere?
"Potrei anche aiutarti ad ottenere la password per liberare i bimbi dagli orecchini.
In fondo, sono buono,vero?"
"Ma come mai vuoi aiutarmi? Non ti importa di lui?"
La risposta non tardò ad arrivare...
"No. Lo trovo una persona orribile. Ma tu forse non mi credi, vero?"
Nel finire la frase, fissò anche l'ultimo legamento, risistemandogli il braccio.
6 iniziò a muovere l'arto, per riabituarsi.
Poi rispose al ragazzo con sincerità.
"No che non ti credo... però, se davvero puoi aiutarmi, allora fallo!"
Ghiller annuì e tirò fuori da una tasca un microchip.
"Bene. Questo programma contiene un virus. Se tu lo usi nel computer di Gero, ti darà la password per gli orecchini. Ti basta per ora?".
Prendendo in mano il chip, Roku iniziò a fidarsi di quel tipo.
Se lo mise poi in tasca e fece un cenno di ringraziamento.
"Ma figurati... quando uno vuol esser utile...".
Poi l'androide si guardò l'arto e fece una seconda richiesta.
"Come posso allenare il braccio, in modo da controllarlo secondo la mia volontà?"
La domanda parve divertire il ragazzo, che sorrise ironicamente.
"Eh,no. Ti ho dato il chip. Ora tocca a te arrangiarti... tu lo vuoi uccidere, giusto?
Allora pensaci tu. A me non importa affatto. Arrangiati."
Questa risposta urtò i nervi di 6, che però si accontentò di quel microchip.
Con quello almeno poteva liberare i bambini.
Liberarli da quegli arnesi di tortura.
Allora si alzarono entrambi, ognuno prendendo una diversa direzione.
Ghiller fece per andarsene ma, arrivato alla porta d'ingresso, si fermò e fece una domanda.
"Perché aiuti quei bambini, 6? Forse perché vuoi bene a loro?!"
"Suppongo di sì..." mormorò questi, un poco confuso dalla domanda.
"Io invece credo di no. Tu non li difendi. Difendi quella cicatrice che hai nel cuore, quel tuo 'Io' bambino che rivedi in quei due. Non è forse così?".
L'androide parve sentir il petto pungere.
Quello che aveva detto quel ragazzo era in parte vero.
In quei bambini, 6 rivedeva se stesso.
Era così simile a loro...
Anche lui aveva perso i genitori... anche loro erano stati uccisi.
Almeno, così gli aveva detto Gero.
E la sua e la loro situazione erano pressocché identiche.
Se non fosse che quei due gemelli avevano ancora la possibilità di salvarsi...
Lui voleva bene ai due bambini.
Le due uniche persone che lo trattavano da amico.
Le due uniche persone che gli volevano bene.
Anche se su di lui gravava la colpa di aver ucciso i loro genitori...
Solo dopo un po' Roku decise di rispondere alla domanda.
"Io non sono una persona per bene. Ho ucciso. Ho ucciso i genitori di quei bambini, rovinando il loro futuro. Ma se per espiare potessi salvarli da questa pazzia, allora lo voglio fare. Io voglio bene a quei bambini.
E voglio che vivano come gli altri. Non come me. Almeno loro,c he hanno ancora tempo... che possono ancora fare in tempo..."
La risposta parve soddisfare Ghiller, che sorrise con piacere.
"Bene. Ottima risposta..."
Così dicendo, se ne andò, lasciando da solo l'androide.
Strinse il microchip nella mano appena riparata.
Poteva aiutare i bimbi.
Poteva imparare a controllarsi. A uccidere quel mostro.
Sul suo volto apparve un vago sorriso di speranza.
Potevano farcela...
Allo stesso momento, 18 e 17 si erano sdraiati nei lettini polverosi.
Il fratello era un poco sorpreso.
Sua sorella era felice, chissà per quale motivo.
Così decise di chiedere.
"Perché sei così felice? Cosa hai visto o scoperto?".
La biondina lo guardò.
Poi iniziò a spiegare il motivo di tanta felicità.
"Fratellino, la mamma mi diceva che sei io fossi stata presa dall'orco, prima o poi il principe sarebbe arrivato per portarmi via e salvarmi..."
17 non seguiva bene il discorso.
Era roba da femminucce, non se ne intendeva molto.
"Insomma... credo che 6... sia lui il mio principe..."
Il principe.
Colui che avrebbe portato via la bambina.
Era davvero lui?
18 credeva di sì. Ci credeva davvero...
Lui era così gentile e premuroso, come poteva non esserlo?
Ciò la rendeva felice, sapendo che la loro salvezza era vicina.
Ma una cosa certo non la sapeva.
Il suo presunto..."Principe", era anche colui che aveva ucciso i suoi genitori.
Non era ironica la cosa?
Non era crudele?
Il principe cui accennava la madre doveva esser ben diverso.
Davvero 6 sarebbe stato il principe?
Ecco un illustrazione recente, ma nulla di che...
Potete vedere Ghiller all'opera, anche se, secondo il mio smodato parere, porta molto molto male i suoi anni...:asd:
http://img95.imageshack.us/my.php?im...nocenceyh7.jpg