Originariamente Scritto da
Gohan96
Visto ieri. Michael Jackson balla sulle note di «Beat It», di «Billie Jean», di «Wanna Be Startin’ Somethin’», dei grandi successi di una carriera straordinaria e per un momento c’è solo la musica, la musica di quando Michael Jackson era ancora il Re, il più bravo e il più ricco di tutti, la magia del successo globale, prima dei debiti folli, degli scandali, del processo per pedofilia. Prima della morte accidentale per mano di un medico che usava l’anestetico da sala operatoria come la camomilla, prima del funerale in mondovisione, del lutto su scala globale.
Un film che mostra Micheal Jackson, Un mito che voleva continuare a vivere, stupire con i suoi balli, e vivere sul palco, ma tutto si aspettava furché che morire.
Un film che tocca anche dei temi di autobiografia e inedite interviste.
Ci sono anche i collaboratori: i maghi del digitale che trascinano il cantante accanto a Rita Hayworth e Bogart in «Smooth Criminal», due adorabili costumisti baffuti e un giovane filippino timidissimo che si dannano a costruire intricate ragnatele swarowski, gli assi degli effetti speciali che detonano un’apocalisse pirotecnica. E un gigantesco braccio meccanico porta Jackson in giro per l’aria sopra la platea, con il regista preoccupato che geme: «Michael, reggiti al corrimano».
Poi l'incertezza dei mezzi fisici. Il ballo? Certo Jackson cinquantenne non è più quello di vent’anni fa. Ma, in fondo, non lo siamo neanche noi spettatori.