Originariamente Scritto da
Gogeta_89
Il fumo si sollevava ancora dalle macerie della casa semidistrutta, sollevando un odore acre di polvere,e morte. Un lungo solco nel terreno testimoniava la potenza immensa del raggio che dalle mani di Gohan aveva portato alla morte il povero Goku. Egli ora giaceva scomposto fra le macerie. Chichi giunse correndo e piangendo sulla scena. Più che la bocca spalancata del marito, quello che le fece impressione fu il suo sguardo. Non impaurito, sconvolto. Urlando “no, no Goku, no!” allontanava i sassi e le macerie con quarta forza il suo corpo da donna le consentisse. Nella fretta di vedere suo marito per l'ultima volta, scavava con tale sforzo da rompersi le mani, sollevarsi le unghie. Ma tutto questo non valeva nulla. L'importante era cercare di salvare Goku, era sicura che un soffio di vita fosse ancora rinchiuso nel suo petto. Ecco, ora il corpo di Goku era completamente emerso. Tutto bruciacchiato il suo corpo. E quello sguardo...raggelava il sangue nelle vene, come se un vento freddissimo intervenisse a distruggere il corpo di chi lo osservava attentamente. No, non c'era niente da fare. Un'illusione. Non si poteva più fare niente. Con una voce falsamente calma, ella disse all'indirizzo della bestia che si ritrovava come figlio:
Gohan, guarda questi occhi. Perditi nell'ultimo sguardo che tuo padre ti rivolge. Il suo ultimo dono. Che possa tu sognartelo di notte, Gohan. Ti prego, ora vai via, prima che mi dimentichi che sei anche mio figlio.
Poi, in uno scatto d'ira e di lacrime
O VUOI UCCIDERE ANCHE ME?
Le poche nuvole che contornavano il cielo avevano un movimento leggero ma continuo, che le trasportava verso ovest. Era troppo confuso per ascoltare auree, per sentire le parole della madre. Eppure queste parole lacerarono il suo cuore, al punto di farlo scoppiare in lacrime. Sì, il guerriero mistico era crollato per terra in ginocchio a piangere quella morte. Chichi era troppo impegnata a sistemare al meglio il corpo senza vita del marito, per farci caso. Con meticolosa cura, cercava di ripulirlo con un fazzoletto sporco di lacrime, con carezze affettuose gli chiudeva gli occhi, gli chiudeva la bocca. Solo una cosa non era chiara. Goku aveva avuto il sospetto che il figlio avesse un'intenzione tanto crudele. E allora perché aveva lasciato che lo uccidesse? Un guerriero esperto come lui, con tanta esperienza, di certo non era possibile che fosse caduto in un tranello tanto stupido. In un lampo, la moglie del guerriero più potente dell'universo capì tutto. E sorrise dolce al marito, sussurrando al cielo “Ci hai salvati ancora una volta.”.
Occhi chiusi all'ombra dell'albero, Urbick veniva sorvegliato dalla tigra bianca al suo fianco. Fu proprio il felino a girare il capo verso sinistra, all'arrivo di due strani esseri verdi, con le antenne. Piccolo e Dende. Non sembravano avere cattive intenzioni, così il bestione poggiò il pesante capo sulle zampe anteriori, socchiudendo gli occhi.
Ciao, Piccolo, ciao Dende!
Urbick aveva aperto gli occhi, e con tono cordiale aveva accolto i due namecciani.
Sembrate preoccupati, ragazzi. Cosa c'è?
Il tono di Dende si fece preoccupato. Anche nervoso.
Urbick, ci sono cattive notizie. La peggiore è che Goku è morto.
Cosa?
Scattò i piedi, e sembrava davvero sincera la sua reazione, tanto quanto il suo sgomento. Piccolo abbassò gli occhi
Quel che è peggio, è che è stato ucciso dal proprio figlio maggiore, Gohan.
All'udire quel nome, anche la sua tranquillità sembrava essere turbata irrimediabilmente. Piccolo assunse un'espressione strana.
E inoltre – aggiunse la sua esperta voce – ci serve il vostro aiuto.
Per cosa?
Lo sai benissimo, ragazzo.
La sua espressione non sembrava dare ragione a colui che uccise Raddish.
Non senti? Un popolo vuole invadere la terra.
Non è affar mio.
Cosa? Ma che stai dicendo?
Ci sono tanti guerrieri, non sarei che di intralcio, Piccolo.
In fondo, non aveva tutti i torti. C'erano Ub, Yamcha, Tenshinihan, Goten, Trunks, per non parlare di Vegeta che in quanto a forza non era secondo proprio a nessuno.
Una mano in più non guasterebbe, la tua tigre ha salvato tutti loro dall'inferno, anche grazie a te.
Avete ragione. Se vi sarà bisogno, sarò sul campo di battaglia.
Non ci posso credere
sussultò Goten, giunto lì dove quel popolo immenso era giunto. Avevano razziato un villaggio, e ucciso tutti i suoi abitanti. Non capiva chi fossero, ma le loro auree avevano qualcosa di vagamente familiare. Sembravano saiyan. Aveva azzerato la sua aura, e guardava nascosto dietro ad un albero lo svolgersi degli eventi. Sbigottì quando avvertì l'aura di un super saiyan che non conosceva, anche se vagamente simile a Vegeta. Era solo, e non aveva idea di cosa fare. Se avesse tentato di scappare, la sua aura l'avrebbe tradito o no? Avrebbe voluto Truks al suo fianco. Insieme erano imbattibili, maledizione!
Vegeta!
Stavolta l'aura era proprio quella del leggendario saiyan, incredibilmente vicina a l'altra aura tanto simile alla sua. Tendendo l'orecchio, forse riusciva a intendere i loro discorsi. Erano padre e figlio! E il padre voleva fare della terra il nuovo pianeta Vegeta.
Ok, ora il Vegeta che conosco io uccide lui e tutti questi bastardi.
Ma il suo sussurro non era veritiero, purtroppo. Vegeta voleva ilo dominio del nuovo pianeta. Ci avrebbero pensato una volta conquistato il pianeta, si dissero, dato che il più vecchio non aveva intenzione di mollare il trono.
VEGETA NON CI PUOI TRADIRE COSì! NO!
L'urlo di Goten scatenò un'aura potentissima, degna di un vero super saiyan. Il bagliore e la sua forza fecero strage d'alberi e terra. Urlando con vigore maggiore si diresse come un razzo verso Vegeta e il padre. Qualcosa avrebbe fatto. Non sapeva cosa, ma qualcosa avrebbe fatto. Improvvisamente, però, un colpo energetico non troppo potete per lui lo colpì al fianco destro. Si voltò con l'odio stampato sul volto. Tantissimi saiyan stavano volando in sua direzione, intenzionati a proteggere il proprio sovrano. Ovviamente, per lui non fu semplice sbarazzarsi di loro. Semplicemente aumentando di colpo la propria aura li fece volare via come foglie al vento.
Non poté credere ai suoi occhi, e nemmeno alle sue orecchie, quando Bardack sussurrò stupito
Fermi tutti, questo è mio figlio, che nessuno lo tocchi.