Apri gli occhi e guardami
Chissà cosa ravvisi in me,
quelle poche volte che mi scorgi
quando spunto da qualche parte.
Io gioioso.
Io triste per te.
Io pensieroso.
Io in bambola.
Io pungente.
Io profondo, dicono.
Io che rido.
Io taciturno.
Io strano.
Io giocoso.
Io in silenzio per non ferirti.
Ma ricorda.
Se tu mi vedi ottenebrato
è solo colpa dei tuoi occhi.
Che non provano più
ad andare oltre la mia scorza.
Le visioni della mia aquila etrusca
Ho guardato a lungo
la mia cara aquila etrusca
con le sue ali dispiegate
col suo sguardo fiero
cercando di capire.
Le ho chiesto di te.
Di me, delle nostre vite.
Alla fine lei
mi ha parlato.
Ha guidato la mia introspezione
realizzandola crudamente,
ma senza vendermi una falsa immagine
di me stesso,
con quel suo sguardo sicuro, aspro
che mi accompagna fin da quando
ero bambino.
La peggior cosa è non avere delle risposte.
Se vedessi davvero il tuo affetto
su di me,
e non solo per sentito dire,
io
io sarei sicuro di volerti.
Allora crederei davvero nel mio sogno.
Non ci sarebbero dubbi, ostacoli, blocchi
ti prenderei.
Ma tu.
Ma il tuo silenzio.
Appena lo ascolto
esito su di te.
Non posso più farti domande.
Non ho più risposte.
Non so più chi sei.
Non
so
più
che
cosa
voglio.
Pur continuando a volerti bene,
lascio andare le cose
nella mia indolenza,
senza riconoscerti
troneggiante nella tua durezza silente.
Se fossi sicuro di te
ti troverei subito
puntando a Nord.
Ammettilo
non mi vuoi fino in fondo.
Non vuoi
Non ti vuoi
impegnare.
Forse anche tu
non mi conosci più.
Forse anche tu
cerchi delle risposte
senza trovarle
incatenata dal tuo stesso silenzio.
Nonostante le tue grida ai quattro venti,
gli strombazzamenti di questo pseudoamore,
davanti a me ammutolisci.
Vuoi per naturalezza, vuoi per difesa.
Ma anche per recitare la tua parte.
Sempre.
Dimenticando chi eravamo, che cosa eravamo.
E con tutti i sorrisi che dispensi a chiunque
a me non è riservato più
nessun gesto, una frase, una parola.
Una sensazione malinconica, l’avvertire il tuo procedere
nella tua testarda, assurda, dolorosa direzione.
Come caduti in un limbo
senza vero sentimento, senza uscite.
Senza esser capaci di andare avanti,
senza poter tornare indietro.
Un incubo,
che in ogni caso tu vuoi vivere.
Senza arrivare al dunque, alla verità.
La verità
che è
sempre
qualunque essa sia
terribile? straordinaria?
sempre
sempre
liberatoria.
Se tu la smettessi.
Se tu la smettessi
con l’embargo delle parole
potresti risvegliare
all’istante
tutto quello che c’era una volta,
i miei occhi sgranati su di te
tu come una dea fatata
con le mani che mi chiedono di ballare
con gli occhi accesi e illuminati,
e potresti condurci di nuovo
insieme
all’attimo prima
dello strappo,
quando
seduti vicini
ai piedi di una banca,
una banca, mi vien da sorridere,
eravamo ad un solo passo.
Sì, potresti trasportarci ancora in quell’istante
come indietro nel tempo
per un nuovo finale,
se solo tu lo volessi, lo desiderassi,
lo visualizzassi dentro di te.
Una cospirazione cosmica per noi
Nelle mie allucinazioni
già ti sento!
“Si vede che era destino…”
Non parlarmi di fato!
Se è nato qualcosa tra noi
tempo fa
è perché l’ho pensato e voluto.
Per primo,
prima di te.
Da lì
una cospirazione cosmica, fantasticooo!
instillata dalle nostre volontà
ha fatto sì
che ogni cosa
andasse in direzione
di un nostro congiungimento.
Finchè non hai avuto paura.
Finchè non hai detto,
con quel tenebroso messaggio
“Scusa, adesso non mi va di parlare”.
Un adesso infinito.