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«È vero.» ricordò Yamcha. «Avresti voluto usare la nave di Freezer, ma era guasta... Anche Re Kaioh, all'epoca, confermò che non avresti potuto farcela.»
«Nemmeno io credevo di sopravvivere» iniziò a raccontare Goku. «Ma, fortunatamente, ho trovato quattro o cinque astronavi simili a quella usata da Vegeta la prima volta che arrivò sulla Terra.»
«Ho capito! Erano le navicelle con cui i membri della squadra Ginew erano andati su Namecc!» dedusse agevolmente Vegeta.
«Ah... quei potenti guerrieri che affrontammo su Namecc... comunque sono salito su una di queste navi e ho premuto tutti i pulsanti a caso! Poi, la navicella è giunta da sola su un pianeta chiamato Yardrat...»
«In effetti, la squadra Ginew attaccava Yardrat in quel periodo... Quindi la rotta e la posizione di quel pianeta erano già memorizzate. Dunque, quello strano vestito ridotto a uno straccio che hai addosso è di Yardrat...»
«Sì, me l'hanno regalato! A dire il vero, non è che mi piaccia un granché... specialmente ora che è così malridotto... ma la mia divisa era ridotta così male...!»
«Considerando il tuo carattere, non sarai certamente tornato qui a mani vuote.» continuò Vegeta. «Gli yardrattiani non sono dotati di una grande forza combattiva, ma in compenso sanno usare molte tecniche speciali... Te ne hanno insegnato qualcuna, non è vero?»
«Giusto! Bravo, Vegeta, sei molto perspicace!»
«Ah, quindi è per questo che non eri ancora tornato?» domandò Crilin.
«Quali sono le tecniche che hai imparato? Mostracele!» intervenne Bulma con entusiasmo, curiosissima.
«Ne ho imparato una sola perché non avevo intenzione di perdere troppo tempo... comunque ora so teletrasportarmi!»
A questa dichiarazione, tutti rimasero di sale. Tenshinhan comprese il significato di quanto accaduto quella mattina: «Quindi è per questo motivo che nessuno di noi ha percepito la tua aura in avvicinamento, e di punto in bianco sei entrato in scena! F-fammela vedere!»
«Questo spiega anche la facilità con la quale scomparivi e riapparivi durante il combattimento...» ragionò Piccolo fra sé richiamando nella propria mente alcuni passaggi della battaglia a cui avevano assistito.
«Volete vedere? Ok...» disse Goku, preannunciando una dimostrazione di quella nuova ed utilissima tecnica. Iniziò a concentrarsi. A un tratto si bloccò, e disse: «Aspettate! Prima devo fare una cosa.» Dunque si allontanò a poca distanza dal punto in cui erano riuniti, voltò loro le spalle, si abbassò i pantaloni e fece la pipì. Inutile descrivere la reazione ammutolita del gruppo, nonostante ormai dovessero essere abituati a scene di quel tipo... persino Vegeta disgustato guardò la scena: “Non so se sia più cretino lui o suo fratello Radish...”. Espletato il bisognino, Goku tornò al suo posto e iniziò la sua dimostrazione del teletrasporto. «Eheh, scusatemi... non posso concentrarmi bene se mi scappa la pipì... Comunque adesso devo pensare a qualcuno e cercare di percepire la sua aura. Quindi non posso andare dove non c'è nessuno che conosco... Hum, vediamo... dove posso andare?» Rifletté qualche istante, poi esclamò: «Trovato!»
Tutti i presenti lo videro scomparire, il che li lasciò di sasso. Ebbero appena il tempo di lanciare un'occhiata veloce intorno per rendersi conto che non si stava solo nascondendo, ma era davvero sparito da quella zona, quando lo videro ricomparire all'improvviso. «Sono tornato!»
«Bah... macché teletrasporto!» sbuffò Vegeta incredulo. «Avrai usato la super velocità!»
«Ah, sì?» rimbeccò Goku. «Sapete cosa sono questi?» Tutto sorridente, Goku mostrava gli occhiali da sole che aveva inforcato, le cui lenti – inserite in una montatura rossa - emettevano riflessi verde scuro.
Crilin, che li riconobbe subito, rispose stupito: «S-sono gli occhiali del maestro Muten...», come anche Bulma poté subito confermare. Yamcha rifletté sulle distanze geografiche e osservò: «Da qui alla Kame House ci sono più di diecimila chilometri... s-straordinario...»
«Crilin, puoi restituirli tu al vecchietto? Io prima vorrei passare da Chichi, prima che si arrabbi...» Crilin immaginò che Chichi dovesse essere già arrabbiata con lui, e da diversi mesi... non ci sarebbe voluto un genio a capirlo, conoscendo l'indole di Chichi. Ma, a quanto sembrava, Goku non era dotato di quel minimo di comprendonio necessario ad arrivare ad una conclusione del genere. «Certo, ci penso io...» rispose l'amico, inforcando a sua volta gli occhiali ed evitando di proposito di inoltrarsi sull'argomento Chichi.
Il volto di Vegeta era una maschera di disappunto. Dunque era vero: non solo Goku era il Super Saiyan della leggenda, ma da quando aveva raggiunto quello stadio il suo potere andava oltre ogni immaginazione e, più tempo passava, più riusciva ad apprendere nuove tecniche e nuovi strumenti per cavarsela in tutte le circostanze. Era riuscito a sistemare a dovere, nel giro di pochi minuti, due mostri della specie di Freezer! È vero, aveva avuto bisogno dell'apporto dei due terrestri, ma solo perché non aveva il carattere malvagio che sarebbe stato necessario in simili circostanze. Però era un dato di fatto che il Kakaroth che aveva sconfitto Freezer era già un passo avanti rispetto al Kakaroth di Namecc... che a sua volta, era superiore al Kakaroth che aveva sconfitto lui e Nappa sulla Terra, poco tempo prima... che era completamente diverso dal Kakaroth che era rimasto ucciso per ottenere la sconfitta di Radish. Invece, gli incrementi di potenza di Vegeta procedevano a passo di formica: non che non ci fossero, ma non erano sufficienti... e lui passava le suo giornate a fare grigliate in compagnia di umani, gatti e porcellini! Non andava bene, non andava un cazzo bene, merda! Per questo il Principe dei Saiyan assunse automaticamente un'aria convintamente minacciosa e sbraitò: «Kakaroth, piantala di montarti la testa e di darti tutte quelle arie! Ti ricordo che abbiamo un conto in sospeso e sarò io a chiuderlo a mio vantaggio! Capito bene, idiota?! Anche se sei diventato un Super Saiyan prima di me... Sono io il numero uno dei Saiyan!»
Goku lo osservò accigliato, a muso duro, senza batter ciglio; Vegeta gli lanciò un'ultima occhiata traboccante di rancore; dopodiché prese il volo e scomparve a tutta velocità fra le nubi bianche che pascolavano placidamente nel cielo azzurro di quella strana giornata.
«Che carattere difficile...!» commentò Goku guardandolo con un'espressione leggera in volto, appena un po' dubbiosa col sopracciglio alzato, e con i pugni piantati sui fianchi. «Mi pare che stia diventando un po' monotono...»
«Lasciamo perdere...» rispose Yamcha, per poi chiedergli: «Piuttosto, che intenzioni hai adesso, Goku?»
«Beh, come vi ho detto, innanzitutto andrò a salutare mia moglie... muoio dalla voglia di rivederla!» rispose con vivo entusiasmo il Saiyan, suscitando la reazione sentimentalmente commossa di Bulma. «E poi ho una fame...»
«Te pareva! Non sai mai fare un discorso serio tu, eh?!?» gli gridò in faccia Bulma mostrandogli i denti che, in quel momento, sembravano più aguzzi e taglienti.
«Uffa...» mormorò Goku imbronciato. «Non posso nemmeno avere fame...»
«Ahah!» rise Crilin. «Mi sa tanto che te la passavi meglio quando eri solo nello spazio, Goku!» Bulma fulminò il pelato con un'occhiataccia, ma subito una fragorosa risata generale esplose coinvolgendo tutti i presenti. Persino il serioso Piccolo, che non era certo l'allegrone di turno, si lasciò andare ad un sorriso.
«Goku, mi fa davvero piacere che tu sia tornato... e con te, la pace sulla Terra, ancora una volta.» disse Tenshinhan dopo aver smesso di ridere, avanzando e stringendogli la mano in un amichevole gesto di saluto. «Adesso io e Jiaozi dobbiamo andare, ma spero che prossimamente ci rivedremo.» «Certo!» rispose Goku.
«Appunto!» fece eco Bulma, con tono di vago rimprovero. «Non aspettiamo un torneo di arti marziali o l’arrivo di un nuovo mostro per poterci rivedere tutti insieme!»
«Perché, credi che qualcun altro avrà il coraggio di attaccare il nostro pianeta? Ora che Goku è tornato, possiamo dormire sonni tranquilli! Anche perché credo che le voci su colui che ha sconfitto Freezer si spargeranno...» ironizzò Yamcha.
«Andiamo, Jiaozi. Ragazzi, ci sentiamo presto.» tagliò corto Tenshinhan, sorridendo ma sempre senza esagerare con l'allegria.
«Arrivederci a tutti!» salutò Jiaozi con la sua dolce voce argentina. La storica coppia di amici si innalzò e si dileguò nell'azzurro. Gli altri rimasero a chiacchierare per un po': in fin dei conti, a Goku erano mancati tutti loro, anche se nel suo viaggio interstellare non si era certo annoiato. Promise che avrebbe raccontato le sue avventure su Yardrat: «Vi farò visita nei prossimi giorni!». Alla fine, Bulma estrasse una capsula dalla quale uscì un velivolo più spazioso di quello con cui era giunta in quei luoghi, in modo che lei, Yamcha e Pual potessero viaggiare insieme verso la grande Città dell'Ovest. Dopo che il quartetto decollò, fu la volta di Goku e Gohan prendere il volo; Piccolo e Crilin li accompagnarono per un tratto del loro itinerario, poi ad un certo punto si separarono e presero direzioni diverse, lasciando che padre e figlio si godessero insieme quel tratto di viaggio verso casa.
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Crilin tornò alla Kame House, che ormai era la sua tana. Trovò il vecchio Muten pallido come un lenzuolo, che conversava concitatamente con la sua vecchia tartaruga di mare. «Ma che accidenti succede qua?» domandò stranito il bassetto combattente pelato. «Il maestro vaneggia... forse ha la febbre...» rispose con placida lentezza il rettile.
«Non ho la febbre, non sono pazzo! C-Crilin, ho visto uno spettro! Poco fa è arrivato il fantasma di Goku e mi ha rubato gli occhiali!»
«Stai calmo, maestro... non c'è nessun fantasma di Goku in circolazione...»
«E allora spiegami, Crilin! Ho forse avuto un'allucinazione o una visione?? Le allucinazioni non rubano gli occhiali, quel Goku invece lo ha fatto!»
«Ma no...» iniziò a spiegare Crilin, raccontando gli avvenimenti capitati quel giorno, dall'arrivo di Freezer e Re Cold alla rivelazione del teletrasporto. «Comunque ora Goku è di nuovo tra noi e ci verrà a trovare più spesso...»
«Lo dicevo io che non poteva essere una visione...» concluse Muten, parlando fra sé a voce alta. «Nelle mie visioni, vedo solo spupazzine in costume da bagno e strafighe in topless...»
«......»
Eh, già... le visioni del mitico maestro Muten.
Il viaggio di ritorno verso la Capsule Corporation era stato occasione di riflessione per Vegeta, o almeno gli aveva fornito un'ispirazione. Quel pomeriggio stesso, di conseguenza, il Saiyan andò a cercare il Dr. Brief: gli occorrevano i servigi scientifici del professore. Lo trovò al lavoro nel suo solito laboratorio di progettazione, con il solito gattino nero sulla spalla e la solita sigaretta in bocca, mentre esaminava dei disegni tecnici che probabilmente raffiguravano chissà quale componente meccanica di chissà quale veicolo. Per essere un grande innovatore della scienza, il vecchio era un tipo molto abitudinario. Il Principe espose allo scienziato le sue esigenze.
«Cosa?? Ma che te ne fai di una camera gravitazionale che simula una gravità duecento volte superiore a quella terrestre, ragazzo?» chiese stupito l'uomo più anziano.
«Sia io che Kakaroth ci siamo allenati con una gravità cento volte superiore, ma io sono ancora distante dai suoi progressi... l'ho visto coi miei occhi! Alla fine, quello che le chiedo è un marchingegno due volte più potente di quello che già abbiamo.»
«Ti rendi conto di quello che dici? Se tu pesi sessanta chili, dovrai sopportare un peso di dodici tonnellate... non è mica poco!»
«Lo so... è perfetto.»
«M-ma...»
«Non le costa niente esaudire le mie richieste, dottore. Per favore.» concluse Vegeta col tono meno minaccioso che riuscì a modulare, per quanto “quell'argomento” glielo rendesse possibile.
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Si può dire che con questo capitolo si chiude una saga, ma non se ne apre ancora un'altra... niente cyborg in vista, per il momento.
Una buona porzione del capitolo, come noterete, è presa dal manga: ho lasciato le cose intatte, laddove ho pensato che i personaggi non avevano ragione di dire o fare cose diverse rispetto alla storia originale. L'unica cosa che voglio farvi notare è questa: Vegeta chiede una gravità 200 volte superiore a quella terrestre, nel manga chiedeva 300 volte. Ho immaginato che questa differenza sia dovuta all'imminente rischio dei cyborg nel manga, mentre in questa storia lo scopo non è allenarsi in vista dei cyborg ma "solo" per superare Goku.
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Le cose si fanno interessanti... :D
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Proseguiamo col prossimo capitolo. :)
Cap. 14: Promesse ed abitudini.
In quel momento, Chichi era intenta a cucinare, mentre suo padre lo Stregone del Toro, venuto in a far visita a figlia e nipotino, sfogliava una rivista. La donna era preoccupata per Gohan, fuggito ormai qualche ora prima, chissà dove: in realtà era a dir poco palese che la donna aveva ben poco di cui preoccuparsi. Suo figlio era una delle creature più forti del mondo e, probabilmente, dell'universo; avrebbe potuto sconfiggere con una certa facilità la gran parte dei nemici esistenti e superare con altrettanta facilità ogni ostacolo; e, se questo valeva per Gohan, a maggior ragione valeva anche per Goku, sparito o meglio disperso da tanto tempo chissà dove. Era facile considerare tutto ciò da un punto di vista razionale, in astratto… A mente fredda, anche Chichi si rendeva conto di tutto ciò, e pure suo padre, con molta giovialità, non mancava di farglielo notare ogni qual volta la vedeva in pensiero, però... vabbè, il cuore di una donna premurosa, mamma e moglie, che ve lo dico a fare. Ad ogni modo, pur essendo incapace di percepire le aure, sentiva che l'improvvisa partenza di suo figlio aveva un che di sinistro, indi per cui quelle pietanze venivano preparate con amore e condite con la speranza che il ragazzino tornasse il prima possibile senza cacciarsi nei guai; di problemi ne avevano già avuti abbastanza, in tempi recenti. In quel momento, la giovane donna e il suo enorme genitore sentirono la voce squillante di Gohan che chiamava la madre, vibrante a causa di una certa allegrezza che si avvertiva distintamente. «Maaaaammaaaaaaaa! Sono tornaaato! Guarda chi ti ho portato!!!» Mamma e nonno si affacciarono di corsa all'uscio della casa e, com'era naturale, non credettero ai propri occhi. Inutile stare a raccontare di come Chichi saltò addosso al marito e lo abbracciò con calore, versando abbondanti e incontrollate lacrime di commozione.
«Goku... dopo tanto tempo... promettimi che non mi lascerai mai più...» scandì con difficoltà la donna, tra i singhiozzi.
«Non dire sciocchezze, Chichi... perché dovrei lasciarti? Cioè, ammetto che l'ho fatto alcune volte in passato, però è vero anche che gli ultimi tempi sono stati un po' travagliati, quindi...» Goku incominciò ad ingarbugliarsi nelle sue stesse idee. Evidentemente non era in grado di fare un discorso serio e coerente, come aveva detto prima Bulma.
«Promettimelo.» concluse Chichi, alzando su di lui due scuri occhi acquosi ed imploranti.
«Promesso.» rispose Goku, con un largo sorriso, luminoso ed irresistibile, davanti al quale era impossibile versare altri singulti e lacrime.
Nel giro di poco tempo, Goku riprese in mano le fila della sua vita normale, a contatto con la natura e in compagnia della moglie e del figlio: in qualche modo, quella nuova routine somigliava a quella spezzata dall'arrivo di Radish. Decise che non avrebbe mai abbandonato gli allenamenti: anche se era diventato virtualmente invincibile, il pugno di Vegeta gli aveva dimostrato che probabilmente un vero Saiyan non raggiunge mai il suo limite... già, doveva essere quello il segreto della razza a cui aveva scoperto di appartenere, mettendo a frutto fino in fondo quel legame etnico e biologico.
Ne era passata di acqua sotto i ponti negli oltre due anni trascorsi da allora, ma certo Goku non era il tipo da sospettare che la riconquistata serenità potesse interrompersi nuovamente. “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” è un proverbio che non si confà al carattere del mitico Super Saiyan. Cosa più importante, in quel lasso di tempo Goku aveva soprattutto onorato gli impegni presi nei confronti degli amici e di Gohan, e addirittura, aveva fatto qualche altra promessa. Ma andiamo con ordine.
Innanzitutto, non si era fatto pregare più di tanto per farsi vivo con i suoi amici. Così, si erano accordati qualche volta, dandosi appuntamento alla Kame House o alla Capsule Corporation, ed era sempre un gran piacere rivedersi e ripercorrere le vicissitudini e i relativi retroscena, le avventure tragiche e quelle più leggere, dal trapasso degli amici agli allenamenti con Re Kaioh, ai viaggi interstellari, a tutti i fatti di Namecc. Ce n'erano di storie da raccontare, e i colpi di scena non mancavano per chi sentiva rivelare certi particolari per la prima volta: in quell'occasione chiarirono anche diversi punti che a ciascuno di loro risultavano oscuri. I grandi assenti di tali loro riunioni erano sempre gli stessi: il più delle volte mancavano Tenshinhan col fedele Jiaozi, e pressoché sempre anche Piccolo e Vegeta, in ordine crescente di asocialità.
In quel periodo, Gohan aveva ricordato al padre la famosa promessa di andare a pesca. C'è di più: quella che la prima volta era sembrata un'uscita occasionale, rappresentò solo l'avvio di una tradizione che si consolidò nei mesi successivi. Frequentemente, infatti, padre e figlio si concedevano delle gite, proprio come nei mesi precedenti avevano fatto Gohan e Crilin. Non a caso, spesso invitavano il pelato, una presenza sempre gradita, e qualche volta anche Chichi, Bulma, Yamcha, Olong e Pual, trasformando quelle occasioni in vere e proprie scampagnate in comitiva. Mentre Goku viveva quelle occasioni con la consueta spensieratezza, l'esperienza aveva insegnato a tutti gli altri a non fare eccessivo affidamento sulla tranquillità del presente, e a godere di quelle giornate come di momenti irripetibili.
A questo proposito, non era stato proprio facilissimo persuadere Chichi a concedere al figlio del tempo libero. La moglie di Goku non era di per sé contraria al riposo, anzi: sapeva bene che quel tipo di attività erano abbastanza sane da consentire al figlio di ritemprarsi, per rituffarsi in seguito nello studio con rinnovata energia e concentrazione. Del resto, già nell'ultimo anno aveva permesso al bambino di uscire con Crilin, come abbiamo raccontato. Il vero problema era che la donna pretendeva dal marito una condotta diversa; ogni pretesto era buono per irritarla.
La questione era esplosa un bel giorno, uno dei primi da quando Goku era tornato a casa; quella mattina Chichi sentì Goku chiamare il figlio dicendogli: «Andiamo a giocare!» Avviatosi tutto allegro verso l'uscio, il giovane si trovò davanti la moglie battagliera in posa d'attacco: una posizione decisamente fuori luogo, se ci si trova sulla soglia della porta di casa propria. La donna dava l'impressione che, se ne fosse stata capace, gli avrebbe lanciato contro la più potente onda Kamehameha che le sue energie le consentivano di caricare.
«Chichi, ma... che stai facendo? Vuoi forse allenarti dentro casa?»
«Testone! Se per ottenere la tua attenzione bisogna per forza ingaggiare uno scontro con te, io sono pronta!»
«Ma no...! Non serve, lo sai che sono molto più forte di te...»
«Stupido! Lo scopo di questa messinscena non è davvero di dimostrare che sono più forte di te...!»
«Ah, no? Peccato... quale sarebbe lo scopo, allora? Però non insultarmi...» chiese Goku, con un tono talmente da sempliciotto che Chichi si sentì in colpa per avergli dato dello stupido; anche perché nel frattempo era arrivato Gohan, che si era andato a collocare vicino ai due genitori. Il ragazzino prevedeva aria di bufera, nonostante la madre avesse moderato i toni.
«Ok... scusa per lo “stupido”. Volevo affrontare un altro discorso.»
«Quale?»
«Gohan.» la madre accennò con gli occhi al figlio.
«Sì. È fortissimo! Se qualcuno, prima che arrivasse mio fratello Radish, mi avesse detto che sarebbe diventato così forte, non ci avrei creduto! Non ero così alla sua età, anche se mi allenavo già! Per questo vorrei continuare ad allenarlo...»
Fu a quel punto che l'espressione di Chichi, che dopo la grinta iniziale si era rasserenata, iniziò ad adombrarsi di nuovo. «Come... allenarlo?» replicò sospettosa.
«Sì! Deve avere una potenza nascosta ancora incredibile! Potrebbe diventare più forte di me!»
«Adesso basta! Sai quante volte sono stati interrotti gli studi di Gohan per causa tua?? Non ha bisogno di diventare più forte! Allenati da solo coi tuoi amichetti Piccolo e Vegeta!»
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«So che lo studio è importante, ma in questo modo un grande talento per la lotta andrebbe sprecato! E poi, metti che per assurdo arrivasse un nuovo nemico e io non potessi intervenire: la Terra rischierebbe grosso e allora tutto quello studio sarebbe stato inutile... ma poi che c'entrano Piccolo e Vegeta?»
«C'entrano, c'entrano eccome!» urlò istericamente la donna. «Se hai tanta paura per il futuro del mondo, sono proprio loro due i più grossi pericoli!»
«Ma dai, alla fine sono buoni... cioè non proprio buoni come due agnellini, ma non sono così male... se avessero voluto distruggere la Terra, lo avrebbero già fatto da un pezzo!»
«Tu non hai il diritto di avanzare certe pretese riguardo al futuro di nostro figlio! Lo sai chi ha allevato Gohan mentre tu ti divertivi in giro per lo spazio??» rimproverò la moglie ficcando gli occhi adirati addosso al marito con sempre maggiore aggressività. Poi, sibilando proseguì: «E un'altra cosa! Quand'è che hai intenzione di cominciare a lavorare? Da quando siamo sposati, non hai mai guadagnato uno zeny!»
«Cosa c'entra adesso questo, cara?!»
«C'entra eccome! Anche questo rientra nell'elenco delle tue colpe!»
«Ma non è una colpa! Se voglio posso catturare ogni giorno un dinosauro! C'è abbastanza da mangiare per tutti e tre! I soldi non ci servono, per sopravvivere!»
«Ma è possibile che non ci arrivi?! I soldi servono per pagare le bollette, gli studi di Gohan, per fargli un regalino ogni tanto, i vestiti... Sai quante tute sei in grado di strappare coi tuoi allenamenti?? Lo sai o no? Mio padre non potrà provvedere ai nostri bisogni per sempre... non è così ricco! Ah, povera me...!» Le sue erano preoccupazioni da amministratrice del focolare domestico e del patrimonio familiare: infatti, il suo dialogo era andato convertendosi sempre più in un monologo fra sé. Finché, a un certo punto, dopo tanto cogitare ad alta voce, mentre Goku e Gohan buttavano disperatamente gli occhi al cielo senza osar proferire parola, giunse ad una decisione. «Idea!» strillò Chichi mentre il suo volto corrucciato e meditabondo si trasformava in un ghigno sfrontato di sfida. «Hai detto che potresti catturare ogni giorno un dinosauro, no? Perfetto! Da domani in poi è questo che farai... ti dedicherai alla caccia, alla pesca! E se servirà, ti metterai a spaccare la legna e le rocce... tanto per te non è un problema di fatica fisica!»
«Ok, va bene... ma poi?» chiese Goku... evidentemente il senso degli affari non era il suo forte.
«Non ci arrivi, vero? Venderemo i prodotti del tuo lavoro: ogni tanto scenderò in qualche villaggio vicino e guadagnerò un po' di soldi vendendo la selvaggina e tutto il resto. È così che fanno le persone normali, sai?? Lavorano e guadagnano soldi! E quando andrò in paese, tu mi seguirai... così magari imparerai qualcosa sulla vita civile!» concluse con un accento vagamente polemico.
«... Va bene... se la cosa ti farà stare tranquilla, posso farlo senza problemi.» rispose finalmente il Super Saiyan, dando segno di non aver capito l'importanza fondamentale che questo suo impegno rivestiva per la moglie: finalmente Son Goku, il grande combattente, l'eroe della galassia eccetera eccetera, lavorava e si guadagnava da vivere come un comune mortale. Forse Muten aveva indovinato, la volta in cui aveva detto che l'essere più potente della galassia non era Goku, ma sua moglie.
Dicono che il lavoro nobiliti l'uomo. Ora, chi vi narra questa storia non è in grado di esprimere giudizi sul grado di nobilitazione che Goku raggiunse in quel periodo di attività lavorativa. Quel che è certo è che l'accordo raggiunto tra Goku e Chichi mise a tacere i rimproveri e i borbottii della moglie e le diede una disposizione d'animo più benevola: con il figlio che assolveva ai propri doveri di studio e il marito che, a modo suo, contribuiva al sostentamento familiare, la donna si sentiva appagata. Per questa ragione acconsentì alle richieste dei due uomini di casa: si può anzi dire che fu quasi di manica larga. Così, padre, figlio ed eventuali amici vari si riunivano di tanto in tanto per passare del tempo libero insieme, anche se le occasioni di svago e divertimento iniziarono a diradarsi, per via della routine di studio e lavoro, senza rinunciare all'allenamento.
Persino Piccolo aveva deciso di contribuire a quello che per Chichi era un perfetto quadro di armonia familiare: il suo contributo consisteva nell'astenersi dal frequentare la zona dove Gohan e la sua famiglia abitavano; non farsi vedere in giro era la soluzione migliore per venire incontro alle esigenze della poco tollerante moglie di Goku. Del resto Gohan sapeva sempre come riuscire a trovarlo, e Piccolo sapeva che il suo allievo – nel momento in cui ne avesse avuto il bisogno – avrebbe potuto contare sul suo “angelo custode”. In fin dei conti il figlioletto di Goku, nonostante il suo maestro avesse un viso perennemente truce, la pelle verde, le orecchie a punta e vantasse origini diaboliche, era grato al Cielo di avere un “angelo custode” simile, tanto quanto ringraziava la buona sorte di averlo fatto nascere da quel papà e, perché no?, da quella mamma.
Del resto, non fu impresa ardua per Goku ingranare: cacciare animali selvatici di ogni taglia, abbattere alberi a mani nude, persino frantumare e sbriciolare rocce per poi rivenderle erano operazioni semplicissime. Per assurdo, gli riusciva meno tollerabile (ma comunque fattibile) la fase del mercato: passare mattinate a vedere sua moglie negoziare sul prezzo con gli interessati potenziali acquirenti era una tale palla... Ad ogni modo, era questione d'abitudine. E si sa: quando si entra nell'ingranaggio della routine, con molta facilità e velocità i giorni diventano settimane e le settimane diventano mesi. Passarono tre, quattro, magari anche sei mesi: mesi che si susseguirono rapidi, e che sembravano ancora più rapidi se ci si volgeva all'indietro a guardarli. Fu durante una visita a casa di Bulma che Yamcha lo prese scherzosamente in giro: «Goku, ormai ci si vede sempre meno spesso... cos'è, Chichi ti tiene sotto scopa?»
«Eheh, che vuoi farci...» ridacchiò il Saiyan. «Chichi è molto contenta del fatto che io la aiuti a racimolare qualche soldo... dice che essere sposati comporta anche questo.»
«Bella fregatura!» rispose Yamcha ridendo.
«Quanto sei scemo!» gli fece eco Bulma, sorridendo per la battutina del suo ragazzo.
«Ma io sono contento... lo faccio per la mia famiglia! Anche se ogni tanto mi annoio, non ho niente da lamentarmi...»
«Accidenti... non ci avrei mai scommesso che saresti diventato un marito così premuroso, Goku...» sorrise Yamcha, mentre Bulma rimproverava il fidanzato con un sorriso sfrontato: «Io ci avrei scommesso, invece... mentre su di te sarei molto restia a scommettere anche un solo soldo bucato, tesoro!»
«A proposito...» colse Goku con candore. «Perché voi due non vi sposate?»
I due diretti interessati arrossirono con vistoso imbarazzo. Goku aveva toccato un nervo scoperto: già, perché non si sposavano? Era noto che la loro era una coppia consolidata, ormai storica, e di fatto non c'erano motivi materiali per rinunciare alle nozze o anche solo per rimandarle. Tuttavia, ognuno dei due, quando si trovava a riflettere su quell'argomento, veniva assalito dai dubbi, molti dei quali non erano pretestuosi: ripensavano al fatto che la loro storia era stato un continuo tira e molla di litigate e riabbracci. Yamcha si rendeva conto che a quella ragazza, che lui aveva visto diventare una donna vera, lui teneva sul serio, ed era disposto ad accettarne le sfuriate: era una donna intelligente, e persino i litigi con lei avevano una loro razionalità; allo stesso tempo, si domandava se volesse veramente trascorrere la vita con una donna così in gamba. O forse – temeva Yamcha – tutti quei suoi dubbi erano davvero delle scusanti per non ammettere che lo intimidiva l'idea di mettere il sigillo definitivo sulla sua vita. Pazzesco: tu guarda cosa va a pensare un guerriero che è stato tanto coraggioso da andare spontaneamente incontro alla propria morte! Bulma, invece, si chiedeva se veramente aspirasse a sposare un uomo come Yamcha che, al di là del combattimento, non aveva poi concluso molto nella vita e sembrava non avere stimoli seri per sé stesso; l'immagine che aveva del suo ragazzo era quella di un combattente ardimentoso, ok... di un giovane sorridente, sì... ma - purtroppo – anche di un simpaticone avvezzo alla bella vita, a parte i momenti davvero critici; era davvero maturato rispetto ai tempi in cui giocava al predone del deserto? Fin da quando si erano conosciuti, era plausibile immaginare che Bulma, negli anni, sarebbe diventata una donna esigente in materia di mariti: ogni tanto si chiedeva se Yamcha fosse davvero un uomo affidabile, sotto quel punto di vista. Persino Goku, malgrado tutto, si stava dimostrando degno della più completa fiducia, non soltanto come eroe ma anche come padre di famiglia; ciò era sicuramente dovuto al suo animo candido. Erano all'incirca queste le riflessioni che attraversavano le menti del giovane con le cicatrici e della donna dallo strano colore di capelli, in maniera più o meno conscia: entrambi, nonostante l'affetto genuino che li legava da anni, sentivano che mancava qualcosa, ed era qualcosa di profondo... Più che il mero affetto, il collante che cementava il loro stare insieme era la solida abitudine che si prolungava da tanti anni. Yamcha e Bulma, sempre insieme, dalla loro prima avventura nel deserto quando erano due adolescenti, sempre complici come una squadra, i tornei Tenkaichi, il demone Piccolo, i Saiyan e i loro saibaiman, i namecciani e alieni vari... la spiritosaggine di lui, le lavate di capo di lei, l'ardore giovanile nella lotta di lui, la genialità inventiva di lei... non si poteva spezzare un legame sincero che, tra alti e bassi, durava da così tanto tempo. Accidenti, la forza dell'abitudine, benedetta e maledetta insieme... che amarezza, certe volte.
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Fortunatamente, non dovettero preoccuparsi di elaborare una risposta plausibile alla domanda dell'amico Saiyan, perché la chiacchierata fu interrotta da una visita inattesa. A sorpresa, infatti, aveva fatto la sua comparsa Vegeta.
«Allora avevo percepito bene la tua presenza, Kakaroth! Pretendo un nuovo scontro! Voglio dimostrarti il frutto del mio addestramento!» proclamò il Principe con atteggiamento trionfante davanti a tutti i presenti.
«Intendi un incontro amichevole?» chiese Goku perplesso.
«Amichevole un corno! Intendo dire che aspiro a realizzare la rivincita del Principe dei Saiyan su un guerriero di infimo livello!»
«Ma certo...» rispose Goku, affermando poi con disinvoltura. «Sono proprio curioso!». Ripensò al pugno che aveva ricevuto da Vegeta il giorno in cui si erano rivisti, dopo la morte definitiva di Freezer; il ricordo di quel giorno, combinato con il guanto di sfida che gli era stato appena lanciato, lo fece fremere per qualche attimo. Un brivido caldo di eccitazione gli strisciò svelto lungo la colonna vertebrale.
«Ti verrò a cercare io, non mi fido di te! Tieniti pronto...» avvertì Vegeta a pugni stretti, con accento di minaccia.
«Non vedo l'ora...» sorrise Goku con lo sguardo di un Saiyan che raccoglie una sfida. I due rivali si guardarono negli occhi per qualche istante, impercettibile agli occhi dei presenti, ma significativo per i due guerrieri Saiyan. Guardandolo con lo sguardo più emblematico che Goku gli avesse mai letto in viso, il Principe dei Saiyan gli chiese con accento stavolta solenne: «Capisci perché ti ho sfidato, Kakaroth? Lo capisci cosa significa il desiderio di rivalsa, per l'orgoglio Saiyan?»
«Sì... ora lo capisco.» Ed era vero: Goku aveva compreso cosa voleva dire essere un appartenente a quella razza, al di là degli eccidi, le stragi, la distruzione e la conquista dei pianeti; lo aveva compreso perché anche lui apparteneva a quella razza. E aveva compreso anche che ormai il suo rivale lo aveva puntato come un predatore con la sua preda e non avrebbe più smesso di dargli la caccia, fino a che non avesse preso il sopravvento. A quel punto Vegeta, raccolta la risposta positiva, sparì nuovamente dalla circolazione.
«È talmente testardo...» mormorò Yamcha, con una voce che esprimeva la noia di avere a che fare con un soggetto simile, ma che soprattutto faceva mostra di non aver colto la solennità di quel momento.
«Beh, alla fine non ci vedo nulla di male... sarà un allenamento come un altro!» commentò Goku, prendendo le parti del suo avversario.
«Anche tu potresti allenarti un po', Yamcha...» disse Bulma, insinuando poi maliziosamente: «Mi pare che ti stia rammollendo...»
«Sai, in realtà credo di aver raggiunto il mio limite... non credo che dopo l'allenamento da Re Kaioh potrò diventare più forte di quello che sono. Sono un normale essere umano io, non un Saiyan...» Già: quando aveva conosciuto Radish, Goku non avrebbe mai pensato che privilegio potesse rivelarsi per lui l'essere un Saiyan.
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Non mi sembra di avere molto da commentare. Dico solo che questo capitolo è originale e stavolta non ci sono parti prese dal manga. :)
A chiunque leggerà questo capitolo: ho toccato tanti punti e tanti argomenti in questo capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate, cosa vi ha colpito e cosa vi è piaciuto. :)
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Devo dire che riesci sempre a rappresentare fedelmente al manga le personalità dei vari personaggi. Infatti, è bello durante i dialoghi immaginarsi con che tono i vari personaggi dicono le frasi, e nel farlo le varie personalità non variano dal manga e dall'anime.
In questo capitolo mi ha colpito il rapporto marito-moglie tra Goku e Chichi e il rapporto tra Yamcha e Bulma che hai inserito (sempre fedelmente al manga): due modi di vedere il rapporto di coppia totalmente differenti! :D
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Grazie. :D
Chichi è una dal carattere "avventuroso" quindi, anche se Toriyama ha deciso di chiuderla in casa e farle fare la casalinga, non poteva essere la casalinga buonina e sottomessa tipo Pina Fantozzi... :D non con un marito "anormale" come Goku! Era ovvio che doveva affrontare ogni situazione con piglio deciso. Poi è chiaro che, visto che il manga ci dà ben pochi indizi, uno deve supplire un po' inventando e un po' lasciandosi influenzare dall'anime. :)
Invece mi preme rappresentare bene la situazione in cui si trovano Yamcha e Bulma, perchè come sappiamo il periodo pre-cyborg sarà fondamentale per la loro coppia (in negativo, si capisce).
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Quando esce il prossimo? :D
Questo capitolo riguardante Goku fa uno strano effetto... probabilmente per la consapevolezza che l'indiscusso protagonista di DB sia, di fatto, un morto che cammina; e con ciò cozzano la sua abituale spensieratezza, tranquillità, l'idea che nulla potrà mai andare male finchè cè lui, che poi trasmette a compagni (e lettori).
Comunque, mi chiedo se ci sarà quest'ultima sfida tra i due saiyan; d'altronde ci sta Vegeta abbia raggiunto la trasformazione prima della morte di Goku (fatto plausibile anche nella timeline del presente). Oppure, se sarà proprio la morte dell'eterno rivale ad innescare la trasformazione del principe dei saiyan.
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Eccolo qua, rivisto giusto oggi pomeriggio! Trunks del futuro diceva che, poco dopo il suo ritorno sulla Terra, Goku sarebbe stato colpito da una malattia cardiaca. Vediamo come andarono le cose, nella mia versione. :)
Ssj3, il tuo ultimo commento calza a pennello con le parole introduttive di questo capitolo!! Vuol dire che sono riuscito a rendere almeno un po' dell'atmosfera di rilassatezza ed allegria generale che regnò per alcuni mesi. :D
Cap. 15: Cronaca di un giorno da dimenticare.
Va a finire sempre così: uno aspetta con trepidazione la svolta della sua vita e le settimane e i mesi scorrono ininterrotti, senza che la benedetta svolta arrivi mai. Poi, il giorno in cui uno è tranquillo, succede quello che non ci si aspetta che dovesse accadere; la svolta arriva, ovviamente inattesa, ma lungi dall'essere benedetta come si era auspicato, si rivela essere la soglia del dramma o della tragedia, a seconda dei casi.
Quel giorno fu l'inizio della tragedia, in primis per Gohan, e subito dopo anche per tutti coloro la cui vita ruotava attorno a Goku. Del resto, quel giorno tutto partì da Goku, il quale - poveraccio - non ambiva alla suddetta svolta, anzi... non ambiva ad alcuna svolta nella vita: non aveva alcun desiderio in particolare ed alcun rimpianto alle spalle.
Quel giorno, dunque, Goku e Gohan erano andati a pesca in una certa zona non troppo vicino alla loro abitazione, una volta tanto per procurarsi la cena e non per “lavoro”. Erano ormai di ritorno a casa, e la battuta di pesca era stata fruttuosa; camminavano tranquillamente per i sentieri circondati dagli alberi del bosco.
«Caldo oggi, eh?» commentò Goku sorridendo al figlio, impossibilitato ad asciugarsi il sudore della fronte per via delle mani occupate dai due giganteschi pesci che aveva pescato. Poi Goku, il cui viso si illuminò di un sorriso, esclamò: «Idea! Facciamo a gara a chi arriva prima a casa? Così prendiamo un po' d'aria fresca!»
«OK! Forza, papà!» acconsentì il ragazzino. Si levarono in volo, Goku portando un pesce per mano e Gohan tenendo il suo enorme pesce sulla spalla destra. Sfrecciavano a tutta velocità nel cielo, con il vento che scompigliava i loro capelli, quando Gohan si accorse che suo padre rallentava e perdeva bruscamente quota.
«Papà! Che stai combinando?!» urlò il ragazzino divertito, per farsi sentire dal genitore, pensando che stesse facendo il giocherellone come suo solito. «Guarda che ti supero, se ti metti a fare acrobazie!» scherzò. Vedendo che il padre si infilava fra le chiome degli alberi, Gohan decise di seguirne l'esempio. Fu colto di sorpresa dal Super Saiyan che, con un «Cucù!» gli fece una sonora linguaccia.
«E io che ti vengo dietro!» si lagnò scherzosamente il bambino.
«Dai... datti una mossa, lumacone!» lo derise Goku riprendendo quota.
«Certo!» Erano nuovamente in aria da una manciata di secondi, quando Goku accelerò. All'incremento della sua velocità corrispose però un altra brusca caduta verso il basso. Gohan, dubbioso, seguì il papà che nel frattempo si stava sforzando di ritornare in alto, stavolta più lentamente. La combinazione di sudore e movimenti dava l'impressione che il Saiyan stesse facendo una certa fatica, il che era strano: quel genere di azioni sarebbero dovute essere di una banalità sconcertante per un combattente di quel livello.
«Papà, ma... ti senti bene?»
«Tranquillo... non è n-niente...» disse Goku con tono incerto ed esitante. «Mi sento... un po' stanco, solo que... sto...» aggiunse, iniziando ad ansimare... degli ansimi che salivano dal profondo dei polmoni.
«Rallentiamo, dai! L'importante è arrivare a casa! Non possiamo metterci a pisolare per strada, altrimenti faremo tardi e la mamma si arrabbierà... a casa ti riposerai...»
Mentre galleggiavano in aria più lentamente, Gohan si accorse che suo padre stentava davvero molto a rimanere a mezz'aria. «Vuoi camminare un po', papà? Non devi affaticarti più del dovuto... Dammi i pesci, ci penso io!» propose il piccolo con atteggiamento serio.
«N-no... non ce la f...» iniziò a rispondere Goku con un gran fiatone, ma non poté proseguire perché gli si appannò la vista e fece una smorfia di dolore. Perse conoscenza, lasciò cadere i pesci e precipitò rovinosamente verso il suolo, spezzando rami e trascinandosi dietro foglie d'alberi.
«Papà!» gridò Gohan, lanciandosi all'inseguimento del corpo del genitore.
Nel frattempo, in un'altra zona del mondo, Piccolo sussultò. «Gohan!» Il namecciano ebbe un cattivo presagio, forse per una istantanea percezione delle aure, forse per le sue doti innate di telepatia da namecciano... o forse, per via dell’intenso legame instauratosi da tempo con il figlio di Goku. Allarmato, si involò alla ricerca dell'allievo.
Il piccolo mezzo Saiyan mise il padre a sedere appoggiandolo ad un tronco d'albero; trovò una certa difficoltà, perché la mollezza del suo corpo gli impediva di tenerlo in una corretta postura; il genitore non smetteva di fiatare e gemere, lanciando ogni tanto qualche gemito più forte. Versò l'acqua della borraccia che aveva con sé per far rinvenire il padre: Goku si riebbe, ma cominciò ad agitarsi con maggior foga. Gohan iniziò a piagnucolare coi lacrimoni agli occhi: «Papà, svegliati! Stai tranquillo, riposati, ti prego!» Pur nel rammarico che lo affliggeva, notò che il genitore doveva provare un forte dolore al cuore, visto che non la smetteva di stringersi il muscolo pettorale sotto la maglia della tuta all'altezza del cuore.
Nel giro di una lunga serie di minuti, in preda ad una crescente alterazione, Piccolo stava già sorvolando il bosco dove padre e figlio si trovavano. Aguzzò i sensi e le percezioni e riuscì a trovarli senza troppo girovagare: «Gohan! Che sta succedendo??»
«Non lo so! Papà ha cominciato a stare male circa un quarto d'ora fa, o forse un po' di più! Diceva di essere stanco, ma adesso guarda in che condizioni è!» esclamò con voce disperata.
«Sbrighiamoci, non c'è tempo da perdere! Io lo porterò a casa, tu sai dove trovare un medico??»
«Sì! Nel villaggio vicino a casa nostra! Lo porterò a casa io stesso, così non perderemo altro tempo!»
Piccolo si caricò Goku sulla spalla destra e, senza indugiare, l'allievo e il maestro si misero in viaggio. Percorsero un breve tratto di traiettoria aerea insieme, poi – ad un certo punto - si separarono e presero strade diverse.