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Preview Yakuza 4: Heir to the Legend

Torniamo per la quarta volta a Kamurocho
Tommaso AlisonnoDi Tommaso Alisonno (9 marzo 2011)
Tecnicamente, Y4 parte dalla base tecnica di Y3: il motore è evidentemente il medesimo, anche se è innegabile che sia stata posta un'attenzione particolare alla cura delle textures piuttosto che ai modelli veri e propri. Infatti, se si fa eccezione per i protagonisti e determinati boss, in tutto il resto della “folla”, compresa la maggior parte dei nemici, assistiamo ad una drastica riduzione del numero di poligoni, e nonostante ciò occasionalmente si assiste ad un calo di frame-rate. In compenso, Kamurocho ha un aspetto ancora più “vivo” che in precedenza, tra insegne, musiche e rumori provenienti dai negozi, gente che passeggia, poliziotti di ronda e il nuovo quartiere di Little Asia. Il risultato è pertanto abbastanza godibile, e diventa splendido sotto la pioggia.
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Kazuma Kiryu è semrpe il più forte
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Il Drago di Dojima
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Come sempre, molte armi a nostra disposizione
Anche per quanto riguarda il comparto sonoro, Y4 segue le tracce lasciate dai predecessori. Questo significa che nelle normali circostanze di esplorazione mancherà una qualsiasi musica di accompagnamento ma abbonderanno i succitati suoni ambientali, ed anche i dialoghi saranno per lo più limitati a pochi versi, lasciando al voluminoso testo scritto l'incombenza di narrare la storia. Nelle cinematiche e nelle scene filmate più importanti, però, i doppiatori - rigorosamente Giapponesi - si faranno sentire con tutta la loro professionalità, così come basterà iniziare una rissa per avere in sottofondo una ritmata musica di accompagnamento; in certe fasi di trama, inoltre, la musica ci terrà compagnia anche in esplorazione. Nella versione testata, i testi su schermo erano disponibili solo in Inglese.

Per quanto avere esperienza del sistema di Yakuza possa rendere le cose ulteriormente più semplici, è innegabile che prendere confidenza coi comandi di Y4 sia un po' più immediato dei predecessori: sicuramente le “vecchie volpi” non avranno nessun problema a gettarsi a capofitto nelle strade di Kamurocho alla difficoltà intermedia, ma per i neofiti è presente anche il livello Easy - meglio lasciare l'Hard ai veri esperti, però. Il sistema di avanzamento del personaggio è stato semplificato: anziché spendere nei vari parametri l'esperienza accumulata (come in Y1-2-3),  stavolta è presente un più generico “livello” che stabilisce anche la barra della vita.
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Ci vuole un occhio speciale per i dettagli
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Savepoint telefonico
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La mappa: riconoscete i punti più importanti?
Ad ogni passaggio di livello corrisponde l'acquisizione di tre “gettoni” spendibili per acquistare nuove tecniche, o Finishing Move, o porzioni extra della barra del Rage. Ancora una volta, ciascun personaggio avrà le sue mosse specifiche, ma alcuni incrementi saranno in comune. Il passaggio da un protagonista all'altro può dare un attimo di smarrimento, specie quando si passa da Akiyama a Saejima, ma di norma bastano un paio di baruffe per prendere le giuste misure delle nuove strategie. Durante il capitolo di ciascun personaggio ci si troverà impelagati anche in un gran numero di sotto-storie, ma fortunatamente non sarà necessario risolverle tutte subito: ci sarà tempo nel capitolo finale per “chiudere i propri affari” prima dell'epilogo vero e proprio.

Rimane palese pertanto che la durata dell'esperienza di gioco si modifichi a seconda di quanto il giocatore si lascia rapire da queste attività collaterali: è sicuramente possibile dedicarsi unicamente alla trama principale, limitandosi a recarsi nel “punto luminoso” sulla mappa, magari anche saltare le scene filmate e combattendo direttamente contro i nemici-chiave e i boss, e terminare così il tutto in forse anche meno di dieci ore, ma sinceramente sarebbe come guidare una Ferrari solo per andare al bar dell'isolato accanto. Dedicando alle varie attività il giusto tempo, invece, le ore di gioco superano ampiamente le 30, 40 o addirittura 50 (abbiamo le prove), senza contare che la presenza di classifiche online garantisce un surplus notevole per chi adora primeggiare con gli amici.

Concludendo, è impossibile non trovare in Yakuza tutto ciò che abbiamo imparato ad apprezzare nei tre predecessori, con in più la riuscita iniziativa di decentralizzare l'attenzione su un unico protagonista e introdurre varietà grazie agli altri tre personaggi - non stupisce pertanto che uno di questi, Shun Akiyama, abbia già trovato posto nello spin-off To The End. SEGA riesce a rinfrescare una saga che rischiava di diventare troppo ripetitiva e nel contempo soddisfare tutte le aspettative di chi, dal canto suo, non la trovava ripetitiva per niente: certo, aver giocato i predecessori sarà comunque d'aiuto più che non visionarne i riassunti (forniti e graditi dal menù di gioco), ma Yakuza4 è appetibile anche per chi è digiuno della serie.
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Alcune sfide avranno un limite di tempo
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QTA in battaglia per fare più male
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Tutti col naso all'insù
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Ottimo impatto iniziale con il quarto capitolo di Yakuza, il quale offre nella presenza di quattro protagonisti un'esperienza di gioco ancora più varia dei predecessori pur senza sacrificare nulla del concept che l'ha reso celebre. Insieme a un uragano di mini-giochi vecchi e nuovi, tornano anche i famosi Hostess-club, soppressi nella versione occidentale del predecessore. Una saga che sa sempre come riproporsi sta per atterrare su PS3.