Scopo del gioco, missione di Amaterasu, quella di... riportare al mondo i colori, sottratti al piacere degli uomini da una divinità malvagia (non meglio specificata, ma conoscendo la mitologia orientale possiamo supporre che il più gettonato sia il fratello minore di Amaterasu, ossia Susano-O).Forse un obiettivo strano alle nostre orecchie, ma indubbiamente in linea con la tradizione nipponica, ed è probabilmente anche per questo motivo che si è scelto di dare il più possibile un aspetto “pergamenato” alla vicenda: anche solamente l'idea di una pergamena enorme che si riempie man mano che la storia prosegue merita infatti profonda attenzione. In linea di massima, tolti tutti i parametri grafici e stilistici, il gioco dovrebbe configurarsi come un arcade-adventure in terza persona in cui, posti alla guida di Amaterasu-lupacchiotta, dovremo trovare il modo di riportare i colori sulla terra, superando nemici ed insidie. Ma a quanto dichiarato da Capcom il gioco non si limiterà a questo: essendo Amaterasu una divinità, gli sviluppatori hanno pensato bene di prendere in prestito dei concetti “alla Black & White” e fare in modo che il suo potere cresca in proporzione a quanto la gente la onorerà e crederà in lei, ossia in proporzione a quanto lei stessa si produrrà per soddisfare i bisogni del suo popolo.Ecco pertanto che per un gameplaying completo e produttivo (power playing? Anche, si!) non sarà sufficiente seguire la storia come un cagnolino segue fedelmente il padrone ma sarà ampiamente consigliato imbarcarsi in numerose sotto-quest. Resta da scoprire se l'atmosfera favolistica e mitologica giapponese così ricreato e quest'implementazione della fede verso la protagonista saranno effettivamente la chiave di volta di un capolavoro da attendere con ansia così come le previsioni attuali fanno sperare, ma c'è da attendere ancora il 2006 per avere in mano un prodotto finito. Se credete sia il caso di avere fede in Amaterasu sin da ora, continuate a seguirci.
Capcom propone una scelta stilistica veramente peculiare per riprodurre in chiave videoludica ciò che in Giappone è stato tramandato in effetti con uno stile pittorico più che esclusivo: la fusione tra il Cell Shading e le tinte ad olio su sfondo pergamenato fa di Okami un progetto unico nel suo genere. Anche l'idea di inserire in un contesto arcade degli elementi di gameplaying da God Game (Black & White docet) sembra interessante, ma come sempre sarà solo il gioco finito a stabilire se stiamo parlando di tempo speso bene.