un Big Boss più arrabbiato che mai, quello che vediamo in questo The Phantom Pain. Ha perso il suo mentore, ha perso la sua ragazza, ha perso il gruppo militare che aveva praticamente costruito da zero e ha perso anche qualche parte del corpo per strada. Dopo gli eventi di Ground Zeroes, infatti, e dopo l'attentato alla Mother Base, Big Boss va in coma. Si risveglia 9 anni dopo. Il mondo è cambiato, e il nostro beniamino non può nemmeno immaginare quanto. Lui stesso è cambiato: non ha più intenzione di mantenere la neutralità tra lui e le principali superpotenze, e il suo esercito rinascerà dalle ceneri, più forte che mai. proprio questo il cambiamento di Big Boss che tanto avevamo desiderato vedere: la sua trasformazione da protettore della patria a sanguinaria bestia senza casa e senza credo. Phantom Pain sembra proprio essere pronto a portare su schermo l'anello mancante della storia di Metal Gear Solid, quel troncone a cui suo figlio - Solid Snake - ha dato il via.In pochi sanno che, però, oltre al bellissimo trailer, all'ultimo E3 è stata mostrata anche una demo giocabile. Grazie alle impressioni dei nostri colleghi d'oltreoceano, quindi, possiamo tirare le somme su quello che è il vero e proprio seguito del "piccolo" Ground Zeroes che tanto ha fatto parlare di sè nei mesi scorsi. Sembra strano, ma per quanto Ground Zeroes possa essere stata una rivoluzione per la saga (con la questione del mondo aperto e delle missioni secondarie), Phantom Pain va ancora oltre. Pad alla mano, chiunque si sarebbe aspettato un "seguito" sulla stessa riga, ma siamo stati smentiti. Phantom Pain è enorme, ancor più di Ground Zeroes, ed ha un numero di contenuti tali da renderlo potenzialmente infinito.
Oggi ne abbiamo avuto la conferma: il "vero" Metal Gear Solid 5 ripesca a piene mani nel calderone di Peace Walker e riadatta il tutto modellandolo ad immagine e somiglianza di un capitolo principale della saga. The Phantom Pain, quindi, si differenzia di molto dai suoi predecessori: è enorme, ha elementi ruolistici e non si limiterà più a farci percorrere un singolo corridoio intramezzato da mille ore di filmati. Questi ultimi ci saranno sempre (e ci mancherebbe altro!), ma la libertà d'azione è unica nella storia - non solo della saga - ma proprio del genere stealth in generale. La demo inizia con Big Boss e Ocelot in Afghanistan, entrambi a cavallo, che dall'alto di un'altura preparano un piano d'assalto ad una base sovietica. Almeno all'apparenza, sembrano essere stati loro i responsabili dell'attacco alla Mother Base, e ora hanno anche rapito Kazuhira Miller, braccio destro e grande amico del nostro protagonista.
Big Boss è pronto a riprendersi tutto ciò che è suo, pezzo dopo pezzo, nonostante la nuova protesi al braccio (perso durante l'attentato) non gli vada molto a genio. Superati i convenevoli - ovvero il solito breafing pre-missione - è il momento di metterci in marcia. Così come in Ground Zeroes, anche in Phantom Pain potremo coprire distanze più lunghe tramite vari mezzi di trasporto: auto, carrarmati e, adesso, anche cavalli. Che defecano come non mai. Per quanto possa sembrare assurdo, una volta ogni tanto il nostro puledro rampante dovrà fare delle soste per "evacuare" le scorie in eccesso. Sì, avete capito bene, il nostro cavallo potrà tappezzare di polpette marroni la strada che ci siamo lasciati alle spalle. Se non è realismo questo.
Una volta arrivati sul posto, così come in Ground Zeroes, potremo decidere come infiltrarci nella base nemica senza alcun vincolo. Le possibilità sono potenzialmente infinite, tutto sarà lasciato alla nostra fantasia. Potremo persino rimanere appostati per ore e ore e studiare le ronde delle guardie nemiche; il gioco ha infatti un ciclo giorno/notte che si relaziona realisticamente all'ambiente circostante ed al gameplay. Infiltrarsi quando sarà calato il sole, infatti, potrebbe rendere le cose nettamente più semplici, così come approfittare delle condizioni climatiche variabili. Ovviamente, ogni vantaggio ambientale potà facilmente trasformarsi in un'arma a doppio taglio, e questo è sottinteso.
Possiamo assicurarvi (a patto che le cose non siano cambiate) che la storia può essere comunque ultimata senza perdersi in nessuno di questi orpelli secondari, anche se godendo dell'intera offerta non solo ci semplificheremo le cose in più punti, ma ne gioverà anche la longevità totale. Ad esempio, completare Peace Walker poteva richiedere persino più di 100 ore, e le varie sorprese non concedevano mai un attimo di spazio alla noia. Ogni giocatore adesso potrà avere una propria Mother Base personalizzata, e le possibilità gestionali sono ancora più ampliate che in passato. Vi basti pensare che, tramite il Fulton, potremo recuperare persino... veicoli e animali! Interessante l'introduzione di una percentuale che ci dirà quante possibilità di successo avrà il nostro recupero. In passato, bastava attaccare il pallone ad una persona per spedirla automaticamente alla base, senza possibilità d'errore. Ora, invece, il successo della manovra dipenderà tanto dall'oggetto in questione (trasportare un camion è indubbiamente più difficile che trasportare un semplice soldato) quanto dagli agenti atmosferici. Pioggia o tempeste di sabbia potrebbero infatti influire negativamente sulla riuscita dell'operazione.
Tornano anche i classici scatoloni di cartone (con più potenziale che mai) e il solito rumore per attirare i nemici lontano dalla loro postazione. Non si tratterà più di bussare alle pareti, ma di un suono emesso proprio dalla mano meccanica di Big Boss. Sempre meglio di non averlo proprio (proprio come accaduto in Ground Zeroes).
Non vogliamo mentirvi, dopo alcuni mesi di titubanza, questo Metal Gear Solid 5: The Phantom Pain comincia a sembrarci davvero interessante. Più che interessante, un degno successore della miglior quadrilogia della storia videoludica. Questo quinto episodio ci fa tornare nei panni di un Big Boss più combattuto che mai e ci lancia in una guerra triste e violenta come non mai. Chiunque voglia ammirare la nascita dell'anti-eroe di Kojima, dovrà passare per forza di cose da qui. Per tutti gli altri, sembra esserci "solo" uno spettacolare miscuglio di stealth, esplorazione, free-roaming e fasi gestionali. Il Maestro non ha perso un colpo e, dopo tanti anni, ha dimostrato ancora una volta di saperci fare con la macchina da presa come nessun'altro in questo campo. E noi, dal canto nostro, non vediamo l'ora di ributtarci nella sua fitta ragnatela di intrighi, fantapolitica e sana azione di serie A.