Per quanto visto finora, buona cura è stata riposta nel comparto grafico. Namco non si smentisce e propone all'utenza un prodotto tecnicamente valido: la realizzazione dei personaggi colpisce per la discreta mole di poligoni che li caratterizzano, la notevole cura dei particolari nonchè le animazioni curate e fluide che, giusto in alcuni tratti, risultano forse troppo velocizzate. Uno strano e gradito senso di deja vu accompagna dalle prime battute il giocatore, con un sistema di animazioni che, durante la raccolta e l'utilizzo degli oggetti, pare strizzi l'occhio al capolavoro di Yu Suzuki, Shen Mue. Ogni singola interazione col fondale, dall'apertura delle porte girando le maniglie o premendo un interruttore, allo strappo della linguetta delle lattine di una non meglio identificata bevanda, sono state rese in maniera ottimale. La fluidità è un elemento fondamentale che viene rispettato e i sessanta frames al secondo puliti e costanti sono sicuramente un ottimo biglietto da visita. Le ambientazioni lasciano un leggero amaro in bocca nonostante siano tutte abbastanza valide, con una scelta delle texture azzeccata quanto ripetitiva, problema derivante dal fatto che buona parte dell'avventura sarà ambientata nella sopraccitata base, e la scelta quasi forzata delle pareti monocromatiche in buona parte delle location porta a pensare in questi termini. Per ora è tutto, state sintonizzati per quella che potrebbe rivelarsi una delle sorprese di questo 2004.
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Atipico, originale, a volte esagerato nelle trovate, Breakdown è un titolo da tenere sotto osservazione: non sempre perfetto, ma abile a mixare più generi, risulta un minestrone con alcuni ingredienti saporiti. Sicuramente meglio della solita minestra riscaldata. Uno dei gradini più alti dell'altalenante line-up di Namco, che quest'anno oltre al capolavoro che corrisponde al nome di Soul Calibur 2 fatica a sfornare titoli degni di nota.